Domenica, 08 Maggio 2016 14:18

Ci vediamo da Mario, prima o poi

Scritto da Salvatore Albanese
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In Calabria ci sono 89 Comuni che andranno al voto all’inizio del prossimo mese. Ci sono 89 Comuni e Mario Oliverio ci ama. Ci ama così tanto che tra questi 89 Comuni ha scelto proprio Serra San Bruno per aprire un tour da campagna elettorale che vede coinvolti, per rendere l’idea, anche due capoluoghi di provincia, Cosenza e Crotone.

Ma niente da fare, il presidente della Regione Calabria ha voluto partire da qui. Lo ha fatto «perché deve dare delle risposte precise» e perché c’è una linea sottile, fatta di memorie e simmetrie, che lega la nostra terra alla sua. D’estate da Serra San Bruno – Oliverio era piccolo ma se lo ricorda – partivano i “massari” per andare a San Giovani in Fiore, culla del presidente, adagiata, come Serra, su un massiccio a circa mille metri d’altezza sul livello del mare. Troppi legami, troppi ricordi per Mario Oliverio, uomo rude di montagna (ma dal cuore tenero), come solo noi uomini rudi di montagna (ma dal cuore tenero) sappiamo essere.

La voce di Oliverio, animale da palco, è preparata allora al crepuscolo delle zone umide. Si abbassa e si ingrossa a comando in quaranta minuti tosti tosti, fatti di numeri, parole, percentuali e speranze che, in buona parte, appaiono fin troppo note. Perché, come era successo a fine agosto scorso, quando il governatore era arrivato a Serra in occasione dell’annuale Festa dell’Unità, la carne messa al fuoco è tanta, ma sempre la stessa: l’agricoltura e lo sviluppo rurale, i fondi europei persi e quelli da non perdere, l’occupazione, ma soprattutto la sanità e la viabilità. Argomenti chiave, riportati però a memoria, con le stesse nozioni, gli stessi dati, le stesse virgole, la stessa cantilena dello «sviluppo della Calabria che deve partire dalle aree interne» ma che poi, sfortunatamente, per strada qualche intoppo lo incontrerà (leggete qui la nota stampa della Regione sull’intervento a Serra di Oliverio del 29 agosto scorso. Raffrontatela con il monologo di ieri sera e poi, come i migliori feticisti dei rompicapi enigmistici, trovate, se ci riuscite, le differenze).

Ed anche questa volta, così come fu nell’estate passata, poca prudenza rispetto alle scadenze da rispettare. In particolare rispetto al destino del tronco Gagliato-Chiaravalle della sempreverde Trasversale delle Serre, completato da ormai tre anni, ma mai consegnato alle gomme degli esigui, per numero, automobilisti che da cinquant’anni tondi tondi vorrebbero attraversarlo. «I lotti di Gagliato e Chiaravalle saranno consegnati a dicembre» aveva tuonato ad agosto scorso Oliverio. Poi di mezzo ci s’è messo un pilastro traballante, l’Anac, l’Anas, altre scartoffie ed, in linea col grottesco passato della Trasversale, anche questa volta il tempo si è dilatato. «Alcune traversie hanno allungato di qualche mese la consegna dell’opera», ha spiegato il buon Mario ieri sera, senza però entrare nel particolare della disgrazia, della causa che – per l’ennesima volta – ha finito per convertire le risposte concrete in fumante propaganda. «La consegna avverrà tra giugno e luglio», ha rinnovato poi i termini, con la speranza, da parte di tutti noi e – ci scommettiamo la testa – anche da parte sua, che non possano presentarsi altre “traversie” su una «via del progresso» scaduta ormai da mezzo secolo.

Il problema vero, in sostanza, è che adesso rispetto al passato le dichiarazioni dei politici diventano immediatamente di dominio pubblico, le promesse, le battute e gli affondi emergono dall’anonimato, si guadagnano i titoli dei giornali ed i followers sui social, con il rischio che possano però trasformarsi poi in boomerang. Cosa che, a proposito di scadenze, è accaduta anche per la costruzione del nuovo grande ospedale di Vibo Valentia, che sempre per Oliverio e sempre nell’agosto scorso dal palco di Serra San Bruno, avrebbe dovuto vedere l’avvio dei cantieri, anche questo, nello scorso mese di dicembre. Invece è tutto fermo, anzi la matassa si è aggrovigliata tanto che la questione sembra aver assunto le sembianze dell’arcano: già dal 2014 – ha spiegato di recente Angela Diano direttrice del dipartimento Arpacal di Vibo – era emersa la presenza di una forte contaminazione di metalli pesanti (in particolare di berillio e vanadio) nel terreno su cui dovrebbe sorgere l'ospedale. Dal 2014. Ed è possibile che nessuno in questi due anni lo abbia mai raccontato ad Oliverio? 

Insomma, anche per quello che dovrebbe essere il nuovo ospedale di Vibo c’è puzza di “traversie”. A riguardo, infatti, il presidente non si è pronunciato, nessuna nuova scadenza per l’inizio dei lavori. Né dicembre, né luglio, né ottobre, né dicembre di nuovo. Ma abbiate fiducia, succederà. Prima o poi.

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