mini libera_logoIn vista della XVII Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, che l'associazione antimafia Libera celebrerà a Serra San Bruno il 29 marzo (https://www.ilvizzarro.it/a-serra-il-21-marzo-la-giornata-della-memoria-e-dellimpegno-in-ricordo-delle-vittime-innocenti-della-criminalita-organizzata.html), il Vizzarro.it pubblicherà alcuni scritti degli studenti dell'Istituto d'Istruzione Superiore "Luigi Einaudi".

Notte buia, nell'oscurità di un bosco, persone scomparse, assassinate o semplicemente "lupara bianca".

Sembra quasi un libro, un giallo, una didascalia di morti ammazzati senza fine. Eppure è vero, è una realtà cupa, insanguinata da morti innocenti. Colpevoli di essere figli, madri di "bestie" o semplicemente di aver visto o ascoltato gli oscuri pensieri, parole e azioni degli "intoccabili".

Tutto ciò che accade ogni giorno in una terra piegata al volere della 'ndrangheta e oppressa e illusa dalle conferenze.

Questo non succede solo nelle grandi città ma anche, soprattutto, nei paesini come Serra, Nardodipace, Fabrizia, dove l'omertà regna sovrana. Come avvengnon gli omicidi? La vera domanda come avvengono o perchè, in quanto scoprirlo spetta alle forze dell'ordine.

Noi dovremmo capire perchè avvengono in silenzio: per paura, per omertà? No. Avvengono perchè la gente vuole restare fuori da "certe faccende". E questa è l'ipocrisia di un paese malato.

E' facile parlare, pregare, ma poi, quando ammazzano tuo figlio, e vorresti che chi ha visto parlasse, ma vedi il silenzio attorno a te, allora comprendi, capisci che la 'ndrangheta uccide due volte. La prima nel corpo, la seconda nel cuore, nell'anima di quella madre che si è vista assassinare la sua unica ragione di vita. Non servono carezze o omelie, ciò che ti tiene in vita è la speranza di conoscere la verità, di conoscere l'assassino di quel figlio che ti è stato strappato via. Ma in fondo al tuo cuore ferito hai la consapevolezza che la verità non verrà mai a galla e che essa scomparirà nel silenzio di una tomba o nel buio di una foresta, perchè nessuno dirà chi è l'assassino. Persone, nomi detti e ridetti, e non solo giudici e uomini di potere, le 'ndrine colpiscono soprattutto la povera gente, ed è questo che molti dimenticano. Ragazzi dimenticati nell'omertà, in un silenzio straziante, come Pasquale, il "gigante buono", il cui ricordo non abbandonerà mai i nostri cuori.

Settemila abitanti e nessuno ha visto, nessuno ha sentito, e nel dubbio l'unica certezza nè che Pasquale è morto ammazzato, non camminerà più in mezzo a noi, non potrà più passare il tempo con i suoi adorati cavalli. Di lui e di molti altri non resterà che il pallido ricordo, non resterà che il dolore e l'amarezza di una verità negata.

Questo è ciò che siamo e questo è ciò che saremo e ciò che resteremo se non cambieremo il nostro modo di fare, la 'ndrangheta colpisce attraverso la paura, ma noi insieme la potremmo sconfiggere attraverso il coraggio di urlare "BASTA"!.

Veronica Scrivo, Moira Monteleone (VB Ragioneria)

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mini Elezioni-amministrative-2012_01Si avvicina la primavera e con essa le elezioni amministrative del 6 e 7 maggio, che interesseranno 1024 comuni dello stivale di cui 87 calabresi, 14 dei quali nella provincia di Vibo. Tante le novità che caratterizzeranno questa tornata elettorale: le leggi in materia di contenimento della spesa degli enti locali obbligano ad una riduzione del 20% del numero dei consiglieri e degli assessori comunali rispetto all'ultima volta. Per i comuni fino a 10.000 abitanti sarà applicata un'ulteriore riduzione che vedrà nei comuni fino a 1.000 abitanti, l'abolizione della figura dell'Assessore comunale attribuendo così le competenze di Giunta al Sindaco. Il Vicesindaco sarà, dunque, nominato fra i Consiglieri.  Non si terranno invece le Elezioni Provinciali per le 9 province che avrebbero dovuto rinnovare gli organi amministrativi. Queste saranno commissariate secondo quanto previsto dal decreto "Salva Italia".

A meno di un mese dalla presentazione ufficiale delle liste che parteciperanno alla competizione elettorale, iniziano a circolare le prime indiscrezioni che, come è facile prevedere, ci accompagneranno fino a Pasqua. 

In quel di Brognaturo la situazione appare, sempre secondo le voci che circolano, oramai  abbastanza definita. Scontata la presenza della lista civica vincitrice dell'ultima tornata che però, sempre secondo indiscrezioni, pare non confermerà al comando il sindaco uscente ma punterà tutto su un volto nuovo della politica, pescato comunque sempre dal serbatoio storico del sindaco Tassone. Immancabile anche la presenza dell'eterno secondo Bruno Papa che, per la terza volta, capeggerà una squadra con apparentemente ben pochi cambiamenti rispetto alle ultime elezioni. A differenza di 5 anni or sono sarà presente una terza compagine che, nel segno del rinnovamento, proverà a sconvolgere gli equilibri politici del paese. Pare sia Mimmo Salerno il leader di questa squadra di volti nuovi pronti a battersi contro la stasi politica che da sempre caratterizza il piccolo borgo montano. Una cosa è certa, in un paese che conta circa 500 votanti, con tre compagini agguerrite, pronte a sfidarsi senza esclusione di colpi, nulla è scontato.

Decisamente più incerta la questione spadolese che vede confermata la scadenza naturale della legislatura con conseguente chiamata alle urne per i cittadini, ma il cui sindaco è stato eletto soltanto nel 2010 al turno di ballottaggio, ribaltando il risultato delle elezioni del 2007. Anche qui pare saranno tre le compagini che si daranno battaglia. Dovrebbe essere riconfermato, a capo di una delle liste, Giuseppe Barbara, attuale sindaco anche se, negli ultimi tempi si registra il serpeggiare di qualche malumore. Sicura, pare, appaia anche la presenza di Michela Tassone, vincitrice dell'elezioni del 2007, ma che, sempre secondo indiscrezioni, sarebbe alle prese con una diaspora interna al proprio gruppo dalla quale potrebbe nascere una terza lista.

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mini vvconferenza_stampa1Riceviamo e pubblichiamo:

Nella consapevolezza di dover massimizzare i servizi offerti, considerato il piano di rientro in corso, ogni dirigente della nostra asp dovrebbe mettere al primo posto tra le sue priorità la tutela della salute del cittadino. Questo non sembra essere il caso dei dirigenti dell’Asp di Vibo Valentia.

All’inizio di febbraio la direzione amministrativa dell’ospedale di Serra San Bruno informava gli elettricisti e i centralinisti della struttura che la ditta addetta al servizio di manutenzione degli ascensori non era piu’ la PARAVIA di Vibo Valentia, tra l’altro ditta produttrice degli ascensori stessi, ma la VIBAM SRL di Benevento. Con tanto di nuovi numeri di telefono, compreso quello per le emergenze attivo 24 ore su 24, da usare in caso di emergenze. Tutto questo deciso dall’Azienda Sanitaria Provinciale e valevole per tutte le strutture ospedaliere della provincia. Fino a qui non si registrerebbe nulla di strano considerando che il provvedimento ricadrebbe nella normale amministrazione se surrogato da consistente argomentazione. Sta di fatto che nella giornata di domenica, in piena emergenza dovuta all’arrivo di un paziente e nella conseguente necessità di trasferirlo in reparto, gli ascensori non erano attivi. All’arrivo del personale elettricista si constatava un guasto al funzionamento dell’ascensore e quindi di competenza della ditta VIBAM SRL. Dopo vari tentativi di contattare l’azienda attraverso il numero verde rimasti senza risposta alcuna il medico del pronto soccorso facente funzione di Direttore Sanitario in mancanza del titolare, ha deciso di chiamare le forze dell’ordine per denunciare il disservizio, mentre il personale interno all’ospedale si occupava del paziente che veniva trasferito al reparto attraverso una manovra manuale eseguita per far ripartire momentaneamente l’ascensore.  All’arrivo dei tecnici nella giornata di lunedì si scopre che la VIBAM SRL avrebbe dato in subappalto ad una terza ditta i lavori di manutenzione, essendo sita fuori regione e non potendo rispondere in tempo alle emergenze; a questo sarebbe dovuta la difficoltà di intervenire subito sui guasti. Inoltre mi è giunta voce che da un anno la direzione dell’ospedale di Serra San Bruno ha rinunciato a riparare un’ascensore, interessata da un guasto, in quanto non è considerata funzionale alle esigenze della struttura.

Tutto questo fa sorgere degli importanti interrogativi. Perché è stato revocato il servizio di manutenzione alla PARAVIA costruttrice degli ascensori che si è sempre attivata per tempo durante le emergenze? Che vantaggio trae l’asp di Vibo Valentia nell’affidare il servizio ad una ditta che è sita fuori regione e che ha la necessità di subappaltare i lavori, con le relative difficoltà di cui si è avuta esperienza durante l’emergenza di domenica scorsa? Fortunatamente tutto è stato risolto nel migliore dei modi, ma in una situazione diversa e con esiti diversi per il paziente di turno saremmo qua a parlare di un nuovo caso di malasanità. Non sarebbe più facile risolvere i problemi più gravi che il nostro sistema sanitario ha, invece di limitarsi ad occuparsi di sottigliezze tecniche che nulla hanno a che vedere con la crisi degli ospedali e che portano più danni che benefici?  

Questi sono gli interrogativi che il movimento da me presieduto, e che sin dalla sua nascita si è dimostrato sensibile rispetto alle problematiche della sanità, si pone e per i quali attende risposta da chi di competenza.

Michele Grenci (coordinatore del movimento "Al lavoro per il Cambiamento")

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Venerdì, 02 Marzo 2012 21:22

Tav e gli amici degli amici

mini Auto-bruciate-No-Tav-Val-SusaIl velo di omertà e la protezione da ambo i lati, che la politica sta offrendo sull'alta velocità Torino-Lione è un caso rarissimo, specialmente per come è intesa la politica in questi ultimi anni. Plausibile pensare che i nostri cattivi conterranei abbiano messo radici anche in Val di Susa. E la ‘ndrangheta che offre sempre il solito servizio di raccolta voti. E la mala mette mano. Cosa hanno promesso i partiti alla 'ndrangheta? La Tav è un'opera da 22 miliardi di euro.
Negli ultimi giorni in Val di Susa hanno bruciato le auto di alcuni manifestanti (foto). Davvero vogliamo essere così miopi e ingenui da pensare che siano stati incendi accesi dagli stessi No Tav o dalla polizia? E a che scopo? Perino, uno dei leader dei No Tav si vede recapitare a casa questa lettera: «Brutto figlio di puttana, le stalle che abbiamo bruciato erano solo un avvertimento. Ora passeremo ai cristiani: vi veniamo a prendere mentre dormite, vi scanniamo come maiali e vi squagliamo nell'acido». E questo tipo di missive, in Calabria le conosciamo molto bene. Le lotte per la difesa dei territori, si somigliano, come per l’acqua nelle serre, per la terra nella Val di Susa.
Il procuratore di Torino Caselli parla di un «inquietante intreccio tra criminalità organizzata e politica». Incontri al bar, telefonate. Da una parte deputati, consiglieri regionali, funzionari pubblici, dall'altra pluripregiudicati, boss e capi di locale. L'operazione Minotauro portava nelle carceri politici, tra i quali Nevio Coral, già sindaco di centrodestra di Leinì (Torino) per 30 anni e suocero dell'assessore regionale alla Sanità, Caterina Ferrero, del Pdl. 
Ecco, quel piccolo comune – il più occidentale d’Italia – è stato il primo comune al di fuori del Meridione ad essere sciolto per infiltrazioni mafiose: era il 1995. Ma i lunghi tentacoli della ‘ndrangheta avevano raggiunto la Valle di Susa almeno da quaranta anni: da quando, cioè, a metà degli anni ’50 un giovane muratore originario di Marina di Gioiosa Ionica venne mandato al confino da quelle parti. Si chiamava Rocco Lo Presti, e nel giro di pochi anni assume sempre più la direzione del boom associazione mafiosa edilizia che stava conoscendo la zona, costruendo case, palazzi e residence e riuscendo a reclutare manodopera a basso prezzo. Gioiosa e Siderno in progress. Come al solito. Invece di conoscere Siderno per la sua bellezza, per Peppe Correale, per Peppe Fragomeni, esportiamo malacarne. Maledetti. Ma continuiamo il nostro racconto.Visto che s’era ambientato così bene, Lo Presti consigliò a suo cugino di trasferirsi a Bardonecchia. E così arriva anche Francesco Mazzaferro, titolare di un’impresa di movimento terra che ottiene presto il monopolio del settore nella zona che va da Bardonecchia a Sauze d’Oulx, tanto che nei cantieri, secondo le cronache del tempo, si vedono solo autocarri targati RC. Negli anni, dopo qualche guaio con la giustizia - reclusione a causa di un condanna per omicidio non confermata in appello -, Lo Presti fa subito carriera imprenditoriale, un benefattore capace di dare lavoro a migliaia di persone e di garantire investimenti faraonici. “Ha rappresentato un pezzo della storia economica dell’Alta Valle e della località olimpica”, scrive un giornale locale in occasione della sua morte, avvenuta nel gennaio del 2009. Peccato che pochi giorni prima, però, “zio Rocco” fosse stato condannato in via definitiva per associazione mafiosa. Aveva infatti organizzato una vera e propria deportazione. Piaceva agli operai (perché veniva garantito loro un lavoro) e soprattutto ai costruttori (che evitano così grane sindacali e risparmiavano sui contributi). Un rapporto della Commissione parlamentare antimafia, nientemeno che del 1974, evidenziò che “qualcosa di nuovo, qualcosa di strano ha rotto l’equilibrio di sempre. Si sono verificati fenomeni di delinquenza organizzata con caratteristiche del mondo mafioso: massicci casi di intermediazione, collocazione abusiva, sfruttamento e decurtazione salariale, racket”, e stimò che quasi l’80% della forza lavoro venisse reclutata attraverso canali illegali.E in Rosarno intanto ci si scandalizza perché Coca Cola acquistava arance dai negrieri rosarnesi.Quei poveri ragazzi, schiavi come nel Mississipi. La tecnica mafiosa dello schiavismo è sempre quella. Perché una ‘ndrina calabrese riesce ad attecchire in maniera così profonda in una regione straniera? Semplicemente perché è in grado di gestire in maniera efficiente il mondo del lavoro locale, fatto di appalti e di controllo della manodopera. E di lavoro, in quegli anni, nei pressi di Bardonecchia ce n’è tantissimo: ottomila alloggi, per 1 milione e 20mila metri cubi di cemento, vengono tirati su alla fine degli anni ’60, senza considerare tutte le costruzioni abusive (stimabili in 2 mila unità). E poi quelli sono gli anni della costruzione del traforo del Frejus: un investimento da 170 miliardi di vecchie lire di allora (una situazione non diversa da quella che la Val di Susa sta conoscendo oggi). Quest’improvvisa espansione edilizia portò all’esaurimento della manodopera locale e all’impossibilità, da parte delle piccole aziende di Bardonecchia, di intraprendere i lavori. Ed è qui che entra in gioco la ‘ndrangheta: molte imprese cominciano ad arrivare dalla Calabria, su consiglio di Lo Presti e di Mazzaferro, e si gettano a capofitto sugli appalti, divenendone i padroni assoluti. In un verbale steso nel 1987 dagli ispettori inviati dal prefetto di Torino si legge: “tra la cittadinanza di Bardonecchia è diffusa l’opinione che per intraprendere in quel luogo una qualunque attività commerciale sia necessario il parere favorevole del Lo Presti”. Si ficia Sindacu. Unità d’Italia, all’incontrario. I Savoia grandi criminali hanno invaso la Calabria. Ora i grandi criminali calabresi colonizzano il Piemonte. E attaccano i compagni con la stessa subdola tecnica che attaccano noi. Ma dai territori dobbiamo ripartire, senza mollare, perché se perdono una volta sola, cominceranno a perdere sempre.

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mini omicidioAgguato stamattina a Gioia Tauro: un 51 enne già noto alle forze dell'ordine, Giuseppe Priolo, è stato ucciso intorno alle 7 nei pressi di piazza Trieste, in centro, mentre scendeva dalla sua auto per entrare in un negozio di tabacchi. Qualcuno si è avvicinato all'uomo e gli ha sparato contro un colpo di fucile caricato a pallettoni, l'uomo ha cercato di rifugiarsi nel negozio ma è stato raggiunto da una seconda fucilata. Giuseppe Priolo era lo zio di Vincenzo Priolo, ucciso sempre a Gioia Tauro l'8 luglio scorso. Per l'omicidio di Vincenzo Priolo la Procura della Repubblica di Palmi ha emesso un provvedimento di fermo nei confronti di un giovane che si è reso irreperebile e che viene tuttora ricercato. Vincenzo Priolo, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, fu ucciso ins eguito ad una rissa per la quale furono arrestate quattro persone. L'omicidio di Vincenzo Priolo fece scalpore perchè la vittima era cognato di Gioacchino Piromalli. Ora le forze dell'ordine sono al lavoro per capire se ci sia un collegamento tra i due omicidi.

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mini carabinieriTrasportava 18 suini con tutta la documentazione relativa alla provenienza e alla destinazione degli animali, ma tutto ciò non ha convinto i carabinieri della stazione di Maierato che, dopo un esame approfondito, hanno appurato che le autorizzazioni esibite erano completamente false. Così D.N., commerciante delle Serre vibonesi, è stato denunciato a piede libero per falso ideologico commesso da privato in atto pubblico, mentre il bestiame che stava cercando di andare a vendere alle aziende agricole di Maierato è stato posto sotto sequestro. Il commerciante, al momento in cui è stato fermato dai carabinieri ad un posto di blocco, ha esibito un intero fascicolo pieno di carte che certificavano la provenienza degli animali, ma i carabinieri si sono comunque insospettiti e hanno chiesto l'intervento del servizio veterinario dell'Asp di Vibo, scoprendo così che quelli esibiti dall'uomo erano tutti documenti falsi.

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Martedì, 21 Febbraio 2012 14:13

L'abominevole sindaco delle nevi

mini neve_auto_sindacoLa neve sa essere poetica, quasi romantica. La si incontra nelle fiabe e sulle cartoline turistiche. Sogno erotico per i fotoamatori, redenzione per gli studenti oziosi. Amabile alla vista ma nemica del comfort. La regina fragile della stagione rigida ci ha costretto a tempi più lenti, al metter mano ad una pala, incatenare gli pneumatici, ad indossare piumini impermeabili e doposci ridicoli.  La coltre bianca ci ha invaso dappertutto e non in maniera indolore. Strade impercorribili, contrade isolate per ore, anziani prigionieri in casa, abitazioni senza luce, telefono ed acqua. Una nevicata d’altri tempi che ha impiegato poco a mettere in luce la scarsa organizzazione di fronte ad un evento di certo nefasto, ma ampiamente prevedibile: l’allerta della Protezione Civile era arrivata con un anticipo di ben 13 giorni. Ad emergenza, per fortuna, ormai lontana, bisogna tirare le somme. Per forza. La prima incognita è il sale. Il migliore degli antigelo per i manti stradali. Durante l’autunno, in genere, le amministrazioni, specie in montagna, se ne riforniscono fino a farne traboccare i magazzini. A Serra o hanno dimenticato di comprarlo o qualcuno si è condito un’insalata di almeno 10 quintali: per le strade cittadine di sale non se ne è visto neanche un chicco. Quando nevica risulta scontato l’aiuto ai cittadini in situazione di disagio perché ammalati, anziani o disabili. Qualcuno ha brillantemente pensato di creare tre punti di fornitura acqua minerale nel paese. Peccato che non sia stata smistata al meglio: i ventenni, giovani ed aitanti, giunti più velocemente sul posto, si sono caricati intere pedane d'acqua nel cofano delle jeep, mentre i vecchietti arrivati in ritardo a piedi in piazza hanno ricevuto picche. Si sarebbe dovuto tutelare le necessità dei cittadini disagiati piuttosto che alimentare la politica del “chi prima arriva meglio alloggia”.
È stato un evento eccezionale che ha inevitabilmente messo a dura prova chi governa la città. Ma c’è una domanda che vale la pena porsi: se ci si trova in una situazione di emergenza perché non elaborare un piano di gestione dell’emergenza? E se il piano è stato elaborato perché non renderlo noto ai cittadini? In genere i piani per l’emergenza neve, preventivamente, consigliano di dividere la planimetria del territorio comunale in 3 aree per individuare quelle che saranno le zone prioritarie (zona rossa) e quelle meno critiche (gialla e verde) su cui intervenire. Attenzione, le zone rosse sono le arterie principali, snodi fondamentali per la viabilità cittadina, viali con più alta densità di abitanti o interessati dal trasporto pubblico (118 e vigili del fuoco) e non l’uscio di casa delle fidanzate degli assessori. Il piano doveva essere affiancato da una tabella con riferimenti orari precisi e reso consultabile dalla cittadinanza magari in un'apposita sezione del sito web del nostro comune, che sarebbe stato un portale perfetto per mantenersi sempre aggiornati sul decorso dell’emergenza e per capire come e dove si stava intervenendo. Sarebbe stato opportuno impiantare un centralino telefonico a disposizione dei cittadini in modo da risparmiare i pellegrinaggi al municipio per chiedere la grazia di un sacco di sale o alla ricerca di un fantomatico ufficio reclami. Altro SOS che i serresi hanno seguito con il fiato in gola: la macchina del sindaco (foto). Rimasta irrimossa da giorni, parcheggiata nel cuore del paese sotto uno strato impietoso di neve, alla mercé di grandine e fiocchi. Disagio reale o operazione di immagine? Un feticcio in vetrina come se qualcuno avesse qualcosa da farsi perdonare.
Anche se non nevica più, il ghiaccio e la neve ancora insistono per le strade, si spera per poco. In una nota stampa il sindaco ed il vicesindaco hanno addossato colpe, che in realtà sono solo loro, prima alla Comunità montana, poi ai paesi vicini ed infine alla Provincia. Per fortuna ancora nessuno ha parlato degli Ufo.

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mini SERRAC5Riceviamo e pubblichiamo:
All’indomani della sconfitta di Catanzaro, la società A.S. Serra calcio a 5 dichiara quanto segue: Dopo quanto accaduto a Locri, speravamo di non tornare più sull’argomento relativo alla condotta dei direttori di gara. Evidentemente, però, quanto successo lo scorso mese di dicembre nel corso dell’incontro tra Lokron e Serra Calcio a 5, non è bastato per richiamare l’attenzione e la sensibilità dei vertici del Comitato regionale della LND.  All’epoca, denunciammo l’atteggiamento di alcuni “pseudo” tifosi che, nel corso del match, avrebbero sputato due giocatori del Serra  (Angelo Carrera e Simone Capone). Come se ciò non bastasse, alcuni sostenitori locali hanno anche fatto irruzione nel rettangolo di gioco senza che il direttore di gara segnasse il tutto nel referto arbitrale. Eppure, durante l’incontro tra Serra calcio a 5 e Odissea, il giudice sportivo non ha esitato a condannarci per quanto accaduto durante i sessanta minuti di gioco. Come mai queste disparità di trattamento? Chi di dovere risponda…. Da dicembre ad oggi la situazione non sembra essere cambiata. Anzi, riteniamo che si siano fatti passi indietro. Sabato scorso, infatti, nel corso dell’incontro tra Catanzarese “Stefano Gallo” e Serra calcio a 5, uno dei due direttori di gara ci ha letteralmente privato di ben 3 calci di rigore netti e di 2 tiri liberi. Ora, se la scusa della buona fede degli arbitri deve servire come pretesto per penalizzare la nostra società, noi personalmente non ci stiamo. Il pubblico catanzarese, inoltre, non ha esitato a provocare i nostri giocatori nonostante nel match di andata, i calciatori avversari siano stati trattati più che bene. Concludiamo questa breve considerazione, dicendo che noi non ritiriamo la squadra dal campionato come millantato da altre società. Abbiamo sempre assunto un comportamento rispettoso nei confronti degli arbitri e, allo stesso modo, pretendiamo che i direttori di gara facciano ugualmente nei nostri confronti.
Alessandro De Padova
Addetto stampa A.S. Serra calcio a 5
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mini SIMBARIO_1SIMBARIO -A seguito degli enormi problemi derivati dalla tormenta di neve che ha interessato nei giorni scorsi il territorio delle Serre, il sindaco di Simbario, Francesco Andreacchi, fa il punto su quanto fatto dall’amministrazione comunale per gestire l’emergenza. «Passata l’emergenza ci avviamo lentamente ad una situazione meteorologica normale per la stagione in corso e desidero pertanto rivolgere un primo e sincero ringraziamento a tutti coloro che in questi giorni si sono prodigati al massimo delle loro forze per far fronte con ogni mezzo all’emergenza neve. La macchina organizzativa ha funzionato, per merito dei volontari e dei cittadini tutti». Dal 7 febbraio scorso, primo giorno in cui le precipitazioni nevose hanno cominciato a preoccupare gli abitanti dei comuni montani, Andreacchi fa presente che a supporto dei cittadini «è stato attivato il Centro Operativo Comunale, con numeri di telefono sempre disponibili, è stata allertata la Prefettura,

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Un lungo filo nero che si dipana per quasi tre lustri. Un filo, con il quale vengono tessute trame impiegate per nascondere la verità. Una lunga sequenza di fatti che, intrecciandosi, formano il ginepraio nel quale si perde la verità su alcuni degli episodi più misteriosi della storia d’Italia. La morte del presidente dell’Eni, Enrico Mattei, la scomparsa del giornalista dell’ Ora di Palermo, Mauro De Mauro, il massacro, all’Idroscalo di Ostia, dello scrittore Pier Paolo Pasolini. E’ una ricostruzione attenta, dettagliata, meticolosa, quella che Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, con l’ausilio del materiale documentale proveniente dall’inchiesta condotta dal pm Vincenzo Calia, mettono insieme, in “Profondo Nero”, Chiarelettere editore. Un volume avvincente, che prende le mosse dalla morte di Enrico Mattei, avvenuta nel 1962 in seguito alla caduta dell’aereo sul quale viaggiava. Un fatto strano, anomalo, troppo frettolosamente archiviato come semplice incidente. Eppure, fin dai giorni successivi a quel tragico 27 ottobre 1962, le voci che circolano parlano di sabotaggio. Un’ipotesi tutt’altro che improbabile. Il dinamismo di Mattei aveva creato, infatti, le condizioni perche in tanti ne potessero desiderare l’uscita di scena. Nel corso degli anni, più volte, è stata avanzata l’ipotesi che dietro il disastro aereo ci fosse la mano delle Sette sorelle o dei servizi segreti americani o inglesi. In “Profondo Nero”, invece, viene riproposta una pista interna, tutta italiana. E proprio la scoperta di questa pista e dei suoi occulti manovratori, sarebbe all’origine della misteriosa scomparsa del giornalista Mauro de Mauro. Secondo gli autori, impegnato nella sceneggiatura per un film di Francesco Rosi che doveva ricostruire gli ultimi giorni di vita di Mattei, De Mauro avrebbe scoperto i registi del sabotaggio all’aereo di Mattei, partito da Catania e caduto nella campagne di Bascapé, nel pavese. Una scoperta che sarebbe costata la vita, anche, a Pier Paolo Pasolini che, in uno degli appunti, misteriosamente spariti, di “Petrolio”, il romanzo rimasto incompiuto, avrebbe tracciato il volto degli oscuri manovratori dei più inquietanti episodi della vita pubblica italiana. La scomparsa e l’uccisione di De Mauro e Pasolini sarebbero quindi tenuti insieme dalle inconfessabili verità legate all’uccisione di Mattei. Un assassinio, quello del presidente dell’Eni, che  avrebbe spostato l’asse della storia, condizionando la vita pubblica italiana fino ai nostri giorni. 

 

Titolo: Profondo nero

Autore: Giuseppe Lo Bianco - Sandra Rizza

Editore: Chiarelettere

Pagine 295

Prezzo: € 14,60

 

 

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Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova

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