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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
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Dodici condanne, a pene comprese tra 8 mesi e 7 anni, e tre assoluzioni. È questa la sentenza emessa dal giudice per le udienze preliminari di Catanzaro, Assunta Maiore, al termine del processo con rito abbreviato nei confronti dei presunti appartenenti della cosca di 'ndrangheta dell'area ionica del soveratese Sia-Procopio-Tripodi coinvolti nell'inchiesta “Show Down” coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia.
A conclusione della requisitoria il pubblico ministero aveva chiesto 15 condanne a pene comprese tra i 3 ed i 14 anni di reclusione. A 6 anni di reclusione è stato condannato Vincenzo Alcaro, il brigadiere dei carabinieri in servizio al reparto operativo del Comando provinciale di Catanzaro, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa; 3 anni e 4 mesi a Bruno Procopio, Vincenzo Bertucci (5 anni e 8 mesi), Patrick Vitale (7 anni 6 mesi), Francesco Vitale e Giuseppina Mirarchi (1 anno), Pannia Salvatore (4 anni), Pietro Danieli (8 mesi), Angelo Procopio (4 anni e 8 mesi), Giuseppe Santo Procopio (6 anni e 8 mesi), Vincenzo Ranieri (6 mesi e 20 giorni), Vincenzo Todaro (1 anno e 4 mesi). Sono stati assolti Daniela Iozzo, Pietro Aversa detto “Mister” e Vincenzo Mirarchi. Per gli altri indagati nell'inchiesta “Show down” è in corso il processo davanti ai giudici del tribunale che riprenderà il 3 giugno. Nei confronti di altre tre persone, Maurizio Tripodi, Michele Lentini e Davide Sestito, si svolgerà il processo davanti alla Corte d'assise perché accusati dell'omicidio e occultamento di cadavere di Giuseppe Todaro.
L'operazione condotta dai carabinieri portò all'arresto di una quarantina di persone accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni, rapine, sequestro di persona e traffico di droga. Le indagini hanno avuto inizio dopo la scomparsa, nel dicembre del 2009, di Giuseppe Todaro, vittima di lupara bianca.
Agazio Loiero, ex presidente della Regione Calabria ed attuale coordinatore politico nazionale della federazione tra Mpa ed Autonomia e Diritti, non sembra avere alcuna intenzione di placare la polemica sulle presunte assunzioni nella Sanità e anzi controbatte piccatamente alla nota congiunta dei capogruppo di maggioranza. ''Ormai da un anno e mezzo è invalso l'uso di rispondere ai rilievi dell'opposizione (o di alcuni membri di essa) solo a tarda ora, il che non consente grande spazio di risposta. E' un vezzo che un'istituzione in genere non dovrebbe praticare. Eppure ci siamo adeguati, o tentiamo di farlo''. ''Non ci possiamo però adeguare a certe bugie messe oggi in bocca ai capigruppo di maggioranza. Io, o meglio ancora i manager delle aziende, hanno stabilizzato quando ancora non c'era il Piano rientro. Si è trattato di una stabilizzazione di medici ed operatori sanitari precari da anni ed anni (alcuni da oltre un decennio), realizzata mediante un'apposita legge regionale bipartisan, voluta da tutti e votata da Cherubino, De Gaetano, M. Tripodi, Adamo, Gentile, Pacenza, Nucera, Guerriero, Feraudo, Borrello, Nicolo', Serra, Stancato, Trematerra, P. Tripodi, Sarra e Chiappetta. Di questi stabilizzati, posso affermare con certezza che non ne conosco neanche uno''. L'ex governatore aggiunge ''Diversa è invece la situazione di Scopelliti perché il Piano di rientro impone, com'è noto, il blocco del turnover. Aspettiamo pertanto di poter accedere al verbale dello scorso mese del Tavolo Massicci. Vedremo, a parte le dovute eccezioni dei diversamente abili, chi è stato assunto e, come è inevitabile, se saranno applicate delle sanzioni''. ''In verità il problema che io avevo posto era un altro. Ed è quello di un metodo ormai ricorrente, una contraddizione mostruosa: quella di voler scaricare le colpe su altri, talvolta politici e talvolta i dirigenti. Ma questo è un argomento che avremo occasione di riprendere prossimamente con dovizia di particolari''.
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