Lunedì, 04 Gennaio 2016 19:54

Jonadi, gip predispone ordine di arresto per l'armiere dei Mancuso

Scritto da Redazione
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È stato predisposto nella giornata di oggi un nuovo ordine di arresto nei confronti di Domenico Signoretta, ritenuto l’armiere del clan Mancuso, legato in particolare al boss Pantaleone detto "l'Ingengnere".

Secondo quanto riportato dall’Agi, l’ordine di arresto è stato emesso dal gip distrettuale di Catanzaro a seguito della richiesta del pm della Dda del comune capoluogo, Camillo Falvo, il quale contesta a Signoretta l’aggravante mafiosa, per avere agevolato il clan di Limbadi nella detenzione di un vero e proprio arsenale di armi da guerra scoperto dai Carabinieri del Ros di Catanzaro a Jonadi, il 26 marzo scorso, in un fabbricato rurale e in un ovile. Aggravante venuta a galla con le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Arcangelo Furfaro di Gioia Tauro, vicino alla cosca Molè. Secondo Furfaro Signoretta sarebbe identificabile come «braccio-destro del boss Pantaleone Mancuso».

Tra quanto rinvenuto dai militari si conta un fucile a pompa calibro 12 con matricola abrasa, una mitragliatrice e cinque pistole di vario calibro e marca, più mille munizioni. Stamane dinanzi al gip di Vibo, Gabriella Lupoli, per l'interrogatorio di garanzia, Signoretta, difeso dall'avvocato Francesco Sabatino, sostituito in udienza dall'avvocato Antonio Pasqua, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

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    Dalle indagini è emerso che lo stesso Buzzi, dal luglio di quest'anno, avrebbe affidato la gestione dell'appalto per la pulizia del mercato Esquilino a Roma a Giovanni Campennì, imprenditore e punto di riferimento della consorteria mafiosa, attraverso la creazione di una Onlus denominata Cooperativa Santo Spirito. Nel 2009, inoltre, gli stessi Ruggiero e Rotolo si sarebbero recati in Calabria, su richiesta del ras delle coop, per accreditarsi con cosca Mancuso, tramite esponenti della cosca Piromalli di Gioia Tauro, allo scopo di ricollocare gli immigrati in esubero presso il C. P. T. di Crotone.

    Gli inquirenti hanno quindi documentato come Ruggiero e Rotolo abbiano contribuito stabilmente alle attività di Mafia Capitale. I due, sulla base dei rapporti privilegiati instaurati con esponenti della 'ndrangheta calabrese, avrebbero dunque reso possibile una salda collaborazione tra le due organizzazioni criminali. Infatti, a fronte della protezione offerta in Calabria alle cooperative controllate dalla mafia capitolina, la cosca Mancuso di Limbadi, consorteria di matrice 'ndranghetista egemone nel Vibonese, si è dunque inserita nella gestione dell'appalto pubblico in Roma proprio attraverso la presenza di Giovanni Campennì.

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