Giovedì, 03 Settembre 2015 15:16

Un nuovo ‘vecchio’ centrosinistra

Scritto da Salvatore Albanese
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Ha commesso un errore il Partito democratico di Serra San Bruno. Un errore che potrebbe dimostrarsi fatale per il prosieguo di una campagna elettorale lunga ormai quanto il tempo di una gravidanza.

Solo nove mesi e la cittadina dovrà interrogarsi sul rinnovo dell’assise comunale. Una gestazione che si annuncia turbolenta e che potrebbe risentire a lungo dei postumi di una sbornia imprevista, arrivata giusto sulla coda di una stagione nella quale – tra il flop degli eventi estivi e i cumuli di rifiuti che hanno dominato le strade in pieno agosto – l’inettitudine dell’amministrazione Rosi è emersa sempre più palese. L’errore del Pd, allora, è stato forse quello di aver cantato vittoria troppo in fretta, illudendosi – di fronte ad un avversario che pare fin troppo semplice da battere –, che fosse giunto il tempo buono per mostrare i muscoli esibendo in vetrina spocchiosi servizi di porcellana in realtà già clamorosamente finiti in frantumi nel recente passato. Si è cercato troppo velocemente di rimettere assieme i cocci, portandoli in dono ad una platea, però, poco ammaliata dagli amarcord senza se e senza ma.

La pecca maggiore è stata allora forse quella di aver programmato su due giorni la recente Festa dell’Unità. Un’iniziativa partita bene, capace nella serata d’esordio di incantare il pasciuto pubblico riversatosi a Serra per ammirare le “stelle” regionali del Pd. Grande entusiasmo quello che si respirava venerdì scorso, disintegrato però poi in un batter di ciglia, dopo sole 24 ore, da quella che si è rivelata in definitiva una controproducente forzatura. L’errore, grossolano, è stato quello di aver voluto, a tutti i costi, nell’ultima delle due serate in programma, mostrare alla pubblica piazza un’unità di intenti che in realtà non esiste. Si è finiti per esibire in pubblico i nodi e le contraddizioni di un “gruppo allargato” ancora non del tutto validato dai militanti e dai dirigenti, fino ad ora, ciecamente fedeli alla linea del partito. Pochi incontri, eccetto – ci fanno capire – nel corso delle campagne elettorali. Poche discussioni, pochi confronti e soprattutto troppe approssimazioni, in particolare rispetto ai rapporti ricuciti negli ultimi mesi con gli ex alleati Lo Iacono e Raffele, i cui uomini si sono ritrovati ad essere protagonisti, microfono in mano, di un incontro-dibattitto nel quale, di fatto, è pesato tutto eccetto che l’opinione dei tesserati e dei simpatizzanti del Pd. Seguono tante polemiche e forti strappi, incarnati da chi a gran voce – facendo quadrato attorno alla proposta della Federico – chiede coinvolgimento e partecipazione piena nelle decisioni che contano. E, nel dizionario Pd, quando si parla di condivisione e partecipazione, si intende, senza mezzi termini, primarie per la scelta dei candidati. O meglio, del candidato. Perché è proprio attorno alla figura del nuovo aspirante primo cittadino del centrosinistra che ruoterà la sorte di una compagine che racconta di aver fame di cambiamento, rivalsa, futuro.

Insomma, il nuovo/vecchio centrosinistra torna a riunirsi ma non convince del tutto, allo stesso tempo però se non è unito non vince. È questione di numeri e il rischio, sempre maggiore, è quello di assistere a vecchi scenari dettati da nuove scissioni. Nel limbo amletico dell'essere o non essere, allora, galleggia un’intera coalizione e presto, molto presto, il “maestro di ballo” si troverà costretto a sciogliere ogni riserva. O cederà al confronto interno accordando centimetri ai “dissidenti” o continuerà con le forzature, con protagonisti e dinamiche uguali e diverse allo stesso tempo, ma che già cinque anni fa si dimostrarono utili a riportare in mano il Comune a Nazzareno Salerno dopo nove lunghi anni di forzata astinenza. Ma il fatto nuovo è che per la prima volta la base che si rivede in piani ed intenti quantomeno alternativi all’attuale amministrazione ha cominciato, legittimamente, a reclamare spazio. Inizia a pretendere una classe dirigente con pochi fili e tanta concretezza. Pretende che si smetta di allacciare alleanze prettamente quantitative, senza magari neanche un punto interrogativo rispetto ad obiettivi perseguibili e realizzabili. «Si cambi», è il succo del confronto che impazza sul web. E non sembra un problema di scontro tra generazioni. Anzi, è il contrario. L’obiettivo pare essere quello di trovare uno spazio di incontro in cui tutti, giovani e non, riescano a crescere e far crescere, a misurarsi, a concepire idee e progetti scevri da vizi e perversioni e non, piuttosto, di varare l’ennesima insalatona.

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