mini brognaturo_municipioAl via la seconda edizione della rassegna culturale “Confronti. Idee ed esperienze per una Calabria nuova”. Anche quest’anno, la manifestazione – diretta dall’architetto Merilia Ciconte – si terrà a Brognaturo, all’interno dell’ex convento dell’Annunziata, il 26 agosto a partire dalle ore 17. La tre giorni, promossa dall’amministrazione comunale, si aprirà con un dibattito sull’emigrazione, nel contesto del quale è stata allestita una mostra a tema dal titolo “Il Bianco e Nero dell’emigrazione” curata Emanuele Rizzo, membro dell’organizzazione. La prima serata si concluderà (ore 21) con il concerto-documentario Ars Populi “A strata e casa”.

Mercoledì 27 agosto, sempre a partire dalle ore 17, verrà affrontato il tema del femminicidio con il contributo della criminologa Antonella Larobina. Subito dopo, il poliedrico attore-regista Alberto Micelotta, presenterà sul tema un monologo scritto di suo pugno. A seguire, il dibattito culturale si sposterà sul campo dell’arte. Per l’occasione, sarà allestita una mostra d’arte contemporanea di giovani artisti dell’accademia di Catanzaro, curata da Tonino Sabatino.

All’ultimo giorno di dibattiti, sabato 30 agosto, prenderanno parte diversi amministratori locali, che si confronteranno con i cittadini sul tema della legalità, incentrando perlopiù il dibattito sui beni confiscati alle mafie. In questo contesto, ci sarà anche la partecipazione del sodalizio Libera e di rappresentanti di cooperative che gestiscono alcuni dei terreni confiscati alle cosche mafiose.

«Tre giorni di cultura e temi sociali – hanno fatto sapere gli organizzatori – che contribuiranno ad arricchire il programma, promosso dalle varie associazioni culturali del luogo, in onore dei festeggiamenti della patrona Maria Ss della Consolazione. L’obiettivo che si pone il sindaco Iennarella – hanno concluso – insieme allo staff organizzativo, è quello di far diventare “Confronti” un evento consolidato, che possa ripetersi ogni anno, all’interno del quale poter discutere di argomenti che possano contribuire alla crescita culturale del territorio».

Le mostre rimarranno aperte al pubblico fino al 4 settembre.

 

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mini carabieniri_notteI carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito un decreto di fermo, emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia della città dello Stretto, nei confronti di 18 persone, ritenute affiliate alla ‘ndrangheta, due delle quali sono state bloccate nel Reggino, mentre le restanti 16 sono oggetto di localizzazione in Svizzera da parte delle autorità elvetiche e saranno arrestate dopo l'estradizione. Le indagini portate avanti dagli inquirenti, rientranti nell’ambito dell’operazione denominata “Helvetia”,  hanno consentito di accertare la presenza in Svizzera, da circa 40 anni, di un'articolazione della 'ndrangheta direttamente collegata alle cosche di Fabrizia (Vibo Valentia) e di Reggio Calabria. Nello specifico, sarebbe stata anche documentata la presenza di alcuni esponenti della ‘ndrangheta in Svizzera, in particolare nella città di Frauenfeld, dove esiste un cosiddetto “Locale”, il cui modello strutturale si rifà sostanzialmente a quello calabrese, al vertice del quale c’era anche il presunto boss Antonio Nesci, di Fabrizia, che operava per il tramite di Giuseppe Antonio Primerano, indicato come il capo del locale di Fabrizia, attualmente detenuto in Italia. In Svizzera, da 40 anni, le cosche gestivano i traffici di cocaina, armi, le estorsioni  e gli omicidi, seguendo le regole decise dalla “Provincia” reggina, con la benedizione di don Mico Oppedisano, l’anziano patriarca di Rosarno indicato come il “capo dei capi” e riconosciuto dagli inquirenti come «il saggio e custode delle regole».

 

 

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mini cocainaUn triangolo “bianco” che sviluppa i suoi vertici fra Vibo, Reggio e Milano. A scoprire gli altarini di una rete di portata nazionale finalizzata allo spaccio di cocaina nella città meneghina, sono stati - all’alba di questa mattina - gli uomini del Ros dei Carabinieri impiegati nella maxi-operazione “Tamburo”. Le indagini coinvolgono al momento 13 soggetti, tutti pregiudicati, contigui alle cosche dei Mancuso di Limbadi, ai Barbaro-Papalia di Platì e agli Ursino-Macrì di Siderno.

I 13 arresti, eseguiti in seguito all’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Milano, Luigi Varanelli, su richiesta del sostituto procuratore distrettuale antimafia, Piero Basilone, sono stati messi a segno fra le province della stessa Milano, Padova e Catanzaro. Secondo l’inchiesta la nuova rete costituita per lo smercio della cocaina direttamente dalla Calabria alla Lombardia, si era formata di recente in seguito allo smantellamento determinato dall’operazione “Crimine-Infinito”, che aveva fatto luce sulle relazioni fra ‘ndrangheta calabrese e le collegate cosche del milanese. Il 5 luglio 2010 le indagini culminarono nell’arresto, e successiva condanna, di oltre 300 persone colpevoli a vario titolo di omicidio, traffico di sostanze stupefacenti, ostacolo del libero esercizio del voto, riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite quali corruzione, estorsione ed usura: tutti reati resi possibili in forza dell’associazione per delinquere di stampo mafioso.

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mini polizia-1Un potentissimo ordigno esplosivo, procurato direttamente dagli uomini del clan Mancuso di Limbadi e ceduto poi ai Loielo, che lo avrebbero utilizzato per un micidiale attentato nella lotta aperta per il predominio sul territorio vibonese. È questa la ricostruzione della Dda di Catanzaro nell’operazione che ieri mattina ha portato  all’esecuzione di tre ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti esponenti di rilievo, già detenuti, delle cosche criminali della provincia. I tre sono stati incolpati dagli inquirenti per la detenzione di una bomba  da tre chili con innesco radiocomandato da far esplodere a danno delle cosche avverse, per avere la meglio, quindi, nella lotta tra famiglie per il predominio nella gestione delle attività illecite nei comuni del comprensorio delle Serre, territorio divenuto teatro, ormai da molti anni, di diverse faide di ‘ndrangheta mai risolte.
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mini polizia-di-statoCosche che si consorziano, mettendo da parte vecchi e nuovi rancori in nome del bene comune. Un bene comune da milioni di euro, che spazia dal business dei parchi eolici, al traffico di stupefacenti, passando per il controllo degli appalti e il racket delle estorsioni. E’ per questo che i Vrenna-Bonaventura-Ciampà di Crotone, hanno deciso di allearsi con i Megna di Papanice. Un sistema sul quale la Dda di Catanzaro aveva messo gli occhi da tre anni. L’operazione, denominata 'Old family', è scattata stamani. 35 i soggetti finiti in manette, 250 gli agenti di polizia impegnati nell’esecuzione dei fermi. Nel provvedimento disposto dal procuratore aggiunto Giuseppe Bombardieri e dal sostituto Pierpaolo Bruni, vengono contestati i reati di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni

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mini lea_garofaloErgastolo confermato per Carlo e Vito Cosco, assolto Giuseppe, il terzo fratello condannato in primo grado al carcere a vita. Fine pena mai anche per Rosario Curcio e Massimo Sabatino. Pena ridotta, invece, a 25 anni per il 35enne collaboratore di giustizia Carmine Venturino. Dopo sei ore di Camera di consiglio, la seconda sezione giudicante della corte d’assise d’appello di Milano ha pronunciato il verdetto nell'ambito del processo sull'omicidio di Lea Garofalo. Condanne leggermente ridimensionate rispetto al primo grado, con qualche nuovo elemento. Anche se resiste, anzi si rafforza, la parte più corposa e scottante dell’impianto accusatorio, quella che riguarda il ruolo dell’ex convivente della vittima, il 43enne Carlo Cosco

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mini incendio_auto_sindaco_di_sorianoIl Coordinamento provinciale di Libera-Associazioni Nomi e Numeri Contro le Mafie, esprime profonda solidarietà al Sindaco di Soriano Calabro, Francesco Bartone, oggetto nei giorni scorsi di un'intimidazione tanto vigliacca quanto inquietante. La ferma condanna di questo ennesimo atto criminoso avvenuto nella nostra provincia va di pari passo con il sostegno convinto che Libera intende assicurare a Bartone e a tutti gli amministratori onesti vittime di attentati che, oltre alle persone e alle Istituzioni che questi rappresentano, hanno l'effetto di colpire intere comunità già devastate da tremendi fatti di sangue. Siamo vicini al sindaco di Soriano e a tutti gli altri amministratori che come lui hanno deciso, finalmente, di costituirsi parte civile nei processi contro le cosche di 'ndrangheta del Vibonese.

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mini I-gemelli-Nicola-e-Vito-GrattaAlberto Sia e Patrik Vitale sono stati condannati a 20 anni di reclusione ciascuno per l'omicidio dei fratelli gemelli Vito e Nicola Gratta' (foto), 45 anni, compiuto a Gagliato l'11 giugno 2010. Giovanni Catrambone, che era il terzo imputato, è stato assolto. Queste le sentenze del processo celebrato con rito abbreviato davanti al gup di Catanzaro. I tre imputati furono arrestati dai carabinieri il 2 luglio del 2010 su provvedimento di fermo emesso dalla Dda di Catanzaro. Secondo l'accusa, il duplice omicidio dei fratelli Gratta' era maturato nell'ambito di quella che viene erroneamente definita ''faida dei boschi''

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mini Giardina-Colonnello-carab-processo-MetaDal modello Reggio al "sistema Reggio". E' così che il colonnello dei carabinieri Valerio Giardina (foto), ex comandante del Ros in riva allo Stretto, descrive, nella sua deposizione al processo "Meta", la "lobby affaristico-massonica in cui ci sono i vertici delle cosche e della politica". Un gruppo di potere politico-mafioso, dunque, di cui, secondo l'ufficiale dei carabinieri, sarebbero parte integrante l'attuale presidente della Regione Giuseppe Scopelliti e il fratello Consolato (Tino). Per l'ex sindaco di Reggio, le parole che Giardina ha pronunciato ieri nell'aula bunker in cui si svoge il processo, sono pesanti come macigni: Scopelliti avrebbe un ruolo di primo piano nella "zona grigia"

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mini U-tiradrittuI Carabinieri del Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria stanno eseguendo un’ordinanza di Custodia Cautelare, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 21 indagati, appartenenti o contigui alla ‘ndrangheta nelle sue articolazioni territoriali denominate cosche: “MORABITO - BRUZZANTI - PALAMARA”, “MAISANO”, “RODÀ”, “VADALÀ” e “TALIA”, operanti nel “mandamento jonico” ed in particolare nei comuni di Bova Marina, Palizzi, Bruzzano Zeffirio ed Africo, responsabili a vario titolo dei reati di associazione di tipo mafioso, concorso in associazione di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni, truffa aggravata, danneggiamento aggravato, procurata inosservanza di pena, frode in pubbliche forniture, furto aggravato di matreiali inerti, crollo di costruzioni o altri disastri dolosi, violazione delle prescrizioni alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, tutti aggravati dall’aver favorito un sodalizio mafioso. Già nel giugno del 2008 i carabinieri in provincia di Reggio Calabria ed in RHO (MI), avevano esegiuto di provvedimenti di fermo a carico di 33 soggetti, nonché  notifica d’informazione di garanzia nei confronti di altre 9 persone, a vario titolo gravemente indiziati del delitto di associazione di tipo mafioso ed armata finalizzata all’acquisizione della gestione e/o controllo di attività economiche, concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici, all’infiltrazione in pubbliche amministrazioni, al procacciamento di voti ed altro (cosche “MORABITO – BRUZZANITI - PALAMARA”, “MAISANO”, “VADALÀ”, “TALIA”) nell’ operazione “BELLU LAVURU”.

“È proprio un bellu lavuru”, con queste parole i parenti di Giuseppe MORABITO (foto), meglio conosciuto come “il Tiradritto”, annunciavano all’anziano capomafia, recluso nel carcere di Parma in regime di 41 bis, l’appalto per i lavori di ammodernamento della Strada Statale 106 jonica ed in particolare la costruzione della variante al centro abitato del comune di Palizzi. Da quel momento i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria sono riusciti a monitorare l’intervento parassitario della ‘ndrangheta in ogni segmento dell’appalto. In particolare, le cosche che operano in quella parte del territorio del mandamento jonico, confermando l’unitarietà della ‘ndrangheta, hanno superato tutte le rivalità che in quell’area in passato avevano dato luogo anche a sanguinose faide e si sono suddivise gli ambiti di intervento (arrivando addirittura a federarsi tra loro mediante apposito organismo direttivo denominato “base”), presentandosi ai responsabili della società appaltatrice come un unico interlocutore e coinvolgendoli nella gestione illecita dell’appalto. Ne è scaturito un quadro investigativo che ha documentato come le cosche si sono infiltrate in ogni settore produttivo, hanno imposto: le assunzioni, le forniture di ogni tipo di materiale - finanche la cancelleria per ufficio - i contratti di subappalto e nolo.

Le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, infatti, hanno accertato che il campo d’azione della ‘ndrangheta era rappresentato: per un verso, dall’infiltrazione diretta, mediante l’impresa di famiglia I.M.C. di STILO Costantino & C. S.n.c., ed indiretta, tramite la D’AGUÌ BETON S.r.l., nella fornitura del calcestruzzo dell’appalto pubblico per l’ammodernamento della S.S. 106; per altro verso, dalla gestione di fatto dei lavori di movimento terra, appannaggio della A.T.I. capeggiata dalla ditta CLARÀ e sotto un ultimo profilo, dalla sostanziale gestione di gran parte delle maestranze impiegate nei cantieri della grande opera. Per quanto riguarda il calcestruzzo, è emerso che la ‘ndrangheta, attraverso dei prestanome vicini per vincoli di parentela alle cosche, ha monopolizzato l’intero ciclo, organizzando delle squadre per rubare gli inerti dalla fiumara Amendolea, produrre del calcestruzzo di bassissima qualità, imporne l’uso anche se non rispondente al vincolo progettuale, fatturarne falsi quantitativi e falsificarne, attraverso dei propri contigui, i risultati dei controlli.

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