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Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Di seguito il comunicato stampa diffuso dal capitano Stefano Esposito Vangone, comandante della Compagnia dell'Arma dei carabinieri di Serra San Bruno:
È di questa mattina l’intervento operato dai Carabinieri del Comando Stazione di Dinami che, liberi dal servizio, hanno fermato e successivamente tratto in arresto COCEA Nicosur Marius nato in Romania il 28.04.1987, latitante romeno con una condanna di tre anni da espiare per una serie di furti aggravati e reiterati commessi in Romania tra il settembre 2006 ed il maggio 2007.
Era da poco giunto nella cittadina di Dinami, quando tre carabinieri liberi dal servizio, scorgendo l’anonimo volto del Cocea aggirarsi indisturbato per il paese, hanno ritenuto opportuno procedere al suo controllo all’interno di un bar, mentre lo stesso aveva iniziato a sorseggiare un caffè.
Il nervosismo e lo stato di evidente agitazione del Cocea, certamente non imputabili alla caffeina, hanno da subito destato sospetto e suscitato interesse nei militari che, a seguito di interrogazione alla banca dati, ne hanno acclarato lo stato di latitanza.
Espressioni di plauso sono state rivolte ai Carabinieri anche dalle forze dell’ordine romene che da 5 anni stavano indagando sul suo conto. Prima di essere tradotto in carcere, il Cocea, incredulo, come in un romanzo di Conan Doyle, ha chiesto di poter almeno finire il suo caffè.
Legione Carabinieri “Calabria”
Comando Provinciale di Vibo Valentia
Compagnia Carabinieri di Serra San Bruno
SERRA SAN BRUNO - La piscina comunale sita in via San Brunone di Colonia è chiusa da da diverso tempo ma i tanti utenti del servizio non hanno alcuna informazione sul perchè la struttura non riapre e sulle future intenzioni dell'amministrazione comunale e dell'azienda, la Cogeis, che gestisce l'impianto polisportivo alla luce del contratto stipulato con il comune quando era in carica la giunta Lo Iacono. Il consigliere comunale del Pd Rosanna Federico ha presentato un'interrogazione per conoscere i motivi della chiusura della struttura e le future intenzioni dell'amministrazione in proposito. La discussione sulla piscina era già emersa in Consiglio comunale, con la polemica sul peso finanziario del servizio per le casse comunali che, da contratto, devono garantire una parte dei costi per il funzionamento della struttura. Di seguito l'interrogazione del consigliere Federico.
Al Presidente del Consiglio Comunale di Serra San Bruno
INTERROGAZIONE
IN MERITO AL FUNZIONAMENTO E GESTIONE DELLA PISCINA COMUNALE
Premesso che:
Per sapere:
- per quali motivi la piscina comunale di Serra San Bruno non abbia ancora ripreso le proprie attività;
- se l’amministrazione comunale ha provveduto ad interrogare la società preposta alla gestione ed a sollecitare la riapertura dell’impianto;
- quali azioni verranno poste in essere dall’amministrazione comunale a fronte dei disagi subiti dagli iscritti;
- quali azioni verranno poste in essere dall’amministrazione per garantire la continuità del servizio offerto;
- quali sono le reali intenzioni in ordine alla futura gestione dell’impianto;
- se l’amministrazione comunale di Serra San Bruno ha valutato, o intende valutare, la possibilità di dotare l’impianto sportivo di un sistema di produzione di energia da fonte rinnovabile onde consentire una riduzione dei costi a carico dell’Ente e garantire il perdurare del servizio ai cittadini.
Rosanna Federico Consigliere Comunale del Partito Democratico
Serra San Bruno, 02.02.2012
Riceviamo e pubblichiamo
"Sono trascorsi otto mesi da quando l’attuale amministrazione comunale di centrodestra, guidata dal sindaco, Bruno Rosi, ha vinto le elezioni per il rinnovo del consiglio comunale. Ed in questi otto mesi di governo, la coppia formata da Rosi – Salerno, ha disatteso gli impegni presi in campagna elettorale. Pur essendo coscienti e consapevoli del fatto che, in meno di un anno, è difficile risolvere le problematiche presenti in città, il primo cittadino dovrebbe rendersi conto che, la sua maggioranza, non sta facendo alcunché per migliorare l’immagine della nostra cittadina. Anzi, i problemi piuttosto che diminuire, aumentano di giorno in giorno. E non è necessario vivere nei palazzi del potere per rendersi conto del fallimento di questa amministrazione comunale. Basterebbe soltanto vivere il quotidiano per capire che le tante difficoltà già presenti in passato (acqua, rifiuti, randagismo, tanto per citarne qualcuno) ad oggi permangono e, in alcuni settori, si sta addirittura facendo passi indietro. Ma andiamo al dunque. Con una delibera datata mercoledì 11 gennaio, il Comune avrebbe rinunciato ai giudizi pendenti con la Sorical (la società che gestisce gli acquedotti calabresi) in cambio di uno sconto di 30mila euro sui debiti. Il Comune, infatti, sarebbe in debito con la Sorical per un importo pari a 321 mila euro e, così facendo, il debito scenderebbe a 291 mila. Quindi, la Sorical concede al Comune uno sconto sulla somma che quest'ultimo dovrebbe versare alla società e l' ente, in cambio, rinuncia ai giudizi in corso contro la Sorical. Quali sono i motivi di questa operazione? Perché il sindaco Rosi e la sua maggioranza hanno rinunciato ai giudizi pendenti con la Sorical alla misera cifra di 30.000 euro (dei 321mila totali)? Già nei mesi scorsi, avevamo invitato il sindaco Rosi a chiudere ogni rapporto con la Sorical o, quantomeno, ad avviare un processo di distaccamento che si possa attuare in un determinato lasso di tempo. Il sindaco, invece, né si è degnato di rispondere alle nostre richieste, né tantomeno sembra si stia adoperando per far si che questa collaborazione si concluda nel più breve tempo possibile. Noi, come Rifondazione Comunista - Giovani Comunisti abbiamo più volte ribadito la nostra posizione: bisogna chiudere ogni rapporto con le società private e tornare ad una gestione pubblica del servizio idrico. È impensabile, ma soprattutto inaccettabile che, ad oggi, l’acqua che sgorga dalle nostre case sia maleodorante e nessuno interviene per cercare di risolvere il problema. Per questo motivo, ci chiediamo perché affidare il servizio ad una società che, come tante altre, pensa soltanto ad aumentare i profitti, disinteressandosi dei bisogni della gente?"
Di seguito pubblichiamo integralmente il decreto del Presidente della Repubblica con cui è stato sciolto il Consiglio comunale di Nardodipace e la relazione del ministro dell'lnterno Anna Maria Cancellieri contenente le motivazioni del provvedimento.
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Considerato che nel comune di Nardodipace (Vibo Valentia), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 27 e 28 maggio 2007, sussistono forme di ingerenza della criminalita' organizzata, rilevate dai competenti organi investigativi;E' stato pubblicato stamattina, sul sito del Ministero della Giustizia, lo schema di decreto legislativo che prevede la soppressione di 674 uffici del Giudice di Pace in Italia, e tra questi c'è anche quello di Serra San Bruno. Già da tempo era stata paventata la soppressione e si erano mobilitati diversi addetti ai lavori, avvocati soprattutto, per valutare le possibili azioni mirate a contrastare un provvedimento che di certo produrrebbe ulteriori disagi ai cittadini delle Serre, che già assistono impotenti alla spoliazioni di servizio essenziali venuti a mancare sul territorio. Per evitare la chiusura dell'ufficio in questione sarebbe necessario che i comuni interessati si accollassero le spese del mantenimento del servizio, o singolaremente o in consorzio, ma ciò dovrebbe avvenire entro 60 giorni dalla pubblicazione del decreto definitivo dopo il passaggio in Parlamento. Sulla paventata soppressione sono intervenuti subito i consiglieri regionali Nazzareno Salerno (Pdl) e Bruno Censore (Pd) e il consigliere comunale serrese Rosanna Federico (Pd).
“La notizia della soppressione di 674 Uffici del Giudice di Pace in Italia e, di riflesso, della chiusura di un considerevole numero di Uffici anche in Calabria - ha dichiarato Salerno - desta preoccupazione, soprattutto perché i provvedimenti che possono prendere gli enti locali per evitare la concretizzazione di questo scenario non sono affatto facili da realizzare, specie in un momento in cui le disponibilità finanziarie sono estremamente limitate. Che si andasse verso questa direzione era noto e l’ulteriore conferma arrivata testimonia che le esigenze di razionalizzazione sono talmente stringenti da non poter essere sempre sopportate. Nel caso di Serra San Bruno - prosegue l'esponente del Pdl - e degli altri paesi che si vengono a trovare in situazioni simili il pericolo si riversa su più fronti visto che i centri montani, già costretti a convivere con disagi determinati dalla posizione geografica e dalle carenze infrastrutturali, vengono ancora una volta sottoposti alla cancellazione dei servizi e a privazioni non secondarie. È evidente che le conseguenze sono rilevanti pure sul piano economico e sociale. Già nei mesi passati, le categorie interessate, unitamente ad alcuni Comuni, si erano mosse per individuare le vie percorribili. In quell’occasione – vale a dire durante l’incontro tenutosi presso la sede degli Uffici del Giudice di Pace all’interno della Comunità montana delle Serre - avevo colto il rischio a cui si andava incontro e, riferendo le informazioni che avevo acquisito grazie all’impegno di alcuni parlamentari del Pdl, avevo auspicato una convinta sinergia per prendere le necessarie contromisure. Considerata l’emergenza e la ristrettezza dei tempi, è indispensabile - è la conclusione del presidente della Commissione Sanità - uno straordinario senso di responsabilità di tutti i Comuni interessati anche se accollarsi tutti i costi non rappresenta un’impresa agevole. Ma adesso è essenziale garantire la persistenza e la continuità degli Uffici affrontando a viso aperto un problema terribilmente reale”.
Censore dal canto suo ha fatto sapere che lunedì in Consiglio regionale presenterà un ordine del giorno per impegnare la Giunta regionale ad intervenire presso il Governo e il Ministero della Giustizia per scongiurare la cancellazione di numerosi uffici del Giudice di Pace. L'esponente del Pd si dice contrario all’ipotesi di cancellazione annunciata dal ridimensionamento di tutti gli uffici giudiziari delle sezioni distaccate e previsto dal precedente Governo Berlusconi e portato avanti dall’attuale, che cagionerebbe, solo nella provincia di Vibo Valentia, la soppressione di sei uffici: Nicotera, Arena, Mileto, Pizzo, Serra San Bruno e Soriano Calabro. "La revisione della geografia giudiziaria che, anche in Calabria, comporterà la chiusura di numerosissimi uffici di Giudice di pace si va ad aggiungere ad una lunga serie di altre spoliazioni di uffici e servizi pubblici che continuano a depauperare i territori periferici e più deboli. Per quanto mi riguarda - ha commentato Censore - sono fermamente contrario alla chiusura anche del più piccolo presidio di Giustizia presente sul territorio, per questo auspico che, lunedì prossimo, l’intero Consiglio regionale faccia suo l’ordine del giorno per manifestare contrarietà nei confronti di un provvedimento che risponde soltanto a logiche ragionieristiche e che comporterebbe l’ulteriore allontanamento della giustizia nei confronti del cittadino calabrese».
"In un momento in cui ci si lamenta circa i tempi della giustizia italiana - ha dichiarato il consigliere comunale Rosanna Federico - è stato pubblicato sul sito del Ministero della Giustizia lo schema di decreto legislativo recante la revisione delle circoscrizioni giudiziarie che dispone, all’art. 1, la riduzione degli uffici dei Giudici di Pace. Come già accaduto in tema di sanità, ancora una volta, il nostro territorio si vede costretto a difendersi contro un piano di tagli lineari ed indiscriminati portato avanti dai recenti governi nazionali e regionali che, senza tener conto delle peculiarità di ogni zona, hanno operato e continuano ad operare in maniera ragionieristica e sommaria. Appare infatti, tra gli uffici da sopprimere, anche quello del Giudice di Pace di Serra San Bruno che per anni ha svolto con efficienza e serietà le proprie funzioni rispondendo in tempi rapidi alla domanda di giustizia da parte dei cittadini. Il previsto accorpamento all’Ufficio di Vibo Valentia, oltre a creare disagi ai dipendenti e agli operatori del settore, determinerebbe soprattutto per i cittadini un notevole aggravio dei tempi e dei costi per ricevere giustizia. Questa volta però non ci si può nascondere dietro ostacoli insormontabili derivanti da scelte e decisioni altrui da subire passivamente. Il decreto, infatti, dà la possibilità ai comuni, singoli o consorziati, entro un termine di 60 giorni dalla pubblicazione, di richiedere il mantenimento degli Uffici competenti per i rispettivi territori mettendo chiaramente nelle mani delle singole amministrazioni il potere di salvaguardare i servizi essenziali per le proprie comunità. Si ritiene doveroso, quindi, anche a seguito degli impegni assunti in occasione di un incontro tenutosi sul tema, che il Sindaco di Serra San Bruno, coinvolgendo eventualmente i Sindaci dei Comuni interessati, intraprenda, immediatamente e senza indugio, tutte quelle iniziative che si rendono necessarie, per poter mantenere l’Ufficio di giustizia territoriale e difendere, con esso, i diritti fondamentali della sua comunità che non può accettare di vedersi gradualmente spogliare di servizi ed uffici indispensabili per la sua stessa sopravvivenza".
Ancora un atto intimidatorio in Calabria. Questa volta ad esserne fata oggetto è la ditta "Ecologia Oggi" di Cosenza, operante nel settore dei rifiuti. Gli operai della ditta, sotto minaccia armata, sono stati costretti ad assistere all'incendio di un autocompattatore. Il grave gesto è stato duramente condannato dal sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, che in una nota esprime solidarietà alla ditta: “Evidentemente il lavoro onesto e trasparente di chi opera per offrire servizi alla comunità infastidisce qualcuno che tenta di affermare i propri loschi interessi con la violenza”. “Mi auguro che le forze dell’ordine facciano presto luce su quanto accaduto. L’amministrazione è vicina ai lavoratori e alla proprietà di questa azienda attenta a svolgere al meglio il compito di pulizia della città, reso spesso ulteriormente gravoso dalla chiusura improvvisa delle stazioni di stoccaggio. Solo pochi giorni fa – aggiunge Occhiuto – avevo pubblicamente elogiato il servizio di Ecologia oggi perché nell’immediatezza del Capodanno di piazza con la presenza di migliaia di persone, così come anche in occasione delle altre numerose iniziative all’aperto organizzate dal Comune, riesce sempre a dare la massima efficienza. Invito pertanto il presidente e tutti i lavoratori di Ecologia oggi a non abbattersi e, anzi, a proseguire l’attività con lo stesso impegno. La logica di chi crede di intimidire con la prepotenza non deve averla vinta”.
Solidarietà espressa anche dal Consorzio Valle Crati, che attraverso una nota che porta la firma del presidente Maximiliano Granata dichiara: “Esprimo la mia solidarietà e vicinanza alla Società Ecologia Oggi e ai suoi dipendenti per il vile atto intimidatorio subito. Ci auguriamo che la Procura della Repubblica e le forze di polizia facciano luce in tempi rapidi su quanto accaduto”. “Il Consorzio Valle Crati in sinergia con il Sindaco della città di Cosenza Arch. Mario Occhiuto e in raccordo con la società aggiudicatrice dell’appalto, stanno intraprendendo un percorso di lavoro per rendere efficiente il servizio della raccolta dei rifiuti, controllando la regolarità del servizio effettuato”. “Si sta puntando sulla differenziata – prosegue la nota - che sarà esteso a breve in tutta la città, onde poter diminuire i costi del servizio. Questi atti vili saranno da stimolo per fare meglio, per questo condanniamo con fermezza, chi agisce contro i lavoratori padri di famiglia che esercitano il lavoro notturno con grandi sacrifici, garantendo un servizio pubblico essenziale e correndo seri rischi nell’esercizio della loro attività lavorativa”.
La Polizia ha arrestato in Spagna il boss della 'ndrangheta Carmelo Gallico, di 48 anni, capo dell'omonima cosca di Palmi. Gallico si nascondeva in un'abitazione nel centro di Barcellona. L'arresto e' stato eseguito dalla Squadra mobile di Reggio Calabria e dai Mossos d'Esquadra di Barcellona, con il supporto del Servizio centrale operativo e del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia. Carmelo Gallico era latitante dal 30 novembre scorso, giorno in cui la Dda di Reggio Calabria aveva emesso un provvedimento di fermo a suo carico. Analoghi provvedimenti erano stati emessi anche a carico di altri tre affiliati alla 'ndrangheta, Gesuele Misale, Alfonso Rinaldi e Domenico Nasso, e di un avvocato del Foro di Palmi, Vincenzo Minasi, difensore di Carmelo Gallico. Nei confronti dell'avvocato Minasi, inoltre, era stata eseguita anche un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Milano su richiesta della Dda nell'ambito dell'inchiesta sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Lombardia. Nel contesto della stessa inchiesta della Dda di Reggio Calabria erano stati perquisiti gli studi degli avvocati Francesco Cardone, del Foro di Palmi, e Giovanni Marafioti, del Foro di Vibo Valentia.
Negli anni in cui era detenuto nel supercarcere di Fossombrone, Gallico fu al centro dell'attenzione delle cronache, questa volta letterarie però, poichè, allora 39enne, si appassionò allo studio della filosofia e della letteratura e una sua recensione vinse un premio che gli valse una menzione sul Corriere della Sera. Appassionato poeta e scrittore, Gallico firmava i suoi scritti in carcere con lo pseudonimo "Erasmus".
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