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Nel volume settimo delle Ephemerides medico-physicarum germanicarum dell’Accademia Leopoldino-Carolina dei Curiosi della Natura, relativo all’anno 1699 ma pubblicato nel 1702, il medico e botanico Theodor Zwinger III (1658-1724), erede di una rinomata famiglia di medici e naturalisti, riporta la ricetta di uno Syrupus prophylacticus ad Prolongandam Vitam, efficace contro vertigini, artrite, podagra, emicrania periodica, cardialgia, sciatalgia, ftisi bulbare, idropisia, costipazione dell’alvo, occlusioni infiammatorie e malattie interne di diversi tipi. In virtù di queste sue straordinarie qualità, questo sciroppo, se assunto quotidianamente, sarebbe in grado, secondo Zwinger, di prolungare la vita ben oltre i cento anni.
Zwinger afferma di esser venuto a conoscenza di tale sciroppo tramite un ufficiale dell’esercito di Carlo V, il quale, a sua volta, aveva appreso il segreto durante uno dei suoi viaggi. L’ufficiale si trovava a bordo della flotta che nel 1534 l’Imperatore muoveva verso Barberia contro il pirata saraceno Barbarossa, e che sostò per qualche tempo in Calabria. Qui, egli aveva conosciuto un povero contadino, dell’età di 132 anni e tuttavia in ottima forma, il quale, interrogato su quale regime di vita tenesse per assicurarsi tale invidiabile stato di salute e tanta longevità, gli aveva rivelato la ricetta dello sciroppo, che assumeva quotidianamente da cinquant’anni. Lo stesso ufficiale aveva quindi preso l’abitudine di sorseggiare ogni giorno lo sciroppo consigliatogli dal vecchio ed era così riuscito, 161 anni dopo, a comunicare la ricetta a Zwinger. Quest’ultimo mantiene il segreto per 4 lunghi anni, ma, infine, mosso da «cristiana carità», decide di condividerlo con il genere umano.
Syrupus prophylacticus, ad Prolongandam Vitam, et Podagrae, aliorumque Morborum insultus arcendos, mitigandosque experto
Per preparare lo sciroppo, si mescolano insieme in un pentolino i succhi di mercorella, borragine e buglossa, si pone il pentolino sul fuoco e si porta a ebollizione. Quando il preparato bolle, si toglie il pentolino dal fuoco, si leva la schiuma, si filtra il liquido con una manica d’Ippocrate e lo si ripone in un contenitore di vetro chiuso, dove viene lasciato a riposare. Nel frattempo, si tagliano a pezzi le radici di genziana e di iris germanica e si mettono ammollo nel vino bianco. Trascorse 24 ore, il composto di radici e vino viene colato e quindi aggiunto al preparato di erbe ottenuto in precedenza. Si pone il tutto sul fuoco e si lascia cuocere a fuoco lento, schiumando quando necessario, fino a quando il composto non raggiunge adeguata densità. Dopodiché si lascia lo sciroppo a raffreddare in bottiglie di vetro.
La ricetta di Zwinger riscuote immediato successo, e viene inclusa nei trattati di farmacopea, dove viene indicata coi nomi di Sciroppo di lunga vita, Sciroppo mercuriale, Melito di mercorella composto e, in virtù della sua origine, sempre più comunemente come Sciroppo di Calabria. Nel 1724 il chimico Nicolas Lémery propone di aggiungere alla ricetta di Zwinger lo zucchero. Altri propongono di chiarificare il composto con l’albume di due uova. E intanto, le proprietà curative dello “Sciroppo di Calabria” assurgono a una dimensione leggendaria. Alle non poche qualità già indicate da Zwinger si aggiungono infatti, nel corso del Settecento, l’efficacia contro asma, come purgativo, per purificare il sangue, per promuovere il ciclo mestruale, per provocare il parto e facilitare l’espulsione della placenta, per combattere l’inappetenza e i vermi, la capacità di lenire i dolori interni in genere. Esso, insomma, diviene un farmaco pressoché universale, raccomandato anche a chi non ha particolari problemi di salute per le sue virtù profilattiche.
Il successo dello Sciroppo di Calabria dura all’incirca sino alla metà dell’Ottocento, quando i progressi della chimica e della farmacologia permettono di cominciare a produrre farmaci molto più efficaci e specifici. Lo Sciroppo di Calabria, tuttavia, avrebbe continuato a suscitare ancora per qualche tempo un certo fascino. Nella seconda metà dell’Ottocento, infatti, col nome di Sciroppo di Calabria viene commercializzata, riscuotendo un buon successo, una bevanda dissetante, economica e innocua a base di succo di liquirizia, corteccia di legno di cedro macerata in alcool, acqua distillata e acido tartrico; il suo creatore, un certo St. Martin, sostenendone l’utilità dal punto di vista economico, la chiama anche Sciroppo della povera gente.
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