Domenica, 17 Marzo 2024 08:16

La Calabria prima dei greci. Genesi di una civiltà nelle aree interne

Scritto da Bruno Greco
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La Calabria prima dell’arrivo dei greci raccontata anche attraverso le immagini. La divulgazione della cultura storica della nostra regione si avvale ancora di un binomio ben collaudato: la collaborazione tra la Fondazione Carical e la casa editrice Rubbettino. “Enotri” è il nuovo libro che disvela un mondo che ci appartiene profondamente anche se poco conosciuto, risalente al periodo tra la metà dell’“Età del bronzo” e l“Età del ferro” (XVIII-V secolo a.C.).

Complementare al contributo degli studiosi è stato l’apporto del fotografo serrese Biagio Tassone. L’archeologia si è così servita delle immagini, che hanno messo in risalto le peculiarità di un popolo lontano che ha scelto, tra le sue destinazioni, anche quella che oggi è la nostra Calabria. Un popolo che, a differenza degli altri, ha inizialmente deciso di occupare l’entroterra e godere della sua bellezza, ma anche delle sue difese naturali.

Le aree interne dell’attuale Calabria, Basilicata e Cilento sono stati gli ambienti dove “inventare” una civiltà stabile, che ha conosciuto lo sviluppo dell’agricoltura, dell’allevamento, ecc. Anche se esiste poco di documentato, una delle fonti principali è riconosciuta in Antioco che «narra di Enotro e Peucezio, figli di Licaone, re dell’Arcadia montuosa, che lasciarono la patria in cerca di nuove terre ben “17 generazioni prima della guerra di Troia”. Attraversato il mare, Peucezio si sarebbe fermato nel primo approdo in Italia chiamando quella terra Peucezia (Puglia centrale), mentre Enotro con la sua gente avrebbe raggiunto il golfo Ausonio (Tirreno), dove era molta terra per pascolo e agricoltura. Enotro chiamò Enotria la terra occupata e fondò “numerose piccole città sulle montagne”.

Nella narrazione di questo affascinante mondo l’immagine diventa dunque fondamentale. I reperti archeologici, i paesaggi, le necropoli ricche di gioielli, utensili e anche giochi. 

«IL SENTIMENTO CHE SOPRAVVIVE ALLA STORIA» 

Il lavoro di Biagio Tassone, che ha affiancato il gruppo scientifico guidato dalla studiosa Maria Cerzoso, diventerà presto anche una mostra fotografica. La stessa sarà allestita il prossimo 13 aprile presso il “Museo dei Brettii e degli Enotri” di Cosenza, diretto proprio da Maria Cerzoso a partire dal 2004.

«È stato molto bello – ha raccontato il fotografo Biagio Tassone – scoprire i luoghi interessati dalla ricerca tra Basilicata e Calabria. Ho conosciuto persone molto interessanti, legate ancora alla vita pastorale proprio come lo erano gli Enotri. Il mio approccio a questo tipo di lavoro e ricerca è di carattere antropologico. Mi piace addentrarmi nel sentimento che sopravvive alla Storia, la cui perpetuazione porta all’identità. Cerco le persone da cui poter ottenere un contributo genuino e sincero. Tra coloro che mi hanno accompagnato in questa bellissima esperienza ci sono tante persone, ne cito uno adesso e gli altri mi riservo farlo in altre chiacchiere. Alessandro (foto in apertura) mi ha accolto come un “cristiano” nella sua casa di campagna. Accompagnandomi sulla timpa dove portava a pascolare le capre mi ha aperto gli occhi sulle vallate dell’Agri e del Sinni, raccontandomi aneddoti di amicizia e suggestioni religiose».

La fotografia in fondo è anche questo, documenta i fatti ma in quanto forma d’arte stimola anche l’immaginazione. L’approccio di ricerca del fotografo serrese attinge spesso anche alla letteratura: «Parallelamente agli aspetti della Storia passata questo lavoro fotografico mi ha portato anche a tenere ben saldi i piedi nella storia recente, nonché contemporanea. Soprattutto i paesaggi selvaggi, quanto veri, mi hanno riportato alla mente il lavoro di autori a me cari quali Carlo Levi o Ernesto De Martino».

Non è poi così difficile chiedersi il perché quasi 4mila anni fa vari popoli sceglievano le nostre terre per stabilirsi mentre oggi siamo costretti a chiederci come mai Cristo si sia fermato a Eboli.  

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