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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Si è tenuto ieri mattina alla Prefettura di Vibo Valentia un incontro tra il capo dell’ufficio territoriale del governo, Giovanni Bruno, i rappresentanti istituzionali di diversi comuni del Vibonese ed i referenti del Comitato Civico pro Serre. Un tavolo necessario a promuovere ulteriori approfondimenti rispetto all’allarme scattato alcuni giorni fa in seguito alla desecretazione di alcuni documenti a firma Sisde – precedentemente coperti dal segreto di stato – riferiti al probabile interramento di rifiuti tossici in diverse zone del centro-sud Calabria.
Il consiglio del 26 marzo va in scena alle 10 di mattina, in fascia protetta vietata ai cittadini, che a quell’ora sono intenti a lavorare per sbarcare il lunario. L’anomalia più grande è che proprio alcuni componenti dell’attuale maggioranza in passato avevano aspramente criticato l'ex sindaco Lo Iacono che, durante la sua gestione, aveva deciso di svolgere i consigli prima dell'ora di pranzo. A scanso di ogni equivoco De Raffele promette: “E' solo un eccezione, torneremo presto ai consigli serali!”. Speriamo sia così.
Inizia il dibattito. Per il sindaco Rosi due notizie: una buona ed una cattiva. La buona è che Zaffino, il consigliere sconfessato, non è in sala (assente per motivi di lavoro). La cattiva è che il PdL si ritrova privo della guida spirituale di Salerno. Si salvi chi può.
Unico punto all’ordine del giorno la nomina del revisore dei conti. Ma per ben due ore ci si pronuncia su tutto eccetto che sulla designazione in questione: acqua, piscina, ospedale, rifiuti, Prefetto e legalità. La maggioranza è in balia della mareggiata, priva del suo timoniere. Lo Iacono agita le onde: “La cittadinanza è all’oscuro di ogni vostra decisione! Dovreste rendere pubblica, con strumenti amministrativi, ogni vostra azione! Perché la piscina è chiusa da tre mesi? Perché nessuna risposta alle interrogazioni su acqua e rifiuti nonostante il regolamento comunale vi obblighi a rispondere entro e non oltre 30 giorni? Perché ancora non si fa chiarezza sul nodo Zaffino? Fa ancora parte della maggioranza o no?”
Nella diatriba spunta la questione sanità. Tassone (Pdl, maggioranza) precisa: “Complimenti per la civiltà delle iniziative intraprese a difesa dell’ospedale, ma noi non possiamo scendere in piazza… noi abbiamo un ruolo. Siamo consiglieri
comunali e apparteniamo a partiti politici…”. Già, come si fa ad andare contro il partito? Quindi se Scopelliti ordinasse un eccidio di massa dei cittadini delle Serre, l’assessore sarebbe il primo ad imbracciare il fucile.
Finalmente si vota. La minoranza si astiene e continuerà a farlo finché non sarà fatta chiarezza sull’attuale quadro politico (e non solo): “Rimaniamo in attesa di conoscere le verità di Zaffino”. Il revisore dei conti sarà il dottor Malfarà.
Si parla, tra le ipotesi, di una presunta diagnosi tardiva. Fatto sta che Filippina Barbieri (foto), 58 anni, vedova, è deceduta all'alba di ieri. Ha avuto un’emorragia interna, e in relazione ad un eventuale ritardo nella diagnosi - o ad altre circostanze che possano essere alla base della vicenda - potrebbe profilarsi un nuovo caso di malasanità. Sull’episodio, infatti, è stata avviata un’inchiesta da parte della polizia e coordinata dal pm di turno, Vittorio Gallucci. Filippina Barbieri risiedeva con il figlio ventenne, Francesco Grande, a Mezzocasale, frazione di San Gregorio D’Ippona. E’ morta poco prima di essere sottoposta ad intervento chirurgico per tentare di arrestare l’imponente perdita di sangue, una volta risultate inutili due trasfusioni. L’indagine è partita dopo che ieri mattina Francesco Grande ha presentato denuncia presso la Questura di Vibo. La polizia, quindi, ha subito posto sotto sequestro la cartella clinica e ogni altra idonea documentazione sanitaria. Il figlio della donna, senza accusare pregiudizialmente nessuno, ha invocato quasi con serenità che venga fatta chiarezza. Di seguito le dichiarazioni rilasciate dal giovane al Quotidiano della Calabria. «Chiedo – ha insistito il ragazzo - chiarezza a chi di competenza e se ci sono responsabilità di accertarle e di avere risposte precise sulle cause che hanno provocato la morte di mia madre. Vorrei conoscere se è stato fatto tutto il possibile per salvarla e come mai non è stata fatta prima la tac, che ha rivelato la emorragia quando già era in fase avanzata». Il giovane ha nominato come difensore di fiducia l’avvocato Maria Grazia Pianura, che ha subito contattato come eventuale consulente di parte il medico legale catanzarese Massimiliano Cardamona. «Penso che il magistrato – ha dichiarato il legale – farà effettuare l’autopsia e presto dovremmo essere convocati per l’affidamento dell’incarico». Francesco Grande ha spiegato al Quotidiano che da tre anni la mamma soffriva di pancreatite, ma quando aveva delle crisi bastava che facesse le cure e i valori rientravano nella norma. «Preciso – ha detto – che mia madre era stata ricoverata nel reparto medicina dell’ospedale di Vibo dal 27 dicembre sino al 3 gennaio scorso quando è stata dimessa con una terapia da effettuare a casa. Ieri sera (sabato) ha avvertito dei dolori all’addome e alla schiena. Telefoniamo al 118 e l’ambulanza arriva quasi subito, fatta precedere dal medico di guardia. Al pronto soccorso, anche se in codice verde, mia madre viene visitata subito perché non ci sono pazienti in attesa. Le vengono praticati antidolorifici. Dagli esami risulta che non si tratta di pancreatite. La lastre non rivelano nulla. E’ molto pallida e fredda. I dolori aumentano. Viene trasferita in chirurgia generale. Con un filo di voce mi chiede di aiutarla. La pressione è molto bassa. Arrivano tutti gli specialisti reperibili. Mia madre viene rianimata e la pressione risale. I medici se ne vanno ma la situazione permane grave. La dottoressa di turno del reparto di chirurgia decide per una tac che rivela la emorragia. Ritornano i medici e le vengono trasfuse due sacche di sangue. Ma non si riprende. Si decide per l’operazione e prima di entrare in sala operatoria dico a mia madre: ti aspetto qua.non l’ho più vista viva».
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