Lunedì, 24 Dicembre 2012 16:34

Il Canzonato/4

mini amsterdam-rembrandt_1

di Francesco Tiron Petrarca

VII

Di gola asciutta et proclamando infamie

vanno in paese li altri di virtù sbiadita

ove dal Corso che sia di salita

mostran natura di buon costume

et poi scendendo la via del fiume

al ciel imprecan l’humana vita

che ad ogni passante l’un l’altro l’addita

com’è il rancoroso al suo fioco lume…

Qual giustezza di Destra, qual di Sinistra!

Povera et nuda vai, Politica

chi ti usa, col sol guadagno ha intesa

pochi Compagni avrai per la via critica

tant’è sicuro in più che chi amministra

scorda la magnanima tua impresa.

VIII

A piè dei monti, ove la brutta nomea resta

s’imprime in memoria meglio che pria:

l’Acqua, che Colui con Sorical a noi c’invia

spesso di sommo fetor c’appesta

mai più capaci di bere da questa

acqua mortal, che pur l’animal desìa,

anco per le fonti di Santa Maria

ch’al nostro andar fosse molesta.

Nel misero stato ove noi semo

niuno si prodiga a darsene pena

piuttosto impegnati a dispensar veleno

per tenere dritta in poltrona la schiena

i quali con forza fino all’estremo

rimangon legati da dura catena. 

 

(Rembrandt, La ronda di notte)

Pubblicato in LO STORTO

mini stivalaNon riesco, per quanto possa sforzarmi, a pensare di vivere in un luogo che sia più distante di un quarto d’ora di cammino dal bosco. Come ogni buon serrese, sono innamorato della montagna, del faggio e dell’abete bianco. L’abete il grande saggio, scrive Corona ne “Le voci del bosco”, il faggio l’operaio. Mi piace l’odore del muschio e l’odore dei funghi, mi piace il suo silenzio assordante fatto di tanti piccoli suoni che assieme, poi, formano uno sfondo musicale che è talmente armonizzato con l’orecchio e lo spirito umano che è quasi silenzio, rumori impercettibili. Quando ero piccolo a casa, il suono della Olivetti di mio Padre era talmente continuo che oramai non lo sentivo più….din! A capo…trrrrrr...

Pubblicato in LO STORTO

Miei cari accoliti, vi scrivo questo pizzinno...ehm scusate questa lettera, per lasciare ai postumi ospedalieri la mia parola. Voglio raccontarvi una parabola:" 
Un Pubblico Ministero si alzò per metterlo alla prova: "Maestro, che cosa hai fatto per ereditare la vita eterna?".Nazzareno gli disse: "Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi? Cui cazzu si 'ndi futta di la leggi, pentiti di 'mmerda". Costui rispose: "Amerai Don Peppe tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e con tutti i tuoi voti.... e il prossimo tuo come te stesso, ma quest'ultima non è obbligatoria".E Don Peppe: "Hai risposto bene; fà questo e vivrai".  Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Don Peppe: "E chi è il mio prossimo?". Don Peppino riprese: "Un pidiellino scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero, lo sputazzarono, le derisero, e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.  Per caso, un Padre degli umiliati scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte.  Anche un magistrato, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un consigliere regionale, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione.  Gli si fece vicino, e gli chiese quanti voti avesse, quando capì che aveva una bella famiglia numerosa, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.  Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno.  Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?". Quegli rispose: "Chi ha lavorato a futtacumpagnu.". Don Peppe gli disse: "Và e anche tu fa lo stesso"

Pubblicato in LO STORTO

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