mini toga_tribunalePene variabili da uno a dieci anni di reclusione sono state comminate, dalla seconda sezione della Corte d'assise d'appello di Catanzaro, nei confronti di presunti esponenti della cosidetta "Mafia di Ariola", cioè i clan che operano nelle Preserre vibonesi

Le condanne riguardano l'ex boss di Cassano Antonino Forastefano (8 anni e 6 mesi); Giuseppe La Robina (10 mesi e 20 giorni); Angelo Maiolo (6 anni); Francesco Maiolo (2 anni e 8 mesi); Vincenzo Loielo (3 anni e 4 mesi); Piero Sabatino (5 anni e 2 mesi); Damiano Zaffino (1 anno). Non doversi procedere per sopraggiunta prescrizione nei confronti dei collaboratori di giustizia Michele Ganino, Rocco Oppedisano e Enzo Taverniti.

Il pm distrettuale Marisa Manzini, al termine della requisitoria, aveva chiesto la condanna per tutti gli imputati per un totale di 39 anni ed un ergastolo, per Vincenzo Loielo.

 

 


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processo toga2Il sostituto procuratore Salvatore Curcio, a conclusione della fase requisitoria nel processo per l’omicidio del parrucchiere Placido Scaramozzino, assassinato nel settembre del 1993, ha chiesto ieri due condanne all’ergastolo e una a 24 anni di reclusione, rispettivamente, nei confronti di Antonio Altamura (66 anni, ritenuto il capo della cosca 'ndranghetista della frazione Ariola di Gerocarne), Vincenzo Taverniti (53 anni, di Stilo) e Antonio Gallace (47 anni).

Le richieste di condanna sono state avanzate dai giudici della Corte d'assise d'appello di Catanzaro, dinanzi ai quali è in corso il processo di secondo grado, mentre, in primo grado, nell'aprile dello scorso anno, era stata sentenziata la condanna di Altamura e Taverniti e l'assoluzione di Gallace. Chiave del dibattito si è rivelata essere la dichiarazione fornita da un minore coinvolto nel delitto, che ha deciso di collaborare testimoniando al processo. Le dichiarazioni fornite dal giovane alla Dda di Catanzaro hanno permesso di fare luce sull’omicidio, ritenuto un fatto riconducibile alla “strategia” di sterminio posta in essere dal gruppo Maiolo in modo tale da favorire l’ascesa del clan Loielo.

Placido Scaramozzino fu legato e trascinato nella boscaglia alla periferia di Gerocarne, tramortito a colpi di zappa in testa ed, in seguito, sepolto ancora vivo. Il punto esatto della sepoltura non è stato mai individuato, né segnalato agli inquirenti, di conseguenza il corpo di Scaramozzino, a distanza di anni, non è ancora stato ritrovato.

 

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mini Placido_ScaramozzinoPlacido Scaramozzino fu legato, trascinato in un sentiero nei boschi di Gerocarne, colpito con una zappa al petto e alla testa, e fu seppelito ancora vivo. Il fatto avvenne il 28 settembre 1993 e il corpo del parrucchiere di Acquaro, che avrebbe pagato con la vita una presunta vicinanza alla cosca Maiolo di Acquaro, non fu mai ritrovato. Ieri, a distanza di vent'anni, la Corte d'Assise di Catanzaro ha emesso due condanne a 28 anni di reclusione per Antonio Altamura, 66 anni, ritenuto dagli inquirenti il capo della "società dell'Ariola", e Vincenzo Taverniti, 53 anni, riconosciuti colpevoli dell'omicidio di Scaramozzino. Un’assoluzione piena, invece per Antonio Gallace, 47 anni, anche lui di Ariola di Gerocarne. Altamura e Taverniti sono stati assolti dal reato di occultamento di cadavere. Per i tre il pubblico ministero Romano della Dda di Catanzaro aveva chiesto la condanna all’ergastolo.

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mini ags_sorianoSORIANO - Domenica prossima, molto probabilmente, a Soriano sarà festa grande per il salto di categoria della squadra di mister Baroni. Ieri, infatti, l’undici rossoblu si è dovuto accontentare di un pari in quel di Bivongi, ma il passo falso in casa del Filogaso contro il Marina di Nicotera  non ha fatto altro che avvicinare ulteriormente la squadra del presidente Mangiardi alla conquista della meritata promozione. A Bivongi il pari è arrivato solo nel finale: prima i reggini sono andati in vantaggio con un diagonale di Taverniti, poi i vibonesi pareggiano i conti con Macrillò, che si ripete anche nella ripresa. Ma a tempo quasi scaduto, sempre Taverniti riacciuffa il pari e costringe il Soriano a rimandare a domenica prossima la festa per la vittoria del torneo.
 
 
SERRESE -Turno positivo anche per la Serrese che, grazie ad un gol di Carchedi poco prima della fine del primo tempo e ad un tiro da fuori area di Iorfida a cinque minuti dal termine, ottiene l’intera posta in palio, superando il Fronti per due reti a zero. Nel primo tempo le squadre si studiano a vicenda cercando di capire le intenzioni dell’avversario. Ma nei minuti finali della prima frazione, i biancoblu di mister Rolando Megna passano in vantaggio: calcio d’angolo di Inzillo, palla sui piedi di Carchedi che, tutto solo - grazie anche alla complicità del portiere ospite - insacca per il momentaneo 1 a 0. Nella ripresa, il Fronti non si rende mai pericoloso ed i locali chiudono il match con Iorfida che, al 40‘, sigla il 2 a 0. Da segnalare un rigore sbagliato da Greco che, dagli ultimi metri, spedisce la palla a lato alla destra dell’estremo difensore ospite. Il Fronti chiude l’incontro in dieci per l’espulsione di Leone, a causa di un fallo da ultimo uomo su Carchedi, dal quale è scaturito il calcio di rigore. 
 
foto di Nicola Ciurlia
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mini antonio_altamuraCon l'operazione "Luce nel bosco" la Dda di Catanzaro ha ricostruito circa vent'anni di faide di 'ndrangheta nel territorio delle Preserre vibonesi e dell'Alto Mesima, in particolare nei comuni di Gerocarne, Soriano, Sorianello, Acquaro, Dasà, Arena, Vazzano e Pizzoni. L'epicentro di tutto sarebbe la frazione Ariola, e a capo della "società" di Gerocarne sarebbe stato Antonio Altamura (foto), 65enne già arrestato nell'operazione "Crimine", che è lo zio di Michele Altamura, ex sindaco di Gerocarne arrestato oggi con l'accusa di associazione mafiosa. La carriera politica di Altamura, secondo i magistrati catanzaresi, sarebbe stata attentamente pianificata dallo zio presunto boss, e la sua candidatura a sindaco sarebbe stata il frutto di un accordo interno alle varie famiglie appartententi al "locale" di 'ndrangheta sgominato con l'operazione di oggi. Prima assessore e poi sindaco, Altamura avrebbe fornito il suo supporto alle cosche "avvalendosi del suo ruolo istituzionale". Le 'ndrine, quindi, sarebbero così riuscite facilmente ad infiltrarsi nella gestione degli appalti pubblici del comune di Gerocarne.

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