Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Ennesimo preoccupante episodio intimidatorio a danno di Raffaele Montagnese, imprenditore edile, residente ad Acquaro, che già alcuni giorni fa aveva trovato davanti all’uscio della propria abitazione una bottiglia contenente benzina con accanto un bossolo di fucile.
Questa volta, però, Montagnese ha dovuto subire addirittura l'incendio della Fiat Punto di sua proprietà. A dare l’allarme il figlio, che, mentre tornava a casa, si è accorto delle fiamme che stavano per avvolgere l'autovettura. Sui fatti inerenti a questa e alle intimidazioni precedenti, di cui Montagnese è divenuto oramai oggetto per ben cinque volte negli ultimi 28 anni, continuano ad indagare i carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno che non escludono al momento alcuna pista.
L’ipotesi più probabile è quella che indica i fatti come gesti intimidatori conseguenti alla recente apertura di un cantiere edile nella frazione “Limpidi” di Acquaro, per la costruzione di un muro da parte della ditta di proprietà dello stesso Montagnese.
Alcuni giorni fa, sulle pagine del nostro sito di informazione online, è stata pubblicata la lettera di denuncia che i pazienti affetti da sclerosi multipla hanno indirizzato al Prefetto di Vibo Valentia, al direttore sanitario dell'Asp ed al primario di Neurologia, per denunciare le gravi condizioni di disagio in cui versa il servizio di fisioterapia ubicato nel P.O. San Bruno.
Ma le istituzioni in questione non si sono scomodate. Da parte loro nessun cenno di vita. Per fortuna la risposta però è arrivata da qualcun altro. C’è chi infatti, dopo aver letto la lettera firmata dai ragazzi della fisioterapia ha deciso di donare un tapis roulant al reparto. Strumento ginnico importante per i casi in questione, che permette di godere del beneficio della passeggiata pur restando comodamente fermi. Il benefattore sembra sia un cittadino di Mongiana.La tranquillità è sparita, e Serra San Bruno non c’è più. O meglio c’è ancora, ma è così cambiata che si stenta a riconoscerla. In città si respira un’aria tanto leggera quanto paradossale. Gli scalpellini, i falegnami, le maestranze di un tempo sono state maldestramente rimpiazzate da orde di cannibali, poppanti malati di ‘ndrangheta e aspiranti veline smaniose di libertà a buon mercato. Un circo all’aperto, un mondo alla rovescia. Dove basta un nonnulla ed una banale lite si tinge di vendetta. E gli anziani, unica credibile guida popolare, vengono costretti ai margini del tessuto socio-culturale. Dispensatori di saperi passati di moda. Voci fuori campo come nelle strisce dei Peanuts. Tanto che sembra normale che siano bastati solo due mesi per relegare all’oblio il clima mistico dettato dalla venuta del Pontefice. Un’illusione scaduta in fretta come un barattolo di yogurt dimenticato in fondo al frigorifero.
Benedetto XVI aveva lasciato un messaggio impregnato di senno ed equilibrio, che nessuno neanche lontanamente ha pensato di dover seguire alla lettera. E cosi il tran tran quotidiano si trasforma in uno scenario degno della New York del primo ‘900. Dominata da gangs e coltelli.
Basta poco e Serra si popola di personaggi che sembrano usciti dai peggiori articoli di cronaca. Intere colonne di giornale che raccontano di vissuti diversi ma sempre della stessa violenza.
Un attivista e tutta la sua Associazione vengono minacciati con un bossolo di lupara sistemato ai piedi dell’uscio di casa, dritto su se stesso come gli abeti secolari che ci dominano dall’alto dei boschi. Contemporaneamente una squadriglia di teppistelli pensa bene di animare una notte altrimenti vuota sfregiando qualche autovettura, sfondando l’entrata di una palestra e di una scuola pubblica. Giusto per distruggere e saccheggiare qualcosa. Un noto avvocato viene accarezzato a pugni da un parente. I furti nelle case del centro storico continuano ad essere all’ordine del giorno, o meglio della notte. Un tenace trentacinquenne si mostra deciso a riconquistare l’ex-moglie minacciandola con un serramanico. Due ragazze rivali in amore dibattono l’oggetto del conteso armate di sbruffonate e coltelli, meglio del Rugantino nella Roma del Papa Re.
Il bacillo della violenza contamina tutti ed anche i patrizi della politica pare non ne siano immuni: un consigliere regionale avrebbe (il condizionale è d’obbligo) spiegato a suon di pugni ad un suo ex-dipendente che non avrà mai i soldi che gli spettano, almeno stando a quanto ha denunciato alla polizia la presunta vittima dell’aggressione.
Ed allora, come si fa a riprendere il cammino in direzione di un orizzonte nuovamente umanizzato? Su quali basi si può fondare la riconquista di un'armonia entro uno spazio ormai distrutto e sconvolto? Quale cura si può auspicare se l’interesse per la drammatica uccisione di Pasquale Andreacchi, a distanza di soli due anni, si è affievolito nell’indifferenza più totale, raffreddatosi come la cera colata dalla testa di una candela stanca?
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