Martedì, 04 Febbraio 2020 12:25

Coronavirus, a Serra la paura e l'ignoranza corrono sulle chat

Scritto da Salvatore Albanese
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Sono giorni molto complicati. Ci sono due virus che ci obbligano a tenere alta la guardia. Il primo è il Coronavirus e per il momento in Italia non rappresenta una minaccia effettiva. I rischi sono reali, l'allerta doverosa ma fortunatamente i numeri parlano di soli due casi accertati: una coppia di turisti cinesi in viaggio di piacere a Roma e messi subito in cura (era inevitabile che anche nel nostro Paese si arrivasse al riscontro di qualche caso: l'Italia ha il maggior numero di turisti cinesi presenti in Europa, 5 milioni nel corso del 2019). Il secondo è il virus dell'intolleranza, aggravato da una buona dose di sconcertante stoltezza, pericolosissimo perché per sua natura tende a mutare velocemente per adattarsi alle circostanze, attecchire nel terreno fertile dei pregiudizi, colpire in libertà. Diversamente dal primo, il virus dell'intolleranza è già tra di noi. Ha raggiunto in breve molti portatori insani e minaccia di colpire anche gli organismi finora immuni ma fragili perché fiaccati da paure e insicurezze seminate dai primi in lungo e in largo nel solco del “sentito dire". I segnali sono ovunque: a Torino una ragazza, per il solo fatto di essere cinese, è stata obbligata a scendere da un autobus; a Brescia gli attivisti di Forza Nuova, come ai tempi degli Untori, hanno affisso dei volantini all’esterno di ogni attività cinese per scoraggiare gli italiani ad acquistare in quegli stessi negozi; un bar di Roma, zona Fontana di Trevi, ha impedito per giorni l’accesso agli avventori cinesi; Facebook ha considerato necessario intervenire contro la mole enorme di fake news apparse sul social network in cui si fantastica di tutto sull'epidemia asiatica. La Calabria non è chiaramente immune a tanta grettezza: in un Centro commerciale a Catanzaro un uomo ha allontanato con un calcio un bambino di 5 anni, in realtà filippino nato in Italia e mai andato all’estero, reo di essersi avvicinato troppo alla figlia del soggetto in questione.

Di atteggiamenti del genere, o anche meno estremi, se ne contano ormai a bizzeffe e l’aria che si respira nelle Serre non è da meno: i pochi esercizi commerciali cinesi presenti sul territorio sono svuotati di clienti (che poi è l’aspetto meno grave) e verso i proprietari delle attività si sta via via consolidando un atteggiamento di ostilità. A Serra San Bruno, ad esempio, gira da giorni lo screenshot di una chat, in cui uno dei contatti, tra l’altro ricorrendo a una forma grammaticale assai discutibile, consiglia ai suoi interlocutori: “Nn andate da ** la cinese, k gira voce k il marito è ricoverato a roma x sospetto coronavirus… nn so se la notizia sia attendibile o meno ma evitate di andare in centri affollati e negozi di cinesi". In poche righe una serie di nefandezze infinite: informazioni del tutto inventate, ingannevoli, rese pubbliche con il deliberato intento di insinuare, di discriminare, colpire a priori una famiglia di lavoratori tra l’altro ben integrata da anni in paese senza avere la concreta cognizione dei fatti. Mostri creati ad arte, calunnie infondate e malignamente velate, frutto di teorizzazioni improbabili. Più che allusioni, vere e proprie masturbazioni cerebrali. Le conseguenze rischiano di essere gravissime se si pensa che i commercianti in questione, come altri nel paese, hanno figli che quotidianamente frequentano le scuole cittadine, gli spazi destinati ai giovani al pari dei loro coetanei, e che potrebbero presto trovarsi alla mercé di una terribile ondata di qualunquismo e pregiudizio, di becera discriminazione. Per fare chiarezza, perché purtroppo a questo punto ce n’è evidentemente bisogno, abbiamo incontrato la commerciante cinese in questione, che con pazienza e grande lucidità ci ha parlato di quanto vissuto in questi giorni, soprattutto piccoli sintomi di intolleranza anche da parte di clienti abituali che ora attraversano dall’altro lato della strada per evitare di passare dal marciapiede antistante al negozio. Poi, i netti distinguo sulle condizioni di salute del marito, che è sano, vivo e vegeto, e si trova in Cina, non a Roma, dove fa abitualmente ritorno in visita alla famiglia d’origine e dove sarà costretto a rimanere almeno per qualche mese, visto lo stop improvviso al traffico aereo da e per l’Italia. Insomma, nessun contagio, solo tanta ignoranza.

È bene allora, al di là del caso specifico, acquisire consapevolezza della delicatezza del momento, porre in essere ogni precauzione ritenuta utile e mantenere la giusta misura. La necessità di tutelare adeguatamente la propria condizione di salute dovrebbe trovare origine da informazioni acquisite da fonti scientifiche, consultando le autorità mediche. Senza dare adito a chi ha convenienza a soffiare sul fuoco, a chi trova soddisfazione nel praticare l’idiozia. Questo morbo dobbiamo saperlo riconoscere, identificare, isolare e circoscrivere subito. Prima che diventi una pandemia.

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