Mercoledì, 17 Febbraio 2016 18:09

La replica dell'azienda che gestisce la mensa scolastica: 'La nostra frutta era in ottimo stato'

Scritto da Redazione
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SERRA SAN BRUNO - In merito al caso relativo alla frutta con i vermi che – secondo le denunce di alcuni genitori riportate dal Vizzarro – sarebbe stata servita alla mensa della scuola materna Azaria Tedeschi di Serra San Bruno, ad intervenire è il responsabile dell'azienda che fornisce i pasti sia all'istituto scolastico di "Terravecchia" (dove si sarebbe verificato il fatto) che in quello di “Spinetto”.

Già da tempo i genitori dei bambini che frequentano la scuola materna hanno raccontato di aver iniziato a nutrire dubbi rispetto alla qualità degli alimenti della mensa: «Più volte la frutta non c’era sembrata in buono stato», hanno spiegato, ma l'allarme è scattato ieri, quando un piccolo studente avrebbe portato con sé un kiwi con alcune larve sulla buccia. A tal proposito, proprio il titolare della ditta che fornisce i pasti, che si è aggiudicato il servizio di refezione scolastica fino al dicembre 2017, ha dichiarato al Vizzarro di avere molti dubbi rispetto alle accuse mosse dai genitori degli alunni. «I fatti – spiega il titolare dell'azienda – non si sono verificati nell’ambito della scuola e durante le ore in cui noi somministriamo gli alimenti. Io rispondo di questo, cioè di quanto accade nell’ambito dell’orario della somministrazione dei pasti all’interno dell’istituto scolastico, durante le ore di svolgimento del servizio mensa, quello che succede fuori non è assolutamente imputabile alle mie responsabilità». 

«Da quando serviamo i pasti a quando i bambini arrivano a casa – ha aggiunto l’imprenditore – passano 4 o 5 ore. Ammesso che quello fosse un frutto fornito da noi, anche se dubito di questo, è stato conservato in condizioni igieniche precarie, all’interno dello zainetto di un bambino dove in genere viene depositato di tutto, a temperature che nella scuola si aggirano tra i 18 e i 20 gradi. È normale, allora, che all’interno dello zaino ci sarà una carica batterica non indifferente. Un frutto non può essere conservato in quel modo. Anzi, a 20 gradi la carica batterica, in genere, va in incubazione e si riproduce perché è la temperatura ideale. Ma la larva, nel caso in cui ci fosse stata, si genera esternamente al frutto, a contatto con mosche che depositano uova, non si genera all’interno del frutto. Circostanza comunque abbastanza rara sul kiwi che è un frutto non attaccato dagli insetti, tanto che non ha bisogno neanche di trattamenti antiparassitari». Si è detto sorpreso, quindi, l'imprenditore (di cui non riportiamo il nome, al pari di quello dell'azienda, come fatto nei precedenti articoli, per evitare danni d'immagine, fin quando la vicenda non verrà accertata), anche perché alcuni suoi dipendenti, già questa mattina, avrebbero fatto ritorno negli istituti serresi, dove avrebbero verificato che parte della frutta, avanzata e non servita nei pasti di ieri, non avrebbe affatto presentato anomalie, anzi sarebbe apparsa agli operatori dell’azienda in «ottimo stato». Il tutto alla presenza delle maestre: «Possibile, nel caso in cui ci fossero state delle larve, che non si siano accorte della presenza di frutta avariata neanche le insegnanti? Vuol dire allora che sarebbero nostre complici e che noi vogliamo avvelenare tutti?». 

Il titolare dell'azienda solleva dubbi anche rispetto a quanto testimoniato dalla foto inviata alla nostra redazione, in particolare proprio riguardo alla presenza dei piccoli vermi nel frutto: «Il kiwi è un frutto che per natura e per composizione chimica non fa le larve perché è ricco di acido citrico. Dunque la circostanza mi pare abbastanza strana, soprattutto perché siamo a febbraio, in pieno inverno, ed è quindi quasi matematicamente impossibile che una mosca abbia depositato uova sul frutto. Tra l’altro nella foto la larva era all’esterno del kiwi, quindi mi viene anche da dubitare della veridicità della foto. Come fa una larva a restare attaccata al frutto per ore, sballottolata poi all’interno di uno zaino di un bambino?». L’imprenditore, che ha chiarito di aver già interessato della vicenda il proprio legale di fiducia, ha spiegato come già più volte abbia «chiesto l’istituzione di una commissione di controllo, che vada non solo ad ispezionare la qualità degli alimenti, ma che vada direttamente a pranzare assieme ai bambini, composta anche dai genitori stessi». 

«Hanno sollevato un polverone – conclude –. Il sindaco ha disposto la sospensione senza neanche contattarmi e senza verificare quello che realmente è successo. Il cibo con delle anomalie non è stato trovato a scuola da una maestra, ma nel pomeriggio, a casa dei bambini. Io non so se effettivamente si tratta di frutta che abbiamo somministrato noi. La cosa è poco chiara, il sindaco avrebbe dovuto convocarmi per sentire anche me. Sto aspettando le relazioni dell’Azienda sanitaria provinciale, e resto a piena disposizione per ulteriori approfondimenti, anche perché i locali e le cucine della mia azienda sono soggetti a continui controlli di routine. È stato provocato un danno alla mia azienda, e valuterò se agire legalmente per tutelare la mia posizione e quella dei miei dipendenti. Anche io ho dei bambini piccoli e non penserei mai e poi mai di dare in pasto cibo avariato a scolari che hanno l’età dei miei figli».

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