“Paria na gatta. Na gattaredha addandunata. ‘Mbeci era nu surici!”. A vederlo da lontano - il topo liberamente transitato questa mattina nei pressi di via Cavour, nel cuore del centro storico di Serra San Bruno – secondo il racconto di un’anziana signora residente sul posto, sarebbe parso un gatto. Grigio e pasciuto. Invece era un topo. Un topone con la coda ritta e dall’andatura superba, che scorazzava tranquillo tra le abitazioni di Terravecchia. Poi nel giro di una mezz’ora, ancora la donna, avrebbe notato altri due ratti, più piccoli ma più veloci. Spariti entrambi nella bocca della grondaia di una casa. E così decine e decine di altri avvistamenti, quasi tutti nella stessa zona. Un centro storico letteralmente invaso da questi – peraltro prolifici – roditori che, tra sacchi e sacchetti della cosi detta ‘raccolta differenziata’, crescono, si nutrono e si riproducono.
Singolare invece il caso di via Gramsci a Spinetto, dove una donna avrebbe usato come esca un pugno di chicchi di granturco per attirare un paio di topini avvistati nelle vicinanze della sua abitazione, ma il richiamo del mais aveva finito per attrarre anche molti altri roditori e dai tombini posizionati sul manto stradale, nell’arco di pochi minuti, erano sbucati fuori una decina di topi, la maggior parte di minuscole dimensioni.
Certo il clima non aiuta e i ratti si moltiplicano troppo in fretta, ma al momento non sembra che il Comune abbia intrapreso alcuna iniziativa per avviare un'opera di derattizzazione o per spronare l’ufficio dell’Asp competente a farlo. Le responsabilità quindi continuano a rimpallarsi tra le stanze municipali e quelle del dipartimento di prevenzione dell’Azienda Sanitaria Provinciale.
Secondo alcuni cittadini, in diverse zone della città, i roditori avrebbero costituito vere e proprie colonie, costringendo – in queste giornate afose – molti serresi a sbarrare porte e finestre per evitare qualche incursione indesiderata. Particolarmente allarmati pare siano i nuclei famigliari residenti in case site al piano terra (la maggior parte nel centro storico) e con neonati adagiati nelle culle o anziani allettati, costretti anche essi a patire il caldo di questa torrida estate, con porte e finestre delle abitazioni sigillate, pur di non incorrere nel rischio di ritrovarsi un ratto a gironzolare indisturbato fra le lenzuola.
Gli esperti parlano di due diverse specie di topi: il Norvegicus Rattus e il Mus Musculus. Uno grande, l'altro più piccolo, ma entrambi capaci di suscitare ansie e ribrezzo, per un problema che è soprattutto di carattere igienico-sanitario e che sta per interessare quasi tutte le vie del paese. Infatti, anche se i ratti pare siano confinati in specifiche zone del centro storico o in vicinanza del fiume Ancinale, finiscono comunque per invadere anche il centralissimo corso Umberto I, tanto che diversi topini sarebbero stati sorpresi proprio sull’uscio di qualche attività commerciale e giustiziati, in seguito, a colpi di scopa. Inoltre, vi sarebbero zone in cui i ratti si moltiplicano nutrendosi di cibo lasciato dalle persone per altri animali, ad esempio gatti e piccioni. Sarebbe indicato quindi evitare di lasciare avanzi di cibo o bocconi di ogni genere in giro, a meno che non si voglia incrementare il numero di topi nel proprio quartiere. In altri casi pare siano stati avvertiti cattivi odori giungere dalle mura o dagli scantinati di case disabitate, provocati probabilmente da topi morti, col corpo prosciugato dalla decomposizione.
Insomma finche qualcuno - Comune o Asp - non prende provvedimenti adeguati in merito, che la caccia al topo continui.