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Riceviamo e pubblichiamo
 
L’opera prima del regista friulano Ivan Vadori è un viaggio nell’Italia attraverso i testimoni che hanno conosciuto direttamente e indirettamente l’attivista siciliano barbaramente ucciso dalla Mafia 35 anni fa (9 maggio,1978).
Nel lungometraggio –ambientato ai giorni nostri - l’attore croato Andrea Tich personifica il giornalista milanese Pietro Spada che vuole fare luce sull’omicidio del 1976 dei due carabinieri di Alcamo Marina (Tp), Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta. A molti anni dall’omicidio dei due carabinieri, il processo è stato riaperto (febbraio 2012). Sull'assassinio Impastato aveva tra le mani del materiale importante, sequestrato nella notte tra 8 e 9 maggio 1978 dalle forze dell'ordine. Dossier mai più ritrovato.
Il reporter Pietro Spada incontrerà il giornalista di “Repubblica” Salvo Palazzolo, il magistrato Gian Carlo Caselli, il sociologo Nando Dalla Chiesa, la giornalista de “il Fatto Quotidiano” Antonella Mascali, il presidente di “Rete 100 Passi” Danilo Sulis, il fratello di Peppino Giovanni Impastato, il presidente di “Libera” Don Ciotti, il magistrato Franca Imbergamo, lo scrittore Carlo Lucarelli, il co-autore di “Radio Aut” Salvo Vitale.
A molti anni dalla morte di Peppino Impastato, tanti aspetti e particolari della vicenda risultano ancora oscuri mentre il metodo impiegato nel suo giornalismo d’inchiesta ha sempre tanto da raccontarci. In 70 minuti verranno ripercorsi i passaggi fondamentali dell’attività di Impastato che ha molto da insegnare alle nuove generazioni; si tratta di un metodo ancora utilizzato da tutti coloro che si occupano di antimafia e inchiesta.
All’età di 15 anni Peppino, dopo l’uccisione dello zio Cesare Manzella -boss mafioso-, decise di lottare fino al suo ultimo respiro per contrastare Cosa Nostra e lo strapotere di Tano Badalamenti. E in questa direzione andò la sua vita...
 
Al termine della proiezione il regista Ivan Vadori sarà lieto di rispondere alle domande che il pubblico vorrà rivolgergli.
 
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Lunedì, 09 Settembre 2013 13:21

Lampasi, nuovo appello dei familiari

mini massimo_lampasiSERRA SAN BRUNO - «È da sette mesi che non sappiamo più niente. Di cosa possa essere successo a Massimo. Viviamo tutti nell'angoscia più totale». È questo l'incipit di una lettera firmata da Antonella Lampasi, la sorella di Massimo, giovane serrese di cui si sono perse le tracce la sera del 24 febbraio scorso, quando il 25enne si allontanò da casa - senza portare con sè, però, il telefono cellulare - dicendo alla convinente che sarebbe uscito a prendere le sigarette. Massimo, però, non ha fatto più ritorno nella sua abitazione. E la mattina seguente la scomparsa, la compagna si è recata presso la locale Compagnia dei Carabinieri, guidata dal capitano Stefano Esposito Vangone, per denunciare l'accaduto. La stessa convivente avrebbe dichiarato di aver visto Massimo salire su un' auto di colore scuro, anche se l'ultima volta Massimo pare sia stato visto nei pressi del campo sintetico, dove stava attendendo qualcuno per un appuntamento di lavoro. Sta di fatto che il 25enne è salito su un'auto, ma ancora oggi, però, non si sa con chi e, soprattutto, non c'è certezza sul fatto che qualcuno, magari, abbia deciso di tendere una trappola al giovane padre di una bambina. 

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mini Carabinieri-sorianelloVIBO VALENTIA - Sono venti le ordinanze emesse dal giudice per le indagini preliminari di Catanzaro, su richiesta della DDA del capoluogo calabrese, nei confronti di diversi imprenditori. A queste si aggiunge anche il sequestro preventivo emesso sempre dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che riguarda 19 aziende e 25 persone fisiche, con conseguente sequestro di 45 immobili (terreni, fabbricati, appartamenti e pertinenze), tra cui 2 bar ubicati in pieno centro nella capitale e conti correnti riconducibili ai destinatari del provvedimento, per un valore complessivo di circa 40 milioni di euro. È il risultato di una maxi operazione antimafia in corso dalle prime luci dell’alba, condotta dai carabinieri del comando provinciale di Vibo Valentia, in collaborazione con i militari dell’arma di Milano, Roma e Bologna, con l'ausilio della Guardia di Finanza, nei confronti di presunti appartenenti al clan Tripodi

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SERRA SAN BRUNO - Man mano che i giorni passano, cresce anche la tensione. Il timore che possa essere accaduto qualcosa di serio è concreto. Tanto da far cadere nello sconforto un'intera famiglia, che non riesce a darsi pace. Sono trascorsi dodici giorni da quando di Massimo Lampasi, 25enne serrese, si sono perse le tracce. Ed il sospetto che quello del giovane già noto alle forze dell'ordine possa ricondursi ad un caso di lupara bianca è concreto. Ad avvalorare tale ipotesi, infatti, non c'è soltanto il fatto che del venticinquenne non si sa più nulla dalla sera del 24 febbraio, ma anche quella che riconduce ad un presunto avvistamento di Lampasi nei pressi del campetto sintetico di via Matteotti. In pratica, subito dopo la scomparsa pare che Massimo aspettasse qualcuno. Chi, però, ad oggi non è dato saperlo. 

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mini asp-viboIn concomitanza con la scadenza del mandato della commissione ministeriale che ha gestito l'Asp vibonese per due anni, dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose, ieri, con Decreto n.212 del Presidente della Giunta Regionale Giuseppe Scopelliti (nella qualità di Commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario), ai sensi degli artt. 143 e 146 del D.L.vo. 267/2000, è stato nominato Commissario straordinario dell'Azienda sanitaria vibonese, per un periodo di trenta giorni, prorogabili una sola volta, salvo anticipata nomina del Direttore Generale, il Dott. Bruno Zito, dirigente della Regione Calabria. Smentite, almeno per il momento, le voci che vedevano favorito, per la nomina, l'attuale direttore sanitario Francesco Miceli

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Sabato, 07 Luglio 2012 14:40

Serra: se ne va anche il Giudice di Pace

mini giudicedipaceNella mattinata di venerdì, il CDM ha ripreso i lavori sulla ‘spending review’, prendendo in analisi la possibilità del taglio degli uffici giudiziari. Il verdetto, come d’altronde era facilmente ipotizzabile, anche questa volta per la Calabria risulta amarissimo: saranno infatti ben 4 i Tribunali da tagliare (Castrovillari, Lamezia Terme, Paola e Rossano). La chiusura non sarà comunque immediata. La riforma che prevede una profonda razionalizzazione all’impianto del sistema giudiziario, coinvolgerà circa 300 uffici. Infatti oltre ai 37 tribunali saranno intaccate anche le posizioni di 38 procure e ben 220 sezioni distaccate sparse in tutta Italia. Per la Calabria le sezioni distaccate che giungono alla conclusione della loro attività sono Acri, Chiaravalle C.le, Cinquefrondi, Melito Porto Salvo, San Marco, Scalea, Siderno, Strongoli e Tropea. Il risparmio previsto, dal 2012 al 2014, è di 50 milioni di euro. Magistrati e personale amministrativo non saranno comunque ridotti, ma saranno piuttosto progressivamente assorbiti ed assunti negli uffici accorpati da riorganizzare in un tempo massimo di 5 anni.

Saranno riorganizzate anche le sedi degli uffici dei Giudici di Pace. Ne sono già state individuate ben 674 da sopprimere fra le quali risulta anche quella di Serra San Bruno.

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mini pignatone-bellu_lavuruI Carabinieri del Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria oggi hanno arrestato su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia 21 persone ritenute appartenenti o contigue alla ‘ndrangheta del "mandamento jonico" e alle cosche Morabito, Bruzzanti, Palamara, Maisano, Rodà, Vadalà e Talia, operanti nei comuni di Bova Marina, Palizzi, Bruzzano Zeffirio ed Africo. Gli arrestati secondo gli inquirenti sono responsabili a vario titolo dei reati di associazione di tipo mafioso, concorso in associazione di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni, truffa aggravata, danneggiamento aggravato, procurata inosservanza di pena, frode in pubbliche forniture, furto aggravato di materiali inerti, crollo di costruzioni o altri disastri dolosi, violazione delle prescrizioni alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, tutti aggravati dall’aver favorito un sodalizio mafioso. In particolare l'attività delle 'ndrine in questione era indirizzata all'infiltrazione in appalti pubblici come quelli relativi all'ammodernamento della statale 106. Tra i soggetti destinatari dei provvedimenti della procura, figurano sei manager e funzionari delle imprese a cui erano affidati i lavori, in particolare la multinazionale Condotte d’Acqua e l’Anas. Il procuratore Giuseppe Pignatone, in proposito ha chiarito che ‘’le aziende interessate sono da considerarsi parte lesa, anche perché se avessimo avuto elementi non avremmo esitato a indagare anche gli amministratori delle sedi centrali’’. Un'altra notizia relativa agli arresti odierni: tra i destinatari delle ordinanze c'è anchei il cugino dell’onorevole Franco Fortugno, ex vicepresidente del consiglio regionale assassinato dalla ndrangheta a Locri il 16 ottobre 2005. Giuseppe Fortugno, 39 anni, sarebbe un esponente di spicco del ‘’locale’’ di Bova, facente parte addirittura di quella che nel linguaggio di ndrangheta è detta ‘’società maggiore’’. Intercettato, pare fosse a conoscenza delle modalità dettagliate dell'omicidio di Placido Scrivà. Oltre a ciò, secondo gli inquirenti oggi è arrivata la conferma che la ndrangheta è un’organizzazione ‘’unitaria e piramidale’’: anche cosche tra loro storicamente contrapposte, infatti, avrebbero raggiunto un accordo per la gestione di quest'appalto tramite una ''nuova'' struttura criminale chiamata ''base'', ossia una sorta di ‘’camera di compensazione delle controversie mafiose".

 

Questi i nomi degli arrestati:
ALTOMONTE Giuseppe, nato a Bova il 04.03.1959, residente a Bova Marina
CAPOZZA Vincenzo, nato a Locri il 19.08.1957, residente a Reggio Calabria
CARROZZA Pasquale, nato a Melito di Porto Salvo il 27.08.1962, residente a Bova Marina
CILIONE Giovanni, nato a Melito di Porto Salvo il 04.12.1979, residente a Bova Marina
CLARÀ Antonio, nato a Santa Severina (KR) in data 08.04.1963, ivi residente
D’AGUI’ Pietro, nato a Melito di Porto Salvo (RC) il 05.12.1966, residente a Bova Marina
D’ALESSIO Antonino, nato a Vico Equense (NA) il 05.03.1979, residente a Marina di Ravenna (RA)
DATTOLA Domenico, nato a Melito di Porto Salvo il 04.08.1982, residente a Bova Marina
FORTUGNO Giuseppe, nato a Melito di Porto Salvo il 22.06.1973, ivi residente
GIUFFRIDA Cosimo Claudio, nato a Catania il 13.07.1955, ivi residente
LA MORTE Gerardo, nato a Melito di Porto Salvo il 17.06.1983, residente a Bova Marina
MANCUSO Luca, nato a Crotone il 12.04.1982, residente a Palizzi Marina
MAVIGLIA Geremia, nato ad Africo il 20.02.1975, ivi residente
MORABITO Giuseppe, nato a Casalnuovo D’Africo (RC) il 15.08.1934, detto “tiradritto”, in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Parma;
NUCERA Antonino, nato a Melito di Porto Salvo il 16.04.1963, residente a Bova Marina
PALAMARA Carmelo, nato a Bova Marina il 09.01.1963
PANEDURO Sebastiano, nato a Catania il 20.04.1961, residente ad Adrano (CT)(project manager della CONDOTTE nell’appalto pubblico della variante di Palizzi);
STELITANO Leonardo Giovanni, nato a Melito di Porto Salvo (RC) il 14.01.1981, residente a Condofuri (RC) (dipendente della D’AGUI’ Beton S.r.l.);
STILO Pietro, nato a Melito di Porto Salvo il 28.10.1982, residente a Bova Marina(dipendente della D’AGUI’ Beton S.r.l.);
STRATI Rinaldo, nato a Siderno (RC) il 10.03.1962, residente a Bovalino (RC)(ragioniere, contabile della CONDOTTE nell’appalto pubblico della variante di Palizzi);
ZAPPIA Raimondo Salvatore, nato ad Africo Vecchio il 02.07.1935, residente ad Africo Nuovo  (socio della IMC di Stilo Costantino S.n.c.);

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mini vigili_del_fuocoSERRA SAN BRUNO - Sono stati alcuni passanti, stamattina intorno alle 5, a dare l'allarme per l'incendio sviluppatosi in una palazzina in pieno centro storico e ad allertare i Vigili del Fuoco del distaccamento di Serra San Bruno. La squadra di soccorso ha subito raggiunto Piazza tenente Pietro Tedeschi dove, al terzo piano, su un balcone, si trovava una famiglia intera di sette persone che cercava di rifugiarsi per sfuggire alle fiamme. Con l'ausilio della "Scala Italiana" i vigili hanno subito raggiunto il balcone e hanno tratto in salvo le persone intrappolate. Nel frattempo, il resto della squadra ha sfondato il portone di ingresso del fabbricato e ha così portato in salvo due anziani che si trovavano nell'appartamento ubicato al secondo piano dell'edificio. Successivamente sono intervenute anche le squadre arrivate dal distaccamento di Chiaravalle Centrale e dalla Sede Centrale del Comando, impedendo così che l'incendio si propagasse alle abitazioni limitrofe. Un incendio spaventoso, dunque, che poteva avere conseguenze ancora peggiori di quelle che ha avuto. I servizi sociali del Comune di Serra, intanto, già nella giornata di oggi hanno trovato un sistemazione temporanea per la famiglia che abitava al terzo piano della palazzina e che era rimasta senza una dimora.

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