Giovedì, 30 Agosto 2012 14:07

I migranti di Caulonia e i festival dell'ipocrisia

Scritto da Sergio Gambino
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protesta migrantiUn gruppo di dieci migranti, ragazzi Somali ospitati in Caulonia, (che viene finanziata dallo Stato per ospitarli) proprio nel giorno della chiusura dell’oramai famosissimo Festival della Tarantella, sbarrano con i cassonetti dell’immondizia la statale 106. La loro rivendicazione? Cibo. Era da parecchi giorni che non mangiavano. Per attirare l’attenzione sul loro stato, si sono dovuti poi scontrare con le forze dell’ordine e beccarsi anche qualche bella denuncia.

Qualche giorno prima l’Amministrazione del paese della “Repubblica Rossa”, aveva stilato una delibera, poi prontamente ritirata che destinava una parte del fondo ricevuto per il sostentamento dei migranti al pagamento del cachet di Nour Eddine, per la sua performance Cauloniese,  il quale poi, pubblicamente si dissociava da questo atteggiamento dicendo, plausibilmente, di non saperne nulla. Certamente la cifra era minima, un paio di migliaia di euro…quanto basta. Un fiume di parole sul fatto che l’evento, al contrario del suo alter ego Badolatese (negli stessi giorni si svolge il Tarantella Power), invece viene finanziato dall’Assessorato regionale guidato da Mario Caligiuri. Perché gli eventi in Calabria si fanno così. Ad esempio. Il Kaulonia (la letterina K è d’obbligo quando si parla di eventi rivoluzionari) Tarantella Festival. Nel 2010 costava 150mila euro, nel 2011 110mila, quest’anno 75mila circa, sempre lo stesso evento. Com’è possibile?  Vorrei raccontare un episodio. Nelle prossimità del Festival, l’anno scorso, chiesi un appuntamento all’allora Sindaco di Caulonia, Professor Ilario Ammendolia, proponendo lo spettacolo dei “Giganti” per la manifestazione. Mi rispose amareggiato, che a qualche giorno dall’evento ancora non avevano avuto nessuna certezza di finanziamento e che il Festival stava per saltare. Decidemmo allora assieme di partecipare all’evento per “militanza”, senza cachet, con l’accordo che se eventualmente ci fosse stata la possibilità ci avrebbero rimborsato le spese o al limite, ci avrebbero chiamati l’anno successivo. Partecipammo. La banda era “capeggiata” da Sergio Di Giorgio (Re Niliu, ndr), il quale, per amore verso la nostra Associazione decise di venire a darci man forte. Anche lui senza cachet. Naturalmente non ricevemmo niente durante l’anno. Quest’anno, contattato Mimmo Cavallaro, chiesi se c’era l’intenzione di farci partecipare al Festival. Stessa situazione. “Non c’è una lira”. Stessa nostra risposta. “Veniamo senza soldi”. Com’è andata a finire? Neanche una telefonata. Tradizione calabrese? Maleducazione serpeggiante? Giudicate un po’ voi. Il Festival si è svolto, e l’unica sera che ci siamo andati, siamo tornati a casa increduli e disgustati. Rivoluzionari, tradizionalisti, innovatori, contaminatori. Chi si lamentava dei “Pirati” che non osservano il codice della strada e gettano i pacchetti di sigarette dal finestrino, chi interpretava la “Città del Sole” con i Ray Ban (Fratello Tommaso si sarà rivoltato nella tomba, e vi risparmio il commento di qualche “ex Re Niliu” autore della canzone). E quello “squalo” di Eugenio Bennato a fare da Patron incontrastato del Festival. (Vorrei sapere quali sono i suoi compensi di questi ultimi tre anni). Per non parlare poi degli intellettuali intervenuti. Grossi personaggi della Cultura calabrese. Ma di degrado sociale ed economico, di temi tipo la pervasività della ‘ndrangheta, o la vergogna dell’Alaco (scusate se la testa mi sbatte sempre là) nessuna traccia. Bla, bla,bla e bla. Il problema serio allora non penso sia nè la tradizione, nè il recupero della cultura musicale nè lo sviluppo di una terra. Si tratta solo di eventi fine a se stessi che solo ed esclusivamente servono a sperperare danari e a “coltivare” vari piccoli orticelli. Nessun messaggio. Per non parlare della stragrande maggioranza del pubblico. “Pedi luordi” li chiamiamo. Tutti a ballare ed a sollevare il pugno chiuso appena uno dei loro paladini accenna alla parola “lotta” o similari. Ma poi, quando si tratta di “menare le mani”, di prendere di petto il potere, la mafia…ci troviamo sempre i soliti, e in Calabria ci conosciamo tutti. Se solo la metà di tutti ‘sti “figli dei fiori” si presentasse per esempio quando si bloccano le strade per manifestare contro la chiusura degli ospedali, o per chiudere le discariche tipo Pianopoli, o quando si manifesta per l’acqua… Ma non ne vediamo traccia, nè di quelli che si riempiono la bocca dal palco, nè di quelli che si riempiono le orecchie da sotto il palco. Conclusione. Professoroni, Amministrazioni, Star e Tarantellari, tutti assieme nei Festival dell’ignoranza. Arrivati a questo punto….meno male che c’è la crisi, almeno vedremo scemare questi baracconi dell’ipocrisia.

(foto: gazzettadelsud.it)

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