pecoreIn seguito ad una denuncia di malattia infettiva trasmessa dal Servizio Veterinario dell’Asp di Vibo Valentia, è stata posta sotto sequestro l’azienda ovi-caprina di proprietà dell'allevatore 22enne S.C., sita in località "Croce ferrata" a Serra San Bruno.

Il controllo effettuato a metà dicembre sui 191 capi appartenenti all’azienda, ha accertato quattro casi di brucellosi ovi-caprina - tutti su esemplari di sesso femminile - ed ha determinato l’isolamento degli animali infetti, il sequestro di tutti i capi ed il divieto di qualsiasi movimento di ovini e bovini da e per altri allevamenti. L’atto ha stabilito, inoltre, che i ricoveri e gli altri locali di stabulazione – nonché tutti i contenitori, le attrezzature, i mezzi di trasporto e gli utensili usati per gli animali – siano ripuliti e disinfettati sotto controllo di un pubblico ufficiale, mentre il fieno, la paglia, lo strame e tutte le sostanze venute a contatto con gli animali infetti siano immediatamente distrutte col fuoco o interrate previa aspersione con un prodotto disinfettante appropriato.

Già in precedenza all’atto di sequestro della stalla, per la stessa azienda – sempre dal Dipartimento di Prevenzione dell’Unità Veterinaria dell’Asp di Vibo – a tutela della salute pubblica era stato ordinato il divieto assoluto di mungitura, trasformazione e vendita del latte e di tutti i suoi derivati.

L’intero stabile è stato posto sotto sequestro fino ad eventuale revoca dell’ordinanza per evitare che la brucellosi ovi-caprina possa essere trasmessa a persone o ad altri animali.

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cani cimiteroC’è voluto l’intervento di alcuni residenti della zona, nel quartiere ‘Spinetto’ a Serra San Bruno, per evitare il peggio. Nella mattinata di ieri, una donna è stata sorpresa da un branco di cinque cani randagi – tutti tra l’altro di grossa taglia – che l’hanno assalita facendola stramazzare al suolo. La passante, una volta aggredita dai cani, ha iniziato ad urlare terrorizzata, destando quindi l’attenzione di molti residenti del luogo che si sono subito precipitati in strada costringendo i cinque animali alla fuga e salvando quindi la donna dall’aggressione. La stessa è stata poi accompagnata nel locale presidio ospedaliero, dove gli sono state diagnosticate ferite lievi.

Un rapporto decisamente complicato quello tra gli abitanti della cittadina della Certosa ed i randagi. Una problematica dalla doppia faccia, dove a volte ad avere la peggio è l’uomo ed altrettante volte sono invece gli animali a subire soprusi e violenze. Come nel caso del cucciolo trovato – poco meno di un mese fa – letteralmente impiccato in piazza Mercato, poi fortunatamente salvato in extremis da un passante. Altro caso di maltrattamento, quello di quest’estate in piazza Guido – che destò anche le ire dell’ENPA provinciale, quando alcuni bambini furono sorpresi a giocare utilizzando un piccolo cucciolo di meticcio come pallone.

Caso a parte resta quello del locale cimitero, divenuto oggi domicilio fisso per molti randagi, liberati in branco – si sospetta – da qualche azienda, poco ‘diligente’, operante nel settore ‘accalappiacani’. Operazione agevolata dal fatto che il parcheggio afferente allo stesso camposanto è un luogo del tutto fuori mano e chiaramente poco frequentato nelle ore notturne. I cani, circa una ventina, hanno così finito per stanziarsi definitivamente tra le mura del cimitero, incutendo panico fra i visitatori che, sempre più spesso, con i fiori in mano – decisi a far visita ai propri cari defunti – sono costretti a fare dietrofront, intimoriti dalla presenza, appunto, di numerosi randagi, alcuni ancora cuccioli, altri dall’aria non proprio benevole.

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La notizia ha fatto il giro non solo della Calabria, ma si è immediatamente diffusa anche a livello nazionale. Pochi giorni fa in via Sharo Gambino, nella periferia del paese, è stato ucciso un cane con un colpo di arma da fuoco. Tutto è avvenuto la sera del 23 agosto, quando i carabinieri della locale Compagnia, guidati dal capitano Stefano Esposito Vangone, sono intervenuti in contrada Guido, dove era stata segnalata la presenza di un cane randagio, meticcio, di taglia grande, verosimilmente agonizzante, a seguito del dissanguamento causato da alcune evidenti ferite presenti sulla testa. 

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Mercoledì, 30 Gennaio 2013 13:32

Serra, continua la mattanza dei cani

 

mini cani_avvelenati

È l’ennesimo e drammatico caso nel giro di pochi mesi di diffusa mentalità zoofoba nel territorio di Serra San Bruno. Dopo le vicende della scorsa estate, in cui il fenomeno si era diffuso a macchia d’olio in quasi tutti i quartieri della città, torna l’incubo dell’avvelenamento degli amici a quattro zampe.
Questa mattina, infatti, in via Gramsci è stato rinvenuto un cane, non randagio, agonizzante per aver ingerito dei bocconi di carne, probabilmente,  alla stricnina. In seguito lo stesso cucciolo è deceduto.
Si tratta di una vicenda atroce avvalorata dal fatto che ai decessi già noti potrebbero aggiungersi quelli di altri tre animali, al momento dispersi, che per esalare l’ultimo respiro e lasciarsi morire, avranno probabilmente cercato rifugio in zone più defilate, tra i cespugli o sulle rive del fiume Ancinale. Si tratta di cani in libertà ma comunque con un padrone.
Da ciò emergono le incapacità gestionali dell’amministrazione comunale per un fenomeno non nuovo a Serra San Bruno e soprattutto rimangono i dubbi su come si stia gestendo un’emergenza che riaffiora ormai con cadenza quasi trimestrale. Il caso è reso ancora più ambiguo dal fatto che, proprio la giunta guidata dal Sindaco Bruno Rosi, si era affrettata nel 2012 ad approvare uno schema di convenzione per affidare il recupero ed il ricovero dei cani randagi - i più esposti al rischio avvelenamento - ad un canile privato e di cui ad oggi non se ne conoscono i successivi risvolti. Ciò avvalora l’insensibilità dell’amministrazione rispetto ad un’emergenza che potrebbe mettere a repentaglio oltre che la salute dei cani o degli animali in genere, anche dei bambini soliti giocare nelle vie della cittadina. 
Il grado di civiltà di un paese si misura, non soltanto da come i cittadini trattano gli animali, ma anche da come chi amministra riesce ad incidere in tal senso.
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mini DSC00856-1Dopo l'ennesima denuncia pubblica del Comitato civico Pro-Serre, che proprio pochi giorni fa ha fornito prove concrete, corredate da foto, delle tante criticità che incombono sull'invaso dell'Alaco (https://www.ilvizzarro.it/ma-come-fanno-de-marco-e-rosi-a-sostenere-che-lacqua-dellalaco-e-potabile.html), il Corpo Forestale dello Stato è intervenuto ponendo sotto sequestro una mandria di mucche che pascolava indisturbata sulle rive del lago. Di seguito la nota diffusa dal Comando provinciale del Cfs. 

 

Già da tempo sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti per la nota vicenda concernente la potabilità dell’acqua, per la quale si è reso necessario disporre da parte della Procura della Repubblica di Vibo Valentia il sequestro dell’impianto acquedottistico effettuato ad opera del Corpo Forestale dello Stato e dai NAS dei Carabinieri, l’invaso dell’Alaco

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mini sequestro_alacoQuella di Vibo Valentia è una delle prime procure italiane a contestare il reato di avvelenamento colposo di acque. Il Procuratore Capo Mario Spagnuolo lo ha rilevato stamattina in conferenza stampa, spiegando anche che c'era l'urgenza e l'obbligo giuridico di procedere al sequestro. Al suo fianco c'erano il Pm che ha condotto l'inchiesta, Michele Sirgiovanni, il comandante provinciale del Cfs, Lorenzo Lopez, il comandante del Reparto operativo dell'Arma dei carabinieri di Vibo, Vittorio Carrara, il comandante dei Nas di Catanzaro, Giovanni Trifirò. Il lavoro degli investigatori va avanti da molto tempo

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Sabato, 21 Aprile 2012 16:40

Quelle stragi a quattro zampe

mini cane_avvelenato“Stavo percorrendo la strada dietro casa e Raul come al solito mi accompagnava - racconta Marco con la voce spezzata dalla rabbia ed il viso velato dalla tristezza - Si è allontanato. L’ho seguito a stento con lo sguardo fino a perderlo dietro l’angolo. È tornato dopo qualche minuto. Era irriconoscibile: tremava come se avesse delle crisi epilettiche. Ho chiamato il veterinario, ma c’è stato poco da fare: è morto in 10 minuti. Probabilmente è stato avvelenato”.

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mini serra_san_bruno_2SERRA SAN BRUNO - Tra i tanti problemi che affliggono la cittadina bruniana quello del randagismo, con il passare del tempo, sta prendendo contorni sempre più preoccupanti. Gli animali randagi che si aggirano indisturbati per le vie del paese sono sempre più numerosi e vari. Si va da quelli selvatici come volpi e cinghiali che, da quando è stato costituito l'ente parco, sono cresciuti di numero in maniera incontrollata e ormai si spingono in pieno centro abitato, a quelli più comuni come cani e gatti. Mentre gli animali selvatici, almeno fino ad oggi, hanno procurato danni relativamente piccoli a qualche campo coltivato, a qualche recinzione delle case costruite più ai margini del paese o al massimo a qualche pollaio, senza però mai arrivare a costituire una seria minaccia per i cittadini serresi, il discorso diventa ben più grave quando si parla di gatti e soprattutto di cani. Proprio oggi, infatti, l'ultimo episodio in ordine di tempo ha visto protagonista, suo  malgrado, una bambina del luogo di 13 anni, R.C., che è stata attaccata da un cane in pieno centro e per di più in un ora di punta. Secondo quanto raccontatoci dalla stessa bambina, all'uscita dalla messa domenicale a cui, come tutte le domeniche, aveva preso parte, la stessa è stata attaccata improvvisamente da un cane di grossa taglia. "Stavo facendo una passeggiata sul corso insieme ad una mia amica quando, d'un tratto e senza motivo, un enorme cane marrone mi è saltato addosso e mi ha morso prima ad una gamba e poi ad un braccio, strappandomi il giubbotto che indossavo. Ero spaventatissima e non sapevo cosa fare. Per fortuna è subito arrivato un uomo che è riuscito a spaventare il cane e a portarmi di corsa in chiesa, dove mi sono rifugiata."

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mini carabinieriTrasportava 18 suini con tutta la documentazione relativa alla provenienza e alla destinazione degli animali, ma tutto ciò non ha convinto i carabinieri della stazione di Maierato che, dopo un esame approfondito, hanno appurato che le autorizzazioni esibite erano completamente false. Così D.N., commerciante delle Serre vibonesi, è stato denunciato a piede libero per falso ideologico commesso da privato in atto pubblico, mentre il bestiame che stava cercando di andare a vendere alle aziende agricole di Maierato è stato posto sotto sequestro. Il commerciante, al momento in cui è stato fermato dai carabinieri ad un posto di blocco, ha esibito un intero fascicolo pieno di carte che certificavano la provenienza degli animali, ma i carabinieri si sono comunque insospettiti e hanno chiesto l'intervento del servizio veterinario dell'Asp di Vibo, scoprendo così che quelli esibiti dall'uomo erano tutti documenti falsi.

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