Martedì, 13 Novembre 2012 13:49

‘Ndrangheta, in manette il consigliere comunale Bruno Zaffino, ex assessore nella giunta Rosi

Scritto da
Letto 6589 volte

mini bruno_zaffinoSERRA SAN BRUNO – C’è anche il consigliere comunale Bruno Zaffino tra gli arrestati nell’operazione “Saggezza”, portata a termine stamane dalla Dda reggina. Il blitz, eseguito alle prime luci dell’alba dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, ha portato all’esecuzione di 39 ordinanze di custodia cautelare tra la Locride e le province di Vibo Valentia, Cosenza e Como. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, porto abusivo d'armi, usura, illecita concorrenza per il condizionamento di appalti pubblici, minaccia, esercizio abusivo del credito, truffa, furto di inerti, intestazione fittizia di beni, con l'aggravante delle modalità mafiose e della transnazionalità. Le misure cautelari sono state emesse dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Dda. L'operazione "Saggezza" ha consentito di documentare l’esistenza e l'operatività di cinque "locali" di ‘ndrangheta

riferibili alle municipalità di Antonimina (famiglia Romano), Ardore (famiglia Varacalli), Canolo (famiglia Raso), Ciminà (famiglia Nesci) e Cirella di Platì (famiglia Fabiano), individuandone le figure apicali. I Carabinieri hanno individuato le attività economiche attraverso le quali gli indagati incassavano profitti illeciti, accertando ipotesi di condizionamento degli appalti pubblici mediante atti di concorrenza sleale, di gestione e controllo diretto ed indiretto di attività economiche nel settore dell’edilizia, del movimento terra e del taglio boschivo. Ci sarebbe inoltre anche l’ostacolo al libero esercizio del voto (condizionando l'elezione di organi istituzionali quali ad esempio il Presidente della Comunità Montana "Aspromonte Orientale") e un circuito di usura ed esercizio abusivo dell'attività di credito. Come spiegato in conferenza stampa dal procuratore aggiunto Nicola Gratteri, affiancato dal procuratore facente funzioni Ottavio Sferlazza, nel corso delle indagini i Carabinieri sono riusciti ad accertare l’esistenza della “Corona”, un organismo della ‘ndrangheta che sarebbe da collocare a metà tra il locale e il mandamento. La "Corona" sarebbe composta da Vincenzo Melia , "Capo Corona", affiancato da due "capi consiglieri", Nicola Nesci  e Nicola Romano, e due "consiglieri", indicati nel corso delle intercettazioni ambientali in Giuseppe Varacalli  e Giuseppe Siciliano. Gli investigatori sono inoltre riusciti a documentare i contatti dei membri della "Corona" con le altre storiche cosche della zona, dai Barbaro ai Perre, ma anche con i Vallelunga di Serra San Bruno. Tra gli arrestati c’è anche Bruno Vallelonga (cl. ’55) di Mongiana, Marcello Cirillo (cl. ’58) di Fabrizia e Rocco Ilario Maiolo (cl. ’83) di Cassari di Narodipace.

L’arresto di Zaffino è una tegola pesantissima per l’amministrazione Rosi, che a questo punto trema per il possibile invio di una commissione d’accesso. Il consigliere comunale, infatti, è stato eletto nelle elezioni del maggio 2011 con la lista Pdl capeggiata proprio dall’attuale sindaco. Il consigliere arrestato oggi fu proprio tra i più votati (224 preferenze), un exploit di consensi fondamentale per la vittoria dei berlusconiani serresi. Infatti Zaffino fu subito nominato assessore da Bruno Rosi. Alcuni mesi dopo, il 22 dicembre 2011, fu all'improvviso estromesso dalla giunta con motivazioni evidentemente fasulle. L’ex assessore, che affermava anche di recente di essere rimasto nel Pdl e di continuare a sostenere la maggioranza di centrodestra, presentò un esposto in procura sostenendo che il vero motivo della sua esclusione fosse la parentela acquisita con Salvatore Vallelunga, cugino del noto boss Damiano, ucciso a Riace nel settembre 2009. Zaffino sosteneva che sia Rosi che il consigliere regionale Nazzareno Salerno, prima delle elezioni, andarono a cercarlo per convincerlo a candidarsi. Una circostanza, questa, difficilmente smentibile, visto che dai palchi della campagna elettorale tutti i pidiellini, a partire da quelli che sarebbero poi divenuti i vertici dell’amministrazione Rosi, vantavano pubblicamente le doti di Zaffino, a loro detta imprenditore pragmatico e utile alla causa amministrativa. Una volta vinte le elezioni, invece, hanno goffamente cercato di prenderne le distanze. Troppo facile: mi prendo i tuoi voti e poi ti scarico, facendo quasi finta di non conoscerti. Eppure lo conoscevano, sapevano chi fosse, sono andati a cercarlo e anche grazie ai suoi voti hanno vinto le elezioni. Ora spetterà alla Prefettura decidere il da farsi. Un consigliere comunale in carica che finisce in carcere rappresenta un fatto grave, che certo non può passare inosservato.

 I nomi degli arrestati:

Giuseppe Aquino, 20.02.1962
Bruno Bova, 20.11.1957
Giuseppe Cataldo, 02.09.1957
Marcello Cirillo, 01.09.1958
Giuseppe Fabiano, 17.11.1961
Pierino Fazzari, 03.06.1966
Teresa Fazzari, 26.12.1952
Vincenzo Fazzari, 26.05.1956
Salvatore Fragomeni, 06.01.1955
Giovanni Furfaro, 24.06.1967
Franco Iantorno, 10.09.1971
Carmelo Ietto, 20.03.1946
Giovanni Macrì, 14.01.1955
Rocco Maiolo, 17.02.1983
Antonio Napoli, 18.01.1982
Nicola Nesci, 24.06.1955
Bruno Parlongo, 25.10.1962
Antonio Pelle, 08.11.1972
Massimo Pelle, 28.01.1974
Giancarlo Polifroni, 17.08.1974
Bruno Polito, 25.11.1972
Carmine Pollifroni, 26.04.1972
Giuseppe Romano, 22.10.1965
Nicola Romano, 21.08.1948
Fabio Salvini, 21.06.1980
Marco Salvini, 06.11.1982
Giuseppe Siciliano, 22.09.1950
Massimo Siciliano, 23.11.1970
Antonio Spagnolo, 31.03.1980
Bruno Cosimo Damiano Vallelonga, 27.09.1955
Giuseppe Varacalli, 22.04.1953
Rocco Varacalli, 06.08.1967
Bruno Zaffino, 05.10.1964
Rosario Barbaro, 30.09.1940 (domiciliari)
Giuseppe Bova, 10.03.1926 (domiciliari)
Vincenzo Melia, 20.04.1929 (domiciliari)
Felice Parrotta, 06.07.1936 (domiciliari)
Giuseppe Perre, 21.06.1937 (domiciliari)
Giuseppe Raso, 01.10.1941 (domiciliari) 
Luigi Varacalli, 11.02.1941 (domiciliari)

Articoli correlati (da tag)

  • Arresti a Gerocarne, un terreno conteso alla base delle minacce all’avvocato vibonese Arresti a Gerocarne, un terreno conteso alla base delle minacce all’avvocato vibonese

    Le minacce di morte nei confronti di un avvocato vibonese si protraevano da anni, precisamente dal 2015, alla base delle quali ci sarebbe stato un terreno conteso. A distanza di tempo, i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Serra San Bruno – supportati nella fase esecutiva dai militari delle Stazioni di Soriano e Vazzano – sono riusciti a individuare i presunti responsabili: si tratta di Giuseppe Donato, di 49 anni, e dei figli Salvatore (24) e Peppino (20), ritenuti responsabili a vario titolo dei reati di estorsione aggravata continuata, danneggiamento seguito da incendio, detenzione e porto abusivo di pistola.

    Il padre e i due figli sono adesso ai domiciliari.

    Le indagini sono iniziate il 15 ottobre 2017 quando nella frazione Sant’Angelo di Gerocarne, durante la nottata, è stato appiccato un incendio a un capannone di una persona del luogo.  Da lì sono subito scattate le indagini, che hanno consentito di raccogliere utili risultanze investigative in capo ai due giovani con precedenti di polizia. In quella circostanza fu incendiato l’intero immobile dove erano custoditi, oltre ad alcuni capi di bestiame, un trattore che era stato utilizzato il giorno stesso per lavorare all’interno di un fondo agricolo situato in contrada Cerasara a Gerocarne. Ed è stato proprio questo l’elemento che ha indirizzato le indagini: gli inquirenti, infatti, sono riusciti a ricostruire una vicenda che andava avanti già da tempo in relazione alla proprietà del fondo agricolo.

    Il fondo in questione, di proprietà di un avvocato vibonese, era da tempo oggetto di attenzioni da parte della famiglia Donato, che – secondo i carabinieri - cercava di impossessarsene con minacce e pressioni indirizzate al proprietario del fondo e a tutte le persone che si recavano all’interno per lavorarlo.

    I militari, quindi, hanno ricostruito le intimidazioni verso l’avvocato vibonese più volte minacciato di morte anche con l’utilizzo di una pistola indebitamente detenuta. Minacce, queste, che sono iniziate nel 2015 e si sono protratte sino ad oggi, indirizzate sia al legale che a tutte le persone che di volta in volta venivano individuate dal legittimo possessore del fondo per recarsi nel terreno conteso. L’atteggiamento intimidatorio adottato dai due figli e dal padre (quest’ultimo pregiudicato) era volto a far desistere, oltre al proprietario del fondo stesso, tutti i potenziali acquirenti del terreno e non in ultimo, il proprietario del capannone incendiato. Non è un caso, infatti, secondo gli inquirenti, che oggetto del danneggiamento seguito da incendio del 15 ottobre 2017 sia stato proprio il trattore utilizzato il giorno precedente per completare i lavori nel fondo agricolo dell’avvocato.

    Da qui l’accusa per i tre che si sarebbero procurati un ingiusto profitto consistente nel possesso ed utilizzo del fondo ai fini del pascolo con conseguente danno per il legittimo proprietario che non avrebbe potuto esercitare liberamente il suo diritto di proprietà.

    La vicenda trae origine, storicamente, già dai primi anni 2000 quando il terreno era già oggetto di contesa tra il legittimo proprietario e la famiglia Donato. La diatriba è culminata il 23 giugno 2010 in un tentativo di omicidio che sarebbe stato posto in essere da Giuseppe Donato (reato per il quale è stato condannato con pena definitiva) nei confronti dell’avvocato vibonese, legittimo proprietario del terreno agricolo in argomento.

    «La collaborazione delle vittime – ha affermato il capitano della Compagnia di Serra, Marco Di Caprio – è stata fondamentale, in quanto ci hanno fornito da subito le informazioni che hanno poi indirizzato le indagini. Il nostro lavoro è stato quello di riscontrare le informazioni raccolte, per arrivare alle fonti di prova utili a sostenere l’accusa in giudizio. In ogni caso, non emergono contatti con ambienti mafiosi».

     

  • Evade dai domiciliari, arrestato 56enne nel Vibonese Evade dai domiciliari, arrestato 56enne nel Vibonese

    I carabinieri dell’Aliquota Radiomobile della Compagnia di Tropea hanno arrestato ieri per il reato di evasione Raffaele Mileto, 56enne di Nicotera, già sottoposto al regime della detenzione domiciliare per furto aggravato.

    Durante un servizio di controllo del territorio di Joppolo, i militari – transitando per le vie del paese – hanno notato lo strano comportamento dell’uomo che, alla vista dell’auto dei carabinieri, ha cercato di sfuggire all’attenzione dei militari, allontanandosi dalla strada principale. Atteggiamento, questo, che però non è sfuggito ai carabinieri, che hanno riconosciuto il 56enne, il quale si trovava al di fuori della propria abitazione senza alcuna autorizzazione.

    Per questo motivo, Mileto è stato arrestato dai carabinieri per il reato di evasione e posto ai domiciliari su disposizione dell’autorità giudiziaria, in attesa del rito direttissimo.

  • Estorsione a un avvocato, arrestati padre e figli a Gerocarne Estorsione a un avvocato, arrestati padre e figli a Gerocarne

    È in corso, dalle prime luci dell’alba, a Sant’Angelo di Gerocarne, un’operazione dei carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno che stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di tre persone, rispettivamente padre e figli, ritenuti responsabili di estorsione aggravata continuata in danno di un avvocato vibonese, del danneggiamento seguito da incendio di un capannone avvenuto nell’ottobre 2017 e detenzione e porto di pistola.

    Le indagini sono state condotte dai carabinieri del Nucleo Operativo di Serra San Bruno e coordinate dalla Procura di Vibo Valentia.

    I dettagli dell’operazione saranno forniti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle 10 presso il Comando provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia.

  • Nascondeva mezzo chilo di marijuana in un fustino di detersivo, arrestato 37enne a Pizzo Nascondeva mezzo chilo di marijuana in un fustino di detersivo, arrestato 37enne a Pizzo

    È stato arrestato e successivamente posto ai domiciliari D.V., 37enne di Pizzo con precedenti in materia di stupefacenti.

    Durante un controllo alla circolazione stradale, i carabinieri della locale Stazione hanno intercettato l’uomo, il quale appariva da subito particolarmente agitato. Insospettiti da questo comportamento i militari hanno deciso di perquisire l’abitazione del giovane napitino scovando un involucro di cellophane trasparente contenente mezzo chilogrammo di marijuana.

    La vicenda è resa ancor più singolare dal fatto che il giovane, allo scopo di eludere i controlli dei militari, aveva occultato la sostanza all’interno di un fustino di detersivo.

    Il 37enne, dopo essere stato tratto in arresto, è stato sottoposto agli arresti domiciliari.

  • Controlli dei carabinieri nel Vibonese, due arresti a Ricadi Controlli dei carabinieri nel Vibonese, due arresti a Ricadi

    TROPEA – Si intensificano i controlli territoriali da parte dei Carabinieri del Vibonese. Nei giorni scorsi (22, 23 e 24 ottobre), i militari della Compagnia di Tropea hanno effettuato un servizio coordinato di controllo da Zambrone fino a Nicotera che ha portato a 2 arresti a Ricadi.

Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova

Reg. n. 4/2012 Tribunale VV

redazione@ilvizzarro.it

Seguici sui social

Associazione "Il Vizzarro”

via chiesa addolorata, n° 8

89822 - Serra San Bruno

© 2017 Il Vizzarro. All Rights Reserved.Design & Development Bruno Greco (Harry)