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Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Il gip distrettuale Abigail Mellace ha disposto la misura degli arresti domiciliari per l' ex capo della squadra mobile di Vibo Valentia, Maurizio Lento, per il vice, Emanuele Rodonò e per l'avvocato Carmelo Antonio Galati, finiti in manette nel febbraio scorso a seguito di un'operazione della DDA di Catanzaro. Il giudice per le indagini preliminari ha accolto, quindi, le istanze presentate dagli avvocati Guido Contestabile, Armando Veneto, Maurizio Nucci e Sergio Rotundo, per via della perdita di efficacia delle esigenze cautelari in carcere.
I tre erano stati arrestati a fine febbraio nell'ambito di un'operazione condotta dalla Direzione distrettuale Antimafia del capoluogo di regione – e portata avanti dai Carabinieri del Ros e da quelli della Squadra Mobile – dalla quale sarebbe emerso che Lento e Rodonò avrebbero intrattenuto dei rapporti con in clan Mancuso di Limbadi, fornendo all'avvocato Carmelo Antonio Galati - legale di alcuni elementi di spicco della consorteria mafiosa - informazioni su indagini in corso. Galati era finito in carcere con l'accusa di associazione mafiosa, mentre l'accusa nei confroti di Lento e Rodonò era di concorso esterno.
L'inchiesta che riguarda Lento, Rodoò e Galati trae origine da un'informativa del Ros di Catanzaro denominata "Purgatorio".
Si è tenuto nella mattinata di oggi il processo per direttissima nei confronti di C.C., 53enne allevatore di Serra San Bruno, arrestato nei giorni scorsi dai carabinieri della locale Compagnia, guidati dal capitano Stefano Esposito Vangone, con l'accusa di furto di energia elettrica. Il giudice, la dottoressa Rombolà, ha convalidato l'arresto e ha disposto nei confronti di C.C. - difeso dall'avvocato Michele Ciconte - l'obbligo di firma. L'uomo avrebbe, in sostanza, rotto il sigillo a monte del contatore Enel, allacciandosi dunque abusivamente, in modo tale da illuminare il piazzale antistante il terreno agricolo. Il contratto che prevedeva la fornitura di energia elettrica era stato chiuso nel lontano '97.
FABRIZIA - Aveva deciso di intraprendere lo sciopero della fame e della sete contro quelli che lui stesso ha definito come degli ‘inspiegabili ritardi’, causati dalla burocrazia. Nei suoi confronti, infatti, erano già stati deliberati dei fondi antiusura. Fondi che, però, non ha mai ricevuto. Dopo tre giorni di protesta, il testimone di giustizia Giuseppe Iennarella ha sospeso lo sciopero della fame e della sete, in quanto lunedì prossimo sarà ricevuto in Prefettura da neo capo dell’ Utg, Giovanni Bruno. L’ imprenditore serrese è il testimone chiave del processo 'Business Cars’, che ha messo alla sbarra diverse persone accusate a vario titolo di usura ed estorsione. L’operazione, scattata nel novembre del 2011, è stata portata a termine dai Carabinieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza e coordinata dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia.
SERRA SAN BRUNO - In merito all'operazione portata a termine nella giornata di ieri dagli uomini del locale Commissariato di Polizia, nel corso della quale è stato tratto in arresto Salvatore Cirillo, trentaseienne residente in contrada "Ninfo", alle porte di Serra San Bruno, l'avvocato Michele Ciconte, legale della persona arrestata, precisa che, contrariamente a quanto pubblicato dalla nostra testata, il suo assistito al momento dell'arresto non si trovava nell'abitazione all'interno della quale gli agenti hanno rinvenuto il munizionamento da guerra.
Rubbettino lancia nella prestigiosa collana “viaggio in Calabria” Sulle tracce di Norman Douglas. Avventure fra le montagne della Vecchia Calabria di Francesco Bevilacqua (foto).
Se una mattina di inverno un avvocato si inerpicasse per irti sentieri e scoscese mulattiere, dotato di scarponi, bastone e per unica guida il capolavoro di Norman Douglas “Vecchia Calabria”, probabilmente se ne perderebbero dopo poco tempo le tracce e il suo nome risuonerebbe a lungo tra le valli delle montagne di Calabria urlato dai cercatori arrivati nel frattempo in soccorso…
Non così però se quell’avvocato si chiama Francesco Bevilacqua, probabilmente il miglior conoscitore del territorio calabrese e autore di numerose pubblicazioni sulle montagne e la natura della nostra regione. Bevilacqua non è però solo un infaticabile camminatore, ma è anche un raffinato intellettuale che sa mescolare bene il racconto delle foglie dei pioppi a quello dei fogli dei libri di narratori calabresi, antropologi, viaggiatori… in una trama ben ordita che affascina il lettore.
Da questa passione per la cultura e la natura nasce dunque l’idea di questo libro che rappresenta una vera e propria sfida a cui Bevilacqua non poteva sottrarsi: quella di ripercorrere il più celebre viaggio in Calabria di tutti i tempi, quello di Norman Douglas, e di riuscire a narrarne con altrettanta eleganza la storia. Sfida che a giudicare dalla piacevolezza della lettura di questo libro, può certamente dirsi senz’altro superata.
Bevilacqua cerca sulle montagne calabresi lo spirito di Douglas e il genio dei luoghi. Sulle cime impervie, solitarie e selvagge del Pollino, della Sila, delle Serre, dell’Aspromonte. Osservandole con occhi incantati, facendone la sua patria, percorrendole sino a sfiancarsi, contemplandone la bellezza, riflettendo sulla Calabria da ri-scoprire per i suoi straordinari paesaggi naturali e su quella da ri-coprire per (ahimè) le tante nefandezze perpetrate dagli uomini.
Antonio Cavallaro (ufficio stampa Rubbettino)
Fornivano ai boss della 'ndrangheta falsi certificati medici per farli uscire dal carcere. Vi sarebbero anche alcuni medici, infatti, tra le persone coinvolte nell'operazione che è in corso da stamattina e che vede impegnati i carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria nell'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di sei persone accusate di concorso in falsa attestazione in atti destinati all'autorità giudiziaria e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, aggravati dalle finalità mafiose. Al centro dell'indagine, denominata ''Reale-Ippocrate'', ci sono i rapporti tra la potente cosca Pelle di San Luca e alcuni medici dell'Azienda sanitaria di Locri e di una casa di cura privata calabrese. Tali rapporti sarebbero appunto finalizzati ad evitare il carcere agli affiliati alla 'ndrina.
La Polizia ha arrestato in Spagna il boss della 'ndrangheta Carmelo Gallico, di 48 anni, capo dell'omonima cosca di Palmi. Gallico si nascondeva in un'abitazione nel centro di Barcellona. L'arresto e' stato eseguito dalla Squadra mobile di Reggio Calabria e dai Mossos d'Esquadra di Barcellona, con il supporto del Servizio centrale operativo e del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia. Carmelo Gallico era latitante dal 30 novembre scorso, giorno in cui la Dda di Reggio Calabria aveva emesso un provvedimento di fermo a suo carico. Analoghi provvedimenti erano stati emessi anche a carico di altri tre affiliati alla 'ndrangheta, Gesuele Misale, Alfonso Rinaldi e Domenico Nasso, e di un avvocato del Foro di Palmi, Vincenzo Minasi, difensore di Carmelo Gallico. Nei confronti dell'avvocato Minasi, inoltre, era stata eseguita anche un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Milano su richiesta della Dda nell'ambito dell'inchiesta sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Lombardia. Nel contesto della stessa inchiesta della Dda di Reggio Calabria erano stati perquisiti gli studi degli avvocati Francesco Cardone, del Foro di Palmi, e Giovanni Marafioti, del Foro di Vibo Valentia.
Negli anni in cui era detenuto nel supercarcere di Fossombrone, Gallico fu al centro dell'attenzione delle cronache, questa volta letterarie però, poichè, allora 39enne, si appassionò allo studio della filosofia e della letteratura e una sua recensione vinse un premio che gli valse una menzione sul Corriere della Sera. Appassionato poeta e scrittore, Gallico firmava i suoi scritti in carcere con lo pseudonimo "Erasmus".
SERRA SAN BRUNO - Ha preso in mano il caso da pochissimo, ma appena ha iniziato a spulciare le carte si è subito resa conto della gravità della situazione. Determinazione e caparbietà di certo non difettano all'avvocato Giovanna Fronte, legale di fiducia dei familiari di Pasquale Andreacchi, e infatti - si può starne certi - non verrà lasciato nulla d'intentato per cercare di arrivare a rendere giustizia alla vittima di un così efferato delitto. Il primo obiettivo, dunque, è chiedere la riapertura delle indagini.
Come rivelato da Il Vizzarro.it pochi giorni fa, infatti, la Procura vibonese ha archiviato il procedimento che aveva aperto contro ignoti per il sequestro e l'omicidio di Pasquale. L'archiviazione è avvenuta il 30 dicembre 2010, esattamente ad un anno di distanza dal ritrovamento dei resti del giovane. Caso archiviato nel giro di un anno: nessun indagato, nessun colpevole. Una conclusione inaccettabile non solo per i familiari, ma per chiunque abbia a cuore la permanenza di qualche scampolo di civiltà in questi lembi estremi del Meridione d'Italia. Per queste ragioni, essendoci evidentemente diversi elementi da chiarire e dubbi da dissipare su come sono state gestite le indagini, l'avvocato Fronte chiederà con decisione al Pubblico Ministero di riaprire il caso, e quindi, se sarà consentito, anche di riesumare i resti del giovane per effettuare qualsiasi tipo di accertamento scientifico che non sia stato fatto in precedenza.
Pasquale, un ragazzone appena maggiorenne con l'unica passione dei cavalli, scomparve da casa la sera del 11 ottobre 2009. Un mistero, la sua scomparsa, durato due mesi. Mentre si inseguivano incontrollate le voci sulla sorte del ragazzo, la mattina del 9 dicembre viene fatta una macabra scoperta: un teschio umano con un foro di pallottola in fronte e un femore, fatti trovare in un cassonetto. Il 27 dicembre succede di peggio: un cacciatore del luogo trova dei resti umani e dei vestiti in un bosco di castagno poco distante da quel cassonetto. E' Pasquale: ci sono i suoi documenti e lo confermerà anche il DNA effettuato sui resti un mese dopo. I funerali, a causa delle lungaggini degli esami medici sulle ossa ritrovate, si svolgono diversi mesi dopo, nel maggio 2010. Si era parlato, sui quotidiani locali, di una potenziale pista riferita all'acquisto non pagato di alcuni cavalli, e ad alcune minacce che il padre avrebbe subito e che pare abbia denunciato. Ma nel registro degli indagati, per l'omicidio e per il sequestro di persona, non è mai stato iscritto nessuno.
Scarcerato Salvatore Pasquino, il 35enne di Mongiana che era stato arrestato nei giorni scorsi dagli agenti del locale commissariato di P.S. con l'accusa di danneggiamento aggravato, minacce e porto di armi atte ad offendere, reati che avrebbe commesso nei confronti della ex moglie. Stamattina a Vibo Valentia si è celebrato il processo per direttissima: il Tribunale (presidente Giancarlo Bianchi) ha accolto le richieste del legale di Pasquino, l'avvocato Raffaele Masciari (foto), scarcerando il 35enne, a cui è stato imposto l'obbligo di dimora a Mongiana con il permesso di attraversare la cittadina della certosa per recarsi al lavoro. Il Pm aveva richiesto per Pasquino la misura cautelare in carcere. Il processo è stato rinviato a marzo 2012.
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