Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Poi un giorno avevo la tosse, una tosse brutta che non mi lasciava respirare in pace, non riuscivo a lavorare nel caldo di luglio mentre costruivo il bancone di un Bar. Una rullina simile a quella che prestai a Ciccio per il suo intervento in mano, questa volta a fare il suo naturale lavoro, non da metafora per la vita. Misuravo montanti per il cartongesso. Prendo la misura, nella mano destra la forbice. Sessantatrè va tagliato. Ma non so per quale motivo, invece di andare a tagliare il profilato che mi necessitava,tagliai inspiegabilmente il metro. Sessantatrè spaccato. Guardai il metro e mi misi a ridere… ”Ma chi cumbinu…” pensai tra me e me. Poi mi venne una di quelle paure o fissazioni che forse ogni tanto vengono a tutti, uno di quei cattivi pensieri. E’ stato un segno pensai. Morirò a sessantatrè anni. Di qualche malattia procuratami dal fumo delle sigarette. Morirò come un fesso. Salvatore intanto mi prendeva per il culo, per aver tranciato la “rullina”. Continuavo intanto a tossire. Poi ad un certo il pensiero di quel metro mi ossessionava: ma come avrò fatto, ma perché l’ho tagliato, si morirò, morirò a sessantatre anni, me lo merito, così imparo a fumare, e intanto lavoravo in un bagno di sudore. Un lampo mi balenò poi in testa. Non muoio io. Gli succederà qualcosa a Ciccio, a sessantatrè anni….Ripensai al suo intervento per l’acqua pubblica, alla sua metafora della “rullina”. Poi suona il telefono. Era Sergio. Rispondo. “Sergio, ho da darti una notizia terribile - mi dice con la voce rotta dal pianto - è morto Ciccio Svelo, lo hanno trovato a casa, è ancora lì sul divano…ora ci vado…non si capisce…forse un infarto poi ti chiamo”. Guardai il telefono attonito, come se stessi sognando, come se fosse un incubo che si materializza. Non è possibile pensai. Poi chiamo, di nuovo Sergio, che mi spiega, poi chiamo i briganti, poi piango. Non è possibile. Ciccio è stato un flash nella nostra vita, è arrivato, ci ha detto un sacco di cose e poi è andato via. Lasciandoci orfani di Svelo, lasciandoci con la bocca amara. Lasciando migliaia di mozziconi delle sue sigarette marroni, lasciandoci centinaia di parole, di belle parole, di litigi, di serate felici. Ciccio ci lascia i suoi amici e i suoi compagni, ora diventati i nostri amici e compagni. Ci lascia gli Appesi, Ciccio, Pino, Giancarlo, Daniela, quelli di Lamezia e quelli di Cinquefrondi, ci lascia tanto e non ci lascia niente. Ci lascia un anno fa così, con l’amaro in bocca, come quelli che vedono una stella cadente e non hanno il tempo di esprimere il loro desiderio che già è andata via e non ricordano se davvero l’hanno vista e non ne hanno apprezzato la bellezza, non ne hanno apprezzato la gioia, la bravura e l’arguzia. Era nato nel sessantatrè. Ci rivedremo Ciccio, e ti prenderò a calci in culo, perché te ne sei andato senza salutare, te ne sei andato senza avvertire e ancora ci dovevi dire tante cose e tante cose ti dovevo dire e poi ti avevo trovato la casa a Serra, e poi dovevamo fare la rappresentazione sulla Palestina, e poi dovevamo fare il gemellaggio con gli Appesi, che poi abbiamo fatto da soli, e quando ti vedono loro anche Ciccio e Pino e Gianni ti prenderanno a calci in culo. Eri nato nel sessantatrè.
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