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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Avrebbero utilizzato l'ex carcere di Vibo, chiuso ormai dal lontano 1995, per custodire all'interno delle armi. Con questa accusa gli uomini della Squadra Mobile hanno arrestato il 35enne Sergio Gentile (che ha già scontato una condanna per omicidio) ed un suo conoscente, Antonio Iannello, di 34 anni.
Nell'ex carcere "Sant'Agostino" la Polizia ha rinvenuto un fucile a canne mozze ed una pistola clandestina. Trovate anche alcune lampade alogene, che tra l'altro sarebbero state alimentate attraverso un allaccio abusivo all'Enel, che dovevano servire per avviare una coltivazione di canapa indiana.
Gentile era da poco era tornato in libertà, in quanto aveva già scontato una pena di 7 anni di carcere per l’omicidio di Michele Fedele, avvenuto nel 1999 in viale Kennedy a Vibo Valentia. Omicidio, questo, che sarebbe stato la conseguenza di un diverbio che Fedele ebbe all'epoca con il padre di Gentile.
Sono stati assolti con formula piena i due operai Afor, Rocco Iacopetta e Adriano Cirillo, entrambi residenti a Nardodipace nella frazione di Cassari, che erano stati imputati il 28 settembre 2012 per il reato – in concorso fra di loro - di coltivazione di sostanza stupefacente. Nel dettaglio l’accusa riguardava la messa a dimora, in un terreno ricadente nel Comune di Caulonia, in provincia di Reggio, di ben cento piante di canapa indiana con altezza compresa tra i 2,5 e i 3,5 metri.
Il giudice del Tribunale di Locri, Davide Lauro, dopo una lunga Camera di Consiglio, ha quindi accolto a pieno la tesi difensiva formulata dall’avvocato Raffaele Masciari, basata sulla estraneità dei due imputati rispetto ai fatti contestati. Il legale ha infatti evidenziato come non vi fosse alcuna traccia nel verbale d’arresto – né in tutti gli altri atti processuali – del fatto che i due operai idraulico-forestali fossero stati colti in flagranza di reato. Al momento del fermo, dopo le formalità di rito, nel settembre dell’anno scorso i due erano stati arrestati e tradotti, per due settimana circa, nella casa circondariale di Locri. All’udienza di convalida dell’1 ottobre 2012, il gip Caterina Capitò, aveva deciso la convalida dell’arresto, disponendone però l’immediata liberazione, applicando la contestuale misura dell’obbligo di dimora. In seguito il Pm era arrivato a chiedere la condanna di Iacopetta e Cirillo a 4 anni e mezzo di reclusione ciascuno e a 3.500 euro di ammenda. Il 17 dicembre scorso, infine, si è arrivati quindi alla totale assoluzione, in quanto i due operai non avrebbero commesso i fatti ascritti.
Sono due le operazioni effettuate nei giorni addietro dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato nella provincia vibonese.
La prima operazione, condotta da personale appartenente al Comando Provinciale di Vibo Valentia ed al Comando Stazione di Serra San Bruno, in seguito alla denuncia presentata dal proprietario del fondo interessato, ha permesso di scoprire l’autore del taglio e furto di piante di alto fusto di varie specie in località Brasi di Simbario.
Dagli accertamenti esperiti in loco si riscontrava il taglio abusivo di ben 102 piante della specie roverella, castagno e ontano praticato diversi giorni addietro. Le indagini effettuate consentivano di individuare tutto il materiale legnoso trafugato. Parte del legname si trovava, già depezzato e accatastato, in un piazzale adibito a cantiere nella confinante località Cecato.
I carabinieri della compagnia di Vibo Valentia, coadiuvati dai colleghi del nucleo Elicotteri e dello Squadrone Eliportato Cacciatori, hanno scoperto una piantagione di cannabis nelle campagne di Filandari, piccolo centro del Vibonese. I militari, in particolare, durante un sopralluogo, hanno notato delle strane piante messe a dimora su un terreno demaniale ubicato in località Spana. Una volta giunti sul posto, i carabinieri hanno rinvenuto 300 piante di cannabis, irrigate da un sistema che attingeva acqua direttamente da un piccolo ruscello presente nell'area. Gli uomini dell'Arma, in oltre 3 ore di lavoro, hanno rimosso tutta la piantagione, in cui alcuni esemplari erano gia' arrivati alla ragguardevole altezza di 2 metri. Tutta la coltivazione, d'intesa con la Procura della Repubblica del capoluogo, e' stata quindi immediatamente distrutta dopo gli accertamenti del caso.
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