mini toga_tribunaleIl gip distrettuale Abigail Mellace ha disposto la misura degli arresti domiciliari per l' ex capo della squadra mobile di Vibo Valentia, Maurizio Lento, per il vice, Emanuele Rodonò e per l'avvocato Carmelo Antonio Galati, finiti in manette nel febbraio scorso a seguito di un'operazione della DDA di Catanzaro. Il giudice per le indagini preliminari ha accolto, quindi, le istanze presentate dagli avvocati Guido Contestabile, Armando Veneto, Maurizio Nucci e Sergio Rotundo, per via della perdita di efficacia delle esigenze cautelari in carcere.

I tre erano stati arrestati a fine febbraio nell'ambito di un'operazione condotta dalla Direzione distrettuale Antimafia del capoluogo di regione – e portata avanti dai Carabinieri del Ros e da quelli della Squadra Mobile – dalla quale sarebbe emerso che Lento e Rodonò avrebbero intrattenuto dei rapporti con in clan Mancuso di Limbadi, fornendo all'avvocato Carmelo Antonio Galati - legale di alcuni elementi di spicco della consorteria mafiosa - informazioni su indagini in corso. Galati era finito in carcere con l'accusa di associazione mafiosa, mentre l'accusa nei confroti di Lento e Rodonò era di concorso esterno.

L'inchiesta che riguarda Lento, Rodoò e Galati trae origine da un'informativa del Ros di Catanzaro denominata "Purgatorio".

 

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mini carmelo-lo-biancoI carabinieri della Stazione di Vibo Valentia hanno arrestato Carmelo Lo Bianco, 81 anni, capo dell’omonimo clan operante nella città di Vibo Valentia. L'arresto è avvenuto in ottemperanza ad un ordine di esecuzione di pene concorrenti emesso dalla Procura generale di Catanzaro. Il cumulo di pene che Carmelo Lo Bianco, condotto nel carcere di Vibo, dovrà scontare è pari ad 11 anni e 4 mesi di reclusione. 

Il 10 maggio 2012 la Cassazione l’aveva condannato a 5 anni e quattro mesi per i reati di usura ed estorsione, aggravate dal metodo mafioso, ai danni del fotografo vibonese Nello Ruello, poi divenuto testimone di giustizia. Un’altra condanna a 12 anni di carcere Carmelo Lo Bianco l’aveva rimediata per associazione mafiosa nel processo nato dall’operazione «Nuova Alba», mentre nell’ambito dell’operazione denominata «The Goodfellas» dopo la condanna a 4 anni in Appello, sempre per associazione mafiosa, manca solo il verdetto della Cassazione. 

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mini giuseppe_bruno_e_caterina_raimondiUn vuoto di potere dopo omicidi e arresti di boss eccellenti. Un tentativo di espandere il predominio su territori ritenuti scoperti. Il vortice di interessi che sta intorno al business delle pale eoliche. Potrebbe essere questo lo scenario in cui è maturato il duplice omicidio avvenuto l’altro ieri sera a Vallefiorita, piccolo centro dell’entroterra catanzarese. Un delitto brutale: Giuseppe Bruno, 39 anni, e la moglie Caterina Raimondi, 29, investiti da una pioggia di proiettili, almeno 30 colpi di kalashnikov. Stavano uscendo dalla loro villetta di periferia, intorno alle 21, ma non hanno fatto in tempo nemmeno a salire in macchina. Lui è stato colpito all’addome, la giovane donna al volto. I killer – probabilmente uno solo a sparare, certamente affiancato da uno o più complici – hanno lasciato l’arma da guerra appoggiata a terra, vicino ai due cadaveri. Un gesto insolito. Un messaggio. Una sfida.

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Sabato, 28 Luglio 2012 13:55

L'amicizia ai tempi di Feisbuc

mini lamore_ai_tempi_della_telecomNelle mie vorticose scorribande nella rete, spesso mi  imbatto nei soliti post, qualcuno stupido, qualcuno simpatico, qualcuno inguardabile insomma quel ginepraio che è Facebook. Quello che vuole sapere a cosa sto pensando, qual sia il mio Stato, che avrebbe detto Pino Amaddeo “…non ha capito che mi deve dare del Lei”…insomma Facebook, proprio quello che sto utilizzando in questo momento per raggiungervi con i miei pensieri. Non so perché scrivo, forse perché “l’arte di lu Tata è menza ‘mparata”, ma probabilmente non l’ho imparata neanche per metà, oppure perché mi succedono tante cose interessanti. C’è in ogni caso una cosa in comune col mio Tata, lui scriveva nella baraonda creata dalla sua numerose prole, della quale io comprendo in volume (di suono) una grossa percentuale, io scrivo per lo più nel bordello dell’Associazione, dove in questo momento, da quando ho iniziato a scrivere si è parlato di svariati argomenti, in tono abbastanza sostenuto, colorito da imprecazioni di ogni sorta

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mini Domenico-OppedisanoE' arrivato il giorno della sentenza del maxiprocesso "Crimine", un procedimento destinato a passare alla storia come la prima grande operazione contro la 'ndrangheta come organizzazione criminale unitaria, ramificata in tutto il mondo ma con base in Calabria. Per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato, il Gup Giuseppe Minutoli ha disposto 93 condanne e 34 assoluzioni. Le condanne inflitte sono più basse di quelle che aveva richiesto la Procura di Reggio Calabria: 568 anni di reclusione a fronte dei 1600 richiesti.

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mini carmelo-lo-biancoVIBO VALENTIA - Sono state condotte in carcere dagli uomini della Squadra Mobile di Vibo Valentia 8 delle 21 persone coinvolte nell'operazione "New Sunrise", che fece luce sulle attività criminali della cosca di 'ndrangheta dei Lo Bianco sul territorio della città capoluogo di provincia. Le condanne, per gli affiliati alla 'ndrina egemone su Vibo città, sono diventate definitive dopo il pronunciamento della Corte di Cassazione. Gli 8 arrestati sono: Carmelo Lo Bianco, 66 anni, condannato a 10 anni di reclusione; Francesco Barba, 49 anni, condannato a 5 e 8 mesi; Salvatore Carmelo D'Andrea, condannato a 4 anni e 8 mesi; Michele Lo Bianco, 63 anni, condannato a 4 anni e 8 mesi; Giuseppe Lo Bianco, 66 anni, a 4 anni e 8 mesi; Antonio Lo Bianco, 63 anni, a 4 anni e 8 mesi; Vincenzo Barba, 59 anni, a 7 anni e 4 mesi; Francesco Bognanni, 38 anni, a 4 anni e 8 mesi. Per quasi tutti gli arrestati si tratta di pene residue da scontare rispetto alle condanne confermate dalla Cassazione, per cui molti di loro già alla fine del 2012 potrebbero tornare in libertà.

L'inchiesta "New Sunrise" fu condotta nel 2007 dalla Dda di Catanzaro e dai poliziotti della Mobile vibonese guidata all'epoca dal dirigente Maurizio Lento. L'operazione accese i riflettori sulle attività della cosca e sul ruolo di vertice della stessa svolto da Carmelo Lo Bianco (foto). "La cosca - scrive la Mobile - avvalendosi della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e della conseguente condizione di assoggettamento e di omertà dei cittadini, era stabilmente dedita al controllo ed allo sfruttamento delle risorse economiche della zona, al compimento di delitti contro il patrimonio (prevalentemente estorsione e usura) e contro la persona, reati compiuti al fine di mantenere incontrastata l'aggregazione della cosca". 

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mini carmelo_gallicoLa Polizia ha arrestato in Spagna il boss della 'ndrangheta Carmelo Gallico, di 48 anni, capo dell'omonima cosca di Palmi. Gallico si nascondeva in un'abitazione nel centro di Barcellona. L'arresto e' stato eseguito dalla Squadra mobile di Reggio Calabria e dai Mossos d'Esquadra di Barcellona, con il supporto del Servizio centrale operativo e del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia. Carmelo Gallico era latitante dal 30 novembre scorso, giorno in cui la Dda di Reggio Calabria aveva emesso un provvedimento di fermo a suo carico. Analoghi provvedimenti erano stati emessi anche a carico di altri tre affiliati alla 'ndrangheta, Gesuele Misale, Alfonso Rinaldi e Domenico Nasso, e di un avvocato del Foro di Palmi, Vincenzo Minasi, difensore di Carmelo Gallico. Nei confronti dell'avvocato Minasi, inoltre, era stata eseguita anche un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Milano su richiesta della Dda nell'ambito dell'inchiesta sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Lombardia. Nel contesto della stessa inchiesta della Dda di Reggio Calabria erano stati perquisiti gli studi degli avvocati Francesco Cardone, del Foro di Palmi, e Giovanni Marafioti, del Foro di Vibo Valentia.

Negli anni in cui era detenuto nel supercarcere di Fossombrone, Gallico fu al centro dell'attenzione delle cronache, questa volta letterarie però, poichè, allora 39enne, si appassionò allo studio della filosofia e della letteratura e una sua recensione vinse un premio che gli valse una menzione sul Corriere della Sera. Appassionato poeta e scrittore, Gallico firmava i suoi scritti in carcere con lo pseudonimo "Erasmus".  

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