Giovedì, 14 Ottobre 2021 17:03

Il presepe di Remo a via Roma e la storia di una famiglia serrese speciale

Scritto da Bruno Greco
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Il consumismo sempre più sfrenato ha cambiato totalmente il modo di approcciarsi agli aventi e alle feste. Non si perde tempo e riposti gli ultimi oggetti da spiaggia i negozi sono già pronti per esporre quelli natalizi, come comanda la spietata legge del profitto. Il sole d’agosto è ancora stabile sopra i 30 gradi e negli angoli illuminati di botteghe e centri commerciali cascano già i primi fiocchi di neve sui rappresentati luoghi della Natività.
Anche nella stanza di via Roma di Remo Borello, a Serra San Bruno, i preparativi per il Natale cominciavano nel mese di agosto ma qui la ragione prescinde dalle leggi di mercato. La sua passione per il presepe era tale che l’allestimento non avrebbe aspettato il tramonto della stagione estiva. In più, il tempo per lui sarebbe stato sempre più tiranno che per gli altri, a causa della cecità. «Faceva tutto da solo – ci ha raccontato un suo caro amico che gli è stato a fianco fino alla dipartita lo scorso 11 ottobre –. Nonostante fosse cieco il disegno del presepe come la costruzione dei ruscelli, la posa di case, oggetti e pastori doveva essere fatta solamente da lui. Perfino la scelta del muschio in montagna. Tutti a Serra conoscono il presepe di Remo».

Quello stanzone di via Roma era infatti una tappa obbligata durante le festività, anche se adesso era chiuso da diversi anni. Pur non essendo vicinissimo al corso principale, i serresi erano soliti deviare le loro passeggiate per fare visita al presepe di Remo Borello, anche durante i preparativi in cui, sistemato l'impianto base, venivano disposti con cura gli antichi pastori in creta in suo possesso fatti da noti artigiani serresi. Negli anni la sua passione gli era valsa anche qualche riconoscimento per aver richiamato l'antica tradizione.

UNA STORIA TRISTE Ogni vico serrese, alla stregua dei piccoli vasi che poi raggiungono le grandi arterie, ha avuto nel tempo una funzione vitale, intrisa della più fervida socialità. Un accenno alla famiglia di Remo lo si può riscontrare nel bel libro di Giuseppina Vellone "Fimmini di ruga" (Calabria letteraria editrice) al capitolo "Nanna Concetta". Cuncetta era la nonna di Remo «il terminale di tutte le notizie di via Roma [...] che per anni aveva allevato, da sola, Remo, Bruno e Rosetta. Tre nipoti, tre amori, tre ragazzi speciali oggi si direbbe. Remo, sordastro, è diventato nel tempo anche cieco. Rosetta, ragazza maldestra e disarticolata, si muoveva sempre con notevole impaccio. Ripeteva come un'eco quello che diceva la nonna e poi la mamma. [...] Bruno era più grave: la sua faccia sembrava intagliata nel legno; somigliava al pittore Ligabue. Faceva lo spazzino». Tutti e tre figli di Sara (emigrata in Germania per lavoro). Tutti e tre costretti a vivere tra mille difficoltà, perché quando mamma Sara è rimpatriata dalla Germania è venuta a mancare nonna Cuncetta seguita qualche anno dopo dalla stessa mamma Sara. A via Roma riecheggiano ancora le loro "speciali" vite da "ruga", anche adesso che Remo, l'ultimo della famiglia, ha lasciato questo mondo per ricongiungersi a nonna Cuncetta, mamma Sara e ai suoi cari fratelli.

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