Domenica, 31 Marzo 2013 14:52

Appelli per le strade provinciali dell’altipiano delle Serre: per favore, ora basta!

Scritto da Franco Gambino
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mini Strade_allagatePrima, nel mese di Novembre,  è stata la volta del sindaco di Fabrizia Antonio Minniti, il quale ha minacciato, addirittura, una protesta pubblica di tutti i comuni della zona. Esagerato! Successivamente anche il consigliere regionale on. Nazzareno Salerno ha fatto un appello sui giornali chiedendo il ripristino della rete stradale. In entrambi i casi la richiesta è stata disattesa. Ora si son messe in corsa le corrispondenti dei giornali locali Maria  Grazia Franzè su Il Quotidiano della Calabria e Francesca Onda su La Gazzetta del Sud.

Per cortesia, per favore ora basta: niente appelli, niente articoli sui giornali per un presunto miglioramento della nostra rete viaria. Voi dite che le strade ormai sono piene di buche, anzi di vaste crepe profonde decine di centimetri  e lunghe alcuni metri che costringono gli automobilisti ad una velocità estremamente lenta altrimenti rischiano di rompere qualche semiasse o squarciare qualche copertone o ammaccare la carrozzeria. E con ciò, che c’è di male?! Siamo in tempo di crisi economica e, quindi, anche i meccanici, i gommisti e i carrozzieri hanno diritto di buscarsi un tozzo di pane. Se il fondo stradale è liscio, uniforme l’automobilista è tentato ad accelerare senza avere la possibilità di godersi il panorama  rischiando di addormentarsi specie quando viaggia di notte. Meglio lasciare le cose come stanno, anche perché riparare per esempio, quella che una volta era la strada reggia, e poi chiamata SS 110, è un gravissimo errore. Chi ha avuto la (s)fortuna di percorrerla in questi ultimi tempi, si sarà accorto che al Km 13, alla località Centofontane, sosta preferita da Ferdinando II di Borbone quando veniva a Ferdinandea e Mongiana, la sede stradale è talmente crivellata di buche, che le ruote dell’auto assumono subito il ritmo del frenetico tip tap portando in estasi guidatori e passeggeri. Che dire, poi, della situazione al Km 45, subito dopo il bivio delle Tre Strade per Mongiana e Nardodipace: l’asfalto è totalmente scomparso per decine di metri formando così, quando piove, un piccolo laghetto. Là, chi ha curato fino ad oggi le nostre vie di comunicazione potrebbe allenarsi per la pesca delle trote. Quando il tempo è bello, invece, è possibile ammirare il brecciame che gli operai avevano messo quando i Borboni hanno fatto costruire nel 1835 la strada che, collegandosi, presso il fiume Angitola, alla consolare per Napoli, (oggi SS 18) da un lato e con il mare Jonio dall’altro, doveva essere il centro delle relazioni commerciali dei due mari. Su questa via i Borboni hanno fatto transitare i carri colmi di ferro grezzo proveniente dai monti di Stilo, migliaia di quintali di proiettili di artiglieria prodotti nello stabilimento di Mongiana e le rotaie utilizzate per la prima ferrovia italiana, la Napoli-Portici. Le loro Maestà, avvalendosi dei benefici delle strade, avevano in mente lo sviluppo dell’economia di tutto l’Altipiano. Ecco perché questa “traversa” era stata costruita in soli tre anni da decine di operai con pale, picconi, muli e carri trainati dai buoi. Niente a che vedere con la attuale trasversale delle Serre che, ideata nel 1967 da mio fratello Sharo e da Salvatore Romeo, è stata subito accolta, fatta progettare e finanziata dall’on Cesare Mulè allora assessore allo Sviluppo Economico della provincia di Catanzaro: sono trascorsi soltanto quarantasei anni, però i lavori, al tempo delle ruspe, delle pale meccaniche e delle gru ancora non sono finiti. Che ci vogliamo fare, tempi moderni! Gli Amministratori di ieri e di oggi della nostra provincia giustamente pensano che rifare di nuovo il manto stradale, rimettere ancora quella fascia di catrame nera, luttuosa e tetra di asfalto significa guastare il panorama dell’ambiente, perché, specie ora che sta per arrivare la primavera, il colore verde tenero e chiaro delle  foglie degli alberi del nostro altipiano sarebbe una forte stonatura. Non solo. Il rifacimento  potrebbe indurre la gente ad incrementare il turismo ambientale e religioso come in altre parti d’Italia. Noi, invece, da buoni figli spirituali di Brunone di Colonia, desideriamo si il turismo, però quello dell’isolamento eremitico, sereno, pacioso. Infine, se il nostro sistema viario ritornasse ad essere quello del passato si correrebbe il rischio di vedere il ritorno anche de cantonieri come lo erano Carlo Tassone, Turi Ariganello detto il Bersagliere per il suo metro e cinquanta di altezza, Cosimo Manno e Montagnese di Mongiana, Domenico Ionadi di Spadola sorvegliati dal capo Manfredini che, con la sua moto Guzzi e lo sguardo burbero e attento, si spostava  senza sosta su e giù per  tutto il cantone numero 9, alla ricerca di eventuali buche o cunette intasate di lerciumi vari. Quindi, niente più appelli o richieste assurde e pretestuose: le strade vanno bene così, al naturale e speriamo che durino per molto, molto, molto tempo in questo stato.

Da alcune notizie trapelate all’ultimo minuto, pare che gli organizzatori de Il giro d’Italia vogliano cambiare il percorso della tappa che il giorno 7 Maggio prossimo porterà i corridori a Serra San Bruno. Sarà abbandonata la SS 182 troppo levigata e pulita, per transitare sulla ex SS 110. Non ci saranno le macchine al seguito per sostituire la ruota intera in caso di forature, ma saranno i corridori stessi ad avvolgersi attorno al torace i tubolari di gomma cosi come facevano Fausto Coppi, Gino Bartali e Fiorenzo Magni negli anni quaranta: il progresso è progresso.

Franco Gambino

 

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