Mercoledì, 05 Luglio 2017 16:28

‘Li manteniamo tutti noi’, l'invettiva leghista di Rete 4 contro Nardodipace

Scritto da Salvatore Albanese
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«Nel paese calabrese dove il lavoro più gettonato è il forestale, alle dipendenze dello Stato». Questa la didascalia che introduce un breve servizio – poco più di un minuto di durata – disponibile da qualche ora sul sito online delle reti Mediaset (qui il video).

È uno spezzone della trasmissione “Dalla vostra parte”, andata in onda ieri, martedì 4 luglio, su Rete 4, servito allo spettatore con un commento capace in meno di una ventina di parole di sgombrare il campo da ogni potenziale equivoco rispetto agli intenti dell’iniziativa, ma anche di incappare in un grossolano errore legato alla mediocrità intellettuale di un servizio televisivo che finisce per risultare tanto banale quanto scontato: lo Stato a Nardodipace non esiste e non è mai esistito.

La mirabolante inchiesta confezionata dal giornalista di “Dalla vostra parte” – affannato a scimmiottare il burlesco slogan del Cetto La Qualunque di Antonio Albanese, che il comico lo fa di professione, «un forestale per ogni albero» – si dimostra in realtà incapace di destare indignazione, ilarità e stupore, in particolare per chi questi territori li vive e li conosce in tutta la sua drammaticità.

Una spettacolarizzazione estremizzata e ridondante, impregnata di un antimeridionalismo spicciolo e pregiudizi a iosa: benzina sulle fiamme già ardenti dei più nostalgici indipendentisti padani. Cose che sembrerebbero ormai relegate al secolo scorso ma che, a quanto pare, per la prima serata di Rete 4 sono ancora d’attualità.

Accade solo al Sud, è il succo del servizio utile a portarci a conoscenza del fatto che «Nardodipace in provincia di Vibo Valentia è un paese che conta 1266 abitanti, dei quali più o meno 160 indossano la tuta arancione tipica di questo impiego».

«Li manteniamo tutti noi» sottolinea ancora l’impavido cronista toscano, vestito di tutto punto con stampata sul volto un’espressione molto più audace delle domande riservate agli ignari passanti: «Nella tua famiglia c’è qualcuno che lavora da forestale?». Insomma, l’intenzione sarebbe quella di denunciare un grave spreco, un sistema assistenziale che grava sulle tasche di noi contribuenti e che finisce per avvantaggiare i "fortunelli" di Nardodipace. Gli abitanti di un borgo decadente e decaduto, dove le uniche tracce di intervento pubblico nell’ultimo mezzo secolo hanno regalato centinaia di metri quadri di coperture in eternit per la realizzazione di alloggi popolari destinati ad ospitare chi, a causa dell’alluvione, era stato costretto ad abbandonare la propria casa, il proprio passato e parte della propria anima.

Sfugge tanto, al cronista di “Dalla vostra parte”, della storia dignitosa di Nardodipace e dei suoi abitanti, di un territorio dimenticato, alla periferia del mondo, dove i servizi essenziali latitano, il diritto alla salute e all’istruzione è zoppo, le amministrazioni comunali vengono commissariate per ‘ndrangheta da quasi un decennio, la rete viaria è un campo minato di voragini enormi dischiuse sull’asfalto sdrucciolo di tornanti a strapiombo e dove in realtà la posizione occupazionale di gran lunga più gettonata non è quella del forestale, ma del disoccupato, in particolare per i giovani che scappano, sempre più numerosi, verso un’esistenza dignitosa che Nardodipace non è più in grado di offrire. 

Insomma, Rete 4 invita a guardare il dito e non la luna eclissata di una comunità obliata, sulla quale i riflettori televisivi si accendono non quando d’inverno un metro e oltre di neve condanna all’isolamento più barbaro ogni frazione e contrada, non quando qualcuno perisce sul sedile posteriore di un'auto mentre si tenta invano di trasportarlo al primo ospedale, distante 40 minuti di tortuose mulattiere di campagna, ma quando c’è da dare gas al populismo leghista più sfrenato e a chi continua ad acquisire vantaggi dipingendoci come un’accozzaglia di parassiti e zoticoni ignoranti. Campagne d'odio che non fanno altro che contribuire ad avvelenare la nostra società, sfruttando il malessere, la marginalità ed il disagio. Per fortuna che di fronte a cotanto splendore si può sempre e comunque disporre del telecomando.

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