mini frana_polia_VV_2010_12991Sono passati quasi due anni da quel famoso 9 febbraio 2010, quando un intero costone roccioso franò e travolse un considerevole tratto di strada provinciale tra Cecilia e Trecroci, frazioni del comune di Polia. Di fatto la frana lascio isolato parte abitato creando non pochi disagi anche al resto del comune. All'epoca sia la provincia che la regione si attivarono promettendo rapidi interventi iche potessero permettere di tornare alla normalità il prima possibile, ma da allora  niente è cambiato. Recentemente l'assessore del comune di Polia, Domenico Amoroso, ha inviato una missiva a giuseppe Scopelliti, governatore della Calabria, con la speranza che qualcosa possa iniziare a muoversi. Nella lettera l'assessore ricorda che: "l’amministrazione provinciale di Vibo Valentia e il suo presidente in prima persona,

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mini consiglio_anti_abolizione_ProvinceIl Consiglio provinciale di Vibo Valentia, presieduto questa sera da Francesco Miceli, ha approvato all’unanimità il documento unitario definito recentemente dal coordinamento nazionale dei presidenti dei Consigli provinciali, attraverso il quale si sollecita l’adozione di una serie di iniziative per contrastare il processo di abolizione delle Province. L’Assemblea - tenutasi nell’ambito della mobilitazione coordinata dall’Upi, che ha visto nella giornata odierna la convocazione di tutti i Consigli provinciali d’Italia - ha affrontato gli stessi temi discussi durante la riunione congiunta dei cinque Consigli provinciali calabresi, che si è tenuta a Lamezia il 23 gennaio scorso. È stato probabilmente questo il principale motivo della scarsa partecipazione registratasi oggi, nonostante la convocazione fosse aperta alla partecipazione di tutte le forze sociali, economiche e politiche del territorio. Presenti soltanto 12 consiglieri, quasi esclusivamente di maggioranza; grandi assenti, invece, sindaci, consiglieri regionali e parlamentari, tranne l’ex senatore Antonino Murmura, considerato unanimemente il padre fondatore della Provincia di Vibo Valentia, essendo stato a suo tempo il principale promotore della sua istituzione.

A introdurre la discussione è stato il presidente Francesco De Nisi, che ha rimarcato le contraddizioni giuridiche e sostanziali di una scelta legislativa «giustificata dalla presunta volontà di tagliare le spese, ma che nei fatti incrementerà nel complesso i costi della Pubblica amministrazione». 
«Le funzioni esercitate delle Province sono insostituibili - ha continuato -, tant’è che la nuova normativa delega alle Regioni la programmazione su area vasta e riconosce quindi implicitamente la necessità di un coordinamento su base territoriale. In pratica, si vuole sostituire un’amministrazione democraticamente eletta, e per questo diretta espressione dei cittadini, con aziende regionali che finiranno inevitabilmente per far lievitare la spesa pubblica». 
Sulla questione dell’abbattimento dei costi, considerata la ratio della nuova disciplina, De Nisi ha particolarmente insistito, sottolineando che «un solo consigliere regionale costa quanto l’intero Consiglio provinciale vibonese». «L’Assemblea regionale costa alla collettività 100 milioni di euro l’anno, a fronte dei 300mila euro spesi per quella provinciale - ha aggiunto -. Se davvero avessero voluto tagliare le spese, avrebbero dovuto iniziare dalle Regioni e da tutte quelle aziende pubbliche che consumano ogni anno miliardi di euro. La lotta alla Casta non si fa mandando a casa consiglieri provinciali democraticamente eletti che fruiscono di indennità pari a circa 400 euro al mese, come accade per quelli vibonesi».
Il presidente della Giunta ha posto l’accento anche sul destino lavorativo dei circa 60mila dipendenti impiegati nelle Province, «che dovranno essere trasferiti in altre amministrazioni pubbliche, a meno che non si adottino, come pure è stato paventato, provvedimenti di mobilità forzata, con un futuro di precarietà per tantissime famiglie. Come si può ipotizzare, ad esempio, che la Regione assorba i circa tremila dipendenti delle cinque Province calabresi, se nel 2006 a sua volta ne ha trasferiti duemila nelle stesse amministrazioni, contestualmente al passaggio-farsa delle funzioni che non erano più di sua competenza?».
Infine, De Nisi si è soffermato sulle incognite derivanti dall’abolizione dei confini provinciali e, dunque, sul venir meno di tutti quei presidi che sussistono soltanto su base territoriale, a cominciare da Questure, Prefetture e Aziende sanitarie. «È sempre pericoloso sottrarre spazi alla democrazia - ha concluso - e abolire le Province per assecondare tensioni demagogiche e populiste è un errore abnorme».
Sulla stessa lunghezza d’onda il consigliere Stefano Soriano, che si è rammaricato per la scarsa partecipazione al Consiglio aperto, stigmatizzando in particolare l’assenza dei rappresentanti dei Comuni, «sui quali graveranno le conseguenze negative dell’abolizione delle Province».
Appassionato e ricco ci spunti l’intervento dell’ex assessore Murmura, che ha sottolineato l’incostituzionalità del processo legislativo in atto. «Difendere le Province significa difendere la Costituzione della Repubblica italiana», ha detto, invitando a sollevare la questione dinnanzi alla Consulta.
«Di afasia determinata dall’ignoranza», ha parlato invece il consigliereBarbara Citton, mentre Vittoria Toscano, della Fp-Cgil, si è detta «sconcertata per l’assenza dei cittadini e dei vari rappresentanti politici e istituzionali».
Tornando nel merito dell’ordine del giorno, con il documento approvato questa sera all’unanimità, «la Provincia richiede alla Regione di promuovere il ricorso alla Corte Costituzionale, per fare dichiarare l’incostituzionalità delle disposizioni contenute nell’art. 23, commi 14 - 21, del decreto legge 201/2011 che violano i principi costituzionali di autonomia e democrazia e sono in contrasto con la forma di stato prevista dal titolo V, parte II, della Costituzione». Inoltre, unitariamente alle altre Province italiane, si chiede al Governo e al Parlamento di approvare una riforma organica delle istituzioni di governo di area vasta che sia basata sulle seguenti priorità: «Intervento immediato di razionalizzazione delle Province attraverso la riduzione del numero delle amministrazioni; la razionalizzazione dovrà essere effettuata in ambito regionale, con la previsione di accorpamenti tra Province, mantenendo comunque saldo il principio democratico della rappresentanza dei territori, con organi di governo eletti dai cittadini e non nominati dai partiti. Ridefinizione e razionalizzazione delle funzioni delle Province, in modo da lasciare in capo alle Province esclusivamente le funzioni di area vasta. Eliminazione di tutti gli enti intermedi strumentali (agenzie, società, consorzi) che svolgono impropriamente funzioni che possono essere esercitate dalle istituzioni democraticamente elette previste dalla Costituzione. Istituzione delle Città metropolitane come enti per il governo integrato delle aree metropolitane. Riordino delle amministrazioni periferiche dello Stato, legato al riordino delle Province. Destinazione dei risparmi conseguiti con il riordino degli enti di area vasta ad un fondo speciale per il rilancio degli investimenti degli enti locali».
Ufficio stampa Provincia Vibo Valentia
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Lunedì, 23 Gennaio 2012 16:26

L'Mpa di Loiero mette radici nel Vibonese

mini loiero_e_lombardoIl Movimento per le Autonomie di Raffaele Lombardo ha già messo radici in Calabria ed ora prova a strutturarsi nelle cinque province. A Vibo Valentia a quanto pare da qui a breve l'Mpa si doterà di strutture organizzative nei centri più popolosi della provincia, infatti i fedelissimi di Agazio Loiero, leader calabrese e coordinatore nazionale del partito, sono già in fibrillazione e stanno cercando di serrare i ranghi e ricompattarsi dopo la batosta delle elezioni regionali. La settimana appena iniziata sarà decisiva per la strutturazione dell'Mpa nel vibonese e dalle prossime riunione organizzative alla presenza di Loiero verrà fuori l'assetto vibonese del movimento autonimista che fa capo al presidente della Regione Sicilia. Secondo quanto abbiamo preso, verrà nominato un segretario provinciale e tre vicesegretari sul territorio, a Vibo, Serra San Bruno e Tropea. Come segretario provinciale la scelta potrebbe ricadere su Giuseppe De Grano, mentre per le zone di Tropea e Serra i punti di riferimento dell'Mpa sono rispettivamente Giuseppe Romano e Raffaele Lo Iacono, che quindi dovrebbero - direttamente o indirettamente - occupare le caselle territoriali del partito.

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Rocco PistininziVIBO VALENTIA - L'assessore provinciale Rocco Pistininzi (foto) è pronto a presentare le sue dimissioni dalla giunta De Nisi. L'esponente del Pd, entrato in giunta in quota Riformisti, potrebbe già in queste ore protocollare l'atto di dimissioni, anche se ancora nulla trapela circa le motiviazioni della scelta che, secondo quanto ci risulta, è stata confermata anche dal diretto interessato. Se con le dimissioni di Pistininzi si aprirà l'ennesima fase di crisi politica dell'amministrazione De Nisi non è ancora dato saperlo, ma di certo la stabilità della giunta provinciale è sempre stata una chimera e si è tradotta in una scarsa maggioranza in Consiglio. Un consiglio provinciale a porte girevoli, quello vibonese, con continui cambi di casacca da parte di singoli rappresentanti che passano con facilità dalla maggioranza all'opposizione e viceversa.

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mini pistola1SERRA SAN BRUNO - Sono al lavoro i carabienieri della locale Compagnia guidata dal capitano Esposito Vangone per capire cosa possa esserci dietro la notte di intimidazioni a colpi d'arma da fuoco che si è consumata a Vazzano, piccolo centro situato a cavallo tra le Serre e l'Alto Mesima. Persone al momento ignote, infatti, hanno dapprima sparato dei colpi, presumibilmente di fucile, contro il cofano e il parabrezza dell'autovettura di un imprenditore edile, la cui abitazione si trova a passi dal luogo in cui era parcheggiata la sua auto. Quindi è stata la volta di un negozio di materiali per l'edilizia situato sulla strada provinciale che porta a PIzzoni: tre colpi d'arma da fuoco alla saracinesca dell'esercizio commerciale. Ultima tappa del giro di messaggi al piombo un'abitazione di campagna raggiunta da un colpo d'arma da fuoco che si è fermato al portone. Sugli episodi, inquietanti, stanno indagando gli uomini dell'Arma della locale stazione e della Compagnia di Serra.

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mini U-tiradrittuI Carabinieri del Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria stanno eseguendo un’ordinanza di Custodia Cautelare, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 21 indagati, appartenenti o contigui alla ‘ndrangheta nelle sue articolazioni territoriali denominate cosche: “MORABITO - BRUZZANTI - PALAMARA”, “MAISANO”, “RODÀ”, “VADALÀ” e “TALIA”, operanti nel “mandamento jonico” ed in particolare nei comuni di Bova Marina, Palizzi, Bruzzano Zeffirio ed Africo, responsabili a vario titolo dei reati di associazione di tipo mafioso, concorso in associazione di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni, truffa aggravata, danneggiamento aggravato, procurata inosservanza di pena, frode in pubbliche forniture, furto aggravato di matreiali inerti, crollo di costruzioni o altri disastri dolosi, violazione delle prescrizioni alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, tutti aggravati dall’aver favorito un sodalizio mafioso. Già nel giugno del 2008 i carabinieri in provincia di Reggio Calabria ed in RHO (MI), avevano esegiuto di provvedimenti di fermo a carico di 33 soggetti, nonché  notifica d’informazione di garanzia nei confronti di altre 9 persone, a vario titolo gravemente indiziati del delitto di associazione di tipo mafioso ed armata finalizzata all’acquisizione della gestione e/o controllo di attività economiche, concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici, all’infiltrazione in pubbliche amministrazioni, al procacciamento di voti ed altro (cosche “MORABITO – BRUZZANITI - PALAMARA”, “MAISANO”, “VADALÀ”, “TALIA”) nell’ operazione “BELLU LAVURU”.

“È proprio un bellu lavuru”, con queste parole i parenti di Giuseppe MORABITO (foto), meglio conosciuto come “il Tiradritto”, annunciavano all’anziano capomafia, recluso nel carcere di Parma in regime di 41 bis, l’appalto per i lavori di ammodernamento della Strada Statale 106 jonica ed in particolare la costruzione della variante al centro abitato del comune di Palizzi. Da quel momento i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria sono riusciti a monitorare l’intervento parassitario della ‘ndrangheta in ogni segmento dell’appalto. In particolare, le cosche che operano in quella parte del territorio del mandamento jonico, confermando l’unitarietà della ‘ndrangheta, hanno superato tutte le rivalità che in quell’area in passato avevano dato luogo anche a sanguinose faide e si sono suddivise gli ambiti di intervento (arrivando addirittura a federarsi tra loro mediante apposito organismo direttivo denominato “base”), presentandosi ai responsabili della società appaltatrice come un unico interlocutore e coinvolgendoli nella gestione illecita dell’appalto. Ne è scaturito un quadro investigativo che ha documentato come le cosche si sono infiltrate in ogni settore produttivo, hanno imposto: le assunzioni, le forniture di ogni tipo di materiale - finanche la cancelleria per ufficio - i contratti di subappalto e nolo.

Le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, infatti, hanno accertato che il campo d’azione della ‘ndrangheta era rappresentato: per un verso, dall’infiltrazione diretta, mediante l’impresa di famiglia I.M.C. di STILO Costantino & C. S.n.c., ed indiretta, tramite la D’AGUÌ BETON S.r.l., nella fornitura del calcestruzzo dell’appalto pubblico per l’ammodernamento della S.S. 106; per altro verso, dalla gestione di fatto dei lavori di movimento terra, appannaggio della A.T.I. capeggiata dalla ditta CLARÀ e sotto un ultimo profilo, dalla sostanziale gestione di gran parte delle maestranze impiegate nei cantieri della grande opera. Per quanto riguarda il calcestruzzo, è emerso che la ‘ndrangheta, attraverso dei prestanome vicini per vincoli di parentela alle cosche, ha monopolizzato l’intero ciclo, organizzando delle squadre per rubare gli inerti dalla fiumara Amendolea, produrre del calcestruzzo di bassissima qualità, imporne l’uso anche se non rispondente al vincolo progettuale, fatturarne falsi quantitativi e falsificarne, attraverso dei propri contigui, i risultati dei controlli.

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Giovedì, 15 Dicembre 2011 11:39

Faida del Soveratese, 18 fermi

Soverato18 provvedimenti di fermo emessi dalla Dda di Catanzaro, di cui 14 eseguiti stamattina dai carabinieri del Comando provinciale del capoluogo e della Compagnia di Soverato. L'operazione di stamane punta a fare luce sulla faida che ha interessato una vasta area compresa tra le province di Catanzaro, Reggio Calabria e Vibo Valentia. I fermati farebbero parte, secondo gli inquirenti, delle presunte cosche Sia-Procopio-Tripodi che sarebbero attive sul territorio di Soverato, Davoli, San Sostene, Montepaone e Montauro. L'accusa a vario titolo, per tutti i fermati, è di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, sequestro di persona, estorsione, rapina e ricettazione. Nel corso della stessa operazione gli uomini del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro hanno sequestrato beni mobili ed immobili per un valore di 30 milioni di euro. Le persone fermate sono: Pietro Aversa (56 anni); Vincenzo Bertucci (28); Pasqualino Greco (50); Antonio Gullà (44); Michele Lentini (40); Giovanni Ativo (28); Giuseppe Pilieci (39); Angelo, Manuel, Fiorito e Francesco Procopio (25, 30, 58, 22); Giandomenico Ratta' (29), Mario Franco Sica (57) e Francesco Vitale (25).

 

 

 

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mini Lassessore_provinciale_Pasquale_FeraC’è già chi ha preannunciato esposti in Procura contro «alcuni dati palesemente gonfiati» che hanno consentito ad alcuni Comuni di mantenere l’autonomia dei loro istituti a discapito di altri. C’è poi chi è sul piede di guerra perché le sue richieste sono cadute nel vuoto. E’ il caso, per esempio, dei Comuni di Dasà, Pizzoni e Vazzano. Il primo, con una delibera di giunta, aveva chiesto di essere accorpato ad Acquaro. Nulla da fare, però. Il presidente Francesco De Nisi e il suo assessore all’Istruzione Pasquale Fera (foto) hanno deciso di accorpare Dasà con Dinami. Stessa cosa dicasi per Vazzano e Pizzoni, i cui esecutivi comunali avevano manifestato la volontà di essere accorpati a Soriano. Niente da fare anche per loro: la Provincia, ignorando le loro richieste, ha deciso di lasciarli con Gerocarne.

Insomma, stilata la bozza, il nuovo Piano di dimensionamento scolastico sta già facendo discutere e tanto altro ancora farà discutere, anche perché - come spesso accade in queste situazioni - sulla spinosa questione di stanno intrecciando campanilismi, localismi e anche tanti favoritismi. Al punto che il presidente della Provincia Francesco De Nisi, secondo quella prassi per la quale uno cerca di accontentare chiunque per poi scontentare tutti, adesso è costretto a fare i conti con alcuni malumori che iniziano a sollevare diversi esponenti della sua maggioranza. Al punto che, si mormora nei corridoi di Palazzo ex Enel, alcuni assessori provinciali - nello specifico due - potrebbero votare contro il Piano di dimensionamento che entro venerdì prossimo dovrebbe approdare in giunta. Altri problemi, per il presidente della Provincia e per il suo assessore Pasquale Fera, potrebbero arrivare in consiglio provinciale. L’intero gruppo dell’Udc voterà contro. La stessa cosa potrebbero fare altri strati dell’opposizione, perciò se si considera che i malumori all’intero della maggioranza serpeggiano, se si considera che proprio nei giorni scorsi in tredicesimo consigliere della maggioranza che sostiene De Nisi - ossia Francesco Filippis - ha preso ufficialmente le distanze dal presidente della Provincia, il rischio per quest’ultimo è quello di andare incontro ad una sonora bocciatura in consiglio provinciale. Forse proprio per questa ragione, o forse perché nonostante tutto Pasquale Fera ha mostrato una spiccata predisposizione al dialogo e al confronto il delegato all’Istruzione di Palazzo ex Enel, durante un recente incontro, ha manifestato la sua «disponibilità» a recepire «indicazioni e proposte». C’è tempo fino a martedì, fino a dopodomani dunque. Nelle prossime ore Fera incontrerà i rappresentanti dei Comuni di Arena, Dasà, Acquaro, Dinami, Zungri e Spilinga, allo scopo di risolvere assieme a loro alcune questioni. Riusciranno, assieme, a trovare una soluzione per rendere meno amaro un Piano che rischia di non andare giù a tanti? Beh, staremo a vedere. L’attesa, d’altronde, non è destinata a durare troppo.

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