Sabato, 16 Febbraio 2013 13:49

Una via in memoria di Pasquale: lunedì la consegna della petizione

Scritto da Alessandro De Padova
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mini pasquale_3SERRA SAN BRUNO - Un omicidio rimasto impunito per tre, lunghissimi, anni. Un caso, quello di Pasquale Andreacchi, giovane trucidato barbaramente alla tenera età di 18 anni, immerso nella più totale indifferenza. L'apatia che i serresi hanno assunto in questi anni è surreale. Disinteresse più totale di fronte ad un caso che, al contrario, avrebbe dovuto suscitare indignazione. Rabbia. Scalpore. Evidentemente, però, Serra non ha avvertito questi sentimenti. Un omicidio caduto nel dimenticatoio, insomma. La famiglia Andreacchi è rimasta sola per tre, lunghissimi, anni. Ha condotto le proprie battaglie senza alcun tipo di supporto. Soltanto l'associazione culturale ''Il Brigante'' ha dimostrato di essere vicina ai genitori di Pasquale. Per il resto, silenzio tombale. Neanche la politica ha fatto il proprio dovere. Ma ciò che dovrebbe far riflettere è l'indifferenza della popolazione. Della gente comune. Quella che partecipa in massa ad un comizio elettorale, ma si volta dall'altra parte quando si tratta di ricordare una giovane vittima innocente della criminalità organizzata.
Lunedì prossimo, intanto, si terrà una giornata interamente dedicata alla legalità, nel corso della quale verrà ricordata la figura di Pasquale. Il testimone di giustizia Rocco Mangiardi, inoltre, consegnerà simbolicamente al primo cittadino Bruno Rosi le firme raccolte in questi giorni, con l'obiettivo di intitolare una via del paese al giovane ucciso da mano (ancora) ignota. 
 
11 ottobre 2009: la scomparsa
Pasquale era un ragazzo buono. Introverso e, allo stesso tempo, riservato. Amava trascorrere le giornate in compagnia dei propri cari. Inoltre, aveva una passione innata per i cavalli. E sarebbe stata proprio la compravendita di un cavallo a condurlo ad un destino così atroce. Pasquale scompare la sera dell' 11 ottobre 2009. Dopo essersi ritirato dal maneggio in compagnia del padre Salvatore, intorno alle 19 di sera esce per comprare le sigarette. Purtroppo, però, non fa più ritorno. La mattina seguente, la madre, Maria Rosa, non vedendo Pasquale a letto, inizia con il tam-tam di telefonate per capire se qualcuno lo avesse visto, ma niente. Non riuscendo ad avere notizie, i genitori si recano presso il locale Commissariato di Polizia per sporgere regolare denuncia. Sono stati interrogati parenti, amici e anche semplici conoscenti. Ed è proprio dalle attività delle forze dell'ordine che sarebbe emerso il primo particolare: il giovane, infatti, ha avuto dei problemi con un pregiudicato della zona per la compravendita di un cavallo non pagato. Questa, al momento, è l'unica pista plausibile, anche perchè Pasquale non ha mai avuto problemi di alcun tipo con la giustizia.
 
9 dicembre: la macabra scoperta
Settimane intere trascorse alla ricerca di un indizio che potesse consentire a Salvatore e Maria Rosa di ritrovare sano e salvo il proprio figlio. Ricerche inutili, purtroppo. Due mesi dopo la scomparsa, infatti, alcuni operai comunali scoprono in un cassonetto della spazzatura un cranio con un foro provocato da un colpo di pistola ed un femore spezzato piuttosto lungo. Il 27 dicembre, poi, sono stati ritrovati altri resti umani. Nelle vicinanze un portafoglio e dei vestiti poggiati su una pagina di giornale. 
 
15 gennaio: l'esame del DNA
Salvatore e Maria Rosa non hanno intenzione di crederci. «Quei resti non sono di nostro figlio», hanno affermato poche ore dopo il ritrovamento. Il 15 gennaio del 2010, però, arriva al conferma dagli esami del Dna: quei resti appartengono proprio al ''gigante buono''. 
 
14 maggio: i funerali
La bara bianca viene accompagnata da una folla commossa nella Chiesa Matrice di Serra per l'ultimo saluto al giovane amante dei cavalli. Un dolore atroce per i familiari, per Salvatore e Maria Rosa, ma anche per i fratelli e le sorelle di Pasquale che, a stento, hanno trattenuto le lacrime. 
 
30 dicembre 2010: la decisione della Procura
Ad un anno di distanza dal becero delitto, è come se Pasquale fosse morto per la seconda volta: la Procura della Repubblica di Vibo, infatti, archivia il caso. Non ci sono colpevoli, insomma. La famiglia, però, ha contestato il modo in cui sono state condotte le indagini: sui vestiti ritrovati il 9 dicembre non sarebbe stato effettuato alcun esame; non è stato esaminato il terriccio ritrovato sugli indumenti come, del resto, non vengono effettuati né i dovuti esami sul luogo del ritrovamento e né quelli sulla pagina di giornale. Il legale della famiglia, l'avvocato Giovanna Fronte, decide di depositare l'istanza di riapertura delle indagini. E dopo due anni, finalmente, gli inquirenti hanno riacceso un filo di speranza, riaprendo il caso, affidandolo al Pm Vittorio Gallucci. Gli Andreacchi, inoltre, hanno deciso di affidarsi ad un consulente di parte, ovverosia la nota criminologa Roberta Bruzzone.

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