Fabiana LuzziUn corteo stamane ha percorso le vie di Corigliano per chiedere giustizia sull’atroce morte di Fabiana Luzzi, la sedicenne accoltellata e bruciata viva dal fidanzato reo confesso del delitto. La città scossa si stringe intorno alla famiglia dell’ennesima, giovane, donna barbaramente uccisa. Guai a chiamarlo dramma della gelosia, delitto passionale e pure femminicidio, perché ad etichettare qualcosa ci si inizia già a fare un po’ l’abitudine. E invece non è così. Non ci si può abituare, piegare mestamente a una quantità di efferatezza tale da lasciare impietrita un’intera città. Corigliano, che ha visto morti di mafia e morti per vendetta. E che oggi non sa come gestire il sacrificio a un Dio che di certo non lo voleva, di una donna ancora bambina, bruciata viva, letteralmente cancellata dalla faccia della terra, per un rifiuto. Che il suo assassino, a sua volta più bambino che uomo, non poteva accettare.

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mini Pasquale 3SERRA SAN BRUNO - E’ come se Pasquale fosse stato ucciso ieri. Lo ripete come un mantra Giovanna Fronte, legale di fiducia della famiglia Andreacchi. E’ stata lei stessa a dare la notizia: le indagini sul brutale omicidio del 18enne di Serra San Bruno, a più di due anni dall’archiviazione, sono state riaperte. I genitori di Pasquale, Salvatore e Maria Rosa, hanno incontrato il dirigente della Squadra Mobile di Vibo, Antonio Turi, a cui la Procura guidata da Mario Spagnuolo ha affidato il caso. A Turi e al Pm Vittorio Gallucci ora spetta il difficile compito di fare luce su una vicenda terribile, ancora circondata da troppe ombre: la barbara esecuzione di un ragazzo appena maggiorenne estraneo a qualsiasi contesto criminale. Un delitto disumano che finora non ha trovato alcuna spiegazione, solo sospetti, testimonianze infruttuose e a volte ritrattate, reticenze, indifferenza e tanta omertà. Ma gli inquirenti ora sono determinati, lo hanno detto ai familiari e all’avvocato: le indagini ripartono, è come se Pasquale fosse stato ucciso ieri.

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Giovedì, 25 Aprile 2013 13:31

Andreacchi, petizione nel vuoto

 

mini pasquale_2SERRA SAN BRUNO - Erano da poco passate le 19 dell’ 11 ottobre di tre anni fa. Pasquale Andreacchi, dopo essersi ritirato dal maneggio in compagnia del padre Salvatore, esce per comprare le sigarette ad un distributore poco distante dalla propria abitazione. Purtroppo, però, non fa più ritorno. La mattina seguente, la madre Maria Rosa non vedendo Pasquale a letto, si preoccupa e così inizia il tam-tam di telefonate a parenti e amici per capire se qualcuno lo avesse visto. Non avendo notizie, i familiari del gigante buono, amante dei cavalli, si recano presso il commissariato di Polizia per sporgere denuncia. Dopo una serie di attività investigative, è emerso che Pasquale avrebbe avuto dei problemi con un pregiudicato della zona per la compravendita di un cavallo non pagato.

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mini Casa_Andreacchi2SERRA SAN BRUNO - Una battaglia. Anzi, due. La prima, iniziata circa tre anni fa, contro la giustizia. O forse sarebbe meglio parlare di ingiustizia. Perchè di questo si tratta. Era il dicembre del 2009 quando furono ritrovati i resti di Pasquale Andreacchi, giovane vittima innocente della criminalità organizzata. Il 15 gennaio 2010, poi, l'esame del Dna ha confermato che le ossa appartenevano proprio al ragazzo amante dei cavalli. Insomma, tre anni di battaglie e sofferenze. Contro la giustizia. Contro chi ha deciso di archiviare il caso dopo appena dodici mesi dal delitto. Tre anni nei quali la famiglia di Pasquale, assieme al proprio legale, l'avvocato Giovanna Fronte, ha fatto di tutto per risalire ai colpevoli.

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mini cilurzoVIBO VALENTIA - Secondo gli inquirenti era vicino ai Mancuso di Limbadi. Nel 2011 gli furono sequestrati beni per 5 milioni di euro. Annunziato Cilurzo, 60 anni, di Vena Superiore, è stato ucciso ieri sera intorno alle 21, proprio mentre rientrava a casa. I sicari non gli hanno lasciato scampo: stava per varcare la soglia e gli hanno sparato un solo colpo di fucile, al torace, da distanza ravvicinata. A dare l'allarme la moglie e i quattro figli, ma Cilurzo è morto all'istante. Aveva un chiosco per la vendita di fiori sulla statale 18. Nel 2006 era stato coinvolto in "Odissea". Ora gli uomini della squadra mobile di Vibo stanno interrogando i suoi familiari, cercando di risalire al movente del delitto. Un altro delitto di 'ndrangheta.

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mini funerale_filippoSORIANO CALABRO - Una vittima innocente. Una delle tante. Un destino crudele ha voluto che Filippo Ceravolo fosse spazzato via. Lui, però, non c'entrava nulla con la guerra di mafia che sta insanguinando il Vibonese. Era incensurato. Non ha mai avuto problemi con la giustizia. Ma questo, a volte, non conta. L' unica colpa di Filippo sarebbe stata quella di trovarsi nel posto sbagliato con la persona sbagliata. L'obiettivo dei killer, infatti, non era il diciannovenne figlio di commercianti ambulanti, ma Domenico Tassone, 27 anni, sorianese come Filippo. Era lui l'obiettivo dei sicari. Non è certo, però, che Tassone fosse in compagnia di Filippo al momento dell'agguato. Né se il ventisettenne gli avesse prestato la Fiat Punto. Le parole, però, in questo caso non contano. Bisogna reagire. E' assurdo continuare a piangere giovani vittime innocenti.
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mini corteo_andreacchiSERRA SAN BRUNO – Sul sentiero, tra i castagni, i passi sono pesanti. Nelle gambe e nella mente c’è tutto il peso del ricordo, tutta la dolcezza della memoria, impastata però con la rabbia, con il dolore. Un fardello difficile da portarsi addosso. Eppure i familiari di Pasquale Andreacchi ci convivono da tre anni e, forse, non se ne libereranno mai. Ai passi che portano al luogo in cui Pasquale fu ritrovato, fanno eco le loro parole. Le loro lacrime fanno rumore, ma è un rumore che molti, troppi, non vogliono sentire. Perché è più facile, più comodo, più conveniente voltarsi dall’altra parte. E così agli ultimi, agli innocenti, non è concesso neanche il sollievo della memoria, la dignità del ricordo.

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mini Pasquale_3SERRA SAN BRUNO - L'11 ottobre 2009 Pasquale Andreacchi fu sequestrato, picchiato brutalmente e, con ogni probabilità, fatto inginocchiare e giustiziato con un colpo di pistola in fronte. Il ragazzo, appena 18 anni, uscì da casa nel tardo pomeriggio, e non vi fece più ritorno. Ai suoi familiari hanno restituito, due mesi dopo, solo dei poveri resti scarnificati: il suo cranio, fatto trovare in un cassonetto, e un mucchio di ossa e di vestiti, sparsi tra la boscaglia. Unica pista plausibile: un debito per un cavallo - era questa l'unica passione di Pasquale, la sua ragione di vita - acquistato da un pregiudicato del luogo e non pagato. Le indagini però non hanno portato a nulla: qualche sospettato ma nessun indagato, e il caso è stato archiviato ad appena un anno dal delitto. I familiari, con l'aiuto dell'avvocato Giovanna Fronte, stanno tentando ogni strada legale utile a fare riaprire le indagini, ma è altrettanto importante combattere l'indifferenza e l'oblio, difendere la memoria degli ultimi, degli innocenti. E continuare a chiedere verità e giustizia.

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mini Ospedale-Jazzolino-Vibo_13La Procura della Repubblica di Vibo Valentia ha aperto un fascicolo sulla morte di una donna di 64 anni, Vittoria Luberto, avvenuta ieri mattina all'ospedale Jazzolino di Vibo. La donna era ricoverata da alcune settimane a causa dell'aggravarsi di alcune patologie di cui soffriva tra le quali scompensi cardiaci e diabete. Momenti di tensione si sono registrati al momento del decesso tra i familiari della donna ed alcuni sanitari. Sul posto sono intervenuti poliziotti e carabinieri che hanno riportato la calma. I carabinieri hanno anche provveduto ad aprire le indagini sequestrando la cartella clinica. I familiari hanno poi formalizzato la denuncia lamentando eventuali responsabilità del personale dell'ospedale. Del caso si sta occupando il pm di turno Gabriella Di Lauro. Al momento non risultano essere stati adottati provvedimenti giudiziari. I familiari lamentano ritardi nei soccorsi alla donna che manifestava un progressivo aggravamento.

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mini Sharo a sin. insegna ai contadini di Cassari

SERRA SAN BRUNO – “Sole nero a Malifà” è una delle opere più rappresentative di Sharo Gambino,  scrittore e giornalista calabrese, nato a Vazzano ma trapiantato nel popoloso centro montano, scomparso nell’aprile del 2008. Il romanzo, pubblicato per la prima volta nel lontano 1965,  è stato oggetto di ristampa da parte della casa editrice Rubbettino. Ambientato a Ragonà e Cassari, frazioni di Nardodipace, "Sole nero a Malifà" narra la vicenda umana di un giovane, Gesuino, il cui nome rappresenta la metafora del destino al quale va incontro la gente, quella di fine anni ’60, sopraffatta dalla miseria e dalla povertà. Anche quest’anno, l’istituto d’istruzione superiore “Luigi Einaudi” di Serra San Bruno, ha riproposto il premio “Sharo Gambino”, che tra i tanti obiettivi, ha anche quello di promuovere tra i giovani la lettura e la conoscenza dell’autore, la cui opera, ispirata alla realtà della Calabria e dell’Italia meridionale, merita di essere adeguatamente diffusa e apprezzata per “l’alto valore del suo messaggio culturale e per il posto occupato da Gambino, serrese d’adozione, nella  letteratura meridionale del ’900”. Nei giorni scorsi, infatti, presso l’aula magna dell’istituto, si è tenuto un dibattito durante il quale è stata ricordata la figura del celebre scrittore meridionalista. Presenti i familiari del poeta, il dirigente scolastico, prof. Tonino Ceravolo; il prof. Vito Teti, ordinario di Etnologia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Calabria, oltre ovviamente agli studenti della scuola. Dopo un breve dibattito incentrato maggiormente sulla figura dello scrittore, si è proceduto alla premiazione dei migliori elaborati: per il biennio, sono stati premiati Miriam Riggio e Federica Pollicino; mentre il primo premio è andato a Bruno Scopacasa. Per quel che riguarda il triennio, invece, il secondo posto se lo sono aggiudicate Ilenia Zangari e Angela Roti; mentre il primo premio  è andato, per il secondo anno consecutivo, allo studente Giampaolo Cirillo.

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