Lunedì, 14 Ottobre 2019 13:45

L'ex sindaco di Torre indagato per concorso esterno. Pitaro si difende. Gratteri: «Faremo appello»

Scritto da Redazione
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Figura anche il nome di Giuseppe Pitaro, 55 anni, avvocato ed ex sindaco di Torre di Ruggiero tra le 29 persone indagate nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri che, all’alba di oggi, ha portato all’arresto di 17 persone tra appartenenti e fiancheggiatori del clan Iozzo-Chiefari, operante nell’area delle Preserre catanzaresi, in particolare nei centri di Chiaravalle Centrale, Cardinale e Torre di Ruggiero. L’operazione, denominata “Orthrus”, è stata condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro, con il supporto dello Squadrone Eliportato Cacciatori e di un elicottero dell’8° Nucleo.

A giudizio dei magistrati della Dda, sotto il controllo della famiglia Chiefari non ci sarebbero soltanto attività imprenditoriali: la cosca, infatti, avrebbe anche influenzato il voto. Nei confronti dell’ex primo cittadino, era stato chiesto l’arresto per concorso esterno in associazione mafiosa, ma il gip non lo ha concesso. «Pitaro è stato sindaco dal 2006 al 2015 – ha detto Gratteri nel corso della conferenza stampa  noi abbiamo chiesto la custodia cautelare in carcere che non è stata data. Stiamo leggendo la motivazione del gip e sicuramente faremo appello su questa decisione. A noi risulta dalle indagini che è stata chiusa in una cassaforte del Comune un’interdittiva antimafia. E non può restare chiusa un’interdittiva. Durante un comizio per la campagna elettorale sul palco a fianco al sindaco c’era il capomafia del paese (Antonio Chiefari, ndr). Se noi sappiamo cosa vuol dire la gestualità della mafia – evidenzia Gratteri – il mafioso non ha bisogno di parlare ma essere o non essere in determinato posto ha la sua rilevanza. Trovarsi in un posto vuol dire fare una scelta di campo. Il capomafia la scelta di campo l’ha fatta. Se era lì ed era salito sul palco sapeva di cosa si stava parlando. Sta partecipando alla campagna elettorale. E se sta partecipando alla campagna elettorale allora di cosa c’è bisogno? Questo non ha rilevanza penale? È un fatto di folklore o un comportamento di mafia?».

Dal canto suo, Giuseppe Pitaro si dichiara estraneo alle accuse che gli vengono rivolte: «Ho svolto le funzioni di sindaco del Comune di Torre di Ruggiero dal 2006 al 2015 fronteggiando le varie problematiche di un piccolo borgo dell’entroterra calabrese nel pieno rispetto del principio di legalità. Apprendo ora, con profondo dispiacere, che nell’inchiesta denominata “Orthrus” compare il mio nome, ma, al contempo, mi compiaccio che il gip, dopo avere esaminato la mia posizione, abbia accertato e riconosciuto la mia totale estraneità ai fatti oggetto dell’indagine. Negli anni in cui ho svolto la funzione di sindaco – prosegue Pitaro – ho profuso il mio impegno per dare una mano ad una comunità angustiata da tante criticità vecchie e nuove e l’ho fatto attenendomi scrupolosamente alle prerogative in capo all’organo politico e senza mai travalicarle, cosi come ha accertato il gip nel suo provvedimento. La mia biografia, assolutamente specchiata, mi porta – conclude l'ex sindaco – ad apprezzare le iniziative giudiziarie di contrasto al fenomeno criminale, pur segnalando, tuttavia, l’esigenza costituzionale che siano esaminate con il dovuto rigore le singole posizioni processuali al fine di non scalfire la dignità di persone anni luce distanti da illegalità e comportamenti ripugnanti».

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