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Riceviamo e pubblichiamo
Domenica 25 Novembre 2012 anche a Chiaravalle C.le , presso i locali di Palazzo Staglianò, siti in Piazza Dante, si sono svolte le Primarie di coalizione del Centrosinistra. 
E’ il caso di evidenziare, anzitutto che, già fin dalle prime ore del mattino vi è stato un grande flusso di cittadini-elettori che spinti da un forte senso civico hanno voluto lanciare un grande segnale di Democrazia, di appartenenza e di sensibilità. Molti anche i giovani, la loro forte presenza ha rafforzato l’ importanza di questo appuntamento politico che vede la scelta del futuro candidato Premier per la coalizione di centrosinistra.
A riguardo, hanno espresso molta soddisfazione tutti gli addetti ai lavori dalla segreteria e tutto il Direttivo del Circolo Pd di Chiaravalle C.le che dopo un lungo lavoro di informazione fatto sul territorio in merito all’ importanza politico – sociale di questa giornata, hanno riscontrato un grande partecipazione.
A tal proposito, anche il Segretario del Circolo del Partito democratico Chiaravallese la Dott.ssa Emanuela Neri al suo primo importante appuntamento dopo l’ investitura, si è ritenuta fortemente soddisfatta: 'Vedere questa grande partecipazione sociale fin dalle prime ore del mattino e a proseguire fino alla chiusura del seggio, è stata una grande emozione, vuol dire che si sta tornando alla Politica, alla politica vera fatta di partecipazione, di dialogo, di confronto ma soprattutto di incontro, alla politica che da speranza agli anziani, ai giovani, alle donne. Da qui si può ripartire. Da Chiaravalle è partito un  forte segnale di appartenenza. Con questa vigorosa presenza la gente ha rafforzato in tutto il partito la voglia di lavorare bene per il futuro di Chiaravalle C.le e della nostra Nazione'.  
Alla chiusura del seggio, dopo le operazioni di scrutinio si è vista la grande affermazione del Candidato Bersani con 309 voti a favore ( circa 84 % ), a seguire Renzi con 33 voti ( circa 9 % ), Vendola 24 voti ( 7 % ), Tabacci  2 voti ( 0.5 % ) e infine Puppato 1 voto ( 0.2 % ).
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mini CensoreBruno

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'L’attuale condizione e la complessa realtà socio-economica del Vibonese ci impone a non tralasciare l’elemento essenziale della politica che, a questo punto giova ricordarlo, deve agire nell’esclusivo interesse dei cittadini'. E’ quanto afferma il Consigliere Regionale del PD Bruno Censore, rivolgendo un invito al Consiglio Provinciale di Vibo Valentia affinché approvi il Bilancio di Previsione. 'L’attuale condizione – prosegue il Consigliere Regionale del Partito Democratico – non permette atti di grave irresponsabilità che non passeranno inosservati, con conseguenze pesantissimi per tutti, in particolare per le famiglie vibonesi. A Vibo Valentia la crisi generale rischia di essere pesantemente acuita dalla logica puramente e dissennatamente contabile che ha partorito il Decreto legge sul riordino delle Province, un provvedimento che ancor di più a queste latitudini produrrebbe l’unico risultato di generare confusione, gettando nel caos l’intero territorio, generando disservizi e miseria e, cosa ancor più grave, diminuendo sensibilmente i posti di lavoro. Pertanto - continua Bruno Censore – è quanto mai opportuno che il centrosinistra faccia fino in fondo la propria parte e che il Popolo della Libertà e gli altri partiti che formano l’attuale opposizione in senso al Consiglio Provinciale di Vibo Valentia la smettano di praticare ad oltranza i noti “giochi della politica”. Bene farebbe anche il Presidente Francesco De Nisi, a cui chiedo di fare chiarezza sulle sue dimissioni, spiegando con chi le abbia concordate stante il silenzio ufficiale del Partito Democratico e sgombrando così il campo da dubbi che stanno creando difficoltà politiche al nostro partito, a ripresentarsi in Aula. Sarebbe un gesto di grande valore, che marcherebbe la differenza tra la buona e la cattiva politica. Gli appelli univoci e accorati che giungono in questi giorni da organizzazioni sindacali, dalle forze produttive e imprenditoriali locali non possono restare inesauditi e impongono alla politica tutta, senza alcuna distinzione partitica, di dimostrare coesione attorno all’unico interesse che giustifica la nostra postazione istituzionale: i cittadini. In caso contrario – conclude Bruno Censore – uomini e forze politiche che in questi anni hanno rappresentato i vibonesi dentro il Consiglio provinciale, saranno costretti ad assumersi l’intera responsabilità di una pecca che avrà ripercussioni insostenibili per imprese, lavoratori, dipendenti e per molte famiglie'.

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mini pasquale_3SERRA SAN BRUNO - Tre anni. Tanto è trascorso dall'omicidio di Pasquale Andreacchi. Tre anni di sofferenze, speranze e ricordi. Pasquale, però, non c'è più. È morto. Trucidato brutalmente alla tenera età di diciotto anni. Un dolore atroce per i familiari, che si sono visti strappare un figlio appena maggiorenne. Amava i cavalli. E pare sia stata proprio la compravendita di un cavallo non pagato da un pregiudicato della zona che gli avrebbe portato a fare questa fine. Da allora, però, Salvatore e Maria Rosa hanno fatto il possibile per chiedere verità e giustizia. Si sono rivolti più volte alle testate giornalistiche locali. Hanno contattato anche programmi televisivi di spessore quali 'Quarto grado', 'Pomeriggio Cinque', 'La via in diretta' e 'Blu notte'. Ma nessuno ha risposto. È vero, sì. Fa più rumore un omicidio compiuto in pieno centro a Milano o a Roma che nella nostra provincia. Terra dimenticata dai media nazionali, ma non solo. Anche la classe politica ha fatto la sua parte.

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DeNisiVIBO VALENTIA - Fine degli spettacoli: tutti a casa. Cala il sipario sulla Provincia di Vibo. L'ultimo triste atto del teatrino della politica vibonese è andato in scena oggi: il Consiglio provinciale, riunitosi in mattinata e terminato intorno alle 17, non ha approvato il bilancio, dunque la giunta De Nisi, sorretta da Pd e Sel, ha terminato anzitempo la sua vita amministrativa e il Consiglio provinciale verrà subito sospeso dal Prefetto, che nominerà un Commissario in attesa dello scioglimento decretato dal Presidente della Repubblica. Ex maggioranza e minoranza si sono trovati in una situazione di pareggio: 12 a 12, bilancio respinto e tutti a casa. Probabilmente De Nisi contava sul voto del consigliere Renato Arone, che però non si è presentato in aula.

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mini conf_stampa_mirko_30_aprile_2012Riceviamo e pubblichiamo:

Nel segno della continuità. Avrebbe dovuto essere questo lo slogan elettorale dell’attuale amministrazione. Uno slogan sicuramente più pertinente di quel  “dovere morale” di cui allo stato non c’è traccia. Una continuità, ovviamente, con la passata gestione, quella tanto criticata, ma, altrettanto, emulata. Continuità ed emulazione più che evidenti, fin dal primo atto, allorquando, la maggioranza procedette alla nomina del presidente del consiglio, ovvero di quella figura introdotta nella passata consiliatura ed all’epoca giudicata, da chi oggi siede sui banchi della maggioranza, come un inutile spreco di denaro pubblico. Un episodio tutt’altro che isolato, come dimostrato recentemente, anche, dalla gestione dei parcheggi di Santa Maria affidata, nonostante le quasi cento unità lavorative che prestano servizio presso il comune,  ad una cooperativa di Mileto. Il tutto, dopo aver criticato l’amministrazione precedente per un analogo provvedimento. A scanso di  equivoci, i conservatori nostrani, hanno voluto mummificare il paese, lasciando tutto immutato (vedi, acqua non potabile, randagismo, paese sporco ed abbandonato, mancato contrasto alla chiusura dell’ospedale, etc.). In alcuni contesti, poi, sono riusciti a compiere un’impresa davvero unica: fare peggio dei loro predecessori. Un caso, sotto gli occhi di tutti, è quello che riguarda la raccolta (in) differenziata dei rifiuti, cancellata con un tratto di supponenza per reintrodurre i cassonetti. Un settore, quello della raccolta differenziata, sul quale a nulla sono valse le promesse pronunciate in consiglio comunale nel novembre del 2011, allorquando, l’assessore al ramo, nel suo, peraltro, unico e stringato intervento, assicurò che il servizio sarebbe stato attivato a partire dall’1 gennaio 2012. A distanza di dieci mesi, nell’ultimo consiglio comunale, è stato assicurato che è, ormai, questione di qualche settimana. Rimaniamo in fiduciosa attesa, con il rammarico di chi ha la consapevolezza che lo smantellamento del servizio di raccolta differenziata ha causato, fino ad oggi, per le casse comunali, la perdita di decine di migliaia di euro provenienti, sia dai mancati introiti derivanti dalla vendita dei materiali differenziati,  sia dai costi sostenuti per il conferimento in discarica della spazzatura indifferenziata. Per non far sentire ai serresi la mancanza del passato, poi, l’attuale maggioranza non ha voluto trascurare nulla. Si è iniziato, così, contrariamente a quanto promesso in campagna elettorale, a far svolgere il consiglio comunale di mattina. Una pratica anti democratica, contraria a qualunque principio di trasparenza e partecipazione, che contribuisce, ulteriormente, a scavare un ulteriore solco tra classe politica ed i cittadini. In un periodo si forte diffidenza nelle istituzioni politiche e nelle rappresentanze elettive, in un periodo in cui la politica è stata commissariata a favore dai tecnici, anziché  cercare di creare, almeno a livello locale, un nuovo patto di fiducia tra cittadini e politica, l’amministrazione comunale sta facendo esattamente i contrario. Il consiglio comunale di mattina, fatto con lo scopo preciso di impedire la partecipazione democratica dei cittadini, ingenera negli elettori l’immagine di una politica autoreferenziale, chiusa in se stessa che, avendo interessi nascosti da preservare, preferisce discutere lontana da orecchie indiscrete. Il motivo, probabilmente, è più banale. La scelta operata dall’attuale maggioranza, con ogni probabilità, risiede in quella che, i vecchi cronisti di pugilato, definivano “inferiorità tecnica”. Non passa consiglio comunale, infatti, in cui la maggioranza non sia costretta a modificare l’ordine del giorno o a ritirare gli atti, in seguito agli interventi della minoranza. L’ultima vicenda, in ordine di tempo, è quanto mai significativa. Nell’ultima seduta di consiglio, si è assistito alla precipitosa fuga della maggioranza che non riuscendo a reggere il confronto sul riconoscimento di alcuni debiti fuori bilancio ha abbandonato l’aula facendo venir meno il numero legale. Una situazione paradossale, poiché in nessuna assemblea elettiva della terra si era mai assistito ad una vicenda del genere. Solitamente, infatti, è la minoranza ad abbandonare la seduta, non certo la maggioranza che convoca la seduta, prepara l’ordine del giorno e conduce i lavori. Alla luce di quanto sta accadendo, mutuando una celebre battuta di Ennio Flaiano, viene da pensare che a Serra “la situazione politica è grave ma non è seria”.  

Mirko Tassone (consigliere comunale di "Al lavoro per il cambiamento")

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bersani e_casiniChe la linea di demarcazione tra i vari "partiti" politici, come quella ideologica, non costituisse più una differenza sostanziale tra gli stessi è oramai chiaro da tempo. Di conseguenza non si fa sorpresa ad alcuno se si sostiene che "non esiste più nè la Destra nè la Sinistra". Infatti, oggi, l’unica differenza tra i vari schieramenti è percepibile nei nomi, che benissimo potrebbero essere mischiati in un grande ed unico calderone, ambiziosi nel loro insieme di applicare alla luce del sole una dittatura ora solo celata.

La cosa che però fa più rabbia è l’insulto che la "politica", quella attuale, mina nei confronti dell’intelligenza umana.

A livello nazionale, la grande coalizione che sostiene il governo dei tecnici è stata ampiamente ostentata nell’appoggio incondizionato dei partiti principali del paese, Pdl, Pd e Udc, alle scelte di Monti. Ma cosa succedeva prima dell’avvento dei tecnici?

Il Pdl, troncato del fondatore Fini ma forte della sua maggioranza con la Lega aggrappata alla tetta del Federalismo, portava avanti il suo show, "ostacolato" (se così è giusto dire), da Pd, Udc (altro ex alleato) Idv e quant’altri, tutti accomunati dall’antiberlusconismo ma poco interessati al bene del Paese.

Alle elezioni regionali del 28 e 29 marzo 2012, l’Udc vibonese sostiene Giuseppe Scopelliti (Pdl), presentando come candidato l’imprenditore Francescantonio Stillitani, altro stinco di santo, impegnato politicamente a levare i sigilli del suo futuro centro commerciale (socio Plumeria) costruito con l’ausilio della bacchetta magica all’entrata dell’imbuto autostradale di Pizzo, sotto il cavalcavia ferroviario e sulla valle del lago Angitola… non usciamo fuori tema.

Quindi, si registra già da subito un’incongruenza tra politica locale e nazionale… ma cosa importa, sono i numeri che contano. Nel frattempo, in casa Pdl, Maria Limardo, scontenta della vittoria di Nazzareno Salerno (suo collega di partito), lascia la compagine berlusconiana per passare a Fli. E se invece avesse vinto? Il fatto è che si cerca sempre lo scranno più alto e nel Pdl la Limardo s’è vista fuggire la possibilità di scalata. Ma forse il rammarico della stessa fu quello di aver perso al fianco di un politico ormai al tramonto, risorto solo con i "voti" che note intercettazioni telefoniche attesterebbero. Si ricorda che alla presentazione dei candidati del Pdl alla Regione, il coordinatore provinciale Valerio Grillo parlava così dei suoi uomini (Crupi compreso): «Persone di primissima qualità, per i quali rivendichiamo il primato della legalità, dell’onestà e della trasparenza, che con l’impegno hanno lasciato, nella nostra provincia, un segno significativo della loro presenza». Sicuramente Stillitani avrebbe preferito la Limardo a Salerno, ma non si può avere tutto e in una volta. E poi, non dimentichiamo che lo stesso Salerno fu al fianco di Casini nel fu Ccd.

Stillitani nel frattempo diventa assessore al lavoro, formazione professionale e politiche sociali, niente male per un indagato per abusivismo edilizio. Col suo potere e la sua "credibilità" comincia a fare un lavoro certosino, reclutando una miriade di giovani che credono nel suo savoir faire. Nascono sezioni (fantasma) Udc su tutto il territorio provinciale. Vengono organizzati convegni attraverso i quali l’assessore lancia fumo negli occhi sventolando i primi bandi regionali che portano la sua firma mentre a palazzo Campanella si decide la fine della Sanità calabrese.

A Serra San Bruno per esempio, i rappresentanti del partito di centro, finiti in liste diverse alle ultime amministrative, gridavano, ognuno da parte loro, lo stretto rapporto con l’assessore Stillitani, decretando però una spaccatura del partito a livello comunale: con due rappresentanti, Antonio Andreacchi e Pisani Davide, finiti nella lista "Al lavoro per il cambiamento" (con candidato a sindaco Mirko Tassone esponente della lista "Scopelliti Presidente" ex Pdl) e con uno, Biagio Vavalà, nella lista "La Serra" (con candidato a sindaco Giuseppe Raffele, allora in rottura col Pd, passato da poco nelle file dell’Udc).

Udc dappertutto, in accordo con tutti ma sempre più diviso al proprio interno. E la divisione si fa ancora più interessante quando decide di spostarsi all’interno del partito centrista un altro "colosso" della politica provinciale e regionale, Ottavio Gaetano Bruni, eletto al Consiglio Regionale sotto il simbolo di Autonomia e Diritti. Uno stile che oramai non scandalizza più nessuno, nemmeno l’elettorato gregge, che dopo aver votato per un candidato, da una parte lo vede passare all’altra.

Questo passaggio causa una nuova spaccatura all’interno delle sezioni Udc locali. Ad esempio, a Capistrano, il giovane esponente di Autonomia e Diritti Marco Martino, fedele a Bruni, comunica il suo passaggio all’Udc. Alle ultime amministrative di Capistrano si ripete dunque ciò che è successo a Serra: Martino sostiene l’ex sindaco e consigliere provinciale Renato Arone (eletto alla Provincia sotto il simbolo del Pd, passato dopo le elezioni regionali al gruppo consiliare "Scopelliti Presidente", e non lontano da un salto nell’Udc) mentre l’altro esponente locale, Domenico Mesiano, si ricandida a sostegno del sindaco uscente Caputo, che riconferma nella squadra i pidiellini Manduca e Potami.

Comunque, nonostante le spaccature locali, l’Udc continua a crescere a vista d’occhio, ma questa volta sono 2 i leader e non più 1, e, nonostante i malumori e le paure di Stillitani, non si può certo dire di no a Bruni. Due uomini così, pur rivali nella leadership possono però spartirsi belle fette della torta. Che ne so, tra i due per esempio può esserci stato un discorso del tipo "Facciamo crescere il partito, prendiamo reclute in ogni dove, a destra a manca, sopra, sotto… la posta in gioco potrebbe essere la presidenza della provincia e il parlamento…". Ipotesi? Bah! E se così fosse, con i giorni contati della provincia di Vibo, cosa succederà nel futuro prossimo?

Il partitino di Casini ha preso una rampa di lancio che dalla vetta rischia di finire nuovamente a valle per mano dei suoi stessi vertici. E ce ne sarebbero politici attualmente intenzionati ad entrare nell’Udc, a conferma del fatto che Pd e Pdl sono oramai snobbati da tutti, giustamente.

Ad esempio, il passaggio di Raffaele Lo Iacono, ex sindaco di Serra, nel Mpa, appare a mio avviso una scelta alquanto forzata, e il non passaggio all’Udc è stato magari ponderato forse per il ritaglio di una certa rilevanza all’interno di un gruppo e per non tenere inutili contropiedi all’amico Giuseppe Raffele.

Altro esempio, pur avendo sostenuto di abbandonare la politica attiva, se ce ne fossero i presupposti, la leadership regionale nell’Udc potrebbe vedere l’arrivo di Loiero, completamente lontano dal Pd e dal suo caro ed innocente amico Adamo. Ma i cani all’osso sono troppi e non conviene più. Meglio essere opinionisti del Quotidiano.

In ultimo, ci mancava il connubio tra il consigliere regionale del Pd Bruno Censore, e il capogruppo dell’Udc alla Regione Alfonso Dattolo. Matrimonio annunciato sabato scorso a Serra San Bruno alla chiusura della 2 giorni di incontri organizzati dal Pd locale. Ma Censore (l’amministrazione comunale guidata da Lo Iacono insegna) non è nuovo a questi sodalizi trasversali.

E chi più ne ha più ne metta…

Alla fine dei conti, tutti gli altri come si comporteranno: corrente Bruni o corrente Stillitani? Iconio Massara (segretario provinciale del partito di Casini) tra gli screzi vibonesi avviati in seno al Comune e la Babilonia provinciale, avrà un bel da fare per tenere a bada tutti gli umori. E a quale prezzo?!

Siete d’accordo o no che la politica, per come praticata oggi, è veramente un’offesa all’intelligenza dell’essere umano?

 

 

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mini pittelliSERRA SAN BRUNO – Dopo le affermazioni del commissario del Parco Naturale Regionale delle Serre, Salvatore Carchidi, del Pdl, che ha stigmatizzato l’operato politico dell’on. Giancarlo Pittelli (foto) approdato dal partito berlusconiano al gruppo misto, che ha criticato la recente politica restrittiva economica del governo, si levano gli scudi in favore dell'ex deputato e i “pittelliani” serresi, che in una nota difusa alla stampa attaccano duramente Salvatore Carchidi, prendono le difese del parlamentare. «Eravamo convinti - si legge nel documento - che alcune figure che rappresentano le istituzioni, prevalentemente salvaguardati dal ruolo che dovrebbero espletare, fossero immuni dal caldo torrido che in queste settimane sta attanagliando la nostra comunità, purtroppo ci siamo sbagliati. Gli effetti delle alte temperature hanno condizionato i neuroni a tal punto da determinare il pensare e senza alcun controllo di analisi e di reale concretezza,  di esprimere considerazioni che non hanno alcun riscontro reale e ancor di più fuori da un contesto politico- storico che non ha precedenti».

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Al Peggio non c’è mai fine, proprio per questo, la politica italiana non riuscendo più ad emergere dalla palude in cui si è andata a cacciare, pur di cercare di salvarsi, sta proponendo “il ballo degli Stregoni”. Cercano di mettere paura, terrorizzare tutti, in tutti i modi possibili e immaginabili. Le stragi di Stato sembrano essere terminate, ma il default da spread, che è uno degli spauracchi più gettonati, non sembra essere di meno delle stragi. Il vizietto è vecchio ed il repertorio è ricco e fantasioso e si aggiorna continuamente. La cosa comica è che, a furia di ripetere pubblicamente certi  slogan, si auto convincono di quello che dicono senza capire di cosa parlano. “Le iene docet”. Naturalmente, ognuno cerca il suo slogan con molta cura, ovvero, che possa soddisfare appieno le sue aspettative terrorizzanti. Purtroppo però, tutta questa macchinazione, che, in altri tempi, sicuramente, avrebbe avuto successo, oggi non funziona più. Quello di cui si sarebbero dovuti accorgere, e non si sono accorti, e che, a furia di esercitare giochetti politici di cattivo gusto sugli italiani, quest’ultimi, hanno fatto morire in loro ogni speranza. Il risultato pratico è stato che il popolo, demotivato, non va’ più a votare, non solo! Ma è diventato (ed è l’aspetto peggiore della faccenda) qualunquista e apatico. Via l’Ideologia, via il Nazionalismo, via l’Identità, via la Cultura, via la Storia, via la Lingua, via la Sovranità nazionale, via…, via … cosa rimane? “Un popolo di pecoroni”. Ecco il vero obiettivo che hanno perseguito in questi ultimi quaranta anni. Rendere il popolo un bue mansueto al servizio della politica. Ed ora cosa vogliono…? Questo è il frutto del loro seminato. Quindi, ben venga l’uragano. Ho letto l’intervento che ha fatto l’on. Censore a proposito della soppressione della provincia di Vibo Valentia, e sinceramente ho provato molta tristezza nel leggere (come da copione)  l’articolo con cui si ipotizza il disastro dalla mancanza della provincia. Altri, più in alto, manifestano la loro visione disastrosa sull’ipotesi di uscire dalla moneta unica! Ma è possibile che la voce politica si possa fermare a intimare disastri, quando il vero disastro lo ha prodotto la politica stessa? Le proposte (quelle vere) dove sono andate a finire? Di cassandre né abbiamo avute fin troppe! È ora di passare all’azione. Questo lo hanno capito tutti, fuorché la classe politica. Il vero problema del popolo italiano è la continua ingerenza politica nella vita privata dei cittadini. Un’ossessione. Politici che per decenni hanno sprecato il loro tempo a rendere il popolo: non sovrano, come sarebbe auspicabile, ma, servile ai partiti. Schiavo dei partiti. Solo per farne un esempio che, in questi giorni sta tenendo banco: Il Redditometro. Questo strumento impopolare e illegale perché viola palesemente l’art. 54 della Carta costituzionale, che impone il reddito a prescindere da tutto, ovvero da, malattie, incidenti, crisi economica, precarietà, che tratta il liberi lavoratori come fossero dei dipendenti statali, che ha indotto i più piccoli a chiudere le “loro” attività e quindi a lavorare (quando possibile) in nero, mentre, ha indotto quelli più facoltosi a esportare i loro capitali all’estero. Caro on. Censore, questi sono i veri problemi della gente non la chiusura di una insignificante  provincia o di un Parco regionale. La politica oggi deve fare solo e soltanto un passo indietro rispetto alla sovranità popolare, ovvero, deve fare deregulation. E lo deve fare, con molta attenzione e non con la semplice e solita disinvoltura e superficialità con cui ha operato sino ad oggi! Deve dare la possibilità a tutti di sbarcare il lunario senza interferire col mondo produttivo. L’irap, per il mondo del lavoro, equivale allo “strafulminato di cianuro”, quanto ci vuole ancora per capirlo? Meno impeachment  burocratico a tutti i livelli. Il reddito non si può imporre né si può stabilire a prescindere. Esistono meccanismi supercollaudati  da centinaia di anni che regolano il rapporto di lavoro senza che lo Stato ci ficchi il naso e, men che meno, la magistratura. Le leggi economiche non sono delle scienze esatte e ciò che è successo a livello mondiale né è la dimostrazione. Non c’è niente da inventare.  Essere vicino a i soggetti più deboli, più abietti, non significa prendersi “cura” di tutti. Come abbiamo potuto costatare sulla nostra pelle, la cura per tutti ha prodotto una società malata. Lo Stato impiccione canonizzato da alcune ideologie ottocentesche fa solo danni. E, giusto per chiarire: Uno Stato ricco non significa che le istituzioni devono amministrare il 100% delle ricchezze di ciascun cittadino italiano, entrando nei suoi conti bancari, nelle sue agende, nelle sue case, nelle  sue aziende, nella vita privata, ecc. , bensì significa che,  i singoli cittadini dello Stato in cui sono sovrani sono ricchi. Credetemi! È tutta un’altra storia, E, la prima ricchezza di un popolo è, certamente, la Libertà per la quale, in passato si è intrinsa di sangue la bandiera a prescindere dall’orientamento politico.

 

Francesco Pastore

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“Eran cento, eran vecchi e forti e sono morti”. Casini si strappava le vesti gridando “… lo spread ha superato 500 punti… occorre un governo tecnico…” il PD, invece, continuava la sua battaglia fatta di  “randellate giudiziarie” contro il presidente Berlusconi.  L’illibata Lega tra una lite ed un’altra grattava il formaggio. E il PDL  annaspava.  Quindi  venne il governo tecnico. Il Governo BARONALE dei tecnici , guidato dal bocconiano Super Mario,  doveva salvarci dal baratro. Un baratro fatto di spauracchi: la Grecia, la Spagna, lo Spread, i mercati, la credibilità…. Una manovra finanziaria da 96 mld di euro per salvarci, naturalmente, a carico di quegli italiani che (secondo Casini e “compagni”) sino al giorno prima delle dimissioni del Governo Berlusconi non arrivano più alla terza settimana, in più, avremmo avuto le tanto osannate riforme. A sei mesi dall’insediamento del  super Governo ci troviamo senza una vera riforma, con una spesa pubblica incontrollata, con una disoccupazione di tipo vulcanico, tutto farcito in una recessione economica come non si vedeva dal dopoguerra; dulcis in fundo, in una dittatura fiscale e politica come non si poteva neanche immaginare. Alla faccia della democrazia! Il risultato dell’inasprimento fiscale esercitato da questo Governo, a livello sociale, è stato un’escalation di furti, rapine, scippi, truffe, estorsioni e corruzione, così tanto elevato, da non fare più notizia. È chiaro che ci stiamo avviando verso l’auto distruzione. Insistere a voler stare nella zona euro a tutti i costi ci sta obbligando a creare architetture sociali ed economiche surreali che presto crolleranno rovinosamente su se stesse. Abbiamo ceduto la nostra sovranità nazionale ai mercati finanziari col risultato di essere contrabbandati come merce speculativamente appetibile su tutti i mercati internazionali. Avere sposato la globalizzazione senza tenere conto che ci sarebbe stata una lotta impari( impossibile da pareggiare, figuriamoci vincere) è stata una follia. Se oggi in Italia manca la classe dirigente è anche perché manca la destra della sovranità nazionale. La sovranità è un valore che difetta ad una sinistra a vocazione internazionalista; che è lontana dai principi di un centrodestra che si è mostrato  più attento a soddisfare bisogni di potere sfumando  i grandi sogni degli italiani  per cui s’era formato:  la sovranità, dunque,è patrimonio esclusivo di una destra che ora spetta a noi far individuare. Si è sovrani perché si decide da sé e non si rinnega nulla di quel che si è scelto di essere. Anche perché siamo orgogliosi di essere quel che siamo.  L’Italia è un Paese sempre in piena contraddizione. Come si fa’? Arriva un Governo che decide di fare il Piano Casa e, una Regione, come quella della Calabria, che dopo tre anni non è riuscita a partorire una legge sul Piano Casa. Arriva il Governo successivo ed impone l’IMU una tassa incostituzionale perché viola apertamente l’art. 53 della Costituzione e che ha come conseguenza una flessione del mercato immobiliare nazionale del 30%. Quindi “anche” chiusura della Italcementi di Vibo Marina. Poi arrivano le lacrime dello stesso Governo col decreto sviluppo (una barzelletta da 80 MLD) che riduce le tasse a carico delle ristrutturazioni. Mentre in Consiglio regionale il PD  piange insieme al PDL la chiusura dello stabilimento della Italcementi, dopo che loro sono gli artefici della chiusura. È una follia o no!? Nel frattempo, sta arrivando la tempesta: i grillini sono sotto le mura! Il PDL si sta sciogliendo come neve al sole, mentre il PD è immerso in una serie di faide correntizie senza precedenti. Mentre i sagrestani della politica non esistono più, la Lega è in catalessi. Anche se nessuno le vuole, le elezioni, sono dietro l’angolo, la legge contro la corruzione farà cadere questo Governo fantoccio in mano da troppo tempo al presidentissimo Napolitano. La domanda è: siamo sicuri che una volta toccato il fondo cominceremo a risalire?  Il Problema è: grillini oltre a una buona volontà, hanno qualcosa da offrire? Noi siamo sicuri di no!  La politica non si può e non si deve improvvisare. Noi di fiamma tricolore siamo quelli che non tradiamo. Con noi c’è il popolo che teniamo unito nel nome della sovranità, del diritto alla autodeterminazione, a decidere con la nostra testa e non eterodiretti da un computer di Wall Street. Nella politica italiana c’è stata troppa presunzione, arroganza, delirio di onnipotenza e contraddizione. Noi non ci rassegniamo al bipolarismo tra Bersani e Beppe Grillo, al dominio della BCE e di Equitalia, alla fine delle nostre speranze.  E se a noi  ci tengono in tutti i modi possibili e immaginabili al di sotto del 5% attraverso la negazione spazi sui giornali, nelle cronache, in TV è perché i brontosauri della politica che, dominano il mondo dell’informazione, hanno paura di sparire, ma spariranno lo stesso, Grillo compreso.

Francesco Pastore

Fiamma Tricolore

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Mercoledì, 13 Giugno 2012 18:03

La coda del Grillo

grilloDai palchi dei teatri a quelli elettorali. Svestiti i panni del comico, Grillo prosegue imperterrito nel suo secondo tempo da padre-padrone di una creatura ancora amorfa, capace di attrarre i delusi della politica e di parlare alla pancia di un partito che non c’è. Il movimento 5 stelle dilaga. I sondaggi lo danno al 16%. A gennaio contava il 4. Un fenomeno alimentato dalla passione di studenti, disoccupati ed impiegati da 1000 € al mese che fanno politica per civismo, ma che cozza con le incoerenze del guru Grillo. Lo stereotipo perfetto del genovese commerciante furbetto, paladino dell’anticonsumismo che gira in Porsche, trascorre le domeniche da vip in Costa Smeralda ed i lunedì fra le barricate con i No Tav. Mette alla gogna i politici in attesa di giudizio, lui leader di un partito in cui per candidarsi non bisogna avere la fedina penale macchiata, ma si trascina sulle spalle una condanna per triplo omicidio colposo. 10 anni fa a teatro spaccava i computer a martellate, oggi si spaccia per vate del web. Tutto e il contrario di tutto.

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