Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
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È cominciata così stamattina la messa in località Spinetto, con don Ferdinando che comunica ai fedeli la notizia di trasferimento. L’avviso ufficiale sarebbe arrivato direttamente dal Vescovo, che nella giornata di ieri ha reso edotto il parroco della Chiesa dell’Assunta di Spinetto di Serra San Bruno, sul suo trasferimento nella cittadina di Chiaravalle C.le, senza che i fedeli abbiano però ancora chiari i motivi di questa scelta.
Stamani, dunque, alla notizia del trasferimento – evidentemente non condivisa – è stato espresso qualche malcontento e di seguito i fedeli hanno disertato la funzione a mo’ di protesta. Quando i corrispondenti della stampa locale si sono recati presso la chiesa per comprendere cosa fosse accaduto, qualche fedele avrebbe invitato i giornalisti ad allontanarsi per far passare in sordina il procedimento di mons. Vincenzo Bertolone. Per don Ferdinando sarebbe dunque finita l’esperienza da guida spirituale a Serra San Bruno.
Nella mattinata, dopo la decisione dei fedeli di abbandonare la funzione domenicale, il prete si sarebbe ritirato in sacrestia con il sindaco di Serra e il priore della congrega dell’Assunta di Spinetto. Dopo l’udienza in sacrestia, la funzione è ripresa con la partecipazione di pochissimi fedeli. Contestualmente è nato un comitato spontaneo costituito da cittadini che chiedono al Vescovo di ritirare il provvedimento.
Dopo la notizia riportata da diverse testate cartacee e online - tra cui la nostra - in relazione al divieto delle condoglienza in chiesa, è arrivata pochi minuti fa la smentita direttamente dall'ufficio stampa della Curia. "In riferimento alla notizia apparsa oggi sulla Vostra testata, secondo la quale l’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, monsignor Vincenzo Bertolone, avrebbe impartito regole volte a vietare o comunque impedire i saluti di cordoglio in chiesa una volta ultimati i funerali si precisa che la stessa è falsa e destituita di ogni fondamento. Non sono mai stati emanati infatti decreti o provvedimenti di altra natura finalizzati all’introduzione di tale divieto né, men che meno, si è anche solo pensato di adottarli o introdurli, venendo meno alla sacra pietas e al massimo rispetto che si deve al dolore dei familiari del defunto".
Era giovedì. Giovedì 15 dicembre, quando il Consiglio Comunale serrese con un’unanimità intrisa di legittimo equilibrio, chiese a S.E. il Prefetto di spedire a Serra la targa con la dicitura “Qui la ‘ndrangheta non entra.”. Un emblema di fiera legalità da affiggere all’esterno del palazzo municipale. Lo propose il consigliere di minoranza Lo Iacono. Un’idea inopinabile. L’assemblea all’unisono approvò compiaciuta: “Questa targa s’ha da fare!” Tutti d’accordo, come ad un matrimonio.
Un gesto importante. Un eloquente segno di ribellione nei confronti del pericoloso sistema che alimenta la criminalità cittadina. Perché proprio l’amministrazione deve essere d’esempio per la comunità, anche attraverso delle semplici azioni simboliche volte a diffondere la cultura della giustizia. Una targa, quattro piccoli chiodi, un grande passo per la legalità.
Certo, sarebbe da stolti, pensare che una semplice affissione possa bastare a rendere immuni da un virus così atroce com’è quello della ‘ndrangheta.Fra i tanti scarabocchi ideati da Monti c’è l’Imu, imposta pronipote dell’Ici ma molto più robusta ed odiosa, che grava sulle proprietà immobiliari di tutti i cittadini. Tutti, senza alcuna eccezione. Compresi i più poveri, gli anziani ricoverati negli ospizi (che pagheranno l’Imu come seconda casa) e quelli che ancora per la casa pagano il mutuo (e quindi si troveranno a pagare una tassa su un bene di cui non sono ancora proprietari). Notizia nella notizia è che a pagare l’imposta dovrebbe essere anche Sacra Romana Chiesa. Ma solo per gli immobili a scopo di lucro e non per i luoghi di culto. Da qui il via alle strategie elusive della “Benedetto XVI Spa”.
In men che non si dica è tutto un fiorire di cappelle. In particolare a Roma, dove si sta diffondendo l’innovativo fenomeno delle Chiese aperte. Esatto: aperte. Anche e soprattutto di quelle fino ad ora accessibili ai fedeli solo durante l’orario delle messe. Improvvisamente acquasantiere, navate ed altari sono messi a disposizione, 24ore su 24, dei flash fotografici di frotte di turisti poco devoti e tanto rumorosi. I visitatori entusiasti applaudono la scelta innovativa del Vaticano, ma ne ignorano le ragioni meramente pragmatiche. La genialità della chiesa sta nell’aver trasformato decine di immobili in luogo di culto, semplicemente aprendo le porte al pubblico. Ma la cosa che fa più rabbia è l’artificio ingegnato per esentare le scuole cattoliche dal pagamento dell’Imu: le rette salatissime sarebbero in realtà semplici finanziamenti alla comunità religiosa che manda avanti la scuola. Come se ogni studente facesse una donazione spontanea.
La corsa frenetica dei soldati di Dio a cercare alibi per non pagare le tasse è un insulto alla dignità di tutti gli italiani. Un pugno dritto allo stomaco a quei padri di famiglia che non hanno scorciatoie da battere per sottrarsi a questa scellerata Imu. Non è concepibile che sia proprio un’istituzione spirituale ad elucubrare escamotage utili a bypassare le restrizioni che i cittadini, anche i meno abbienti, invece sono costretti a subire. Ne otteniamo che chi dovrebbe prendersi cura delle anime della gente, si rifiuta di contribuire alle loro necessità per preservare i propri privilegi, mentre i cittadini rimangono costretti ad un grigiore medievale perpetuo, schiacciati dall’avidità di papi, porporati, chiese e cattedrali. Consacrate al culto del Dio denaro.
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