mini esercitoSERRA SAN BRUNO - Le precipitazioni che in questi giorni hanno messo in ginocchio le Serre stanno concedendo una tregua che si è rivelata vitale per le popolazioni montane. In qualche modo, le emergenze più stringenti sono state per il momento risolte. La situazione rimane critica in tutto il comprensorio e l'allerta meteo per i prossimi giorni conferma che il pericolo di nuove precipitazioni nevose è concreto. Da stamattina non sono più completamente isolati i paesi più colpiti, Mongiana, Fabrizia e Nardodipace, dove si è riusciti ad aprire un varco nel metro e mezzo di neve che ha coperto la zona. Stamattina è arrivato l'Esercito (foto). La Brigata Aosta di Messina è intervenuta con militari

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mini rosi-mastro_brunoScultore della cultura, precursore della questione meridionale. Dal temperamento granitico e con la testa alta, ben dritta sulla schiena. Padre di un lamento irrequieto, bramoso di un riscatto che la sua terra, in realtà, non conoscerà mai. Neanche oggi. Bruno Alfonso Pelaggi, detto Mastro Bruno, a cent’anni dalla sua scomparsa rimane la più pregevole voce poetico-dialettale della Calabria del tardo ‘800. Poeta della protesta contro i mali del Meridione, dalle sue rime passò la denuncia dei sofferenti, dei miseri, di chi appartenendo agli ultimi difficilmente altrimenti avrebbe potuto rendere esplicito il proprio sdegno. Nel suo canto il patimento è patimento reale, la fame è fame vera. Talmente vera che “si pìgghja culla pala!”. Ecco perché a 100 anni dalla sua  scomparsa, è sembrato doveroso proporre una rassegna culturale di ben due giorni che mantenesse vivo l’interesse per questo artista. Ieri cantore della dignità e della miseria dei nostri avi, oggi orgoglio indiscusso per Serra San Bruno tutta. O quasi. Perché, in realtà, c’è chi non gradisce. Anzi rimane del tutto indifferente. In silenzio. Estraniandosi con leggerezza dai fatti come se si stesse celebrando il centenario di “la pitta chìna”. Ed è drammatico che questo silenzio assordante arrivi proprio dal palazzo municipale: nessuno dei membri della giunta comunale si è sentito in dovere di presenziare all’evento o di spendere una parola a riguardo. Unica presenza registrata quella del sindaco (forse perché invitato?), che durante il convegno di apertura ha sostato per circa un quarto d’ora sull’ingresso della sala. Impalato sulla porta, le braccia incrociate sul petto, l’espressione timida e quasi seccata. Come ad una cena a casa dei suoceri: “Ci vado, ma contro voglia!” 

Per di più, agli organizzatori di una manifestazione che ha dato lustro all’intera cittadina e a cui hanno partecipato centinaia di persone, non è stato nemmeno evitato di pagare la quota prevista per usufruire  dell’unica sala convegni disponibile in tutta la città. Supa corna vastunati. Anzi scarpidhati. 

Se davvero si vuole determinare il tanto agognato riscatto, una rinascita per la nostra terra, e non si inizia da quello che già abbiamo, dal nostro splendore, dalla nostra cultura, anche da Mastro Bruno Pelaggi e dal suo ricordo, da che cosa iniziamo? Se c’è l’intenzione reale di avviare un’inversione di rotta che sia oltre che civile ed economica, anche culturale, com’è possibile che giornate del genere passino in sordina? Mastro Bruno non avrebbe avuto riserbo e difficoltà a partorire un doveroso panegirico a riguardo. Magari un elogio all’ignoranza. 

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Martedì, 27 Dicembre 2011 18:33

Bruno Zaffino fuori dalla giunta. Ma perché?

mini bruno_zaffinoSerra San Bruno. Lunedì 17 maggio. Undici e mezza della sera. Piazza mercato si riempie in fretta. Con le urne ancora calde la folla inneggia all’uomo comune che trionfa. Clark Kent si trasforma in SuperMan. Bruno Rosi si veste di sindaco. Baci e abbracci. Il palco gigante e le bandiere al vento: il Pdl è in festa. Si respira un clima da assemblea di istituto, un’atmosfera da tempo delle mele. Tutti si vogliono bene e tanti si sentono in dovere di salire sul palco ed incitare la folla, come per narcotizzarla: “Risorgeremo!”. Volano tappi di spumante. Qualcuno credeva fosse champagne.

Venerdì 23 dicembre. Undici e mezza della mattina. Sono passati 6 mesi dalla lunga notte di Piazza Mercato, e tutto è cambiato. Il sindaco non prova più nemmeno a nascondere la rabbia e l’amarezza che lo accompagnano dall’inizio di quest’altra drammatica giornata. Rimane in silenzio, seduto dietro la sua scrivania. Scruta fuori dalla finestra un paese difficile da amministrare, soprattutto se lo si intende fare con una maggioranza impossibile da tenere attaccata tutt’insieme. Le cattive notizie si accumulano ed il comune sembra un palazzo che crolla più velocemente di quanto ci si impieghi a ristrutturarlo. Il ghiaccio imperversa, la città brucia e gli assessori cadono.

Bruno Zaffino è uscito dal giro. Il ruspante imprenditore che più di molti altri contribuì alla causa piddiellina non è più assessore. 230 elettori, croce più croce meno, gli avevano dato fiducia incoronandolo come la più grande sorpresa delle passate amministrative. Oggi viene spinto ai margini dal suo stesso gruppo consiliare. Ma perché?

In men che non si dica, comunque, l’amministrazione sbatte la porta in faccia a Zaffino dopo aver sfruttato il suo enorme potenziale elettorale, i suoi numeri, per poi relegarlo all’angolino buio del semplice consigliere. Lo accantona senza tanti fronzoli, e ciò che ne rimane è un quadro dai confini troppo sfumati. Sedotto, usato ed abbandonato. Nessuno della maggioranza finora è riuscito a spiegare quale sia la motivazione reale di questo allontanamento. Una motivazione che, a questo punto, deve essere psicologica, filosofica e, ci sforziamo, potrebbe essere anche politica. Sabato 24 sulle pagine di un quotidiano locale una nota striminzita affidata alla penna del giornalista di fiducia. Tante parole roboanti, pochi contenuti. Leggo l’articolo, ma il dubbio rimane: perché quest’urgente esigenza di discostarsi completamente da chi fino a poco tempo fa fu determinante per la vittoria di Bruno Rosi? Che cosa è successo? Se lo chiedono tutti i serresi. In particolare i 224 elettori dell’ex assessore Zaffino. Sarebbe anche opportuno capire cosa accade all’interno della maggioranza ora che il tassello scomodo è caduto dal puzzle. Le convinzioni, le incertezze, le strategie personali calibrate da cariche e segreti. I piccoli errori che si ingigantiscono e diventano irrimediabili, i ricatti. La trama si infittisce, si macchia della necessità di scendere a compromessi solo per dare adito a malcelati complotti correntizi. In un gruppo in cui tutti credono allo stesso obiettivo qualcosa comunque non funziona. Un viaggio su un filo troppo sottile. 

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