Venerdì, 10 Gennaio 2020 18:23

Ipnotizzato e operato al cuore da un medico di origini serresi, è il secondo caso in Italia

Scritto da Redazione
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«Quando sono entrato e ho visto quella sala mostruosa, piena di macchine e di fili, ho avuto paura. Poi il dottor Luca Bacino si è avvicinato e ha iniziato a parlarmi, a chiedermi di fare respiri profondi e di rilassarmi. E tutto si è attenuato: le voci, i rumori. Sentivo tutto ma ‘distante’, non provavo dolore. E le 4 ore che ho passato in quella posizione sono letteralmente volate».

Sono le parole rilasciate al portale IVG.it da Paolo Peira, di 63 anni, l’uomo che il 20 dicembre scorso si è sottoposto, per la prima volta in Liguria e la seconda in Italia, a un intervento di ablazione della fibrillazione atriale con l’utilizzo dell’ipnosi a scopo analgesico presso l’ospedale San Paolo di Savona. A eseguire l’operazione è stato Francesco Pentimalli, medico originario di Serra San Bruno. «Mi ha chiesto se me la sentivo di provare con l’ipnosi - ricorda Paolo - spiegandomi che era un nuovo metodo, e che sarebbe stato efficace solo se c’era la collaborazione del paziente. Io avevo talmente tanta paura addosso che ho accettato subito: se mi avessero detto di bere un bicchiere d’acqua per non sentire nulla, ne avrei bevuti 18…». Paolo, quindi, si è affidato alla “voce” del dottor Bacino, mentre l’equipe di medici guidati da Pentimalli, responsabile della struttura di Elettrofisiologia (in sala c’erano il dottor Matteo Astuti e l’infermiera Giovanna Delfino) interveniva sul suo cuore. «L’operazione è stata abbastanza lunga, circa 4 ore - racconta il 63enne - e normalmente non sei addormentato, ma soltanto sedato». Questa volta, però, invece dei farmaci c’era l’ipnosi: «Prima di iniziare il dottor Bacino si è avvicinato e ha iniziato a parlarmi, con tono di voce molto calmo e tranquillo, e più parlava più abbassava il volume della voce. A un certo punto ho iniziato a preoccuparmi, temevo di fare una brutta figura non sentendo quello che mi avrebbe detto… e invece ha iniziato a funzionare. Mi ha chiesto di fare respiri lunghi e profondi, di rilassarmi. Ero cosciente, perché sentivo le voci dei medici e degli operatori che si scambiavano opinioni, ma era come se mi arrivassero da distante. Non mi davano fastidio né le voci né il rumore dei macchinari, che erano tantissimi. Non ho mai sentito dolore a parte un piccolo momento: il dottore è intervenuto immediatamente parlandomi e in pochi istanti mi sono di nuovo ‘perso’. Alla fine mi hanno detto che addirittura in certi momenti sorridevo mentre mi operavano. Al termine dell’operazione il medico mi ha chiesto di stringere forte il pollice e l’indice della mano sinistra, ha contato fino a tre e improvvisamente era tutto finito - ricorda ancora Paolo - Sembrerà strano dirlo, visto che comunque si parla di un’operazione, ma è stato persino bello…».

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