Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
SERRA SAN BRUNO – Quella di rendere i saluti di cordoglio, in chiesa, appena terminata la celebrazione del funerale, è una tradizione notevolmente consolidata nel corso degli anni. Tuttavia, pare non sia di questo avviso l’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace monsignor Vincenzo Bertolone, che in questi giorni ha impartito delle nuove regole che vanno nella direzione opposta. Secondo quanto siamo riusciti ad apprendere, non sarà più possibile manifestare il proprio cordoglio ai parenti del defunto, in chiesa, immediatamente dopo la celebrazione della messa.
I numeri e la qualità della partecipazione alla giornata di mobilitazione del 19 ottobre mostrano, senza ombra di dubbio, che le strategie di panico messe in atto dai mass media nei giorni precedenti non hanno funzionato. Il messaggio del terrore non ha tenuto la gente a casa. “Roma blindata, zona rossa per i cortei della paura”; “I black block invadono Roma”. Questo è quanto si leggeva su alcune prime pagine di giornali nazionali. Un giorno prima addirittura l'arresto di 5 “professionisti del terrore”. In realtà le strade di Roma sono state invase da un multiculturalismo mai visto prima. C'erano anche tanti cittadini di etnia rom, con tanto di famiglia al seguito.
Riceviamo e pubblichiamo:
Quanto è difficile aggiungere qualcosa quando si leva un grido di dolore come quello della madre di Pasquale Andreacchi. Quelle parole risuonano ancora, cariche di sofferenza, nelle strade di Serra San Bruno, nella piccola Chiesa dell’Assunta, tra gli alberi e le foglie ingiallite di quel bosco dove sono stati rinvenuti gli sventurati resti del giovane scomparso 3 anni fa.
Chiede giustizia, quella madre, ma chiede anche di non essere lasciata sola con quel vuoto immenso che solo la morte di un figlio può suscitare. Chiede che quello che è successo a lei non succeda ad un’altra madre. Che la gente di quei luoghi, della nostra terra, della nostra regione, scacci da sé la mala erba della malavita organizzata e scelga la legalità quotidianamente nei grandi come nei piccoli gesti.
E certamente uno di questi piccoli grandi gesti poteva essere il corteo in memoria del “gigante buono”, perché il rifiuto della tragedia di un singolo giovane poteva essere la rinascita di tutti, sotto il segno di un ritrovato senso civico.
Invece, un’altra occasione, l’ennesima, ci è sfuggita di mano, tra le occhiate furtive di chi, dietro le tende o le finestre, sembrava guardare a qualcosa di lontano, che quasi non lo toccava affatto. Ed invece questo lutto tocca tutti noi, perché è il lutto delle nostre coscienze, distratte e stanche.
Distratta la politica, intenta a tessersi le lodi addosso; distratta la scuola, che si fa orpello dei grandi ideali e di progetti didattici che poi ingialliscono in un cassetto; distratta la Chiesa, che avrebbe dovuto esaltare l’umiltà e dignità di questa famiglia; distratta anche quella società civile di cui tanto si favoleggia.
Il pensiero corre alla famiglia, ad un padre ed una madre e ai loro figli, che hanno chiaramente elevato un grido di aiuto a chi dovrebbe stargli vicino, istituzioni e cittadini, che se non sono riusciti a confortarli nell’anima come avrebbero dovuto, almeno potrebbero alleviare le pene di una esistenza difficile contro cui ogni giorno gli Andreacchi combattono.
Dove sono allora, quei servizi sociali che dovrebbero fare da rete, proteggere chi è in difficoltà. Un tema che ci eravamo permessi di sollevare con l’amministrazione comunale qualche tempo fa e che avevamo chiesto di potenziare, adibendovi anche, se necessario i lavoratori socialmente utili che prestano servizio in quell’ente e che, non per forza debbono fare i netturbini. Ma quell’idea è stata accantonata con la superficialità tipica di chi non ha cultura e nemmeno cuore preferendo rispondere ad altri, meno nobili, richiami. Oggi, il senso di abbandono denunciato da questa famiglia suona come la condanna di quella scelta miope dell’amministrazione comunale, che noi avevamo considerata cinica e che oggi ci fa orrore.
Come pure occorre dare agli Andreacchi un degno alloggio poiché quello in cui sono costretti a vivere, ridotto quasi ad una stamberga, non riuscirà a proteggerli dalle intemperie e dal clima rigido dell’inverno serrese che velocemente si avvicina. Anche qui, i ritardi un’amministrazione comunale ed un Aterp che, mentre una decina di famiglie serresi vive in semibaracche, non intervengono con la dovuta solerzia per riadattare gli alloggi disponibili ed assegnarli subito ai primi in graduatoria. Attività, queste, che dovrebbero provocare gioia in chi risolve i problemi degli ultimi ed invece si fanno trascorrere anni relegando i cittadini in condizioni subumane. Ma nel frattempo in questo quadro di desolazione, si continua a premiare l’attività di burocrati che hanno solo inanellato ritardi e miopie programmatorie ed infatti sono pronti per essere erogati dall’Aterp centinaia di migliaia di euro a titolo di liquidazioni ad un ex Commissario dell’Ente, sottraendo risorse su risorse agli interventi che invece potrebbero essere resi agli alloggi. Come sempre pochi si arricchiscono a dismisura ed il popolo ignaro soffre. La Procura della Repubblica e la Corte dei Conti dovranno fare luce su questo, che ci ripromettiamo di segnalare dettagliatamente. I costi della politica ,che in questa provincia misera ammontano a circa 2 milioni di euro all’anno, sono anche questo, premi a chi vive sotto l’ombrello protettivo dei padroni dei partiti e sottrazione di servizi ai cittadini.
Una madre ha gridato il suo orrore davanti alla solitudine di una famiglia che può stringersi soltanto intorno ad una assenza incolmabile. Quanto ancora le nostre orecchie ed il nostro cuore rimarranno così sordi? Quanto tempo ci vorrà perché i cittadini aprano gli occhi e si ribellino?
Luciano Prestia
(segretario provinciale Uil)
SERRA SAN BRUNO – Sul sentiero, tra i castagni, i passi sono pesanti. Nelle gambe e nella mente c’è tutto il peso del ricordo, tutta la dolcezza della memoria, impastata però con la rabbia, con il dolore. Un fardello difficile da portarsi addosso. Eppure i familiari di Pasquale Andreacchi ci convivono da tre anni e, forse, non se ne libereranno mai. Ai passi che portano al luogo in cui Pasquale fu ritrovato, fanno eco le loro parole. Le loro lacrime fanno rumore, ma è un rumore che molti, troppi, non vogliono sentire. Perché è più facile, più comodo, più conveniente voltarsi dall’altra parte. E così agli ultimi, agli innocenti, non è concesso neanche il sollievo della memoria, la dignità del ricordo.
Riceviamo e pubblichiamo:
Allo sciopero generale del 24 marzo il Partito Democratico di Serra darà il proprio sostegno mobilitando i propri iscritti, i simpatizzanti e tutti coloro che con convinzione credono che la chiusura dell’ospedale San Bruno sia una sciagura per un territorio che continua a testimoniare il progressivo svuotamento di molti servizi primari esistenti, ed ora anche quello sanitario.
Lo rendono noto Paolo Reitano, coordinatore cittadino del PD e Rosanna Federico, Capogruppo del PD al Consiglio Comunale di Serra San Bruno.
“Ormai è chiaro a tutti - sostiene Reitano - il disegno di chi oggi governa la Regione è quello di depotenziare ed indebolire le aree marginali della Calabria accentrando infrastrutture e servizi nelle città più popolose. Così facendo, intere popolazioni che vivono nelle aree interne, come quella delle Serre, sono costrette a ricorrere alla continua mobilità forzata che a lungo andare rischia di trasformarsi in un lento ed inesorabile abbandono delle comunità d’origine. La questione che insieme al comitato civico Pro-Serre poniamo come filo conduttore dello sciopero generale del prossimo 24 marzo non è affatto ispirato da matrici e strumentalizzazioni politiche in quanto il rischio grave di deficit sanitario che oggi affligge il nostro territorio aggrega e preoccupa in modo trasversale persone che appartengono a tutti gli schieramenti. Quei rappresentanti istituzionali eletti dal popolo che si ostinano a difendere a spada tratta un modello di sanità regionale che non regge più alla domanda di una popolazione complessa come quella calabrese, oltre ad essere scellerati sono anche politicamente miopi. Disconoscere, ad esempio, che le aree interne della regione sono in gran parte popolate da un’altissima percentuale di anziani che sono bisognosi di prestazioni sanitarie quasi quotidiane significa ignorare la natura delle esigenze più impellenti dei cittadini calabresi. Le garanzie minime di sopravvivenza, a cominciare dai livelli assistenziali di base, rivolte alle fasce dei più deboli sono ormai ridotti al lumicino senza che siano stati previsti servizi territoriali alternativi a quelli ospedalieri e senza che l’ospedale Spoke di riferimento, quello di Vibo, si stato adeguatamente potenziato con nuovi posti letto, adeguati strumenti e sufficiente personale per far fronte alla domanda di una popolazione che nella provincia conta quasi 180 mila abitanti”. Sulla stessa linea il consigliere comunale Rosanna Federico “Nello sfascio più totale della rete sanitaria pubblica, ci chiediamo se un territorio come quello delle Serre abitato da quasi 40 mila persone possa reggersi solo su un Pronto soccorso, 20 posti letto di medicina ed un’ambulanza. Per questo motivo, il Partito democratico di Serra, che si è mobilitato da tempo contro la chiusura dell’ospedale San Bruno, si porrà alla testa del corteo insieme agli altri comitati civici che il prossimo sabato sfileranno per le vie del paese condividendo le ragioni di un dissenso civile e democratico che vogliamo che arrivi alla modifica del piano di rientro. Noi crediamo che non si possa rimanere inermi, immobili ed indifferenti di fronte a scelte irrazionali che penalizzano pesantemente il nostro territorio e che vanno a gravare solo sulla popolazione di un’area già fortemente penalizzata.
Allo stato in cui stanno le cose ed a pochi giorni dalla scadenza del 31 marzo, a noi non importa sapere perché il Sindaco e la sua maggioranza non abbiano aperto gli occhi e non abbiano voluto prendere per tempo una posizione ferma e tempestiva contro le decisione assunte nel Piano di rientro in ordine all’ospedale di Serra; oggi, ci chiediamo invece, se non sia opportuno che questi rappresentanti eletti dai cittadini Serresi prendano parte al corteo insieme alle popolazioni delle Serre per sostenere il diritto alla salute dei cittadini di un intero comprensorio”.
Oggi, 21 marzo, primo giorno di primavera, Serra San Bruno scenderà in piazza con Libera per la XVII Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Un giorno importante dunque per la cittadina bruniana, che si appresta a vivere un momento di condivisione e di speranza nella battaglia per la legalità e contro le mafie. Il coordinamento provinciale di Libera ha voluto organizzare la giornata proprio a Serra per dare un segnale forte di memoria, di impegno e di testimonianza per tutte quelle persone innocenti cadute per mano mafiosa. Il corteo si radunerà stamattina alle 9 davanti alla Caserma dei Carabinieri; alle 9:30 è prevista la partenza della manifestazione che sfilerà su corso Umberto I; alle 10:30 inizierà la celebrazione di preghiera. Durante il corteo saranno letti i nomi delle vittime innocenti della mafia.
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