Venerdì, 25 Marzo 2016 12:03

Gli occhi stanchi di Maria. Cinque anni fa la tragica scomparsa della 43enne di Serra

Scritto da Salvatore Albanese
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Era ormai notte fonda, quasi le 23 e 30, e i pescatori, stanchi, sembravano sempre più convinti a mandare in archivio la serata trascorsa alla ricerca di esche. Sulle coste di Augusta, in provincia di Siracusa, nonostante la tarda ora, c’era però ancora tempo per scrivere l’epilogo drammatico di una storia che non lasciava già comunque da giorni presagire nulla di buono.

Era il venerdì 25 marzo 2011, cinque anni fa esatti, ed erano stati due giovani pescatori dilettanti a trovare incagliato negli scogli un corpo senza vita. Era quello di una donna serrese, Maria Pelaia, con ancora addosso le scarpe, gli orecchini ed una protesi dentaria. Effetti personali che si dimostreranno poi essenziali per il riconoscimento del cadavere da parte dei parenti. Lunghe erano state le operazioni di recupero del corpo da parte dei Vigili del Fuoco, poi il trasferimento in obitorio, nell’ospedale più vicino, quello di “Muscatello” di Augusta, dove verrà effettuato l’esame autoptico, che accerterà definitivamente la causa del decesso. 

Persona cordiale e affabile, che non disdegnava le lunghe chiacchierate con i clienti affezionati della sua tabaccheria, dalla battuta pronta, tranquilla, ma con un evidente velo di tristezza che le si leggeva negli occhi. Maria si era lasciata portare via dal mare e aveva fatto perdere ogni traccia di sé dal 2 marzo precedente, e c’erano voluti quindi 23 giorni per ritrovarla, morta, sulla costa siciliana. L’ultimo avvistamento in paese, dove tutti la conoscevano, attorno all’una del giorno della scomparsa. Qualcuno l’aveva notata nei pressi del locale Ufficio postale, intenta ad effettuare dei versamenti. Fatto insolito per chi decide di scappare via, che in genere per allontanarsi avrebbe bisogno di portare con sé dei soldi, non di depositarli.

Incessanti erano state le ricerche dei familiari e dei conoscenti, in particolare quelle dei fratelli. Proprio loro il 6 marzo erano riusciti a rinvenire l’automobile a bordo della quale Maria si era allontanata da Serra San Bruno. Abbandonata sul lungo mare di Davoli, nel Catanzarese, con dentro, chiusa a chiave, la borsa e i documenti. Poco più distante, sulla spiaggia, un ricercatore volontario aveva rinvenuto il cappello che Maria era solita indossare. È stata allora proprio la corrente dello Ionio, nelle cui braccia la 43enne aveva assicurato gli ultimi istanti della sua vita, a condurla fino alla Sicilia. 

Negli ultimi mesi di vita Maria pare soffrisse di una crisi depressiva. E proprio questo male l’avrebbe indotta al drammatico gesto. A cinque anni dal ritrovamento del suo cadavere, sono in tanti a Serra San Bruno, quelli che hanno ben vivo il ricordo e nutrono grande affetto per una persona semplice e genuina che ha deciso, purtroppo, di arrendersi troppo presto. 

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