Domenica, 06 Dicembre 2015 11:23

I rozzi di Rozzano e le aule fredde del Vibonese

Scritto da Salvatore Albanese
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Quanto sono rozzi quei figuranti di candido Natale vestiti, che nel giro di pochi giorni hanno – ci giurerei, per meriti poco graditi anche alla sua stessa comunità – fatto assurgere agli onori della cronaca la fino ad ora semisconosciuta Rozzano. Città dell’hinterland milanese con un castello millenario, il “giardino verticale più grande del mondo”, la “torre-grattacielo più alta d’Italia”, 42mila abitanti ed un problema che problema non era ma che, a colpi di telecamere e titoloni in prima pagina, si sta ingrossando adesso quanto il ventre di un cavallo. Perché proprio di fronte ad una delle scuole del paese, l’elementare diretta dal preside Marco Parma, si è fatta lunga la schiera, appunto, dei rozzi intesi come volgari, arroganti, superbi. Di quelli che hanno poco che li tenga impegnati durante l’arco della giornata e pensano che trasferirsi in blocco a scuola, con bandiere, megafoni, presepi sottobraccio e cd “Tu scendi dalla stelle” nel taschino, possa essere intesa come l’attività più alta mai concessa alla libertà ideologica dell’Italia tutta.

Tutti affannati, tutti allarmati. Tutti arroganti nel sentenziare che un luogo, che resta sempre e comunque luogo frequentato da soggetti in età preadolescenziale, cristiani o meno, possa essere sbattuto così all’improvviso, nudo e crudo, sulle copertine dei rotocalchi, nei servizi di apertura dei telegiornali, solo perché c’è qualcuno che ha voglia di parlare e di ascoltare del nulla, del banale. La politica si affaccia sul mondo scuola e ci inietta, endo-tubocatodico, il pensiero che il problema possa essere quello di un crocefisso sgomberato, di un presepe dismesso, di identità che sarebbero state violate, di una rappresentazione sul palchetto dell’aula magna che parla di neve e di inverno e non, piuttosto, di Gesù, Giuseppe e Maria.

Un clima surreale, secondo il quale, tutto – in momento di guerra – fa brodo, purché si riesca ad allontanare, a distinguere, a distruggere la concordia tra gente di fede diversa che coesiste in armonia nella stessa scuola elementare. Gli stessi sentimenti traditi da chi sbandiera Cristo davanti ad una scuola e poi è pronto agli interventi armati, ai bombardamenti muscolari, agli attacchi militari in ogni dove. Perché la pace di cui si parla in chiesa non è la stessa che si persegue nelle missioni con i carri armati e le bombe. Poca roba rispetto all’osceno che si prefigura quando a difendere la dignità del Natale e delle messe comandate, sacre e cristiane, d’avanti alla scuola di Rozzano trovi gli stessi che fino a qualche mese fa – ci ricorda Travaglio sulle pagine del Fatto Quotidiano – difendevano con le unghie e con i denti la moralità dei bunga-bunga di Berlusconi. Non erano orge, lo capiamo adesso, ma aggregazioni per preparare al meglio il coro dei canti di Natale della cappella privata di Arcore. Dopo mezzanotte, si vocifera, finita la benedizione, si ingoiavano anche le ostie consacrate.

E intanto, a proposito di scuola, c’è un lato della medaglia, l’altro, che resta oscuro. Che porta dritti fino a 1.170 chilometri più a Sud, nel cuore della provincia di Vibo Valentia, dove – anche in tal caso – la gente si accalca d’avanti alle scuole. Ma non ci sono politici, non ci sono bambinelli da agitare al vento d’avanti alle telecamere, anzi mancano anche – appunto – le telecamere. Non c’è Salvini, non c’è Forza Italia, non ci sono i fascisti, gli integralisti, i buoni, i brutti e i cattivi. Non c’è nessuno. Solo gli studenti che si rifiutano di entrare negli istituti per seguire le lezioni in aule senza riscaldamento, al freddo e al gelo come – calza a pennello – Gesu Bambino che scendeva dalle stelle fino alla grotta di Betlemme. Eppure nessuno si indigna. La merce non pare buona per la spettacolarizzazione, né al liceo scientifico di Soriano, né al superiore di Mileto, né alla ragioneria di Tropea, dove, da giorni si attende l’arrivo del gpl. E non lo avrebbero dovuto portare i tre Re Magi ma la Provincia di Vibo Valentia.

Ma davvero pensavate potesse fare notizia il nostro territorio dove, per l’ennesimo inverno, non ci sono i soldi per pagare il riscaldamento nelle scuole? Davvero credevate che si potesse parlare delle strutture fatiscenti, dei sistemi di sicurezza assenti, degli studenti confinati negli scantinati, degli abbaini e dei laboratori che si trasformano in classi, della linea internet staccata, dei temporali che filtrano direttamente sui banchi e sulle cattedre? La condizione strutturale delle scuole vibonesi è da anni al collasso, ma i crocefissi fortunatamente sono tutti al rispettivo posto. Nessuno li ha tolti.

Cari studenti nostrani, poveri illusi, è inutile che protestate davanti alla Prefettura, che chiedete a gran voce incontri con i vertici della Provincia o che disertate le lezioni. Se volete guadagnarvi anche solo un articolo di spalla sul giornale, inventatevi qualcosa di grosso, promuovete magari un presepe vivente nel cortile dell’istituto e poi annullatelo all’improvviso, altrimenti di rozzi urlanti davanti alle vostre scuole, potete starne certi, non ne vedrete neanche l’ombra.

 

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