Mercoledì, 05 Settembre 2012 13:24

Se conosco Carmine Abate? Sì, certo, è un sociologo!

Scritto da Redazione
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mini carmine_abate_campiello_280xFreeL’asserzione del titolo può sembrare una boutade o anche un’iperbole eppure il primo libro di Carmine Abate (se si eccettua una raccolta di versi) è stato proprio un’interessante saggio sul mondo dell’emigrazione calabrese scritto a quattro mani con la moglie Meike Behrmann e apparso in Germania per i tipi di Campus Verlag corredato da un prestigioso saggio di Norbert Elias. Il libro pubblicato in Italia con il titolo “I Germanesi” nel 1986 (Pellegrini) è stato di recente riproposto in coedizione da Rubbettino e Ilisso nella collana “Scrittori di Calabria”.
Ma perché tanta attenzione a questo saggio?
Perché contiene già i temi cari a Carmine Abate: la vita e i rapporti sociali all’interno delle piccole comunità rurali, l’emigrazione, il mondo Arbereshe, la difficile identità “di frontiera” degli emigrati, specie di quelli Albanesi costretti a un duplice processo di sradicamento e riadattamento non sempre facile a nuovi contesti culturali...

Frutto di una lunga ricerca sul campo, svolta in parte in Germania e in parte in Italia dal 1978 al 1982, il libro racconta la vita di una comunità e dei suoi abitanti. Il paese preso in esame è Carfizzi, paese natale dello scrittore, in provincia di Crotone, dove vive una delle numerose comunità Arbereshe della Calabria. Uno dei punti cardine del volume è l’analisi dei rapporti tra i membri della comunità e un gruppo di compaesani emigrati in Germania (i germanesi, appunto). Rispetto ad altri lavori sull’emigrazione qui la prospettiva è completamente rovesciata: non si studiano tanto le implicazioni dell’emigrazione ma i mutamenti sociali che questa ha creato partendo proprio dai rapporti con la comunità d’origine.

Un libro dunque di grande interesse, forse finora poco letto e conosciuto, ma che gli estimatori del narratore calabrese dovrebbero certamente leggere per comprenderne a fondo l’opera e gli orizzonti culturali.

Antonio Cavallaro

(ufficio stampa Rubbettino editore)

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    La tradizionale manifestazione del WWF assume quest’anno un carattere particolare, essendo legata alla campagna del WWF Italia denominata “Stop ai crimini di Natura”, una iniziativa finalizzata a far conoscere all’opinione pubblica i pericoli gravissimi che minacciano la biodiversità in tutto il mondo, senza sottovalutare gli attacchi continui che subisce la Natura d’Italia e della nostra regione. Il programma prevede, oltre alla presentazione della campagna nella sala conferenze, l’allestimento di tavoli per raccogliere adesioni, percorsi di interesse botanico e faunistico (a cura del CFS) e una visita al museo delle Ferriere.

    Distruzione, alterazione e frammentazione degli habitat naturali, caccia eccessiva, bracconaggio, commercio illegale e introduzione di specie “aliene”, oltre alla minaccia globale rappresentata dal riscaldamento del pianeta determinato dall’effetto serra, sono le sfide quotidiane che il WWF è impegnato a contrastare , con la sola forza dei suoi volontari, degli scienziati e dei milioni di persone, che, in tutto il mondo, sostengono concretamente questa autentica guerra per salvare il pianeta e le irripetibili e meravigliose creature che lo popolano e lo rendono straordinario.

    Un impegno di civiltà e di amore che il WWF combatte dal 1961 in ogni regione della Terra per salvare dall’estinzione le ultime Tigri in Asia (ne sopravvivono in tutto 3200) o gli ultimi Rinoceronti sterminati per l’utilizzo del corno nei paesi orientali (della specie che vive a Giava, ne sono rimasti appena una cinquantina!); per non parlare delle poche centinaia di Gorilla di montagna rimasti, che vengono ancora braccati e massacrati per la carne o minacciati dalla distruzione delle loro foreste. Gli stessi elefanti africani, il simbolo stesso della savana, vengono crudelmente abbattuti dai bracconieri al ritmo impressionante di 22.000-25.000 all’anno . Ma l’elenco delle specie animali e vegetali che la terra rischia di perdere in breve tempo è sconvolgente e si allunga ogni giorno che passa, tanto da aver indotto gli scienziati a parlare di una “sesta estinzione di massa ”, dopo le cinque che hanno sconvolto la vita sul pianeta nelle passate ere geologiche. Con la differenza che stavolta, ad essere responsabile della fine di migliaia di specie, è un’altra specie: la nostra.

    Del resto gli Italiani e i Calabresi sanno benissimo che l’assalto alla natura e agli animali ha assunto anche da noi il livello di allarme rosso, considerato il continuo massacro del territorio e le minacce che gravano sulla nostra fauna. Un assalto contro cui agiscono, spesso a rischio della vita, i Ranger del WWF in tutto il mondo e, in Italia, 300 eroiche Guardie Venatorie Volontarie che , dalle Alpi alla Sicilia, sacrificano il loro tempo e i loro soldi per salvare orsi e lupi, uccelli migratori o per denunciare gli innumerevoli “Crimini di natura” che vengono commessi quotidianamente in ogni parte dell’ex “Bel Paese”, mettendo a repentaglio la salute dell’ambiente e, con essa, quella degli stessi abitanti. Un drappello di queste autentiche sentinelle dell’ambiente, sotto le insegne del Panda, opera da tempo in Calabria ed è anche al loro impegno quotidiano, così come all’insostituibile ruolo svolto tradizionalmente dal Corpo Forestale dello Stato, che l’appuntamento di Mongiana è dedicato.

    Per arrestare la folle corsa verso la distruzione del pianeta (l’unico che abbiamo!), il WWF chiede il sostegno di tutti: sul sito www.wwf/criminidinatura chiunque può informarsi maggiormente sul fenomeno e sostenere la campagna del WWF con una donazione, oltre a diffondere le informazioni e sottoscrivere la petizione per chiedere sanzioni più severe contro chi uccide specie selvatiche.


    WWF Calabria


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