Domenica, 22 Maggio 2016 10:17

Festa e tradizione | Il lunedì di Pentecoste a Serra San Bruno – FOTO E VIDEO

Scritto da Bruno Greco
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SERRA SAN BRUNO - Il lunedì dopo la Pentecoste i serresi portano ogni anno in processione il busto argenteo di San Bruno dalla Certosa fino alla chiesa di Santa Maria del Bosco, in un tintinnare di confetti lanciati sulla statua in segno di devozione e che in passato, prima che la calotta protettiva fosse applicata, hanno provocato all'opera ammaccature simili a ferite.

I festeggiamenti di Pentecoste del Santo Bruno risalgono al lontano 1505, dopo il lungo periodo cistercense della Certosa serrese. Infatti, a poco più di 90 anni dalla morte di Bruno di Colonia, la Certosa di Serra passò sotto la regola cistercense (1193-1500).

Nel 1505, proprio nel posto in cui adesso sorge il laghetto di San Bruno (Santa Maria del Bosco) e proprio il lunedì dopo la Pentecoste, vennero ritrovate le reliquie di Brunone e dei compagni. Evento storico che porterà Papa Leone X alla santificazione di Bruno (1514) e a far ritornare la comunità certosina nella Certosa di Serra.

Durante i festeggiamenti, le reliquie di San Bruno conservate nel cinquecentesco busto argenteo vengono esposte per due giorni nella chiesa di Santa Maria, alla presenza di numerosi fedeli e devoti. In passato, per le proprietà taumaturgiche del Santo, i cosiddetti “spirdati” (posseduti dal demonio), in occasione del lunedì di Pentecoste, venivano condotti nei pressi del lago di San Bruno ed esorcizzati in quell’acqua. Acqua in cui il Santo soleva immergersi per fare penitenza durante la sua vita monastica. Sull’argomento, celebre è il libro di Tonino Ceravolo “Gli Spirdati - Possessione e purificazione nel culto calabrese di San Bruno di Colonia” (Monteleone, 1999). E anche Ernesto De Martino nel suo “Sud e Magia” (Feltrinelli, 2002) non manca di descrivere gli esorcismi che avvenivano nella cittadina bruniana.

Ma, oltre al significato religioso, il lunedì di Pentecoste viene ricordato da molti per il suo valore sociale. In questa occasione, i pellegrini che giungevano a Serra per visitare le reliquie del Santo Bruno solevano passare tutta la giornata nell’area che precede l’entrata al Santuario di Santa Maria del Bosco. Qui, dopo la processione della mattina, si trascorreva il resto della giornata mangiando e bevendo in compagnia. Tante famiglie serresi e non solo erigevano la propria “barracca” – una sorta di osteria improvvisata – e in un certo senso passavano al rito civile in onore del Santo. Memorabile, il lunedì di Pentecoste, era la famosa “fiera degli animali”. Numerosi allevatori provenienti da tutta la Calabria arrivavano a Serra coi propri capi di bestiame pronti alla vendita. Quella del lunedì di Pentecoste a Serra era una delle fiere di bestiame più grandi di tutta la regione, durata fino alla seconda metà degli anni ’80 e abolita di conseguenza alle norme sanitarie divenute col tempo più restrittive. Con la scomparsa della fiera degli animali cominciò a perdersi pure lo spirito antico della festa, anche a causa di qualche cruenta diatriba che ancora gli anziani di Serra ricordano con sorriso colorito.

Per respirare lo spirito del tempo, basta leggere il paragrafo dedicato al lunedì di Pentecoste che Sharo Gambino ha scritto nel suo “Sull’Ancinale”.

Voi dite «È anche igienico!» Ed io insisto e dico che l’igiene non importa al pittorico e perciò giuro sul Vangelo che l’asfalto dalla Certosa a Santa Maria ha distrutto l’ambiente alla processione di lunedì dopo Pentecoste. Mantichiglia col gonfalone ricamato di fili preziosi, Ntuoni con la croce appoggiata al naso, le fratellanze, la statua barbagliante di San Bruno, la folla eterogenea, i carri e le cavalcature […] E risento, giungere e lontanarsi, le voci alte delle squadre pellegrine. Arrivano, con la fuga delle stelle e il ritorno del sole, mille donne, coi corpetti pieni: vestite di seta e di raso le simbariane; con la tovagliola e la coda quelle di San Nicola, di Pizzoni, di Vazzano, vestite di velluti scuri le fabriziote, di raso quelle del nardopacese; coperte di nero come madonne al Calvario le cardinalote. Tutto questo tra ceste colme di cibi e di bambini lattanti.

 

Foto di Salvatore Federico
Video di Salvatore Costa

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