Venerdì, 16 Marzo 2012 16:10

Il silenzio che rende liberi. Intervista al Priore della Certosa, dom Jacques Dupont

Scritto da Bruno Vellone
Letto 3229 volte

mini dom_jacques_dupontLa visita del 9 ottobre scorso del Santo Padre Bendetto XVI alla Certosa di Serra San Bruno ha offerto alcuni spunti di riflessione sul significato della vita certosina, del silenzio e del ruolo del monaco che vigile come “un mozzo” scruta l’orizzonte e perciò il futuro. Da qui sono nate delle domande che abbiamo posto al Padre Priore della Certosa Dom Jacques Dupont che ha accolto il Papa e che vive la vita certosina fatta di clausura, preghiera e silenzio, ormai da oltre quaranta anni, facendo lo stesso percorso dalla Chartreuse di Grenoble alla Certosa di Serra che oltre mille anni fa, fu quello di Bruno da Colonia.

La recente visita di Sua Santità Benedetto XVI alla Certosa di Serra San Bruno è stata un fondamentale atto di riconoscenza nei confronti della spiritualità certosina, lo stesso Santo Padre ha definito questo luogo come “Cittadella dello Spirito”. Dopo questa visita, nel cuore dei certosini possiamo dire che sia nata qualche consapevolezza in più?

«Benedetto XVI già prima della sua decisione di venire a visitare la nostra Certosa aveva più volte accennato alla spiritualità certosina e all’esperienza di San Bruno. La sua presenza e il pregare insieme, poi, ha offerto un’occasione unica di condivisione. Abbiamo avuto la conferma più autorevole di essere “nel cuore della Chiesa” pur svolgendo una vita ritirata e, in qualche modo, nascosta. La visita del Santo Padre, comunque, più che inorgoglirci ci ha fatto sentire il senso di una responsabilità che grava sulle nostre spalle, che è quella – riprendendo le parole del Pontefice – di far scorrere nelle vene della Chiesa “il sangue puro della contemplazione e dell’amore di Dio”. La consapevolezza che viene dalla visita del Papa è soprattutto quella di averci esortati e confermati nella nostra vocazione di preghiera, fatta sia di lode e adorazione di Dio che di supplica e d’intercessione per l’umanità intera».

“La visita del Successore di Pietro in questa storica Certosa intende confermare non solo voi, che qui vivete, ma l’intero Ordine nella sua missione, quanto mai attuale e significativa nel mondo di oggi”. Queste le parole di riconoscenza pronunciate da Benedetto XVI nei confronti dell’Ordine Certosino nella celebrazione dei Vespri, come vive la Certosa il rapporto con la Chiesa Cattolica?

«Nella sua omelia in Certosa, il Papa ha fatto delle affermazioni di grande rilievo a questo riguardo. Dapprima, ha ricordato il “legame profondo che esiste tra Pietro e Bruno, tra il servizio pastorale all’unità della Chiesa e la vocazione contemplativa nella Chiesa”. C’è un legame molto particolare tra l’Ordine Certosino e il Pontefice, successore di Pietro, fin da quando, per obbedienza a Urbano II, Bruno abbandonò la solitudine del deserto di Chartreuse per mettersi al servizio della Chiesa. La visita di Giovanni Paolo II in questa Certosa e varie sue lettere al nostro ordine sono le più recenti espressioni di tale vincolo. Poi, Benedetto XVI ci ha lasciato delle parole forti, dicendo: “La Chiesa ha bisogno di voi e voi avete bisogno della Chiesa”. La nostra vocazione di contemplazione nella solitudine è fondamentale – direi, quasi indispensabile – perché la Chiesa possa adempiere la sua missione; ma d’altra parte, non potremo perseverare nel nostro modo particolare di vita se non fossimo sostenuti e riconosciuti dalla Chiesa, dal Papa e dai vescovi».

“Fugitiva _elinquere et aeterna captare, (abbandonare le realtà fuggevoli e cercare di afferrare l’eterno) e nel contempo essere “ai margini”, cioè ponte di collegamento tra la realtà terrena e il cielo. Questo “il nucleo” della spiritualità certosina ricordato da Papa Ratzinger, come può la società civile cosi distratta da miti d’ogni genere comprendere l’essenza della vostra missione?

«Nel mondo c’è bisogno di silenzio. Sempre più persone si rendono conto che il rumore e le chiacchiere senza fine non possono dare un senso alla vita, anzi creano una sorta di schiavitù dalla quale si deve allontanarsi. Perciò è importante ritagliarsi ogni giorno una pausa di silenzio per pensare, riflettere e pregare. Questo potrebbe sembrare difficile, ma quando uno sperimenta che da tal esercizio nasce una tranquillità e una pace interiore, in lui cresce l’attrattiva per un silenzio maggiore, ed esso diviene una fonte di vita e di gioia mai provata prima. Come ci ha ricordato il Papa, nel silenzio, s’impara a vivere di ciò che è essenziale, relativizzando ciò che non lo è. E cosa c’è di più essenziale se non la comunione con Dio e la comunione con gli altri?».

Nel libro intervista di Luigi Accattoli “Solo dinanzi all’Unico” ed. Rubbettino, Lei paragona l’opera di Dio a quella di un vasaio che “modella e trasforma in profondità”, in tutto questo qual è il ruolo del silenzio?

«Innanzitutto vorrei precisare che questa immagine non è mia, si trova nella Bibbia. Attraverso il profeta Geremia, Dio stesso dice: “Ecco l’argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani”. Dio vuole realizzare con noi delle meraviglie, vuole fare di ciascuno di noi un’opera d’arte. Ma, purtroppo, l’argilla non oppone nessuna resistenza alle mani del vasaio, noi siamo spesso refrattari; ci è difficile lasciarci plasmare, trasformare dal Signore. Ecco dove ci vuole il silenzio; non tanto l’assenza di parole quanto saper accogliere e accettare che un altro ci prenda per mano. Riconosciamo onestamente che non ci piace di dipendere da un altro, però qui si tratta di Dio che ci ama e che vuole la nostra vera felicità».

Tenerezza, misericordia e compassione, queste le doti più preziose del cuore Certosino, come aiuta la presenza di Dio a scoprire nel proprio il luogo dell’animo umano dove esse sono custodite e farne un bene comune?

«Tenerezza, misericordia e compassione, non sono che le caratteristiche più vive e proprie dell’amore di Dio. È cercando di stare vicino a questa fonte che in una certa misura se ne è contagiati, è sentendosi profondamente amati nonostante le proprie imperfezioni e la nostra pochezza che diventiamo capaci di amare a nostra volta. Soltanto chi ha fatto l’esperienza della misericordia di Dio, può far nascere nel proprio cuore la misericordia. Se San Bruno ha cantato la bontà di Dio e l’ha comunicato ai suoi compagni e amici, è perché aveva sperimentato le infinite ricchezze del cuore di Dio. Il certosino, nella preghiera, cerca di sentire la trepidazione del mondo e si fa vicino all’umanità con quella compassione di cui Gesù è il più grande maestro e testimone».

A Lei, Padre Dupont, divertono molto i paradossi, “Sia nella Bibbia, sia nei Detti dei Padri si trova tutto e il contrario di tutto” ha detto nel libro intervista. Il filosofo tedesco Ernst Bloch sosteneva che per essere buoni cristiani bisogna essere atei, come potremmo giustificare un paradosso simile?

«Non dimentichiamo che i primi cristiani furono condannati come atei, perché rifiutarono gli dei della città. Ancora oggi il cristiano deve essere ateo per essere fedele al Dio di Gesù Cristo. Si tratta di proclamare, ma soprattutto di manifestare nelle scelte concrete della vita, che niente e nessuno può essere divinizzato. Si devono rifiutare gli idoli di ogni genere. Se Dio solo è Dio, allora il denaro non è Dio, né il profitto, né le leggi dell’economia. Nessuna autorità è Dio, né alcun potere. Il sesso non è Dio, come nessun affetto, nessun legame, neanche quello nazionale. Tutto questo è buono e va rispettato, però non si deve mai assolutizzarlo, sacralizzarlo. Peraltro è così che Gesù ha vissuto. Ed è morto per aver testimoniato che né Cesare, né la legge, né il tempio, né il sabato erano Dio. Ha vissuto fino in fondo per amore del suo Padre, l’unico Dio».

Lei sostiene che compito del monaco che paragona al mozzo di un nave in attesa di una riva sconosciuta, è quello di scrutare i segni del mondo nuovo, un vigilante teso verso il futuro. Come si concilia la clausura con questa missione del monaco certosino?

«Si può richiamare la poesia “L’infinito” di Leopardi, quando dopo aver accennato alla siepe che delimita il suo sguardo dice “Ma sedendo e mirando, interminati / spazi di là da quella, e sovrumani / silenzi, e profondissima quiete / io nel pensier mi fingo, ove per poco / il cor non si spaura”. Perché nello stare nella solitudine, lontano fisicamente dal mondo, il monaco riesce ad attraversare con maggiore lucidità la realtà non facendosi distrarre dalle fatiche quotidiane dell’esistenza. Certo anche i monaci hanno la loro tribolazione, come ogni vita, ma il silenzio, la solitudine, la preghiera e la vita comunitaria dovrebbero aiutarli a mantenere uno sguardo distaccato dalle cose secondarie, dovrebbero permettere loro di mantenere fisso lo sguardo sull’orizzonte ultimo della realtà, sulla meta finale quando saremo una cosa sola con Dio. Il Papa nel concludere la sua omelia così ci ha esortato: “La Croce di Cristo è il punto fermo, in mezzo ai mutamenti e agli sconvolgimenti del mondo. La vita in una Certosa partecipa della stabilità della Croce, che è quella di Dio, del suo amore fedele. Rimanendo saldamente uniti a Cristo, come tralci alla Vite, anche voi, Fratelli Certosini, siete associati al suo mistero di salvezza, come la Vergine Maria, che presso la Croce stabat, unita al Figlio nella stessa oblazione d’amore. Così, come Maria e insieme con lei, anche voi siete inseriti profondamente nel mistero della Chiesa, sacramento di unione degli uomini con Dio e tra di loro”. Così ci piacerebbe vivere ogni giorno della nostra esistenza, saldamente uniti a Cristo».

(articolo pubblicato su Il Quotidiano della Calabria)

Articoli correlati (da tag)

  • Serra, anche il Museo della Certosa si prepara alla 'Notte Europea dei Musei' Serra, anche il Museo della Certosa si prepara alla 'Notte Europea dei Musei'

    SERRA SAN BRUNO - Anche quest'anno il Museo della Certosa ha deciso di partecipare alla "Notte Europea dei Musei".

  • Ghost, un nuovo arresto per espiazione pena Ghost, un nuovo arresto per espiazione pena

    112Nella mattinata odierna, i carabinieri della stazione di Soriano, diretti dal maresciallo Barbaro Sciacca, e guidati dal capitano della Compagnia di Serra San Bruno, Stefano Esposito Vangone, hanno dato esecuzione ad un ordine di carcerazione per espiazione di pena detentiva, nei confronti di Francesco Ida’, 35enne, pregiudicato, nato a Gerocarne. L’uomo, arrestato per scontare una pena di 4 anni e 5 mesi di reclusione, è stato condannato per il reato di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti.

    Il provvedimento di arresto, emesso dalla procura generale di Catanzaro, è stato posto in essere in merito a quanto emerse a conclusione dell’operazione “Ghost” effettuata dalla Polizia di Stato all’inizio del 2009, con la quale è stata fatto luce su un giro di droga che avrebbe interessato nello specifico il territorio compreso tra i comuni di Pizzo, Soriano, Sorianello e Gerocarne.

    Ida’è stato accompagnato presso la casa circondariale di Vibo Valentia, dove venerdì scorso erano già stati condotti altri tre condannati - Giuseppe Capomolla, residente a Soriano; Pietro Nardo di Sorianello e Bruno Sabatino, residente invece a Gerocarne – interessati dalla stessa operazione antidroga.

  • Vibo, rapina ad un distributore: fermato Giuseppe Lo Bianco Vibo, rapina ad un distributore: fermato Giuseppe Lo Bianco

    mini Carabinieri-sorianelloVIBO VALENTIA - Sarebbe uno degli autori di una rapina ai danni di un distributore di carburanti che avrebbe fruttato nel complesso 15mila euro. Con questa accusa, i carabinieri hanno fermato nella giornata di ieri Giuseppe Lo Bianco, classe '72, pluripregiudicato appartenente all'ominimo clan operante nella città capoluogo. Il fatto risale intorno alle 18 di ieri, quando due persone con il volto coperto e armate di pistola, hanno fatto irruzione in un distributore situato nella centralissima viale Affaccio, intimando il titolare facendosi consegnare la somma in contanti che ammontava a 15mila euro. Subito dopo i malviventi si sarebbero dati alla fuga a bordo di un'autovettura, guidata da un altro complice. Scattato l'allarme, i carabinieri nel giro di pochi minuti sono riusciti a rintracciare la macchina in località Ottocanalli. Alla guida c'era lo stesso Lo Bianco che è stato immediatamente bloccato. Dalla perquisizione eseguita all'interno dell'autovettura, inoltre, i militari hanno rinvenuto un passamontagna nascosto sotto i sedili che sarebbe lo stesso utilizzato dai malviventi per compiere la rapina. Il 42enne, posto in stato di fermo e tradotto in carcere, è già noto alle forze in quanto rimasto coinvolto nell'operazione “Cash”, scattata nel luglio del 2011. Nei suoi confronti, infine, viene contestata anche un'altra rapina, messa a segno ad ottobre in un supermercato di Vibo.


     

  • Ghost, arrestate tre persone: devono scontare una pena definitiva Ghost, arrestate tre persone: devono scontare una pena definitiva

    mini carabieniri_notteI carabinieri della Stazione di Soriano Calabro, diretti dal maresciallo Barbaro Sciacca, e guidati dal capitano della Compagnia di Serra San Bruno, Stefano Esposito Vangone, hanno dato esecuzione, nella serata di ieri, all'ordine di carcerazione per l'espiazione di una pena detentiva, emessa dalla Procura generale di Catanzaro, nei confronti di tre soggetti: si tratta di Giuseppe Capomolla, 34enne residente a Soriano, già noto alle forze dell'ordine, e Pietro Nardo, di 45 anni, residente a Sorianello ma domiciliato a Gerocarne, entrambi responsabili del reato di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Capomolla è stato condannato a 4 anni e 10 mesi di reclusione, mentre di 4 anni e 5 mesi è la pena inflitta a Nardo. L'altro arrestato è, invece, Bruno Sabatino, residente a Gerocarne, anche lui pregiudicato, che dovrà espiare una pena di 4 anni e 6 mesi di reclusione, in quanto responsabile dei reati di porto abusivo di armi e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Le condanne si riferiscono alle indagini scaturite dall'operazione Ghost, conclusa nel 2009 dalla Polizia di Stato, con la quale è stata fatto luce su un giro di droga che avrebbe interessato nello specifico il territorio compreso tra i comuni di Pizzo, Soriano, Sorianello e Gerocarne. Capomolla e Nardo sono stati tradotti presso il carcere di Vibo, mentre Sabatino è stato sottoposto alla misura degli arresti domiciliari. 

     

  • Fabrizia, arrestato latitante in Svizzera Fabrizia, arrestato latitante in Svizzera

    mini polizia_cantonaleLa Polizia cantonale ha arrestato nei giorni scorsi in Svizzera Antonio Montagnese, 35 anni di Fabrizia, ritenuto al vertice dell'omonimo clan Montagnese-Nesci, e già condannato in Cassazione ad una pena di 9 anni di reclusione con l'accusa di associazione mafiosa. Il 35enne era rimasto coinvolto nell'operazione “Domino”, scattata nel 2007. Montagnese è il genero di Bruno Nesci, anche lui al vertice della consorteria mafiosa. Subito dopo la sentenza della Cassazione, arrivata nel maggio di quest'anno che ha certificato l'esistenza di un locale di 'ndrangheta a Fabrizia, Montagnese si era dato latitante in Svizzera, ma la Polizia Cantonale dopo mesi di ricerche è riuscita a rintracciarlo. 

     

Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova

Reg. n. 4/2012 Tribunale VV

redazione@ilvizzarro.it

Seguici sui social

Associazione "Il Vizzarro”

via chiesa addolorata, n° 8

89822 - Serra San Bruno

© 2017 Il Vizzarro. All Rights Reserved.Design & Development Bruno Greco (Harry)