Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
SERRA SAN BRUNO - Erano da poco passate le 19 dell’ 11 ottobre di tre anni fa. Pasquale Andreacchi, dopo essersi ritirato dal maneggio in compagnia del padre Salvatore, esce per comprare le sigarette ad un distributore poco distante dalla propria abitazione. Purtroppo, però, non fa più ritorno. La mattina seguente, la madre Maria Rosa non vedendo Pasquale a letto, si preoccupa e così inizia il tam-tam di telefonate a parenti e amici per capire se qualcuno lo avesse visto. Non avendo notizie, i familiari del gigante buono, amante dei cavalli, si recano presso il commissariato di Polizia per sporgere denuncia. Dopo una serie di attività investigative, è emerso che Pasquale avrebbe avuto dei problemi con un pregiudicato della zona per la compravendita di un cavallo non pagato.
Riceviamo e pubblichiamo:
Negli ultimi giorni si sono levate, provenienti da più parti, forti e vibrate proteste rispetto alla trasmissione sulla sanità calabrese, ma non solo, andata in onda qualche settimana fa su Rai 3 per il programma “Presa Diretta”. Una sollevazione indignata è venuta da chi difende a spada tratta le risultanze del Piano di Rientro, dalla deputazione regionale di centro destra, nonché da diversi direttori generali e supporters vari. Tra le altre mi ha fortemente colpito la critica mossa al programma dal consiglio direttivo dell’Ordine dei Medici della Provincia di Vibo e in particolare del suo Presidente Dr. Antonino Maglia, verso cui, lo dico a priori, ho profonda stima e al quale mi lega una sincera amicizia. Concordo sul fatto che il servizio sia stato volutamente strutturato per far esaltare la “malasanità” calabrese mediante l’intervista di persone che hanno subito la perdita di figli amatissimi, giovani vite che per imperizia, errore, carenze o qualsivoglia altro problema, non sono più su questa terra e non possono regalare un sorriso ai loro cari. Era giusto sentire sulle problematiche socio sanitarie attuali, per quello che interessa la nostra Azienda, anche i livelli istituzionali e, possibilmente, i medici. D'altronde però, giustamente, gli stessi consiglieri, nel corso del dibattito, hanno evidenziato come le criticità esistenti siano alla continua attenzione dell’Ordine, riconoscendo che “il grave rischio clinico è rappresentato appunto dalle precarie condizioni strutturali degli ospedali, dal deficit strumentale e tecnologico e anche da una disarticolata organizzazione e dalla precarietà della risorse umane”.
Partendo da questa presa di coscienza, è chiaro che non si può fare, sicuramente, di tutte le professionalità sanitarie, soprattutto mediche, di tutta l’erba un fascio; hanno ragione i consiglieri dell’Ordine dei Medici e fanno bene a difendere strenuamente la loro categoria. Ma questo non vuol dire che bisogna fare come gli struzzi e tenere la testa sotto la sabbia quando il problema non è tanto l’appartenenza ad una data categoria, che secondo me non si deve sentire costantemente sotto processo, ma è il sistema. La trasmissione sulla sanità mandata in onda da “presa Diretta” non ha indignato solo per quello che ha fatto vedere sulla Calabria, in fin dei conti sono cose che, bene o male, conosciamo (certo, alcuni medici dell’Ospedale di Polistena (RC) non hanno fatto una gran bella figura facendosi riprendere mentre seduti in cerchio leggevano il giornale o fumavano spargendo cenere e cicche di sigarette sui pavimenti, potevano evitare di dare un’immagine che ha fatto arrossire di vergogna ogni calabrese che ha seguito la trasmissione in ogni angolo della terra); l’indignazione è nata e continua ad esserci perché i cittadini calabresi si sono potuti rendere conto, ancora di più, di quanto, nei loro confronti, non solo sia stato disatteso il principio costituzionale di tutela della salute, ma di come siano venuti meno i capisaldi del concetto stesso di salute inteso come fondamentale diritto della persona: l’universalità e l’uniformità dell’assistenza.
Ma, io mi chiedo e chiedo soprattutto agli addetti ai lavori: forse non è vero che, salvo poche eccellenze, per seri problemi di salute i cittadini calabresi devono rivolgersi a strutture del nord ? sono favole o è la cruda realtà le migliaia di persone che ogni anno intraprendono i viaggi della speranza con tutto quello che ne deriva sul piano economico e sociale? Ma perché non dovremmo indignarci nel vedere che la sanità territoriale, alla quale lo Stato destina la gran parte delle risorse di bilancio (55%), in Calabria non esiste o è poco considerata, mentre in altre zone del paese è fortemente incentivata perché, tra l’altro, vuol dire risparmiare. Penso, ad esempio, alle Case della Salute, all’Assistenza Domiciliare, all’ospedalizzazione a domicilio ecc. Da noi l’Ospedale rappresenta l’ombelico del mondo, generatore di enormi costi e di sprechi anche per un suo uso distorto ed inappropriato. In Calabria si preferisce la difesa estrema dei piccoli ospedali non perché gli stessi riescano a garantire benessere e salute, ma solo per un fatto di campanile spinto all’eccesso da vari e stratificati interessi. Le Case della Salute o i Centri di Assistenza Territoriale sicuramente rappresenterebbero una grande opportunità assistenziale, ma è un discorso difficile da far capire ed anzi chi dovrebbe, più di altri, farsi interprete e sostenere tale impostazione preferisce la difesa pervicace dell’ospedale, con tutti i rischi ed i pericoli che ciò comporta.
Rafforzare e dotare dei giusti posti letto i centri di eccellenza, gli ospedali Hub e gli ospedali Spoke, dare un senso agli Ospedali di Montagna incentivandone l’aspetto relativo all’emergenza urgenza, dotarli in concreto delle strutture già previste dai decreti del Commissario ad acta per farli funzionare, da subito, con mezzi, strutture e personale adeguati per la missione che sono chiamati a svolgere, e non lasciarli abbandonati a se stessi, buoni solo a fornire risorse umane agli altri ospedali in difficoltà.
Quello che sbagliano i consiglieri e il presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Vibo Valentia è il pensare che con la costruzione del nuovo Ospedale si risolveranno tutti i problemi della sanità su questo emarginato e, purtroppo, bistrattato territorio. Certo, esso rappresenta una fase importante; sarà d’aiuto perché consentirà di lavorare meglio e potrà contribuire, forse, a dare anche una diversa immagine; ma non potrà sicuramente determinarne, da solo, il miglioramento dell’assistenza e la risoluzione di annosi problemi. Questioni ormai incancrenite che sono il frutto di carenza di programmazione e di una visione miope di una classe politica e dirigente che non ha voluto, o forse non ha saputo, dare dignità all’ammalato che soffre e al bisogno di salute che sempre più forte proviene dalla società. Dobbiamo essere onesti con noi stessi e lavorare perché almeno i nostri figli e i nostri nipoti possano avere un sistema sanitario adeguato, una rete assistenziale che parti dal territorio dove i medici di famiglia riscoprano il gusto e la voglia di fare clinica, di confrontarsi, di aggiornarsi, senza limitarsi a prescrivere farmaci ed esami, tante volte anche per telefono. Di questi tempi dovremmo sforzarci anche di pensare quale sia il modo adeguato per risolvere problemi epocali quali quelli di una popolazione che va sempre di più invecchiando e che molto spesso rimane sola; alle persone diversamente abili che meritano per tutte le sofferenze patite la giusta assistenza. Dovremmo rivolgere lo sguardo verso i problemi ambientali che ieri sembravano marginali ma che oggi sono di grande attualità e possono costituire un grosso pericolo per la società: l’acqua, l’aria, beni comuni che non hanno prezzo e che qualcuno ha già mercificato vendendo, tra l’altro, veleno. Ci sono stati anni in cui la sanità ha rappresentato la possibilità di elargire prebende e di dare sfogo ad un clientelismo sfrenato che ha coinvolto indistintamente tutti dagli ausiliari ai primari; è giunto il momento, attesa anche l’estrema delicatezza del settore in questione dove c’è in gioco la salute e la vita della gente, di cambiare registro, avendo la consapevolezza che, ad esempio, la realizzazione dell’Ospedale di Vibo rappresenterà non già l’arrivo ma solo l’inizio di una fase di riscatto che deve avere quali protagonisti ognuno di noi.
Dott. Fioravante Schiavello
Funzionario ASP Vibo Valentia
Nuvole nere tornano ad addensarsi sul cielo della sanità calabrese. Questa volta ad agitare le acque è il caso delle nomine ai vertici dell’Asp di Reggio Calabria partorite di recente dal governatore Giuseppe Scopelliti. A balzare agli onori della cronaca è il caso di Vincenzo Scali, ex ufficiale superiore della Capitaneria di Porto nominato Direttore Amministrativo dell’Asp di Reggio Calabria, nonostante il divieto previsto dalla legge 724 del 1994, che impedisce il cumulo tra pensione anticipata di anzianità e lo svolgimento di incarichi a qualsiasi titolo.
Riceviamo e pubblichiamo: "A seguito dalla scelta del Presidente Lombardo di Allearsi al Centro–Destra di Silvio Berlusconi con il Movimento Grande SUD, il Nostro Partito Politico “Autonomia e Diritti” che fa capo all’On. Presidente Agazio Loiero, decise di mollare l’MPA e di sostenere per le elezioni politiche appena trascorse, il centro sinistra. Tuttavia, già all’incontro del nostro Movimento Autonomia e Diritti avvenuto a Gizzeria, avevo percepito che non vi era unanimità su quale Partito del Centro-Sinistra convogliare i voti del nostro partito. Mi ero sempre più convinto cosi che, le mie personali posizioni politiche, non erano tali da propendere per un celere appoggio al Partito Democratico ma, ad un sostanziale e generico appoggio allo schieramento del Centro Sinistra che fa capo al presidente Luigi Bersani, cosi da tutelare e salvaguardare la nostra immagine di Democristiani rispetto ad altre rispettabilissime culture politiche come i Comunisti. La mia intenzione era di innescare un processo di cooperazione con il centro sinistra senza precipitose integrazioni con il partito Democratico che sarebbero state viste a Serra San Bruno dai più, come scelte schiavistiche dettate dalla certa affermazione dell’Onorevole Bruno Censore, la cui elezione per il sottoscritto era già avvenuta in occasione delle precedenti Primarie proprio grazie alla attuale legge elettorale. In quella occasione il Nostro Movimento decise di non partecipare (sostenendolo indirettamente) alle primarie a tutto vantaggio del neo parlamentare Censore che in quella occasione riuscì a dimostrare di avere a Serra San Bruno una roccaforte politica. Avevo pertanto richiesto al nostro Leader locale Raffaele LoIacono di aprire un confronto all’interno del Nostro Movimento cosi da ponderare più razionalmente la strategia politica da attuare. Invece, con grande rammarico, constatai che in Raffaele LoIacono, al quale sono tutt’ora legato da una grande amicizia, era forte la necessità di manifestare pubblicamente tale appoggio al Partito Democratico di Serra San Bruno che lottava per far eleggere l’On. Bruno Censore alla Camera dei Deputati tanto da avvisarmi solo un paio di giorni prima, sulla partecipazione della Coordinatrice Cittadina di Autonomia e Diritti (Valeria Giancotti, ndr) alla Comizio Conclusivo al quale prese parte l’On. Rosy Bindi, per portare i saluti ed il sostegno del Nostro Movimento. Al che, il passaggio scorretto è stato proprio quello di decidere monocraticamente il sostegno al Partito Democratico, senza un incontro con tutto il Direttivo e con gli iscritti dettato da chissà quale aspettativa politico elettorale. Decisi pertanto in soli tre giorni di ritornare alle origini democristiane e di salvare la mia faccia e soprattutto la mia dignità, senza danneggiare il Partito Democratico sposando la causa di sostenere solo alla Camera dei Deputati, “Scelta Civica Monti” e nessun Partito al Senato della Repubblica per distinguersi anche dall’UDC locale evitando quindi di scendere nel personale. Ritengo di aver conseguito un risultato incredibile riuscendo a catalizzare 110 voti per un preciso scopo: essere sempre fedele alle proprie idee, salvaguardare la propria dignità e soprattutto di non essere una pecora ma una testa pensante. Perché solo se sei coerente sei credibile".
Vincenzo Albanese
Coordinatore compensorio Serre 'Autonomia e diritti'
Quale dolore più grande per un genitore scoprire che il proprio figlio è stato ucciso in un modo così barbaro. Lo sanno bene Salvatore e Maria Rosa. Lo sanno bene perchè, ormai, è da più di tre anni che Pasquale non c'è più. E la sua mancanza si sente. Si sente nel quotidiano. Si avverte ogni qualvolta Salvatore e Maria Rosa entrano in casa e non vedono quel ragazzo buono alto due metri. Si avverte nella vita di tutti i giorni, insomma. Loro, però, hanno una forza nel reagire quasi inusuale. Nonostante siano perfettamente consapevoli del fatto che l'assassino di Pasquale è libero. Un omicidio impunito. Salvatore e Maria Rosa, però, non intendono mollare.
SERRA SAN BRUNO - L'altra faccia del paese. Quella di una comunità che non si rassegna, che lotta, nonostante le ingiustizie subite in questi anni. Si, domenica a Serra è scesa in piazza l'altra faccia del paese. Quella che non si piega, che non ha alcuna intenzione di abbandonare la terra che ha dato i natali a personaggi illustri, come Mastro Bruno Pelaggi o Sharo Gambino. E chissà cosa avrebbero esclamato Pelaggi e Gambino, vedendo Serra così degradata, defraudata e privata di ogni men che minima garanzia. Non osiamo immaginare...
Continua il percorso di lotta culturale dell’associazione 'Il Brigante' che, in collaborazione con l’associazione - Rivista 'Nuestra America', ha presentato nei giorni scorsi, nella ricorrenza del 160 anno della nascita del poeta rivoluzionario Josè Marti, il volume dal titolo 'Il risveglio dei maiali'. All’iniziativa hanno preso parte collettivi politici, organizzazioni sindacali, associazioni e cittadini. Ad aprire la discussione è stato Salvatore Albanese, il quale ha illustrato il progetto politico del Brigante ed il suo ruolo nella società come 'punto di riferimento culturale e di protesta nella nostra regione'.
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