Domenica, 28 Maggio 2023 08:40

La Certosa e il cantiere della ricostruzione. Un "tesoro" nelle foto di fine Ottocento

Scritto da Sergio Pelaia
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La Certosa durante la ricostruzione in una delle foto esposte nella mostra di Tripodi e Pisani (in basso quella che fa da copertina al catalogo) La Certosa durante la ricostruzione in una delle foto esposte nella mostra di Tripodi e Pisani (in basso quella che fa da copertina al catalogo)

Il busto di San Bruno con gli occhi dipinti e qualche gioiello ornamentale in più rispetto ad oggi, un “angioletto” scomparso dal dormitorio del Santo di Colonia e i famosi “leoncini” che dal laghetto sono andati incontro a una sorte analoga. Ancora: la fabbrica di cellulosa lungo lo sterrato che porta a Santa Maria, degli uomini che giocano a bocce nel piazzale antistante la Certosa e un suonatore di zampogna “a chiave” al loro fianco. E poi un campanile del monastero dalla forma vagamente ortodossa, statue e rifiniture in pietra dell’antico convento inspiegabilmente spazzate via non dalla furia del terremoto del 1783, bensì dalla mano dell’uomo.

Frammenti di storia, tutti ugualmente preziosi e finora perduti, che furono immortalati da alcuni pionieri della fotografia nell’ultimo scorcio dell’Ottocento e oggi sono stati riportati alla luce con gli strumenti della tecnologia e soprattutto grazie alla passione dello storico dell’arte Domenico Pisani e del fotografo Bruno Tripodi. Il primo è l’erede di una famiglia di artisti che ha lasciato impronte indelebili nella storia serrese, il secondo da anni documenta per immagini i luoghi e i momenti dei “figli” di San Bruno rispettandone la dimensione contemplativa. Proprio lì, tra le mura della millenaria Certosa, sono custodite decine di lastre fotografiche risalenti al periodo compreso tra gli ultimi decenni dell’Ottocento e i primi anni del Novecento che i due hanno acquisito e stampato, solo grazie al sostegno di diverse aziende (quasi tutte serresi) e senza il contributo di alcun ente pubblico, dando così vita a una mostra e a un catalogo dal titolo “Fotografie in cantiere” dedicati alla memoria di Giuseppe Maria Pisani (1851 – 1923) nel centenario della morte.

Proprio quest’ultimo, pittore e bisnonno di Domenico, assieme al farmacista Luciano Cordiano fondò nel 1877 il laboratorio fotografico “Il Genio”, uno dei primi in assoluto in Calabria. Dal connubio tra l’arte di Pisani e le competenze chimiche di Cordiano, e con tecniche estremamente innovative per l’epoca (bromuro d’argento), venne fuori una straordinaria opera di documentazione di tutto ciò che ruotava attorno al cantiere della ricostruzione del monastero. E benché molte di quelle immagini siano state pubblicate nel 1983 da Ilario Principe ne “L’immagine nascosta” (Università di Reggio Calabria, Facoltà di Architettura) il meticoloso lavoro compiuto oggi da Pisani e Tripodi ha permesso di portare alla luce dettagli molto significativi finora rimasti nascosti.

In tutto le lastre sono 75 – non tutte attribuibili a “Il Genio” ma anche ad altri fotografi locali e a un monaco vissuto in Certosa – e ne sono state stampate ed esposte circa 40. La mostra aprirà al pubblico nei locali del Museo della Certosa proprio oggi. Il giorno di Pentecoste rappresenta d’altronde la prima delle due ricorrenze serresi dedicate a San Bruno e l’esposizione, arricchita da alcuni strumenti fotografici usati da quei pionieri, rimarrà visitabile negli orari di apertura del Museo fino alla “seconda” festa del 6 ottobre. Un’occasione unica per apprezzare l’inestimabile valore storico e artistico di immagini che hanno attraversato i secoli e fermato il tempo.

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