mini traduemariTra due mari: una striscia di terra di nome Calabria. Una regione dalla quale attraverso i numerosissimi balconi montani si può godere dell’aria buona contemplando il mare, o viceversa, dai davanzali costieri, si può assaporare la montagna, impellente desiderio mentre il corpo si nutre a dismisura del Sole più bello d’Italia. Tra due mari è una grandissima opera letteraria di Carmine Abate, con la quale è stata tracciata la storia di un uomo, Giorgio Bellusci natio di Roccalba, che come tanti altri romantici ha speso tutte le forze per farsi una vita in Calabria, la sua terra, caro scrigno di sogni e di affetti. Fiero narratore delle peripezie di questo grande uomo é il nipote Florian.

Giorgio Bellusci è bambino indomito e adulto determinato. All’età di 22 anni abbandona la propria casa per raggiungere l’amore della sua vita, Patrizia, una ragazza barese conosciuta qualche estate prima a Camigliatello, dove il Bellusci soleva soggiornare coi propri bovini durante il periodo della transumanza.

Ci troviamo nel secondo dopoguerra. In estate, durante il viaggio in direzione di Bari, a Giorgio Bellusci succede un fatto inaspettato, e che per certi versi della bella Calabria ne definisce ulteriori e per niente elogiabili sfaccettature: così, giunto nella piana di Sibari, mentre dà sfogo alle proprie abluzioni corporee, Giorgio Bellusci sente il motore acceso della sua vespa. Dei furfanti gliel’avevano rubata.

Tornare indietro non è da lui. Aveva fatto una scelta e avrebbe continuato per la strada intrapresa. E poi non sarebbe stato facile affrontare le persone di Roccalba. Si sa come vanno le cose in un piccolo paese: tutti gli avrebbero dato addosso, accusandolo di codardia per non essere riuscito nel suo intento. Della famiglia gli importava poco, perché egli stesso sosteneva che non riuscivano a capirlo. L’unico suo rimpianto era il Fondaco del Fico, il fondo di famiglia dove una volta sorgeva la vecchia locanda appartenuta al padre, al nonno e al bisnonno, e che fu dimora per una notte anche di Jadin e Dumas, i quali in quella locanda ci lasciarono un disegno della famiglia Bellusci e un diario che riportava alcuni appunti di viaggio.

Senza un mezzo per poter proseguire, Giorgio Bellusci si accascia per riposarsi e si risveglia con accanto un cane randagio che gli farà da compagno e che battezzerà col nome di Milord (che non a caso, fu anche il nome del cane di Jadin e Dumas durante il loro soggiorno calabrese). In preda all’ira per il fatto di non trovare più la giusta strada, il Bellusci si mette a correre come un matto e quasi rischia la vita quando un’auto, dopo una brusca frenata, gli si ferma davanti. Alla guida c’è Hans Heumann, un famoso fotografo tedesco giunto in Calabria «in cerca di luce».

I due fanno subito amicizia e Hans Heumann promette di portare Giorgio Bellusci a Bari se lo stesso gli avesse prima fatto da guida durante la ricerca di soggetti da fotografare. E dopo che l’affascinante quanto suggestiva Calabria fu impressionata sulle famose pellicole del fotografo tedesco, con l’arrivo delle prime piogge la promessa fu mantenuta: giunto il mese di settembre, intenzionato a ripartire per Amburgo, Heumann accompagna il suo nuovo amico prima a Bari dalla sua bella Patrizia e poi a Roccalba, dove alla vista del Fodaco del Fico rinasce nel Bellusci la voglia di ricostruire la vecchia locanda di famiglia. Voglia mossa da quel pressante pensiero che pure nel sonno lo assillava. L’immensa luce che emanava Giorgio Bellusci nell’esprimere quel desiderio non sfuggì all’occhio attento del bravo fotografo, il quale non perse tempo per scattare l’ultima foto del suo tour calabrese.

Comincia così la grande amicizia dell’allevatore e dell’artista, unione che sarà in futuro rafforzata dal loro rapporto di parentela: il narratore, cioè Florian (che di cognome fa Heumann) sarà infatti il frutto dell’unione tra il figlio di Hans e la figlia di Giorgio. 

A Roccalba va a viverci anche Patrizia per amore del Bellusci, il quale oramai non può fare più a meno del Fondaco del Fico.

La determinazione dell’uomo risulta sempre fondamentale e il determinato Bellusci passa così dal sogno alla realtà quando incarica il «migliore ingegnere della zona» a realizzare il progetto per i lavori del Fondaco del Fico.

Un giorno però, Giorgio Bellusci riceve un’inaspettata visita presso la propria macelleria all’orario di chiusura. Un giovane ben vestito scende da un’auto, si dirige verso di lui e lo saluta con fare altero: «Buongiorno capo. Come và?». Lo stesso, incitando il Bellusci a progredire sempre nella sua attività continua nel dirgli: «Avrete la nostra benedizione, la nostra protezione. Pagherete una piccola percentuale l’ultima domenica di ogni mese. Passo io a ritirare la pila. Non dovete preoccuparvi di nulla». Al ché, il primo istinto di Giorgio Bellusci lo porta a minacciare l’avventore col suo coltellaccio da macellaio.

Comincia da questo momento una storia nella storia. Carmine Abate, attraverso la voce narrante di Florian Heumann, ci descrive il Fondaco del Fico non più come espediente per la realizzazione di un sogno, bensì come giusta causa per sconfiggere un incubo rappresentato dalla malavita.

Giorgio Bellusci subisce così diversi attentati, dimostrandosi completamente sordo alle richieste fattegli dai mafiosi. In primo luogo i malavitosi appiccheranno fuoco alla porta della macelleria e la reazione del Bellusci sarà quella di non preoccuparsene perché a suo dire era troppo vecchia e in ogni caso andava cambiata. Dopo gli taglieranno le viti e, con immenso autocontrollo il Bellusci dirà: «Meglio, così ho meno da lavorare». In ultimo, i mandriani lo informeranno di aver trovato 2 cani e 10 pecore sgozzate, che tempestivamente verranno esposte nella macelleria a basso mercato e subito vendute grazie alla solidarietà dimostrata dagli abitanti di Roccalba.

Ma la pazienza ha un limite. Nonostante il Bellusci abbia voluto dimostrare a tutti che si deve agire come se la ’Ndrangheta non esistesse, nel momento in cui l’esattore malavitoso si ripresenta nuovamente per riscuotere "il pizzo", lo infilza al collo con un gancio da macellaio e lo appende in bella mostra all’interno della macelleria.

Finisco col dire che, giunti a questo punto, ogni altra parola spesa a riguardo sarebbe un inutile tassello messo a completamento della sublime narrazione di Carmine Abate, che qui mi risparmio di aggiungere per lasciarvi l’occasione di gustare un libro straordinario che vi coinvolgerà totalmente.       

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mini manifestazione16aQuesta mattina alle ore 11.00 su convocazione di S.E. il Prefetto Michele Di Bari, si è tenuto nella sala riunioni della Prefettura di Vibo Valentia, un incontro a cui hanno preso parte una delegazione del comitato “Pro Serre” ed il sindaco di Serra San Bruno, Bruno Rosi, tra l’altro capofila della conferenza dei primi cittadini del distretto sanitario. L’incontro durato quasi un’ora e mezza ha rappresentato l’occasione concreta per ribadire, a scanso ormai di qualsiasi ultimo equivoco, come il territorio dell’entroterra vibonese sia ormai nei piani istituzionali, politici, sanitari e non solo, abbandonato a se stesso. La prova del nove arriva proprio dalla voce del Prefetto che nell’ambito dell’incontro di questa mattina ha comunicato ufficialmente la ferma intenzione del Presidente Scopelliti, Commissario ad Acta della sanità calabrese, di non voler ricevere il comitato in un ipotetico tavolo in cui evidenziare quella che è la drammatica situazione di crisi sanitaria

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Venerdì, 18 Maggio 2012 10:48

Tassone sul sequestro dell'Alaco: 'Era ora!'

mini conf stampa mirko 30 aprile 2012Riceviamo e pubblichiamo:

Finalmente! Era ora! La notizia del sequestro dell’invaso dell’Alaco che rifornisce di acqua 80 comuni calabresi, tra i quali, anche, Serra, consente, da una parte, di tirare un sospiro di sollievo, dall’altra, fa lievitare l’apprensione e le preoccupazioni dei cittadini/consumatori che, ormai, da anni, utilizzano quell’acqua per bere, cucinare, lavarsi etc. Ora, è necessario attendere l’esito delle indagini, anche per sapere cosa Sorical e soci ci abbiano propinato. In ogni caso, l’intera vicenda pone, ancora una volta, in evidenza il ruolo marginale e subalterno della politica. Eppure, che l’acqua non fosse buona, ormai, lo sapevano tutti o quasi, forse, anche, qualche amministratore comunale che, di giorno, invitava i cittadini a bere dal rubinetto e di sera andava a rifornirsi alla “scorciatina”. Che il problema fosse maledettamente attuale, lo si era intuito anche nella passata campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale, allorquando tutti i candidati avevano assunto impegni precisi per “staccare il comune da Sorical”. Il più originale, quello con la ricetta più persuasiva e convincente era stato, però, l’attuale sindaco, il quale aveva promesso un carico di picconi da consegnare ad “esperti boscaioli”, i quali, nelle vesti di rabdomanti avrebbero dovuto trovare l’acqua, incanalarla e portarla nelle case dei serresi. Ma parafrasando Rino Gaetano, gli attuali amministratori “partiti incendiari e fieri, sono arrivati pompieri”, nel senso che appena si sono insediati, non solo, non hanno affrontato il problema, ma lo hanno addirittura negato, in perfetta sintonia con quanto fatto, anche, prima del 2011. A ciò si aggiunga il silenzio pressoché assordante dei vari protagonisti politici degli ultimi anni. Eppure, come spesso accade, c’è sempre qualcuno che, pur non avendo mai proferito parola, alla fine dice “l’avevo detto!”. La verità, però, è un’altra, a sollevare il caso, facendolo entrare nell’agenda politica è stato un solo consigliere comunale, ovvero sottoscritto, il quale, in tempi non sospetti e in particolare il 9 luglio 2008 presentava una richiesta di accesso agli atti relativi alle analisi delle acque erogate nel territorio comunale. In data 5 agosto dello stesso anno, presentata un’interrogazione indirizzata al sindaco, dopo qualche giorno è stata diramata un’ordinanza per vietare l’uso dell’acqua. Le altre interrogazioni, portano le date del 2 settembre 2009; 20 luglio 2010; 1 agosto 2011. A ciò si aggiunga che, nell’indifferenza di molti, il 16 dicembre 2011 ho denunciato pubblicamente il contenuto della convenzione con la quale in cambio di 30 mila euro il comune rinunciava a tutte le controversie pendenti con Sorical. Potrei, inoltre, citare i moltissimi comunicati stampa, gli articoli o i servizi televisivi nei quali ho richiamato l’attenzione sul problema. Il tutto è chiaramente documentato e documentabile ed a disposizione di chi, eventualmente, volesse prenderne visione. Eppure a fronte di tutti questi interventi, delle continue ordinanze di non potabilità, nessuno, tra gli amministratori, si è mai preoccupato di guardare al di là del naso, al contrario, sindaci, assessori e consiglieri comunali succedutesi si sono sempre limitati ad esibire il, semplice, risultato delle analisi, anche, quando era evidentemente contraddetto dal colore e dall’odore dell’acqua. Che dire poi dei big della politica, come i consiglieri regionali, i quali, nonostante, Sorical sia una società le cui azioni sono detenute al 51 % dalla Regione Calabria, non si sono preoccupati di presentare neppure una semplice interrogazione per cercare di far luce su una vicenda che riguarda, in fin dei conti, la salute dei cittadini. Non solo, la politica si è fatta notare, ancora una volta, per la sua assenza e quando è intervenuta ha perso una buona occasione per tacere. Chi in passato ha minacciato di denunciarmi, chi ha, subdolamente, insinuato che l’acqua fosse artatamente colorata per screditare l’amministrazione, chi, irresponsabilmente, ha invitato i cittadini a bere dal rubinetto dovrebbe avere il pudore di chiedere scusa e dimettersi o per lo meno di tacere.

Mirko Tassone (consigliere comunale 'Al Lavoro per il Cambiamento')

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Giovedì, 17 Maggio 2012 18:23

Il Prisma/12. H2O

mini IMG_0136_800Il Prisma (rubrica fotografica settimanale a cura di Filippo Rachiele).

La copertina della rubrica si intitola "Pianoforte".

"C'è a chi piace suonare, a chi cantare e a chi scrivere libri a me piace scattare foto..."

  

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mini schinellaRiceviamo e pubblichiamo:

ARENA - Riorganizzazione dell’apparo burocratico dell’ente, interventi in tema di pulizia e decoro urbano, recupero di ingenti finanziamenti che il Comune rischia di perdere, manutenzione ordinaria e straordinaria della scuola di Cerasara e altro, tanto altro ancora. La nuova amministrazione targata Antonino Schinella, insomma, ha già incominciato a muovere i primi passi. E tra i primi provvedimenti adottati, per prima cosa, c’è la nomina del nuovo segretario comunale a scavalco. La scelta del neosindaco Antonino Schinella è ricaduta su uno dei professionisti più apprezzati nel panorama dei segretari calabresi: Cesare Pelaia, attuale segretario del Comune di Lamezia Terme.

Già segretario generale prima e direttore generale poi della Provincia di Cosenza, segretario comunale a Gioia Tauro e dg dell’Azienda ospedaliera di Cosenza, Pelaia si è insediato al Comune di Arena venerdì pomeriggio. Senza perdere tempo, di concerto con il primo cittadino, il nuovo segretario comunale si è già attivato per esperire le procedure per la pubblicazione di un avviso pubblico per l’affidamento dell’incarico di responsabile dell’Ufficio tecnico e, tra le altre cose, ha anche convocato, per martedì 22 maggio, il primo consiglio comunale, nel corso del quale, oltre alla convalida degli eletti e all’indicazione del consigliere che rappresenterà il Comune alla Comunità montana dell’Alto Mesima-Monte Poro, il sindaco Antonino Schinella ufficializzerà la nuova giunta.

Ma la road map della nuova amministrazione comunale ha incominciato ad incrociare anche temi fondamentali e tutti sentitissimi per la gente del luogo. Senza tergiversare, la nuova amministrazione comunale ha preso contatto con Mangiardi, il dirigente dei servizi provinciali dell’Afor di Vibo Valentia con il quale siglerà a breve un Protocollo di intesa. L’obiettivo del sindaco Schinella, dei futuri assessori e dei consiglieri comunali è quello di avviare un programma a tutela dell’ambiente mediante interventi tesi a ridurre l’erosione superficiale e la piantumazione diffusa di piante con effetto di stabilizzazione dei versanti. Ma non è tutto: giovedì prossimo, infatti, il sindaco Antonino Schinella incontrerà Domenico Piccione, presidente del Consorzio di Bonifica Tirreno vibonese, con il quale firmerà una convenzione temporanea che consentirà al Comune di Arena di iniziare ad affrontare le prime esigenze in tema di pulizia e decoro urbano. La convenzione, per farla breve, permetterà al Comune di poter beneficiare di personale idraulico-forestale che sarà impiegato per interventi come pulizia di aree verdi, cunette e canali di scolo su strade di pertinenza comunale.

Infine, sempre per quanto riguarda politiche di collaborazione e cooperazione tra enti avviata dalla nuova amministrazione comunale, martedì mattina il sindaco si recherà in Provincia, per proporre al presidente Francesco De Nisi e al dirigente del XII settore Giuseppe La Fortuna una convenzione che consentirà al Comune di Arena di utilizzare, a giorni alterni, gli agenti della Polizia Provinciale a supporto degli uffici comunali di Polizia Municipale. 

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mini brognaturo_municipioBROGNATURO – Pino Iennarella è il nuovo sindaco del borgo della Madonna della Consolazione. Con 253 voti, il capolista di “Ancora insieme per Brognatuto” conquista le chiavi dell’amministrazione cittadina e si pone nel solco della continuità con il suo mentore, Cosmo Tassone. Nulla da fare, quindi, per il nuovo corso propugnato da Maria Carmela Mangiardi che, alla guida di “Rinnovamento e crescita”, non è andata oltre le 231 preferenze. La differenza, cristallizzata in ventitre voti, rappresenta un divario, tutto sommato contenuto. A determinare l’esito della competizione, con tutta evidenza, è stato il peso specifico ed il valore aggiunto dei singoli candidati a consigliere.

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mini Certosa 2Ci sono storie che diventano misteri per la loro capacità di vincere il tempo, diventando tetragone ad ogni indagine. La storia tormentata e misteriosa di Ettore Majorana, il geniale fisico catanese sparito nel nulla il 27 marzo 1938, è senza dubbio una di esse. Una storia segnata da continue rivelazioni che, in realtà, non hanno mai rivelato un bel nulla. Da oltre settant’anni, tra ipotesi, congetture e false verità, il mistero rimane fitto ed inaccessibile. Un mistero che Leonardo Sciascia ha cercato d’indagare e ricostruire, nell’ormai, celebre “La scomparsa di Majorana”, il volume pubblicato, da Einaudi, nel 1975. Un “giallo filosofico”, nel quale sono stati raccolti i sette articoli pubblicati, dallo scrittore di Racalmuto, su “La stampa”, di Torino, tra 31 agosto ed il 7 settembre 1975, con il quale viene messa in relazione la fuga dal mondo” dello scienziato con una crisi etica e religiosa. Per Sciascia, il fisico avrebbe deciso di sparire, perché tormentato da dubbi e scrupoli morali derivanti dall’aver intuito, con grande anticipo, gli effetti terrificanti delle ricerche sull’atomo. Secondo la tesi avanzata dallo scrittore siciliano, Majorana avrebbe accuratamente architettato la scomparsa, prima di placare i propri tormenti interiori dietro la porta di un convento, o meglio di una certosa. Un luogo che Sciascia visita (foto) e del quale, nell’ultimo dei sette articoli dal titolo, “Nella Certosa la rivelazione”, dice: « […] siamo entrati in questa cittadella dei certosini, per seguire una sottile, inquietante traccia di Ettore Majorana. Una sera, a Palermo, parlavamo della sua misteriosa scomparsa con Vittorio Nisticò, direttore del giornale L’ora. Improvvisamente Nisticò ebbe un preciso ricordo: giovanissimo, negli anni della guerra o dell’immediato dopoguerra, insomma intorno al 1945, aveva visitato, in compagnia di un amico, un convento certosino; e ad un certo punto della visita, da un “fratello” […] avevano avuto la confidenza che nel convento, tra i “padri”, si trovava un grande scienziato. ». La certosa di cui parla lo scrittore, ben presto verrà associata a quella di Serra San Bruno. Eppure, Sciascia non ne fa mai il nome. In nessuno dei suoi scritti, infatti, viene esplicitamente indicata la località in cui si sarebbe rifugiato Majorana. Si parala genericamente di “una cittadella dei certosini” senza, mai, associarla al luogo in cui San Bruno trascorse gli ultimi anni della propria esistenza terrena. Come si giunse, quindi, ad identificare il luogo descritto da Sciascia con la Certosa di Serra San Bruno? Il “giallo”, a dire il vero, non durò molto, a rivelarlo, fu un giornalista della “Stampa”, Lorenzo Mondo, in un’intervista del 5 ottobre 1975, nella quale, per la prima volta, Sciascia rivela il luogo in cui ha condotto la sua indagine. Il titolo: “Parlando con Sciascia del fisico e di altre cose”, è corredato da un catenaccio quanto mai esaustivo: “Lo scrittore fa per la prima volta il nome del convento dove sarebbe fuggito lo scienziato: la certosa di Serra San Bruno”. Secondo l’estensore del pezzo: «A Sciascia venne in mente d'occuparsi di Majorana, di fargli posto tra le sue storie siciliane, quattro o cinque anni fa, sulla base di un'intervista rilasciata da Erasmo Recami. […]. Recami lo mise in rapporto con Maria Majorana, la sorella superstite dello scienziato: i documenti - lettere, appunti, testimonianze di amici - sui quali la singolare scomparsa gettava una forte luce di ambiguità, furono un grosso regalo per la disposizione investigatrice e raziocinante di Sciascia. Nei lettori del suo racconto resta però insoddisfatta la curiosità sulle conclusioni. Si sospetta che, dopo avere smontato la tesi del suicidio. Sciascia abbia imboccato, come dire, una « scorciatoia » poetica. « No - dice - sono convinto che sia andata così come ho scritto, che Majorana si sia ritirato in un convento». E’ disposto anche, per la prima volta, a fare il nome della certosa in cui Majorana avrebbe sepolto la sua angoscia per il terrificante potere, appena intravisto, di «una manciata di atomi». Si tratta della certosa di Serra San Bruno, in Calabria, provincia dì Catanzaro. Sciascia c'è stato davvero: ha visto i boschi verdissimi che la circondano e i resti del portico secentesco scampato al terremoto del 1783, ha indugiato nel piccolo cimitero con i trenta tumuli e le trenta croci nere senza nome. Lo ha accompagnato proprio un vecchio, enigmatico frate straniero dallo « sguardo chiaro in cui trascorrono diffidenza e ironia». […] a Serra San Bruno era passato, inseguito dalle sue furie, il colonnello Paul W. Tibbets, l'uomo che il 6 agosto 1945 guidò la missione dell'Eriola Gay su Hiroshima. Quest'ultima storia i certosini, e particolarmente il nuovo priore Dom Anquez, l'hanno smentita più volte, ma continua a sedurre, a muovere visitatori anche da lontano. Per Sciascia questo strano accostamento, preparato dal destino o forse dalla leggenda, tra il primo uomo che diede la « morte per atomo » e un altro che se ne ritrasse inorridito, ebbe il valore di una folgorazione. «Anche se la storia non fosse vera e la certosa di Serra San Bruno non c'entrasse - spiega - l'identificazione da me proposta avrebbe una sua verità».


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mini admoSERRA SAN BRUNO – Bruna Maiolo è la nuova presidente regionale dell’ Admo, l’associazione che si propone di combattere la leucemia, i linfomi, il mieloma, la talassemia e le altre malattie del sangue attraverso la donazione ed il trapianto di midollo osseo. L’ufficialità è arrivata sabato scorso nel corso di una manifestazione tenutasi a palazzo Chimirri, che ha visto la partecipazione dei rappresentanti dell’ Aics, Avis, del gruppo scout “Agesci 2” e del corpo forestale dello Stato con il quale l’ Admo ha siglato un protocollo d’intesa. Francesco De Caria, presidente dell’ Associazione italiana cultura e sport “Polisportiva delle Serre” si è soffermato sulla necessità di “mettersi a disposizione degli altri”, diffondendo “sani principi” attraverso lo sport ed il volontariato. In rappresentanza dell’ Avis comunale era presente l’ingegnere Salvatore Albano, il quale ha sottolineato l'importanza dell'operato dell’ Avis che, così come l’ Admo, “ ha come unico scopo quello di dare una speranza di vita in più  in caso di malattia. Ogni giorno in italia – ha proseguito Albano - servono più di ottomila unità di sangue e dato l'avvicinarsi della stagione estiva è ancora più importante che quante più persone donino il sangue,  dato che l'estate è tristemente famosa per essere il periodo durante il quale si verificano la maggior parte degli incidenti stradali”. Giuseppe De Raffele, presidente del Consiglio comunale,ha rimarcato l’attenzione sulla necessità di “dare una mano a chi ne ha veramente bisogno”; anche il consigliere regionale del Pd, Bruno Censore, ha avvertito il bisogno di “sostenere l’associazione”. Al termine della manifestazione, i componenti del gruppo Scout hanno dato il proprio contributo con una rappresentazione che ha trasmesso in pizzico di entusiasmo tra i presenti. Nel corso del convegno, inoltre, è stato ufficializzato il nuovo direttivo regionale Admo così composto: Vito Nusdeo (vicepresidente), Bruna Maiolo (presidente) e Salvatore Albano (tesoriere).

(foto Filippo Rachiele)

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mini consiglio prov. 21 dic 2011Riceviamo e pubblichiamo: Ormai da diverse sedute di Consiglio Provinciale ci troviamo ad assistere al persistente “inciucio” tra le forze di opposizione che si riconoscono nel Pdl e nella Lista Scopelliti e la maggioranza di centrosinistra guidata dal Presidente De Nisi. Un comportamento che avevamo già denunciato nel corso della recente seduta di Bilancio e che si è appalesato ulteriormente anche nel corso della seduta consiliare di ieri sera, durante la quale si è definitivamente consumata, a causa dell’irresponsabile condotta politica dei Gruppi Consiliari che fanno riferimento al Pdl/Lista Scopelliti, la rottura definitiva del fronte delle forze di opposizione. La decisione pressoché unanime (ad eccezione di un solo consigliere) assunta dai gruppi consiliari del Pdl/Lista Scopelliti di avallare lo scippo perpetrato dall’esecutivo De Nisi a danno delle popolazioni del comprensorio di Tropea

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Mercoledì, 25 Aprile 2012 12:41

Il 25 aprile di Sharo: la memoria e l'orgoglio

mini DSCN8474Di seguito pubblichiamo uno scritto di Marinella Gambino in memoria del padre Sharo, compianto giornalista e scrittore morto il 25 aprile 2008.

Dal giorno della scomparsa di Sharo Gambino siamo stati testimoni di una mobilitazione straordinaria. Il mondo della cultura, la gente comune, la Calabria intera, parte dell'Italia, hanno voluto rendere omaggio alla figura dello scrittore, con una tale ricchezza di sentimenti, quale noialtri familiari non ci saremmo mai aspettata. Una partecipazione ampia e generosa, un affetto travolgente di cui siamo sentitamente grati. Nel mio modo di vedere, ho sempre ritenuto che mio padre, per le sue esequie, immaginasse qualcosa di esattamente eguale ai funerali del suo personaggio Mariano D'Alife, nel romanzo 'Concerto in re maggiore':

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