Domenica, 20 Marzo 2022 10:44

La rivolta del pane/2. L’avvocato, le tagliatelle e la farina “’ntrallu pisciaturi”

Scritto da Sergio Pelaia
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L'edificio all'ingresso di Serra dove si trovava il mulino che fu assaltato nel gennaio del 1944 L'edificio all'ingresso di Serra dove si trovava il mulino che fu assaltato nel gennaio del 1944

Le carte sono importanti. Se non fossero state recuperate e opportunamente catalogate quelle dell’archivio comunale di Serra San Bruno, per dire, ci saremmo persi diversi pezzi della storia locale del Novecento. La nostra storia.

Il documento infame

I documenti bisogna anche saperli consultare, leggere, interpretare. Lo dimostra questo articolo in cui Francesco Barreca ha ricostruito, attraverso il registro del Focatico (la Tassa sulla famiglia), mestieri e classi sociali della Serra di fine ‘800. Prendiamo pure il caso della rivolta del pane scoppiata in paese all’inizio del 1944. Ne abbiamo raccontato alcuni risvolti inediti dopo aver ritrovato nell’archivio un provvedimento infame, una lista nera che impediva ai negozianti del posto di vendere pane alle 35 persone (22 donne) che erano state arrestate dopo i tumulti di gennaio.

La tradizione orale

Per collegare quella black list alla rivolta del pane sono risultate decisive le testimonianze di alcune persone che avevano vissuto quei fatti in prima persona. Così, incrociando la storia documentaria con quella orale, siamo riusciti a mettere insieme alcuni importanti tasselli. Dopo quell’articolo se ne sono aggiunti altri, altrettanto interessanti.

Una mail da Montreal 

Sono stati recapitati al Vizzarro con una mail scritta il 2 marzo di quest’anno, quando a Montreal erano le prime ore del mattino. Il mittente è un serrese doc con cui ci ha messo in contatto il caro amico (giornalista e fotografo) Franco Gambino, appassionato e meticoloso quanto lui nel raccontare fatti, costumi, modi di dire e personaggi del paese che fu e che, nelle loro ironiche e commoventi memorie, vive ancora oggi.

La memoria di Ciccio

Francesco Pisani, classe 1931, è per tutti, a Serra, Cicciu dili Guierri. Quando scoppiò la rivolta del pane aveva 13 anni e di quanto accadde proprio quel giorno, racconta con evidente dispiacere, non può aggiungere molto ai fatti già noti. Le sue sorelle, evidentemente per proteggerlo, durante la rivolta lo chiusero in casa. Ma sa molto altro, di quei fatti e di quei tempi.

L'ammasso, l'Annona e le tessere

Innanzitutto va fatta una piccola precisazione: abbiamo indicato il luogo assaltato dai rivoltosi, un mulino all’ingresso del paese, come l’ammassu, ma il posto che i serresi chiamavano così si trovava in verità sulla parte di Corso Umberto che ricade nel rione Spinetto, nei bassi del palazzo Taverna. «Era gestito da Gigino Simeoli, ma a dirigere i lavori manuali – racconta Pisani – c'era un Calabretta (Marzu), padre di 'Mbertu e Cicciu. Direttore dell’Annona era invece Fausto Colonnese, coadiuvato da Angelo Pisani (Mamminu). Era quell'ufficio ad emettere, ai sedici negozi​ di alimentari, il buono per le derrate, a seconda del numero delle tessere (clienti) che ogni negozio deteneva».​

I mulini

Sono dettagli importanti per capire come funzionasse, all’epoca, la distribuzione di quel poco di cibo che era a disposizione del popolo tra le macerie dell’Italia bellica. «C'erano due mulini a Serra: uno a Spinetto, (sutta lu Ponti) appartenente a Regio, fratello dell'Arciprete; l'altro all'entrata del paese». Quest’ultimo era, appunto, quello che fu preso d’assalto il 30 gennaio 1944.

Un Valente avvocato

In quel giorno di tumulti e paura molti riuscirono ad arraffare qualcosa al mulino. Ma seguirono perquisizioni e arresti: nelle case in cui i carabinieri trovavano pane, farina e impasti, scattavano le manette. Ma, racconta ancora Ciccio Pisani, «per buona fortuna dei nostri compaesani, c'era a Vibo un giovane avvocato serrese fresco di laurea: Gigi Valente». Fu lui a difendere i serresi carcerati e portati a Vibo. «Visto con gli occhi di oggi sembra niente, ma andare a Muntigliuni e visitare i detenuti era cosa oltremodo difficile: i mezzi di trasporto erano divenuti inesistenti... L'avvocato Valente difese, con esito eccellente, quasi tutti i carcerati».

Lo zelo e l'irriverenza

Come sempre ai serresi non difettava l’ironia, quel sarcasmo pungente che filtra dai versi di Mastro Bruno Pelaggi e che, nella nostra storia, è venuto fuori anche nei momenti più bui. Non mancò nemmeno nel periodo successivo alla rivolta. I gendarmi andavano nelle case ritenute sospette ispezionando gli angoli più reconditi. E un paio di aneddoti riportati in proposito da Ciccio Pisani restituiscono l’atmosfera dei tempi, la contrapposizione tra lo zelo serioso delle forze dell’ordine e l’irriverenza del popolo.

Li tagghiarini e l'ironia serrese

«In una casa i carabinieri sequestrarono li tagghiarini (le tagliatelle fatte in casa, ndr) lasciate sul tavolo ad asciugarsi; in un'altra guardarono perfino nel comodino della camera da letto». Fu proprio in quest’ultimo caso, racconta Ciccio Pisani, che venne fuori la proverbiale arguzia serrese. «Gli abitanti di quella casa risposero così ai carabinieri zelanti: S’avìa farina la mintìa 'ntrallu pisciaturi?».

Le risse in famiglia

La verve ironica e dissacratoria di questo episodio non deve però ingannare rispetto allo spirito dei tempi. La fame era fame e non guardava in faccia a nessuno. Da altre testimonianze orali raccolte in queste settimane è infatti emerso che alcune delle persone che erano state arrestate, una volta tornate a casa, avevano cercato nei vari nascondigli il “bottino” alimentare che avevano acciuffato al mulino. Ma invano, e non perché lo avessero trovato i carabinieri. I parenti stretti avevano mangiato il frutto della rivolta. Provocando liti in alcuni casi piuttosto violente in famiglia proprio con chi aveva pagato con il carcere il sollievo delle pance degli altri.

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La rivolta del pane a Serra. La guerra, la fame e la lista nera

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