Martedì, 16 Dicembre 2014 20:45

La polvere sotto al tappeto

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Tra qualche anno, quando la legislatura guidata da Bruno Rosi e Nazzareno Salerno sarà relegata al posto che maggiormente gli compete, gli annali, le generazioni

più mature potranno cominciare a narrare delle memorabili gesta di quella che, senza dubbio alcuno, passerà alla storia come “l’amministrazione degli strafottenti”. Guardandoci finalmente alle spalle potremmo raccontare le condotte dei solerti animatori di un’era buia grazie alle quale il Palazzo di piazza Tucci ha acquisito via via, sempre più, i contorni dell’enclave del lassismo, dell’autoreferenzialità e del caos, dell’inadeguatezza. Tutt’attorno una cittadina arresa a se stessa, rea di aver sputato fuori dalle cabine elettorali della primavera 2011 una maggioranza rivelatasi nel tempo sterile e del tutto inappropriata rispetto a quelli che sono i livelli politico-culturali che realmente competerebbero ad un paese con alle spalle la storia che ha Serra San Bruno. 

Eppure solo adesso arrivano al pettine i nodi di un impegno demagogico, fatto di fantomatiche capitali del turismo spirituale, boscaioli rabdomanti alla ricerca di falde acquifere nei boschi, futuribili ospedali del futuro, lavoro ed incentivi sulla casa per i giovani, campi da golf, turismo a iosa, strade asfaltate entro un mese dall’insediamento della giunta e molto altro ancora. Nel concreto, nulla.

Per oltre tre anni è andata così, con il palazzo comunale ricettacolo di anacronistiche strategie amministrative che, di fatto, si concretizzano in mere simulazioni: un sindaco che finge di fare il sindaco, assessori che fingono di fare gli assessori. Strafottenti e asserragliati. Gaudenti e disinteressati. Si attenderà la fine del mandato per poterne relazionare ed apprezzare i frutti tangibili, soprattutto in termini finanziari. Il tutto mentre oggi fuori la polvere del deserto viene spazzata forte dal vento delle crisi e delle emergenze. Tra meno di due anni tutti saranno in procinto di sgombrare il campo, con le valigie pronte per tornare a casa, nella speranza magari di essere rieletti al prossimo giro di giostra. Ma consapevoli di aver lasciato comunque un segno indelebile: la polvere sotto al tappeto. 

La polvere sotto al tappeto è infatti l’ultima strategia rimasta all’amministrazione comunale di Serra San Bruno per sopravvivere, per tirare a campare quei mesi che restano. Polvere che ha ormai formato cumuli evidenti sotto ad uno zerbino che riesce a contenerla appena. Perché è polvere sotto al tappeto quell’incapacità di trovare rimedio ai problemi lasciandoseli alla spalle esclusivamente perché si è deciso di aggirarli. Altrimenti non ci sarebbe oggi una bella “X” addosso ad un impianto come quello della Piscina comunale, unico in tutta la provincia per genere e dimensioni, e che in campagna elettorale avrebbe dovuto essere, addirittura, «reso fruibile anche ai ragazzi disabili». La morale a conclusione della favola è che la piscina si è trasformata in un’assolata cattedrale nel deserto: definitivamente sprangata. Chi la gestiva è fuggito non di certo con il bottino in mano, in vasca non ci va più nessuno, né i diversamente abili, né altri.

E mentre cammina con circospezione, giusto per non incorrere nel rischio di inciampare, di sicuro qualche amministratore locale, percorrendo poche decine di passi, dalla piscina sarà giunto in prossimità del “vecchio” Kursaal, un tempo glorioso stabile di ospitalità, poi di buona cucina, di feste e cerimonie eleganti, poi ancora di vuoto ed abbandono, divenuto da qualche giorno, anche in questo caso, altro grande tappeto sotto cui nascondere la polvere. Completamente murato. Come un annuncio funebre, l’edificio è stato cinto da una gracile inferriata. Finestre e porte sbarrate da mattoni, tristezza e cemento, lasciato a marcire con al proprio interno ricordi e memorie, razzie e sporcizie. Un altro tappeto con la polvere ben nascosta sotto. Peccato che anche in tal caso in campagna elettorale si fossero a riguardo fantasticamente dipinti altri scenari: «Ne faremo un teatro». Degli orrori forse.

Ogni giorno nuova polvere, spesso tossica, aumenta lo spessore degli avvallamenti e delle improvvise discese, là dove il piede dovrebbe adagiarsi liscio, senza rischio alcuno. Come, ancora, nel caso dell’Isola ecologica, che avrebbe dovuto divenire punto cruciale nella rete immaginata con il nuovo miracoloso sistema per la raccolta differenziata, romanticamente denominato “DifferenziAmo Serra San Bruno”. Anche in questo caso basta fare una passeggiata per osservare come un’enorme montagna di sporcizia trabocchi, ormai indomabile, ben oltre la platea di cemento dell’Isola, tanto da sfiorare in altezza l’ampio telone bianco sistemato a copertura della struttura. Una pila di immondizia alta almeno 10 metri, maldestramente occultata, appunto, come polvere sotto al tappeto. Un tappeto ormai però rigonfio di problemi irrisolti, di emergenze lasciate a marcire, di fallimenti perpetrati da chi si sente in diritto di alimentare una “sana” e vigorosa discussione politico-amministrativa interna, solo quando c’è da dare indicazioni rispetto alle assunzioni a tempo determinato degli ausiliari del traffico o alle contese candidature al Consiglio provinciale. Solo allora, quando interviene l’interesse singolo e non comune, il giocattolo inizia a traballare e casomai rischia di cedere, definitivamente.

Spetterebbe alla collettività, se ne ha ancora la voglia e la forza, aprire le finestre per fare entrare aria nuova, usare scopa e paletta, straccio e ramazza. E chi non lo fa è responsabile della sporcizia morale o quantomeno colluso, amico, compare, socio, palo di chi con invidiabile leggerezza continua, da già troppo tempo, a nascondere la polvere sotto al tappeto.

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