Domenica, 21 Luglio 2019 09:14

La “Madonna delle Grazie” di Simbario e la scuola del Gagini

Scritto da Antonella Leandro
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«Quando il mondo sarà pieno di peccati la sfera nelle mani di Gesù Bambino cadrà». In occasione della “novena” dedicata alla Madonna delle Grazie, in chiesa i bambini si chiedevano se quanto raccontato dalle anziane donne di Simbario sarebbe successo in loro presenza. Lo sguardo si concentrava sul “globo crucigero” che il Bambinello sorregge tra le mani e la supplica che si rivolgeva alla madonna era proprio quella di far sì che la sfera non cadesse. Oggi ricorre a Simbario la giornata dedicata alla madre della divina grazia (terza domenica di luglio) “colei che porta la grazia per eccellenza, suo figlio Gesù”, “la nostra avvocata, colei che intercede per noi presso Dio” (da ciò il titolo di Madonna delle Grazie). La statua a lei dedicata, protagonista del sopracitato aneddoto, è per gli abitanti del paese «la più bella madonna del circondario». Al di là dal giudizio affettivo dei fedeli, la statua in effetti si può considerare di pregevole valore, non fosse altro che per il materiale di cui è fatta: marmo policromo. L’opera però sembra non essere citata in nessuna fonte scritta sia di carattere storico che artistico. Da una copia conservata nella biblioteca di Soriano Calabro si evince che l’artista e saggista Alfonso Frangipane non l’avrebbe catalogata tra le opere del suo “Inventario degli oggetti d’arte” del 1933, unico catalogo completo del patrimonio artistico-religioso della Calabria, purtroppo ancora fermo agli anni Trenta del 900. Strano è che in questo lavoro, dove sono stati censiti gli oggetti conservati nelle chiese delle singole diocesi, il Frangipane non faccia assoluta menzione neanche della chiesa della “Madonna delle Grazie di Simbario”. Può essere sfuggita all’occhio dello studioso quest’opera che la “tradizione colta del paese” vuole come di scuola gaginesca? L’attribuzione potrebbe non essere poi così azzardata. Antonello Gagini, scultore e architetto, è attivo nei primi anni Trenta del 500 nei territori compresi tra Palermo e l’antica Monteleone. Suo lo stupendo trittico scultoreo, in marmo, conservato nel duomo di Vibo Valentia. Testimonianza della sapiente capacità di questo artista di dare forma e vita al blocco di marmo alla maniera michelangiolesca, un degno precursore del Bernini. Caro al Gagini il tema della Madonna nelle sue varie manifestazioni, compresa la tipologia delle “grazie”. In molti hanno ammirato e omaggiato i capolavori di questo maestro dal 500 in poi. Ma che la “Madonna delle Grazie di Simbario” sia figlia di una scuola di mano così illustre, ai simbariani poco importa, per loro quella statua rimane “l’originale”, quella che ha scelto Simbario per costruire la sua eterna dimora. Da decenni non è mai stata spostata dall’interno della chiesa a lei dedicata: è così pesante che purtroppo non può essere portata nemmeno in processione. Per il rito processionale “l’originale” è sostituita da una copia in “gesso”.

Ma prima di iniziare il cammino per le vie del paese con il simulacro in gesso, l’occhio dei bambini va sempre alla Madonna in marmo, che per un’ora viene lasciata da sola con il mondo tra le mani del Bambinello che rischia di cadere. Anche se, lo sguardo rassicurante del suo volto, contraccambiato dal sorriso dei bambini, ne fa trasparire il pensiero che così si potrebbe tradurre: «Non preoccuparti, noi andiamo ma poi torniamo qui da te!».

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