Lunedì, 25 Giugno 2018 12:12

Il «piano estorsivo» dei Mancuso dietro l'autobomba che ha ucciso Matteo Vinci - IL VIDEO

Scritto da Redazione
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I carabinieri del Reparto Operativo – Nucleo Investigativo di Vibo Valentia e della Compagnia di Tropea hanno eseguito stanotte a Limbadi 6 fermi di indiziato di delitto emessi dalla Dda di Catanzaro nei confronti di altrettante persone.

I fermi sono scaturiti dalle indagini effettuate dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia e del ROS a seguito dell’omicidio di Matteo Vinci e del grave ferimento del padre Francesco Antonio, avvenuti il 9 aprile scorso. L’attività investigativa ha consentito di individuare e identificare i componenti della famiglia Mancuso, a vario titolo interessati non solo del fatto di sangue, ma anche del tentativo di omicidio che sarebbe stato compiuto nei confronti di Antonio Francesco Vinci il 30 ottobre 2017, sempre a Limbadi, quando l'uomo era stato vittima, sotto la minaccia di una pistola, di un’aggressione con un forcone e un’ascia.

Le persone destinatarie dei fermi sono Salvatore Mancuso, di 46 anni; Rosaria Mancuso, di 63; il marito di quest’ultima Domenico Di Grillo, 71 anni; le due figlie della coppia (Lucia, di 29 anni e Rosina di 37) nonché il genero Vito Barbara, di 28 anni, quest'ultimo nato a Serra San Bruno, mentre tutti gli altri sono di Limbadi. 

Le indagini hanno consentito agli inquirenti di scoprire che i fatti avvenuti in questi anni - e, precisamente, dal 2014 ad oggi - rientravano in un feroce piano estorsivo dei Mancuso ai danni della famiglia Vinci, in modo tale da acquisire una vasta proprietà di terreno dei Vinci, confinante con quella dei Mancuso, determinati all’acquisizione ad ogni costo della proprietà al punto da ricorrere a qualsiasi mezzo, tra cui l’eliminazione fisica di tutti coloro che avessero intralciato il loro disegno criminale.

Le attività svolte hanno, inoltre, consentito - durante la fase investigativa - di arrestare per detenzione di armi e munizioni due delle persone fermate oggi, vale a dire Domenico di Grillo, il quale era stato trovato in possesso di un fucile da caccia con 40 proiettili acclusi, e Rosaria Mancuso, con una pistola ed un fucile automatico con oltre 200 proiettili di vario calibro, armi nell’effettiva disponibilità degli arrestati.

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