Domenica, 22 Maggio 2022 09:38

Le tradizioni popolari di Serra e un plagio di oltre un secolo fa

Scritto da Tonino Ceravolo*
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Vincenzo Agostino Vincenzo Agostino

Le tradizioni popolari di Serra San Bruno e (in misura minore) delle Serre hanno trovato, nello scorcio terminale del XIX secolo, un punto di raccolta in cinque articoli che Vincenzo Agostino diede alle stampe su “La Calabria. Rivista di letteratura popolare”, edita a Monteleone (oggi Vibo Valentia) sotto la direzione di Luigi Bruzzano, con l’intenzione di darne un quadro informato ed esauriente. E che si trattasse di un intento sistematico, anche con le vistose lacune che è possibile riscontrare (mancano, per fare un solo esempio, i canti popolari religiosi pur presenti sul territorio), appare evidente dal filo rosso che lega i cinque articoli e che è dato dal titolo principale che li accomuna Usi e costumi di Serra S. Bruno. Il primo articolo uscì nel numero ottavo dell’anno terzo della rivista il 15 aprile del 1891 ed ebbe come tema le usanze associate al matrimonio, mentre l’ultimo (Miracolo di S. Brunone agli ossessi nel lago di Santa Maria, di cui non ci occuperemo in questo articolo) vide la luce nel quarto numero dell’anno quarto il 15 dicembre del 1891. In mezzo altri tre articoli: sugli usi nei funerali (15 maggio 1891), “pregiudizi e false credenze” (15 giugno 1891), “rimedi popolari” (15 luglio 1891).

Maestro e podestà

Non era stato un personaggio di secondo piano Vincenzo Agostino (Mammola, 1860 – Serra San Bruno, 1959), durante la sua lunga esistenza, nella vita pubblica serrese tra Otto e Novecento. Maestro elementare e direttore didattico, il riconoscimento del suo ruolo nella comunità è facilmente riscontrabile dalla ripetuta elezione a priore della Regia Arciconfraternita di Maria SS. dei Sette Dolori per ben otto volte tra il 1903 e il 1919, tanto da far dire a Fulvio Mazza, in un suo saggio pubblicato nel volume collettaneo Fabrizia, Serra San Bruno. Storia Cultura Economia (Rubbettino, 2012), che si trattava di una “personalità autorevole” e proprio per questo indicato come podestà “anche se forestiero, dalle autorità locali e da quelle provinciali”. E quella di podestà fu una carica, per la cui analisi si rinvia al testo di Mazza prima citato, che rappresentò il culmine dell’impegno nella vita civile di Serra da parte di Agostino e che ricoprì dal 1927 al 1933, con rinnovo del mandato il 9 gennaio di quest’ultimo anno fino al 1936, quando gli subentrò il commissario prefettizio Lorenzo Torrisi.  Con poche scosse il primo mandato, segnato soprattutto dalla polemica con il vicepodestà Alfonso Barillari, che contestava ad Agostino il fatto di aver affidato a un nipote la redazione del piano regolatore cittadino, le eccessive spese in opere pubbliche poco più che decorative quali il rifacimento di Piazza San Giovanni, le uscite comunali per il finanziamento del ginnasio serrese. Più difficile e tormentato il quadriennio del secondo mandato, che vide la presenza di un’ispezione prefettizia, conseguenza di uno scontro palese con il segretario del fascio Giuseppe De Blasio e con il veterinario Agostino Rebecchi, indirizzata a verificare le attività di alcuni collaboratori del podestà e che si concluse con una proposta di dimissioni dall’incarico podestarile avanzata dal funzionario ispettivo. E comunque un decennio di impegno nella più alta carica amministrativa comunale che, insieme con i sedici anni dell’incarico priorale nel sodalizio confraternale, ben dimostra la centralità di questa figura nella vita civile di Serra per oltre un trentennio.

“La Calabria”: un archivio demologico

E non di secondo piano, nel panorama degli studi sulle culture popolari che in quel torno di tempo si svilupparono nella regione, fu la rivista “La Calabria”, nella quale Vincenzo Agostino pubblicò le sue indagini sulle tradizioni di Serra, con uscite mensili dal 1888 al 1896 e bimestrali dall’ottobre del 1896 al 1902. Come sintetizza Vito Teti in un suo contributo dedicato alle “forme” e agli “eventi” della vita culturale a Monteleone-Vibo Valentia, “la rivista accoglie, nei quattordici anni di vita, articoli e saggi sui diversi aspetti della cultura folklorica e i vari generi della letteratura popolare. Vengono pubblicati proverbi, favole, leggende, novelline, filastrocche, farse, contrasti, facezie, imprecazioni, termini dialettali, nomi e descrizioni di feste, usanze, sacre rappresentazioni, relative a Monteleone e ai paesi vicini […], al Nicastrese, al Rossanese, alla provincia di Cosenza, al crotonese, all’area reggina. Da segnalare i testi orali (canti, novelle, leggende, preghiere) delle zone grecaniche e albanesi. Si tratta di documenti di eccezionale valore e di indiscutibile rilevanza per gli studi delle culture delle minoranze «etno-linguistiche»”. Di un certo rilievo anche la personalità del direttore della rivista, Luigi Bruzzano, studioso delle letterature popolari, politicamente impegnato con i garibaldini nel fronte anti-borbonico, docente nel liceo monteleonese, socio di diverse accademie quali l’Accademia cosentina e l’Accademia di Atene. È questo il contesto culturale, sinteticamente descritto, nel quale il serrese d’adozione Agostino fa uscire i suoi testi demologici, tuttavia con un’omissione fondamentale che autorizza a parlare di plagio.

Il Tedeschi “dimenticato”

Circa un trentennio prima delle incursioni demologiche di Vincenzo Agostino il sacerdote serrese Bruno M. Tedeschi (Serra, 1830 – 1878) aveva pubblicato, nell’opera Il Regno delle Due Sicilie descritto e illustrato […] curata da Filippo Cirelli, un ampio testo monografico su Serra e sui paesi del suo circondario in cui, dopo aver delineato il quadro della storia civile ed ecclesiastica, introduceva un attento excursus sulla parte fisica, economica e demografica, integrando le notizie contenute in tali sezioni con un “inserto” sugli usi e costumi preceduto da brevi “schede” sulla letteratura e sulle canzoni popolari, sui proverbi e sulle “false credenze”, alle quali erano da aggiungere le note sulle “malattie dominanti” e sui “rimedi popolari” che facevano seguito alle osservazioni sul clima e sulle condizioni igieniche.  Trovandosi tra le mani materiali di identico argomento composti a distanza di pochi decenni, come nel caso degli Usi e costumi di Serra S. Bruno pubblicati su “La Calabria” da Vincenzo Agostino, sarebbe stato, perciò, lecito attendersi quantomeno qualche citazione testuale dal lavoro di Tedeschi, dei riferimenti o dei rinvii a una fonte antecedente che è difficile pensare come non conosciuta. E invece. Invece nulla. Inutilmente si scorrono e riscorrono le pagine di Agostino alla ricerca del nome di Tedeschi, ma quel nome non c’è, omesso, dimenticato o sconosciuto. E allora capita di leggere meglio o di rileggere, per percepire, tra le righe, un’aria di famiglia: se lette in parallelo le pagine di Agostino e quelle di Tedeschi sembrano condividere un’aura comune, si rassomigliano per così dire. Solo che Tedeschi pubblica nel 1859 e Agostino nel 1891, Tedeschi prima e Agostino dopo. E basta non lasciarsi ingannare da qualche ben accorto espediente per scoprire il busillis: i testi di Agostino, con la sola eccezione dell’articolo dedicato il 15 dicembre 1891 al miracolo di San Bruno, sono un calco di quelli di Tedeschi, una copia, un plagio. Certo qualche volta l’incipit è variato, qualche altra si  modifica la struttura sintattica di una frase e si dispone diversamente l’ordine delle parole o quello di singoli brani, qualche altra ancora si sostituisce un termine con un sinonimo e così via architettando variazioni di poco conto, ma sempre di plagio si tratta. Morale conclusiva: unicuique suum recita una massima del diritto romano ripresa pure sotto la testata dell’Osservatore Romano. “A ciascuno il suo”, come nel titolo di un romanzo di Leonardo Sciascia e del film che Elio Petri ne ricava. Si restituisca a Tedeschi quel che è di Tedeschi e non si attribuisca più a Vincenzo Agostino il merito di aver dissepolto un patrimonio che avrebbe rischiato di andare smarrito. Ci aveva già pensato il sacerdote Bruno Tedeschi a condurlo in salvo.

*Storico, antropologo e scrittore, cura per il Vizzarro la rubrica Nuvole.

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