Sabato, 14 Gennaio 2012 14:31

Serra: freddo in arrivo

mini spaghi_viboneseL’inverno, quello vero, ancora non si è fatto vedere nella cittadina della certosa. Ad oggi la neve è comparsa solo due volte, e non sono state nevicate record, e il vero Serrese si aspetta ben altro. Certo, le temperature minime si mantengono ben al di sotto dello zero, con le classiche gelate che imbiancano i tetti delle case. Questo è dovuto ad una forte inversione termica che caratterizza tutto il nostro territorio, ma in particolare la nostra cittadina. I maggiori modelli previsionali non riescono ancora ad inquadrare la situazione futura, ma a partire da domani è previsto un corposo raffreddamento dei Balcani (che è il nostro serbatoi del freddo), e di conseguenza una maggiore possibilità che qualche “spiffero” freddo bussi alle nostre porte. Uno di questi è in arrivo già domenica, mentre domani avremo tempo variabile con possibile pioggia nel pomeriggio e temperature in calo. La neve potrebbe farci visita nella tarda serata di sabato, o nella mattinata di domenica anche se la probabilità che ciò avvenga è ‘’bassina’’. In seguito, come già detto, temperature in calo e sotto media del periodo, con forti gelate notturne.

Leggendo gli ‘’spaghi’’ del Vibonese (foto) proposto dal modello Europeo Ensembles, si avrà un’anomalia termica di 6°-7° inferiore alla media tra il 15 e il 18 di questo mese, ma con scarse o quasi nulle precipitazioni tranne quelle di sabato e la mattinata di domenica. Dopo il 18 costante aumento delle temperature ma con valori vicino o sotto media, e con discrete precipitazioni . Naturalmente il nostro territorio è molto particolare dal punto di vista microclimatico, ed eventuli sorprese sono sempre dietro l’angolo. 

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mini Serra_Certosa_2SERRA SAN BRUNO – Dopo la recente visita di Sua Santità Benedetto XVI, la cittadina della Certosa aspira a diventare, a pieno titolo (lo conferma la visita di due pontefici in 27 anni), una meta importante nell’ambito del turismo religioso. E’ in questa ottica che si inseriscono i progetti del sindaco Bruno Rosi che, oltre al museo delle tre Confraternite religiose per il quale le idee sono in cantiere, non facendo mistero di voler fare entrare la cittadina bruniana nel circuito internazionale delle mete religiose, si è fatto promotore insieme all’amministrazione comunale di un progetto per la creazione di una casa per l’accoglienza dei pellegrini che faranno tappa nella cittadina montana. Il progetto, che rientra nei PISL (Progetti Integrati di Sviluppo Locale), ha visto la luce alla conclusione di alcuni incontri tra i Comuni facenti parte dell’Ambito Alte Serre Vibonesi, che hanno inteso costituire tra loro un partenariato per l’Elaborazione e l’Attuazione del Progetto Integrato di Sviluppo Locale denominato “Alte Serre Vibonesi” con Capofila il Comune di Mongiana. Con la delibera n.87 del 29/11/2011, l’esecutivo cittadino ha dato avvio ai “Lavori di ristrutturazione, adeguamento e completamento di un complesso edilizio da destinare a Centro Accoglienza Pellegrini” che riguarda lo stabile che avrebbe dovuto essere adibito al centro anziani e che non ha mai visto la luce, per un totale complessivo del progetto di 2 milioni di euro, spesa a cui si potrebbe fare fronte con i fondi PISL-POR Calabria FESR 2007/2013, qualora il comune di Serra San Bruno dovesse vincere la concorrenza. «Abbiamo presentato progetti per 3 milioni di euro – ha commentato  il sindaco Rosi – e puntiamo a vincere questo progetto per incentivare il turismo religioso verso la nostra cittadina. Insieme al progetto per i borghi di eccellenza, quest’ultimo, se andrà tutto per il meglio, consentirà a Serra di cambiare volto». 

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mini brigante-damaIl “decennio francese”, il periodo storico iniziato, nel 1806, con l’invasione napoleonica del regno di Napoli e concluso, nel 1815, con la cattura e la fucilazione di Gioacchino Murat, rappresenta, anche per la Calabria, un’epoca particolarmente densa di avvenimenti. Ogni angolo della regione venne investito da un generale stato di agitazione. Ad esacerbare gli animi, da una parte, l’oro inglese, dall’altra, gli agenti borbonici che dalla Sicilia alimentavano l’ansia di rivincita di re Ferdinando e della regina Carolina. A fare il resto lo sprezzante atteggiamento della soldataglia francese che, come ricorda Sharo Gambino, arrivava «in Calabria convinta di essere giunta tra i “savauges d’Europe”». Le continue vessazioni e gli oltraggi subiti scatenarono il risentimento di una popolazione destinata ad alimentare il fenomeno del brigantaggio. In mezzo rimase la “zona grigia” quella che più di ogni altra subì gli effetti nefasti di una lotta senza quartiere. Il Brigantaggio e le ribalderie dei francesi non risparmiarono neppure Serra San Bruno, la cittadina della certosa, brutalmente saccheggiata nel 1807. Sotto l’incalzare del comandante della gendarmeria, il “crudele” Voster, per utilizzare la definizione usata ne “La platea”, la cronistoria cittadina redatta dai cappellani della chiesa Matrice, la guardia civica si spingeva ripetutamente nei boschi a dare la caccia ai briganti. A causa dell’impari lotta il loro numero andava assottigliandosi. Il 2 marzo 1811, tre briganti, nella speranza di ottenere un salvacondotto, si rivolsero a tale “Raffele Timpano del Paparello”. In assenza del Voster il comando della piazza era stato affidato al tenete di gendarmeria, Gerard ed al maresciallo Ravier. Il Paparello, accompagnato dal giudice di pace, Bruno Chimirri, dal comandante della guardia civica, Domenico Peronacci e dal civico Giuseppe Amato, recatosi presso l’alloggio dei due comandanti francesi li trovò completamente ebbri. Consegnata una pistola ciascuno al Peronacci ed al Chimici, si misero in marcia. Giunti presso la baracca in cui si trovavano i briganti, vennero freddati nel tentativo di fare irruzione. Insieme ai due gendarmi trovò la morte il serrese Domenico Iorfida. Gli altri, rimasti incolumi, attesero l’arrivo della guardia civica che uccise i malfattori. In seguito all’accaduto un gendarme si recò Nicastro per informare il generale Manhes. I serresi inviarono una loro delegazione incaricata di presentare un circostanziato rapporto. «Ricevuta una lettera stilata dall’intendente – si legge ne “La platea” – il generale che “non era un uomo ma un diavolo vestito di carne umana”, strappò la missiva senza neppure leggerla». Trascorsi un paio di giorni accompagnato da una ventina di dragoni, giunse a Serra il generale Manhes. Prima di partire, il 10 marzo 1811, oltre l’impiccagione di Raffele Timpano, dispose l’esilio dei preti e la chiusura delle chiese. Il bando con il quale venivano preclusi i luoghi di culto stabiliva: «Le chiese tutte del comune di Serra saranno serrate, e le campane legate, poiché il culto sarà sospeso in esso comune fino alla distruzione del brigantaggio. In conseguenza non vi sarà amministrazione di sacramenti, e perciò i preti tutti del comune di Serra si porteranno a Maida finché i loro briganti saranno distrutti». Il proclama, nel paese definito da Norman Douglas “il più bigotto della Calabria”, non tardò a manifestare gli effetti sperati. Alla partenza di Manhes i serresi si misero sulle tracce dei briganti i quali, a corto di vettovaglie, furono costretti a divorare i loro compagni morti. “Venne rinvenuto il cadavere di un capo brigante al quale era stata asportata la carne delle cosce”. A fine marzo 1811 dei briganti alla macchia ne erano rimasti solamente due, Pasquale Ariganello e Pasquale Catroppa, detti i due Pasquali. Grazie ad una taglia di 200 ducati la loro avventura si concluse il 12 aprile 1811, quando vennero uccisi nel sonno da due pastori di Pazzano. I serresi, informati dell’accaduto il 14 aprile, reclamarono immediatamente le chiavi delle chiese ed il ritorno di tutti i sacerdoti allontanati dal Manhes.

(articolo pubblicato su Il Quotidiano della Calabria)

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mini il_sindaco_di_Serra_San_Bruno_Bruno_RosiE’ trascorso poco tempo da quando dalle colonne di un quotidiano locale avevamo annunciato una probabile messa a punto nell’esecutivo comunale guidato dal sindaco Bruno Rosi. Lo stesso primo cittadino e i colonnelli della guarnigione pidiellina si erano affrettati a voler smentire la notizia che aveva e tutt’ora trova un suo fondamento. La necessità di una inversione di rotta a soli sei mesi dalle elezioni è più che mai necessaria ma il sindaco serrese continua a non trovare la quadratura del cerchio. Cosi il ciclo dei rifiuti è saltato, sorge un problema sicurezza e vandalismo che non era mai esistito nell’ultimo ventennio, l’ospedale viene smantellato nel silenzio più assordante dell’amministrazione comunale, che trova il fiato unicamente per compiacere il proprio dominus politico, e l’acqua è imbevibile. Cosi l’esecutivo comunale serrese sembra un po’ come il vasaio di Orazio che sognava anfore ma produceva pignatte. Perché di questo si tratta, tra proclami ed atti esecutivi non vi è alcuna corrispondenza. Intanto, nasce una nuova iniziativa culturale, la divisione della cittadina in rioni, come se già non esistessero, per incentivare e sviluppare il senso di appartenenza in virtù della localizzazione del proprio abitato. «Abbiamo la spazzatura dappertutto e un ospedale chiuso e ci propongono la riscoperta di tradizioni», questo il commento di alcuni cittadini indignati all’indomani della notizia della nuova iniziativa dell’amministrazione comunale. Ma iniziative a parte, i malumori all’interno dei berluscones locali crescono a tal punto che anche i peones più accaniti ora sembrano prendere le distanze dal governo serrese sempre più paralizzato dalle rimostranze di molti e dal potere di pochi. Ma se Sparta piange Atene non ride, non chiediamo certo all’opposizione la caparbietà dei soldati nelle Termopili, ma più intransigenza e maggiore incisività ce la saremmo aspettata soprattutto da chi come l’ex primo cittadino Raffaele Lo Iacono ci aveva abituato ad certo tipo di belligeranza politica. Maggioranza e parte dell’opposizione sembrano sfiorarsi senza la volontà di scontrarsi. Tutto ciò ha fatto pensare ai bene informati che ci possa essere una sorta di tregua politica, durante la quale, alcuni consiglieri di minoranza hanno seppellito le asce e hanno deciso di fumare la pipa della pace con qualche elemento della maggioranza, tanto meglio se con  la benedizione di qualche notabile locale, onnipresente come il prezzemolo. Insomma, accantonato almeno per adesso il rimpasto di giunta, anche a causa delle fughe di notizie che abbiamo adeguatamente anticipato, è giunto il momento per l’amministrazione Rosi di pensare al prossimo periodo natalizio a cui la cittadina montana giunge piuttosto impreparata; ma d’altra parte lo diceva Eduardo De Filippo: «il presepio è bello ma i pastori non sono buoni».

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